C'era una volta una citta chiamata Metilde, che non aveva da mangiare. Dice così — È meglio ch'io vada da quel contadinaccio per vedere se mi da una ricottina; quando me l'ha data, io vado alla città e la vendo.
Va da questo contadino, e lui gli da una ricottina. Quando ha preso la ricottina, fa una corollina di felce e se la mette in capo. Quando è per la strada, pensa: — Ora vado alla città, vendo la ricotta e piglio due soldi. Con questi soldi comprerò due ova; queste ova le metterò sotto la chioccia, e nascerà du' pulcini: poi di questi pulcini farò due bei pollastri, due polli grossi grossi. Quando li avrò fatti grossi, li venderò, e comprerò una agnellina. Dopo, l'agnellina mi figlierà, e mi farà due agnellini; li farò belli grossi grossi: comprerò una vitellina; questa vitellina, quando sarà fatta grossa, la venderò e comprerò due vitelli. Quando questi due vitelli saranno fatti grossi, li venderò e mi farò una bella casina; in questa casina ci sarà un bel terrazzino, mi ci metterò a sedere, e la gente che passeranno mi diranno: «Signora Metilde... E qui lei fece una riverenza... e la ricotta schizzò in mezzo alla strada.
Va da questo contadino, e lui gli da una ricottina. Quando ha preso la ricottina, fa una corollina di felce e se la mette in capo. Quando è per la strada, pensa: — Ora vado alla città, vendo la ricotta e piglio due soldi. Con questi soldi comprerò due ova; queste ova le metterò sotto la chioccia, e nascerà du' pulcini: poi di questi pulcini farò due bei pollastri, due polli grossi grossi. Quando li avrò fatti grossi, li venderò, e comprerò una agnellina. Dopo, l'agnellina mi figlierà, e mi farà due agnellini; li farò belli grossi grossi: comprerò una vitellina; questa vitellina, quando sarà fatta grossa, la venderò e comprerò due vitelli. Quando questi due vitelli saranno fatti grossi, li venderò e mi farò una bella casina; in questa casina ci sarà un bel terrazzino, mi ci metterò a sedere, e la gente che passeranno mi diranno: «Signora Metilde... E qui lei fece una riverenza... e la ricotta schizzò in mezzo alla strada.
[ Da: G. Lipparini, L'idioma d'Italia, Milano [1933] Ed. Signorelli, vol. II, p. 115 ]
Giuseppe Pitrè, scrittore (1841 - 1916)
Questa novella richiama quella del Gobbo nelle "Mille e una notte". Ma si può confrontare con la novella "Furasteri e lu tratturi", variante della VIII delle Fiabe siciliane. Nella S. Margherita di Cortona, azione sacra per teatro, di Aci Drepaneo pastore ericino (Palermo, 1786, Ed. Ferrer), atto I, se. ult., lo sciocco siciliano Nardu Nnappa fa a Ciammittuzza (Fiammettuccía) i medesimi calcoli della nostra ragazzina.
RispondiEliminaera una contadina non una città
RispondiElimina"citta" - senza l'accento sulla "a" - ha il significato di "ragazza" in italiano aulico o desueto.
RispondiEliminaL'avevo sul libro delle elementari... 70 anni fà! La ricordo: "La ricottina della signorina Matilde"
RispondiEliminaAnche io la ricordo ma era un po' diversa
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