venerdì 13 marzo 2009

L'eccesso della libertà

Quando un popolo assetato di libertà viene ad avere a suoi capi dei cattivi coppieri che lo inebriano di quella libertà più in là del bisogno, e i magistrati, se non siano del tutto remissivi e non largiscano in ampia dose la libertà, li punisce accusandoli come scellerati e non popolari.
E quelli che obbediscono alle autorità li oltraggia come schiavi volontari e di nessun valore, e loda invece e onora in pubblico e in privato quei governanti che siano simili ai governati, e i governati ai governanti. Non è proprio in una tal città che il principio della libertà abbia la sua più totale applicazione? E che penetri nelle case private e l'anarchia ingeneratasi vada a finire sino agli animali…
Che per esempio il padre si abitui a farsi simile al figlio e a temere i figli e il figlio a esser simile al padre, e a non aver più paura dei genitori, per esser libero […].
Queste ed altre piccolezze del genere sono solite accadere; il maestro in tale stato teme e accarezza gli scolari e gli scolari se ne infischiano dei maestri, e così degli educatori. E in genere i giovani si mettono alla pari dei vecchi, contendendo con loro nelle parole e nelle opere, e i vecchi abbassandosi al livello dei giovani si riempiono di giocosità e di piacevolezza, imitando i giovani per non sembrare essere sgradevoli e autoritari. E l'estremo della libertà del volgo, quanto ha luogo in una simile città, è allorché gli uomini e donne comprati siano non meno liberi di coloro che li comprano. Quale sia poi l'uguaglianza e la libertà tra le donne verso gli uomini, e tra gli uomini verso le donne, per poco non ci siamo scordati di dire […].
E la somma di tutte queste cose messe insieme, non pensi tu come renda suscettibile l'animo dei cittadini, di modo che se uno vi adduca qualsiasi briciolo di servitù, esso la sdegna e non lo sopporta? Giacché tu sai che finiscono con il non darsi più neanche alcun pensiero per le leggi scritte o non scritte affinché nessuno in nessun modo sia loro padrone.
Così bello dunque e prosperoso o amico è questo regime donde nasce la tirannide a quanto a me pare. Ma che succede, dopo ciò?
Quello stesso malanno che nato nell'oligarchia la mandò in rovina, fattosi in questa più violento per la libertà vigente, riduce in barbarie selvaggia la democrazia. Ed effettivamente lo spingere all'eccesso qualsiasi cosa suole produrre per converso gran mutamento nel senso opposto, nelle stagioni nelle piante e nei corpi, e non meno nei regimi politici.
L'eccesso della libertà, infatti, in niente altro sembra convertirsi se non nell'eccesso della servitù per l'individuo e per lo stato.
[ La Repubblica IX, 562 ]
Platone (427 - 347 a.C.), filosofo greco

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