mercoledì 31 marzo 2010

Auguri!

Cristo Gesù è morto per noi!
Cristo Gesù è risorto! Alleluia!

martedì 23 marzo 2010

La leggenda del pettirosso

Era in quel tempo, quando Nostro Signore creò il mondo, quando creò non soltanto il cielo e la terra, ma anche tutti gli animali e le piante, e in pari tempo distribuì i nomi. Esistono molte storie di quel tempo, e se si sapessero tutte avremmo anche la spiegazione di tutte le cose del mondo che ora non si possono comprendere.


Fu allora che un giorno, mentre Nostro Signore stava a sedere in Paradiso a dipingere gli uccelli, venne a mancare il colore sulla tavolozza, così che il picchio sarebbe rimasto senza colore se Egli non avesse ri­pulito tutti i pennelli sulle sue penne.

E fu allora che l'asino acquistò le sue orecchie lunghe, perché non si ricordava il nome che aveva ricevuto. Lo dimen­ticò appena ebbe fatto alcuni passi sui prati del Paradiso e tornò indietro tre volte a domandare come si chiamava, finché Nostro Signore s'impazientì un pochino e prendendolo per le orecchie disse: "Il tuo nome è asino, asino, asino". E nel dirlo gli allungò le orecchie perché gli venisse l'udito migliore e ricordasse quello che gli si diceva.

Fu nello stesso giorno che l'ape fu punita. Perché appena fu creata incominciò a raccogliere miele, e gli animali e gli uomini, che si accorsero del dolce profumo del miele, vennero ad assaggiarlo. Ma l'ape voleva conservare tutto per sé e con le sue punture velenose scacciava tutti quelli che si avvicina­vano all'alveare. Nostro Signore vide e chiamò a sé l'ape e la punì. "Io ti ho dato la facoltà di raccogliere il miele che è ciò che la creazione ha di più dolce," disse Nostro Signore "ma non per questo ti ho dato il diritto d'essere cattiva col tuo prossimo. E ora ricordati: ogni volta che pungerai qualcuno che vorrà assaggiare il tuo miele, tu morrai!"

Già, fu allora che il grillo divenne cieco e la formica perse le sue ali; accaddero tante cose straordinarie in quel giorno.

Nostro Signore, grande e mite, era seduto tutto il giorno a creare e a formare, e verso sera gli venne in mente di creare un piccolo uccello grigio. "Ricordati che il tuo nome è pettirosso!" disse Nostro Signore all'uccello quando fu pronto. Lo depose sulla palma della sua mano e lo fece volare. Ma dopo che l'uccello ebbe fatto un piccolo volo ed ebbe ammirato la bella terra sulla quale doveva vivere, gli venne voglia di mirarsi. Allora vide che era tutto grigio, il petto come tutto il resto. Il pettirosso si voltò e rivoltò rispecchiandosi nell'acqua, ma non poté scoprire nep­pure una penna rossa. E così l' uccello rivolò da Nostro Signore. Egli, grande e mite, era a sedere, e dalle sue mani uscivano farfalle che svolazzavano intorno alla sua testa, piccioni garrivano sulle sue spalle, e dalla terra intorno a lui sorgevano rose, gigli e pratoline. Il cuore dell'uccellino batteva per il timore, ma descri­vendo leggeri giri volava sempre più vicino a Nostro Signore e finalmente si lasciò cadere sulla sua mano. Così Nostro Signore gli domandò quello che desiderava. "Io voglio soltanto chiederti una cosa" disse l'uccellino. "Cos'è che desideri sapere?" disse , Nostro Signore. "Perché debbo chiamarmi pettirosso, mentre son tutto grigio dalla punta del becco sino alla coda? Perché mi chiamo pettirosso quando non posseggo neppure una penna rossa?" E l'uccello con i suoi occhiettini neri lo guardò implorando e voltò la testolina. Da per tutto, attorno, vide fagiani tutti rossi sotto un leggero pulviscolo d'oro, pappagalli con ricchi collari rossi, galli con creste rosse, senza parlare delle farfalle, dei pesciolini rossi e delle rose. E naturalmente pensò che occorreva così poco, una sola goccia di colore rosso sul suo petto, per farlo diventare un bell'uccello, a cui il suo nome sarebbe stato adatto. "Perché debbo chiamarmi pettirosso, se son tutto grigio?" domandò di nuovo l'uccello, e aspettò che Nostro Signore gli dicesse: "Ah, amico mio, vedo che ho dimenticato di dipingere in rosso le penne del tuo petto, ma aspetta solamente un momento e sarà fatto". Ma Egli sorrise soltanto e disse: "Ti ho chiamato pettirosso, e pettirosso ti chiamerai, ma cercati da te il mezzo di meritarti le tue penne rosse". E così Nostro Signore alzò la mano e lasciò che l'uccello rivolasse per il mondo.

L'uccello volò in Paradiso con molti pensieri. Che cosa poteva fare un uccellino come lui per procurarsi delle penne rosse? L'unica cosa che gli venisse in mente fu di fabbricarsi il nido in mezzo ai prunai. Egli s'annidò fra le spine nel folto della macchia. Pareva stesse aspettando che una foglia di rosa gli si attaccasse al petto e gli desse il suo colore.

Un numero infinito d'anni erano trascorsi da quel giorno che fu il più bello sulla terra. D'allora in poi gli animali e gli uomini avevano abbandonato il Paradiso e si erano sparsi sulla terra. E gli uomini erano giunti al punto d'imparare a lavorare la terra e a navigare sul mare, si erano fatti abiti e utensili; da molto tempo avevano già imparato a fabbricare grandi templi e città potenti, come Tebe, Roma e Gerusalemme. Spuntò un giorno nuovo che non doveva esser mai più dimenticato nella storia del mondo e all'alba di quel giorno il pettirosso era posato su un piccolo colle nudo fuori le mura di Gerusalemme e cantava per i suoi piccini che si trovavano nel piccolo nido in mezzo ai bassi cespugli di spine. L'uccello raccontava ai suoi nati il giorno me­raviglioso della creazione e la distribuzione dei nomi: così aveva raccontato ogni pettirosso dal primo in poi, che aveva udito la parola di Dio ed era uscito dalla Sua mano. "E ora vedete," concluse tristemente il pettirosso "tanti anni sono passati, tante rose sono sbocciate, tanti piccoli uccelli sono sgusciati dalle uova dal giorno della creazione in poi, che non c'è nessuno capace di contarli, ma il pettirosso è ancora un uccellino grigio. Ancora non è riuscito a conquistarsi le penne rosse.". I piccini spalancarono i piccoli becchi e domandarono se gli antenati non avevano cercato di compiere qual­che grande opera per conquistare il prezioso colore. "Abbiamo fatto tutto quello che abbiamo potuto," disse l'uccellino "ma siamo stati tutti sfortunati. Già il primo petti­rosso, una volta, incontrò un altro uccello che gli rassomigliava completamente, e subito si mise ad amarlo con un amore così violento da sentirsi arroventare il petto. Ah, pensò allora, adesso comprendo. Nostro Signore vuole che io ami con tale ardore, che le penne del mio petto abbiano a tingersi di rosso per il caldo d'amore che ho nel cuore. Ma egli s'ingannava, così come si sono ingannati tutti gli altri dopo di lui e come c'inganneremo anche noi." I piccini cinguettarono tristemente, incominciavano già ad affliggersi perché la tinta rossa non avrebbe adornato i loro piccoli petti coperti di peluria. "Abbiamo anche sperato nel nostro canto" disse l'uccello vecchio parlando con toni prolungati. "Già il primo pettirosso cantava così; il petto dall'entusiasmo gli si gonfiava, ed egli ritornava a sperare. Ah, pensava, la fiamma del canto che ho nell'anima, tingerà di rosso le penne del mio petto. Ma s’in­gannava, come si sono ingannati tutti gli altri dopo di lui, come c'inganneremo anche noi." Si sentì di nuovo un triste cinguettio uscir dalle gole mezze nude dei piccini. "Abbiamo anche sperato nel nostro coraggio e valore" disse l'uccello. "Già il primo pettirosso si batté valorosamente con gli altri uccelli e il suo petto s'infiammò dal piacere di combattere. Ah, pensò, le penne del mio petto si tingeranno di rosso per la gioia della lotta che arde nel mio cuore. Ma s'ingannò, come si sono ingannati dopo di lui tutti gli altri, come c'inganneremo anche noi." I piccini cinguettarono coraggiosamente che volevano an­cora tentare di conquistare il premio tanto ambito, ma l'uccello rispose tristemente che era impossibile. Che cosa potevano sperare quando tanti antenati così bravi non erano riusciti a raggiungere la mèta? Potevano fare di più che amare, cantare e lottare? Che cosa potevano...

L'uccello si fermò in mezzo alla frase, perché da una delle porte di Gerusalemme usciva una gran quantità di gente e tutta la folla si dirigeva verso il colle dove l'uccello aveva il suo nido. C'erano dei cavalieri su destrieri superbi, servi con lunghe lance, assistenti del boia con chiodi e martelli, v’erano sacerdoti dall’incedere dignitoso, e giudici, donne piangenti, e davanti a tutti una massa di popolo che correva selvaggiamente, un accompagnamento orrendo, ululante di vagabondi. L'uccellino tremando stava sull'orlo del suo nido. Temeva ad ogni istante che il piccolo cespuglio di spine venisse calpestato e i suoi piccini rimanessero uccisi. "State in guardia," gridò ai piccini inermi "state tutti vicini e state zitti! Ecco un cavallo che viene proprio su di noi! Ecco un guerriero coi sandali ferrati! Ecco tutta la folla selvaggia!" Ad un tratto l'uccello smise di gettare i suoi gridi d'allarme e tacque. Dimenticò quasi il pericolo sovrastante. Improvvisamente saltò giù nel nido, e allargò le ali sopra ai piccini. "No, è troppo tremendo" disse. "Io non voglio che voi vediate. Sono tre malfattori che vengono crocifissi." E allargò le ali affinché i piccini nulla potessero vedere. Udirono soltanto dei colpi di martello rimbombanti, grida di dolore e gli urli selvaggi della folla. Il pettirosso seguì tutto lo spettacolo con gli occhi che si dilatavano dal terrore. Non poteva allontanare gli sguardi dai tre infelici. "Come gli uomini sono crudeli!" disse l'uccello dopo un momento "non si accontentano d'inchiodare quei poveretti sulle croci, no, sulla testa di uno hanno anche posto una corona di spine. Io vedo che le spine hanno ferito la sua fronte così da fare scorrere il sangue" continuò. "E quell'uomo è così bello e si guarda attorno con sguardi così dolci che ognu­no deve sentire d'amarlo. Mi pare che una freccia mi stia tra­figgendo il cuore nel vederlo soffrire." Il piccolo uccello sentiva crescere la sua compassione per l'incoronato di spine. "Se io fossi mia sorella l'aquila," pensò "strapperei i chiodi dalle sue mani e con i miei forti artigli scaccerei tutti coloro che lo fanno soffrire." Egli vide il sangue gocciolare sulla fronte del Crocifisso e non poté stare fermo nel suo nido. "Benché non sia che piccolo e debole, pure debbo poter fare qualche cosa per questo povero martoriato" pensò l’uccello: e allargò le ali e volò via per l’aria, descrivendo larghi giri intorno al Crocifisso. Gli volò intorno parecchie volte senza ardire d’avvicinarsi, perché era un uccellino timido, che non aveva mai osato avvicinarsi ad un uomo. Ma un po’ per volta si fece coraggio, volò molto vicino e col becco tolse una spina che si era piantata nella fronte del Crocifisso. In quel momento una goccia di sangue del Crocifisso cadde sul petto dell’uccello. Si allargò rapidamente, colò giù e tinse tutte le pennine delicate del petto. Ma il Crocifisso aperse le labbra e sussurrò all’uccello: "Per la tua pietà ora avrai quello che la tua razza ha desiderato sempre da quando fu creato il mondo".

Poco dopo, quando l’uccello ritornò al suo nido, i piccini gridarono: "Il tuo petto è rosso, le penne del tuo petto sono più rosse delle rose!" "Non è che una goccia di sangue della fronte di quel pover’uomo" disse l’uccello. "Scomparirà, appena farò il bagno in un ruscello o in una limpida sorgente." Ma quando l’uccellino fece il bagno la macchia rossa non scomparve dal suo petto, e quando i suoi piccini divennero grandi, la tinta rossa splendeva anche sulle penne dei loro petti, come d’allora in poi splende sul petto e sulla gola di ogni pettirosso.

Selma Lagerlöf (1858 – 1940), scrittrice svedese, Premio Nobel per la letteratura

domenica 21 marzo 2010

Marionetta di pezza

Se per un istante Dio dimenticasse
che sono una marionetta di pezza
e mi regalasse un brandello di vita,
probabilmente non direi tutto ciò che penso,
però in definitiva penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle cose, non per quel che valgono,
bensì per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più,
comprendo che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi,
perdiamo sessanta secondi di luce.
Avanzerei quando gli altri si fermano, sarei desto
quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano,
e come gusterei un buon gelato al cioccolato!
Se Dio mi donasse un poco di vita,
vestirei in modo semplice,
mi stenderei al sole, lasciando scoperto,
non soltanto il mio corpo ma la mia anima.
Mio Dio, se io avessi un cuore,
scriverei il mio odio sul ghiaccio,
e aspetterei il sorgere del sole.
Dipingerei con un sogno di Van Gogh
sulle stelle un poema di Benedetti,
e una canzone di Serrat sarebbe la serenata
che offrirei alla luna.
Innaffierei con le mie lacrime le rose
per sentire il dolore delle loro spine,
e l’incarnato bacio dei suoi petali...
Mio Dio, se io avessi un pezzetto di vita...
Non lascerei passare un solo giorno
senza dire alle persone che amo, che le amo.
Convincerei ogni donna o uomo
che sono i miei preferiti
e vivrei innamorato dell’amore.
Agli uomini proverei
quanto sbagliano quando pensano
che smettono di innamorarsi quando invecchiano,
senza sapere che invecchiano
quando smettono di innamorarsi!.
A un bambino darei le ali,
però lascerei che imparasse da solo a volare.
Ai vecchi insegnerei
che la morte non arriva con la vecchiaia
ma con la perdita degli affetti.
Tante cose ho imparato da voi,
gli uomini...
Ho imparato che il mondo intero
vuol vivere sulla cima della montagna,
senza sapere che la vera felicità
sta nel modo di salire la china.
Ho imparato che quando un bimbo appena nato
stringe col suo piccolo pugno,
per la prima volta, il dito di suo padre,
lo mantiene afferrato per sempre.
Ho imparato che un uomo
ha il diritto di guardare un altro dall’alto,
solo quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose
che ho potuto imparare da voi,
però realmente non serviranno a molto,
perché quando mi metteranno
dentro quella cassa,
infelicemente sarò morto.

Gabriel Garcia Marquez, scrittore e giornalista colombiano, Premio Nobel per la letteratura

Il fascio di ramoscelli

Un padre raccomandava sempre ai suoi figli di vivere d'accordo, ma essi non lo ascoltavano. Un giorno si fece portare un fascio di ramoscelli ancora verdi e disse:
«Rompetelo».
A dispetto di tutti i loro sforzi, i figli non vi riuscirono. Il padre slegò i ramoscelli e disse loro di romperli, uno dopo l'altro.
I figli lo fecero facilmente.
Allora il padre disse:
«Voi siete come questi ramoscelli; se vivrete uniti e d'accordo, nessuno potrà far nulla contro di voi: ma se litigherete e vivrete divisi, il primo venuto avrà ragione di voi».

Lev Tolstoj (1828 – 1910), scrittore, filosofo, educatore e attivista sociale russo

giovedì 18 marzo 2010

Padri e figli

Le foto si sono ingiallite
sarà il troppo poco guardarle
dovrebbero prendere aria se vuoi conservarle
seduto su quella poltrona
con gli abiti ormai così larghi
che lì la mia mano affondava volendo abbracciarti
ricordo le brevi parole
che hai ripetuto più volte
e io non volevo ascoltare e parlavo più forte
non potevo capire
non avrai tempo per me
quando il tuo sguardo andrà incontro alla vita.


Qui non c'è posto per me
nella tua corsa infinita per prenderti il mondo
e il mondo ti aspetta.


La scena è cambiata veloce
e mi hanno cambiato di ruolo
e guardo i miei figli dormire e parlo da solo
seduto su un'altra poltrona
ripeto le stesse parole
qualcuno le consumerà voleranno da sole
non avrai tempo per me
quando il tuo sguardo andrà incontro alla vita.


Qui non c'è posto per me
nella tua corsa infinita per prenderti il mondo
e il mondo ti aspetta.


Altri ricordi verranno
si rincorreranno stagioni
e dopo di noi canteranno le stesse canzoni
non avrai tempo per me
quando il tuo sguardo andrà incontro alla vita.

Qui non c'è posto per me
nella tua corsa infinita per prenderti il mondo
e il mondo ti aspetta.

La ruota 2010

Enrico Ruggeri, cantante italiano

Aforismi Papà


Una notte un padre sentì il figlio che pregava nella sua stanza: Signore, fa che io diventi forte come il mio papà. 
Più tardi, quella stessa notte, il padre pregò: Dio, fa che io sia il tipo di uomo che mio figlio si aspetta. (anonimo)

Non mi ha detto come vivere: ha semplicemente vissuto e ha lasciato che lo osservassi. (Clarence Budington Kelland) 

Il momento più sbagliato per diventare padri è: diciotto anni prima di una guerra. (E. B. White)
 
Chiunque non ha un buon padre dovrebbe procurarsene uno. (Friedrich Nietzsche) 

Un uomo capisce che sta invecchiando quando comincia ad assomigliare a suo padre. (Gabriel Garcia Marquez)

Diventare papà è molto più semplice che esserlo. (Kent Nerburn) 

Per un padre, quando muore un figlio muore il futuro; Per un figlio, quando muore il padre, muore il passato. (Red Auerbach)
A volte gli uomini poveri lasciano ai loro figli l'eredità più preziosa. (Ruth E. Renkel)

Quando ero un bambino dovevo fare ciò che mio padre voleva, ora che sono un uomo devo fare ciò che i miei figli mi chiedono. Ma quando potrò fare ciò che IO desidero? (Sam Levenson) 

 Figlio, fratello, padre, amante, amico: c'è posto nel cuore per tutti gli affetti, come c'è posto in cielo per tutte le stelle. (Victor Hugo) 

Quando un padre dona ad un figlio entrambi ridono; quando un figlio dona ad un padre entrambi piangono. (William Shakespeare) 


domenica 14 marzo 2010

Tre livelli di formazione: le tre C

• Il primo livello è dato dallo sviluppo delle competenze, intese come conoscenze specifiche, funzionali e tecniche, necessarie per la realizzazione del proprio lavoro. A questo livello corrispondono i corsi di aggiornamento professionale.
• Il secondo livello corrisponde allo sviluppo delle capacità di relazione, di lavoro in gruppo, di sinergie.
• Il terzo ed ultimo livello si riferisce allo sviluppo del carattere, cioè dei tratti caratteristici delle persone che determinano la loro individualità globale, il loro porsi nella realtà organizzativa.

La costruzione della qualità personale va intesa come un percorso senza traguardi a breve, una crescita continua della consapevolezza, uno sviluppo della personalità, un aumento del proprio entusiasmo.

La scuola dei capi

Gaston Courtois (1897 – 1970), prete, psicologo e scrittore francese

Insegnaci, Signore, la tua umiltà

Anche tu hai conosciuto
giorni di stanchezza e di silenzi,
di dolore e di domande d’amore.
Ci hai insegnato l’infinito valore del sì
detto di fronte e al ritorno di una dura prova,
della morte vissuta ogni giorno.
Quando ti senti povero debole e umiliato
avvicinati di più a me e il mio spirito ti invaderà.
Essere, quando lo voglio io, diminuito, lasciato da parte,
non utilizzato, non significa essere inutile, al contrario.
Accetta questa situazione...
Se ami con passione,
la sofferenza ti sembrerà più sopportabile
e me ne ringrazierai.
Tu mi aiuti più di quanto non pensi,
ma più metterai nell’accettare ciò che ti dono di soffrire
sempre più sarò io che soffrirò in te...
Ho bisogno molto più della tua umiltà
che non della tua azione esteriore.
E quando ti senti “nulla” di “ poca importanza”,
quando ti senti umiliato non temere,
allora sono io il tuo rimedio,
il tuo soccorso e la tua forza!
Insegnaci, Signore, la tua umiltà.

Gaston Courtois (1897 – 1970), prete, psicologo e scrittore francese

Serviamo Cristo nei poveri

Afferma la Scrittura: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7). La misericordia non ha l'ultimo posto nelle beatitudine. Osserva ancora: Beato l'uomo che ha cura del misero e del povero (cfr. Sal 40, 2) e parimenti: Buono è colui che è pietoso e dà in prestito (cfr. Sal 111, 5). In un altro luogo si legge ancora: Tutto il giorno il giusto ha compassione e dà in prestito (cfr. Sal 36, 26). Conquistiamoci la benedizione, facciamo in modo di essere chiamati comprensivi, cerchiamo di essere benevoli. Neppure la notte sospenda i tuoi doveri di misericordia. Non dire: «Ritornerò indietro e domani ti darò aiuto». Nessun intervallo si interponga fra il tuo proposito e l'opera di beneficenza. La beneficenza, infatti, non consente indugi. Spezza il tuo pane all'affamato e introduci i poveri e i senza tetto in casa tua (cfr. Is 58, 7) e questo fallo con animo lieto e premuroso. Te lo dice l'Apostolo: Quando fai opere di misericordia, compile con gioia (cfr. Rm 12, 8) e la grazia del beneficio che rechi ti sarà allora duplicata dalla sollecitudine e tempestività. Infatti ciò che si dona con animo triste e per costrizione non riesce gradito e non ha nulla di simpatico.
Quando pratichiamo le opere di misericordia, dobbiamo essere lieti e non piangere: «Se allontanerai da te la meschinità e le preferenze», cioè la grettezza e la discriminazione come pure le esitazioni e le critiche, la tua ricompensa sarà grande. «Allora la tua luce sorgerà come l'aurora e la tua ferita si rimarginerà presto» (Is 58, 8). E chi è che non desideri la luce e la santità?
Perciò, o servi di Cristo, suoi fratelli e coeredi, se ritenete che la mia parola meriti qualche attenzione, ascoltatemi: finché ci è dato di farlo, visitiamo Cristo, curiamo Cristo, alimentiamo Cristo, vestiamo Cristo, ospitiamo Cristo, onoriamo Cristo non solo con la nostra tavola, come alcuni hanno fatto, né solo con gli unguenti, come Maria Maddalena, né soltanto con il sepolcro, come Giuseppe d'Arimatea, né con le cose che servono alla sepoltura, come Nicodemo, che amava Cristo solo per metà, e neppure infine con l'oro, l'incenso e la mirra, come fecero, già prima di questi nominati, i Magi. Ma, poiché il Signore di tutti vuole la misericordia e non il sacrificio, e poiché la misericordia vale più di migliaia di grassi agnelli, offriamogli appunto questa nei poveri e in coloro che oggi sono avviliti fino a terra. Così quando ce ne andremo di qui, verremo accolti negli eterni tabernacoli, nella comunione con Cristo Signore, al quale sia gloria nei secoli. Amen.

Dai «Discorsi» (Disc. 14 sull'amore ai poveri, 38, 40; PG 35, 907. 910)

Gregorio di Nazianzo, Vescovo, Santo (329 - 390)

La preghiera, sacrificio spirituale

L'orazione è un sacrificio spirituale, che ha cancellato gli antichi sacrifici. «Che m'importa», dice, dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Chi richiede da voi queste cose? » (cfr. Is 1, 11).
Quello che richiede il Signore, l'insegna il vangelo: «Verrà l'ora», dice, «in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Dio infatti è Spirito» (Gv 4, 23) e perciò tali adoratori egli cerca.
Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio appropriata e gradita, ostia che egli richiese e si provvide.
Questa vittima, dedicata con tutto il cuore, nutrita dalla fede, custodita dalla verità, integra per innocenza, monda per castità, coronata dalla carità, dobbiamo accompagnare all'altare di Dio con il decoro delle opere buone tra salmi e inni, ed essa ci impetrerà tutto da Dio.
Che cosa infatti negherà Dio alla preghiera che procede dallo spirito e dalla verità, egli che così l'ha voluta? Quante prove della sua efficacia leggiamo, sentiamo e crediamo!
L'antica preghiera liberava dal fuoco, dalle fiere e dalla fame, eppure non aveva ricevuto la forma da Cristo.
Quanto è più ampio il campo d'azione dell'orazione cristiana! La preghiera cristiana non chiamerà magari l'angelo della rugiada in mezzo al fuoco, non chiuderà le fauci ai leoni, non porterà il pranzo del contadino all'affamato, non darà il dono di immunizzarsi dal dolore, ma certo dà la virtù della sopportazione ferma e paziente a chi soffre, potenzia le capacità dell'anima con la fede nella ricompensa, mostra il valore grande del dolore accettato nel nome di Dio.
Si sente raccontare che in antico la preghiera infliggeva colpi, sbaragliava eserciti nemici, impediva il beneficio della pioggia ai nemici. Ora invece si sa che la preghiera allontana ogni ira della giustizia divina, è sollecita dei nemici, supplica per i persecutori. Ha potuto strappare le acque al cielo, e impetrare anche il fuoco. Solo la preghiera vince Dio. Ma Cristo non volle che fosse causa di male e le conferì ogni potere di bene.
Perciò il suo unico compito è richiamare le anime dei defunti dallo stesso cammino della morte, sostenere i deboli, curare i malati, liberare gli indemoniati, aprire le porte del carcere, sciogliere le catene degli innocenti. Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti.
Pregano anche gli angeli, prega ogni creatura. Gli animali domestici e feroci pregano e piegano le ginocchia e, uscendo dalle stalle o dalle tane, guardano il cielo non a fauci chiuse, ma facendo vibrare l'aria di grida nel modo che a loro è proprio. Anche gli uccelli quando si destano, si levano verso il cielo, e al posto delle mani aprono le ali in forma di croce e cinguettano qualcosa che può sembrare una preghiera.
Ma c'è un fatto che dimostra più di ogni altro il dovere dell'orazione. Ecco, questo: che il Signore stesso ha pregato.
A lui sia onore e potenza nei secoli dei secoli. Amen.

Dal trattato «L'orazione» (Cap. 28-29; CCL 1, 273-274)

Tertulliano [Quinto Settimio Fiorente Tertulliano] (155 ca. – 230 ca.), sacerdote e apologeta latino

giovedì 11 marzo 2010

Le cose che ho imparato nella vita

- Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà che tu la perdoni.
- Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.
- Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
- Che le circostanze e l'ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.
- Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti,o essi controlleranno te.
- Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
- Che la pazienza richiede molta pratica.
- Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.
- Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.
- Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto se stesso.
- Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.
- Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
- Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari.
- Forse Dio vuole che incontriamo un po' di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.
- Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
- La miglior specie d'amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta.
- È vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
- Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un'ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.
- Non cercare le apparenze, possono ingannare.
- Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.
- Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.
- Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.
- Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!
- Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
- Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice.
- Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente
anche loro si sentono così.
- Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.
- L'amore comincia con un sorriso, cresce con un bacio e finisce con un tè.
- Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e tuoi dolori.
- Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano. Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l'unico che sorride e ognuno intorno a te piange.

Paulo Coelho, poeta e scrittore brasiliano

Io studierò, io lavorerò...

— Ma io non voglio fare né arti né mestieri...
— Perché?
— Perché a lavorare mi par fatica.
— Ragazzo mio, — disse la Fata — quelli che dicono cosí, finiscono quasi sempre o in carcere o allo spedale. L’uomo, per tua regola, nasca ricco o povero, è obbligato in questo mondo a far qualcosa, a occuparsi, a lavorare. Guai a lasciarsi prendere dall’ozio! L’ozio è una bruttissima malattia e bisogna guarirla subito, fin da bambini: se no, quando siamo grandi, non si guarisce piú.
Queste parole toccarono l’animo di Pinocchio, il quale rialzando vivacemente la testa, disse alla Fata:
— Io studierò, io lavorerò, io farò tutto quello che mi dirai, perché, insomma, la vita del burattino mi è venuta a noia, e voglio diventare un ragazzo a tutti i costi. Me l’hai promesso, non è vero?
— Te l’ho promesso, e ora dipende da te.

Pinocchio, cap. 25

Carlo Collodi [Carlo Lorenzini] (1826 – 1890), scrittore e giornalista italiano

domenica 7 marzo 2010

Lettera di Dio a una donna

Cara donna,
quando ho creato i cieli e la terra, li ho chiamati all’esistenza.
Quando ho creato l'uomo, l’ho plasmato ed ho soffiato un alito di vita nelle sue narici.
Ma ho modellato te, donna, dopo aver inspirato l'alito di vita nell'uomo perché le tue narici sono troppo delicate.
Ho permesso che un sonno profondo scendesse su lui così ho potuto pazientemente e perfettamente modellarti.
Ho fatto dormire l'uomo in modo che non potesse interferire con la mia creatività.

Ti ho modellato da un osso.
Ho scelto l'osso che protegge la vita dell’uomo.
Ho scelto la nervatura che sostiene e protegge il suo cuore ed i polmoni: ciò che tu sei chiamata a fare.
Intorno a questo un osso, ti ho plasmato... ti ho modellato.
Ti ho creato in modo perfetto e bello.
Le tue caratteristiche sono come la nervatura, forte tuttavia delicata e fragile.
Tu assicuri protezione per l'organo più delicato nell'uomo, il suo cuore. Il cuore è il centro del suo essere; i suoi polmoni trattengono l'alito di vita.
La gabbia di nervatura sarà disposta a rompersi prima di permettere che il cuore venga danneggiato.
Sostieni l'uomo come la gabbia di nervatura sostiene il corpo.
Non sei stata presa dai suoi piedi, per essere sotto lui, né sei stata presa dalla sua testa, per essere sopra lui. Sei stata presa dal suo lato, per essere al suo fianco: sii sempre vicino a lui.

Sei il mio angelo perfetto.
Sei la mia bella piccola ragazza. Sei cresciuta per essere una eccellente e splendida donna ed i miei occhi si riempiono quando vedono le virtù nel tuo cuore.
I tuoi occhi... non li cambiare.
Le tue labbra... quanto sono belle quando pregano.
Il tuo naso, dalla forma così perfetta.
Le tue mani così delicate nel toccare.
Ho accarezzato il tuo volto mentre dormivi.
Ho tenuto il tuo cuore vicino al mio.
Di tutto ciò che vive e respira tu sei la creatura che mi assomiglia di più.
Adamo ha passeggiato con me nella brezza del giorno, tuttavia era solo.
Lui non poteva né vedermi né toccarmi.
Poteva solo sentirmi.
Così ho reso partecipe Adamo di ogni cosa ma perché potesse conoscermi, ho modellato te: mia santità, mia fortezza, mia purezza, mio amore, mia protezione e sostegno.
Sei speciale perché sei una mia estensione.
L'uomo rappresenta la mia immagine, tu, donna, le mie emozioni.
Insieme, uomo e donna, rappresentate la totalità di Dio.

Sorridi, ti amo!
Dio

Donna

Donna,
non sei soltanto l'opera di Dio,
ma anche degli uomini, che sempre
ti fanno bella con i loro cuori.
I poeti ti tessono una rete
con fili di dorate fantasie;
i pittori danno alla tua forma
sempre nuova immortalità.
Il mare dona le sue perle,
le miniere il loro oro,
i giardini d'estate i loro fiori
per adornarti, per coprirti,
per renderti sempre più preziosa.
Il desiderio del cuore degli uomini
ha steso la sua gloria
sulla tua giovinezza.
Per metà sei donna,
e per metà sei sogno.

Rabindranath Tagore (1861 - 1941), scrittore, poeta e filosofo indiano

Nova angeletta sovra l'ale accorta

Nova angeletta sovra l'ale accorta
scese dal cielo in su la fresca riva
là 'nd'io passava sol per mio destino.

Poi che senza compagna e senza scorta
mi vide, un laccio che di seta ordiva
tese fra l'erba ond'è verde il camino.

Allor fui preso, e non mi spiacque poi,
sì dolce lume uscia degli occhi suoi!

Francesco Petrarca

L'artifizio del dolore

Il dolore è un artifizio forgiato dalla natura per accordare al corpo una maggiore protezione. Si può vivere senza avvertir dolore, ma si cagiona un acuirsi delle malattie per l’inavvertenza della patologia stessa. Nella trasformazione chimica in sé, il dolore non c’è. Il dolore è quindi un software creato dal libro della natura.

Un pediatra

Dolore

Nel dolore c’è qualcosa di simile in ciò che si verifica riguardo al pozzo. Il pozzo è una cavità profonda scavata nella terra, svuotata di se stessa. Ma non è una cavità qualunque. É una cavità scavata nel punto preciso in cui, nel profondo, esiste una polla di acqua sorgiva. Anche ogni vita umana è terra, terra creata da Dio. Dio scava. Proprio lì, in quel profondo scavato da Dio, zampilla l’acqua.

Psicologia dei convertiti, Roma, Ed. Paoline, 1959, p. 88
Giovanni Barra

venerdì 5 marzo 2010

Il vero nemico...

Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga..., non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro.

Contra Constantium Augustum liber 5

Ilario di Poitier (315 ca. – 367) vescovo, teologo, filosofo, scrittore e santo

Chi sono io?

"Chi sono io?"
Chiese un giovane ad un maestro di spiritualità.
"Sei quello che pensi" rispose il saggio.
"Te lo spiego con una piccola storia:
Un giorno, dalle mura di una città, verso il tramonto si videro sulla linea dell'orizzonte due persone che si abbracciavano.
"Sono un papà e una mamma", pensò una bambina innocente.
"Sono due amanti", pensò un uomo dal cuore torbido.
"Sono due amici che s'incontrano dopo molti anni", pensò un uomo solo.
"Sono due mercanti che hanno concluso un buon affare", pensò un uomo avido di denaro.
"É un padre che abbraccia un figlio di ritorno dalla guerra", pensò una donna dall'anima tenera.
"E' una figlia che abbraccia il padre di ritorno da un viaggio", pensò un uomo addolorato per la morte di una figlia.
"Sono due innamorati", pensò una ragazza che sognava l'amore.
"Sono due uomini che lottano all'ultimo sangue", pensò un assassino.
"Chissà perché si abbracciano", pensò un uomo dal cuore arido.
"Che bello vedere due persone che si abbracciano", pensò un uomo di Dio.
"Ogni pensiero", concluse il maestro," rivela a te stesso quello che sei."

Esamina di frequente i tuoi pensieri: ti possono dire molte più cose su di te di qualsiasi maestro.

Due sentieri che conducono alla stessa vetta

Ascolta: un giorno, in un paesello, vidi un vecchio di novanta anni che stava piantando un mandorlo.
'Ma come, nonno!' esclamai, 'Pianti un mandorlo?'
Ed egli, curvo come era, si volse a guardarmi:
'Figlio mio, io vivo come se non dovessi mai morire!' dichiarò tranquillo.
'Io, invece', gli risposi, 'tiro avanti come se dovessi morire da un momento all'altro!'
Chi di noi due aveva ragione, padrone?
Mi guardò un attimo con aria trionfante e soggiunse.
"Ecco che ti ho colto!"
Tacqui.
Due sentieri ugualmente ripidi e perigliosi possono condurre alla stessa vetta. Fra l'agire come se la morte non esistesse e il pensare ad essa senza tregua, non vi è alcuna differenza.

Zorba il greco, traduzione di Olga Ceretti Borsi, Milano 1966, p. 57

Nikos Kazantzakis (1883 – 1957) scrittore, poeta e giornalista greco

"Vivi come se tu dovessi morire domani, pensa come se tu non dovessi morire mai". (Julius Evola)

"Bisogna lavorare come se si volesse vivere in eterno, ma vivere come se dovessimo morire adesso". (Martin Lutero)

Aforismi Verità

Rimani se puoi, là dove sei stato colpito dal lampo che ha nome “verità”. (Agostino di Ippona)

Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas [Non uscire da te stesso, rientra in te: nell'intimo dell'uomo risiede la verità]. (Agostino di Ippona, De vera religione XXXIX, 72)

La realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente. (Albert Einstein)

Veritas, a quocumque dicatur, a Spiritu Sancto est [ La verità, da chiunque venga detta, viene dallo Spirito Santo ]. (Ambrosiaster)

Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi. (Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe)

Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno ed al vedere uno che non sia pazzo, lo assaliranno dicendogli: – "Tu sei pazzo!" per il solo fatto che non è come loro. (Sant'Antonio abate)

Cosa è il vero e il falso: falso è dire che l'essere non è o che il non-essere è; vero, invece, è dire che l'essere è e che il non-essere non è. Di conseguenza, colui che dice di una cosa che è oppure che non è, o dirà il vero o dirà il falso. (Aristotele, Metafisica, libro gamma, capitolo 7, 1011b 25-27)

Tutte le verità attraversano tre fasi: prima le si mette in ridicolo, poi vengono attaccate violentemente, e infine vengono accettate come ovvie. (A. Schopenhauer)

Veritas filia temporis [ La verità è figlia del tempo ] (Aulo Gellio)

Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. (Berthold Brecht)

Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro! (Bibbia, Isaia 5, 20)

L'inconscio di una persona è proiettato su un'altra persona, così che la prima accusa la seconda di ciò che trascura in se stessa. Questo principio è di una validità talmente generale e allarmante che ognuno farebbe bene, prima di prendersela con gli altri, a mettersi a sedere e considerare molto attentamente se il mattone non dovrebbe essere gettato sulla propria testa. (C.G.Jung, Civiltà in transizione, Opere,  vol. 10)

Gli uomini sono sempre contro la ragione quando la ragione è contro di loro. (Claude-Adrien Helvétius)

La verità non si impone che per la forza della verità stessa, la quale si diffonde nelle menti soavemente e nello stesso tempo con vigore. (Concilio Vaticano II, Dignitatis Humanae, 1)

A motivo della loro dignità, tutti gli esseri umani, in quanto persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà e perciò investiti di personale responsabilità, sono dalla loro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità. [ ... ] Ad un tale obbligo, però, gli esseri umani non sono in grado di soddisfare, in modo rispondente alla loro natura, se non godono della libertà psicologica e nello stesso tempo dell'immunità dalla coercizione esterna. (Concilio Vaticano II, Dignitatis Humanae, 2)

La verità, però, va cercata in modo rispondente alla dignità della persona umana e alla sua natura sociale: e cioè con una ricerca condotta liberamente, con l'aiuto dell'insegnamento o dell'educazione, per mezzo dello scambio e del dialogo con cui, allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca, gli uni rivelano agli altri la verità che hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta; inoltre, una volta conosciuta la verità, occorre aderirvi fermamente con assenso personale. (Concilio Vaticano II, Dignitatis Humanae, 3)

Nulla è più facile che illudersi, perché ciò che ogni uomo desidera, crede anche che sia vero. (Demostene)

Il tempo dirà tutto alla posterità: è un chiacchierone e per parlare non ha bisogno di essere interrogato. (Euripide, Frammento)

Chi mente a se stesso e presta ascolto alle proprie menzogne, arriva al punto di non distinguere più la verità, né in se stesso, né intorno a sé. (Fëdor Michajlovič Dostoevskij)

L'uomo ha una tale passione per il sistema e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
per non vedere il visibile, a non udire l' udibile, pur di legittimare la propria logica. (Fëdor Michajlovič Dostoevskij)

Chi non sa mentire crede che tutti dicano il vero. (Franz Kafka)

Ogni verità dissimulata diviene velenosa. (Friedrick Nietzsche)

Nessuno mente tanto quanto l'indignato. (Friedrick Nietzsche, Al di là del bene e del male)

Non si dicono mai tante bugie quante se ne dicono prima delle elezioni, durante una guerra e dopo la caccia. (Georges Clemenceau)

Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. (George Orwell, La fattoria degli animali, 1945)

Nel paese della bugia la verità è una malattia. (Gianni Rodari)

Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. (Gilbert Keith Chesterton)

Socrate è Socrate e Santippe non ne capisce un’acca e gli grida irosa che è un rimbambito (Giovanni Boine).

Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la vita ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio. (San Giuseppe Moscati)

Chi sa vedere le cose belle è perché ha la bellezza dentro di sé. (Gustav Klimt)

Ognuno vede nel mondo ciò che porta nel suo cuore. (Johann Wolfgang von Goethe)

Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità. (Joseph Goebbels)

Io non conosco verità assolute, ma sono umile di fronte alla mia ignoranza: in ciò è il mio onore e la mia ricompensa. (Kahlil Gibran)

La vita è sogno. (Lopez de Vega)

[Signora,] Niente ci vuole a far la pazza, creda a me! Gliel'insegno io come si fa. Basta che Lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza! (Luigi Pirandello, Il berretto a sonagli - 1916)

Imparerai a tue spese che lungo il tuo cammino incontrerai ogni giorno milioni di maschere e pochissimi volti. (Luigi Pirandello)


Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (Mark Twain)

Si è più tentati di rinunciare alla capacità di porre in discussione i propri convincimenti quanto più ci si è spinti avanti verso la verità. (Martin Heidegger)

La superstizione, l'idolatria e l'ipocrisia percepiscono ricchi compensi, mentre la verità va in giro a chiedere l'elemosina. (Martin Lutero)

Una bugia è come una palla di neve: quanto più rotola tanto più s'ingrossa. (Martin Lutero)

Io sono responsabile di quello che dico, non di quello che capisci. (Massimo Troisi)

Come il bugiardo è condannato a non essere creduto quando dice la verità, così è privilegio di colui che gode di buona reputazione essere creduto anche quando mente. (Miguel De Cervantes)

La verità era uno specchio che cadendo dal cielo si ruppe. Ciascuno ne prese un pezzo e vedendo riflessa in esso la propria immagine, credette di possedere l'intera verità. (Mevlana Rumi, XIII sec.)

Avete il pennello, avete i colori, dipingete l’inferno, fate pure, dipingetelo,  ma poi non date la colpa ai vostri genitori, non date la colpa alla società e,  per amor del cielo, non date la colpa a Dio. Assumetevi la piena responsabilità di aver creato il vostro inferno. (Nikos Kazantzakis)

Ridentem dicere verum: quid vetat? [ Cosa proibisce di dire la verità scherzando? ] (Orazio, Satire I, 1, 24)

Un uomo non è del tutto se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità. (Oscar Wilde)

Non abbiamo infatti alcun potere contro la verità, ma per la verità (Paolo di Tarso, 2 Corinzi 13,8)

...el gran teatro del mundo (Pedro Calderon de la Barca)

Chi conosce la verità e non la dice è un miserabile vigliacco e non un cristiano. (Pio V)



Da’ un cavallo a chi ti dice la verità perché ne avrà bisogno per fuggire. (Proverbio armeno)

Il saggio sa quel che dice, lo stolto dice quello che sa. (Proverbio ebraico)

Ci sono tre verità: la mia verità, la tua verità e ...la verità. (Proverbio cinese)

Non dar retta ai tuoi occhi, e non credere a quello che vedi. Gli occhi vedono solo ciò che è limitato. Guarda col tuo intelletto e scopri quello che conosci già, allora imparerai come si vola. (Richard Bach, Il gabbiano Jonathan Livingston)

Abituati a vedere le cose anche dal punto di vista dell’altro. (Robert Baden-Powell)

Quando si scoprì che l'informazione era un affare, la verità smise di essere importante. (Ryszard Kapuściński, giornalista polacco)

Il male pare all'uomo un bene, se un Dio vuole traviarne la mente (Sofocle, Antigone 622)

Scherzando, si può dire di tutto, anche la verità. (Sigmund Freud)

Gli uomini hanno per natura più paura della verità che della morte. (Soren Kierkegaard)

Non accettate nulla come verità che sia privo di amore. E non accettate nulla come amore che sia privo di verità! L’uno senza l’altra diventa una menzogna distruttiva. (S. Teresa Benedetta della Croce – Edith Stein)

Chi cerca la verità cerca Dio, che lo sappia o no. (S. Teresa Benedetta della Croce – Edith Stein)

Orribile quel tempo in cui tocca sguainare la spada per affermare che l’erba è verde e la neve bianca. (Tacito)

Noi non vediamo le cose come sono; vediamo le cose come siamo. (Talmud)

Persegui la verità, ma diffida di coloro che sostengono di averla trovata. (Tertulliano)

La verità chiede solo di essere conosciuta, prima di essere rifiutata. (Tertulliano)

Non opporsi all'errore, significa approvarlo. Non difendere la verità, equivale a negarla. (San Tommaso d'Aquino)

Quando si dice la verità si è invincibili qualunque sia l'avversario. (San Tommaso d'Aquino)

Adaequatio rei et intellectus / Corrispondenza tra realtà ed intelletto (attribuita a Isaac Israeli ben Solomon (ca. 855-955) oppure a Avicenna (980-1037): la verità consiste nella corrispondenza, o nell'accordo tra la realtà e la sua rappresentazione linguistica concettuale). 

La verità è definita dalla conformità dell'intelletto e del reale. Conoscere questa conformità, quindi, significa conoscere la verità. (San Tommaso d'Aquino)

Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia [Marcello ad Orazio]. (William Shakespeare, Amleto: atto I, scena V)

Superficialità

La nave è in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani.

Diario

Soren Kierkegaard (1813 - 1855), filosofo e teologo danese

Il clown

La storiella narra come un circo viaggiante in Danimarca fosse un giorno caduto in preda ad un incendio. Il direttore mandò il clown già abbigliato per la recita a chiamare aiuto nel villaggio vicino, oltre tutto perché c'era pericolo che il fuoco, propagandosi attraverso i campi da poco mietuti e quindi aridi, s'appiccasse anche al villaggio. Il clown corse affannato al villaggio, supplicando i paesani di accorrere al circo in fiamme, per dare una mano a spegnere l'incendio. Ma essi presero le grida del pagliaccio unicamente per un astutissimo trucco, del mestiere, tendente ad attrarre la più grande quantità possibile di gente alla rappresentazione; per cui lo applaudivano, ridendo fino alle lacrime. Il povero clown aveva più voglia di piangere che di ridere; e tentava inutilmente di scongiurare gli uomini ad andare, spiegando loro che non si trattava affatto di una finzione, di un trucco, bensì di un'amara realtà. il suo pianto non faceva altro che intensificare le risate: si trovava che egli recitava la sua parte in maniera stupenda... La commedia continuò così, finché il fuoco s'appiccò, realmente al villaggio ed ogni aiuto giunse troppo tardi: sicché villaggio e circo andarono entrambi distrutti dalle fiamme.

Soren Kierkegaard (1813 - 1855), filosofo e teologo danese

mercoledì 3 marzo 2010

Sutor ne ultra crepidam

"Sutor ne ultra crepidam" o "ne sutor ultra crepidam": "ciabattino non giudicare oltre i sandali!" perchè si dice che Apelle, un noto pittore greco, avesse interpellato un ciabattino su come disegnare i sandali e questo avesse poi cominciato a criticare tutto il dipinto dando lezione di dipinto all'attonito artista.

Aforismi Caso

- Le casualità sono il segno che la provvidenza esiste. (Card. Edward Idris Cassidy)

- Il caso è forse lo pseudonimo di Dio quando non vuole firmare.
(Anatole France)

- "Dio non gioca a dadi" era solito dire Einstein per controbattere gli sviluppi della fisica quantistica che portano ad una visione meramente probabilistica dell'universo.

Contemplazione

Possiamo servire questo Stato più grande anche conducendo una vita ritirata, anzi non so se vi sia qualcosa di meglio di una vita contemplativa, ove ricerchiamo cosa sia la virtù, se ve ne sia una sola o più d'una, se sia la natura o l'arte a rendere gli uomini virtuosi;[...] quale sia la sede di Dio, se Egli si limiti a contemplare la sua creazione, o se ne occupi ancora, se sia fuori di essa e la ricomprenda in sé o se sia immanente al tutto; se il mondo sia immortale o da annoverare fra le cose caduche con un termine temporale. Chi contempla queste cose che servizio presta a Dio? Che un'opera tanto grande non resti senza un testimone.

L'ozio

Lucio Anneo Seneca, (4 a.C. – 65), filosofo, politico e drammaturgo romano

Aforismi Coppia

Mia moglie ed io siamo stati felici per vent'anni. Poi ci siamo incontrati. (Dangerfield)

Dopo anni di fidanzamento, lei dice a lui: "E se ci sposassimo?" Lui: "Ma chi vuoi che ci prenda a noi due?!"

L’amore coniugale, che persiste attraverso mille vicissitudini, mi sembra il più bello dei miracoli, benché sia anche il più comune. (François Mauriac, Diario)

Se potessi darti una cosa nella vita, mi piacerebbe darti la capacità di vedere te stesso attraverso i miei occhi. Solo allora ti renderesti conto di quanto sei speciale per me… (Frida Kahlo)

Ciò che conta in un matrimonio felice non è quanto si sia compatibili, ma quanto si sia capaci di gestire le incompatibilità. (Lev Tolstoj, La felicità domestica 1859)

Quando si ama, si ama tutta la persona così com’è, e non come si vuole che sia.
(Lev Tolstoj, Anna Karenina)

Il matrimonio è, e resterà sempre, il viaggio di scoperta più importante che l’uomo possa compiere. (Søren Kierkegaard)

Il matrimonio uomo - donna non è un dogma cattolico : è una realtà antropologica universale. (Théophane Leroux)

Dammi Coraggio

Ti prego:
non togliermi i pericoli,
ma aiutami ad affrontarli.

Non calmar le mie pene,
ma aiutami a superarle.

Non darmi alleati nella lotta della vita...
eccetto la forza che mi proviene da te.

Non donarmi salvezza nella paura,
ma pazienza per conquistare la mia libertà.

Concedimi di non essere un vigliacco
usurpando la tua grazia nel successo;
ma non mi manchi la stretta della tua mano
nel mio fallimento.

Quando mi fermo stanco sulla lunga strada 
e la sete mi opprime sotto il solleone;

quando mi punge la nostalgia di sera 
e lo spettro della notte copre la mia vita,
bramo la tua voce, o Dio, sospiro la tua mano sulle spalle.

Fatico a camminare per il peso del cuore carico dei doni che non ti ho donati.
Mi rassicuri la tua mano nella notte, 
la voglio riempire di carezze, tenerla stretta:
i palpiti del tuo cuore segnino i ritmi del mio pellegrinaggio.

Rabindranath Tagore (1861 - 1941), scrittore, poeta e filosofo indiano