giovedì 18 gennaio 2018

I più belli dei nostri giorni


Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.

Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.

I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.

E quello che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
Lettere dal carcere alla moglie, Münevver Andaç, 1942
Nazim Hikmet (1902-1963), poeta turco

sabato 13 gennaio 2018

Quel nemico subdolo che non ti percuote ma ti accarezza il ventre


Ora invece noi combattiamo contro un persecutore ingannevole, un nemico che lusinga, [l'imperatore] Costanzo l'anticristo: egli non percuote il dorso ma accarezza il ventre, non ci confisca i beni per la vita ma ci arricchisce per la morte, non ci sospinge col carcere verso la libertà ma ci riempie di incarichi nella sua reggia per la servitù, non spossa i nostri fianchi ma si impadronisce del cuore, non taglia la testa con la spada ma uccide l'anima con l'oro, non minaccia di bruciare pubblicamente, ma accende la geenna privatamente. Non combatte per non essere vinto ma lusinga per dominare, confessa il Cristo per rinnegarlo, favorisce l'unità per impedire la pace, reprime le eresie per sopprimere i cristiani, carica di onori i sacerdoti perché non ci siano più vescovi, costruisce le chiese per distruggere la fede. Ti porta in giro a parole, con la bocca, ma fa di tutto perché non si creda che tu sei Dio, come il Padre.

Contro l'imperatore Costanzo, a cura di Luigi Longobardo, Roma, Ed. Città nuova, 1997, p. 48 - 49.

Ilario di Poitiers (310ca.‒ 367), santo, vescovo e dottore della Chiesa


Ilario, vescovo della Chiesa di Cristo, si è sempre professato suddito fedele dell’imperatore, ma quando Costanzo fa dell’Arianesimo (che considerava Gesù, figlio di Dio, ma in quanto creatura sia pure la più eccellente di tutte e la più vicina alla divinità) la dottrina ufficiale dell’Impero e il riconoscimento dell’eresia diventa definitivo, senza esitare scrive il libro Contro l’imperatore Costanzo: una testimonianza della sua statura morale e della fedeltà all'autentica professione di fede espressa nel credo di Nicea (325), ma anche la messa in evidenza di una questione di fondo destinata a rinascere inevitabilmente in seguito: il problema della libertà e della autonomia dei cristiani nell'interpretazione della verità e nella proclamazione del Vangelo al mondo. Ilario parla della persecuzione subdola di Costanzo, che gli costerà l’esilio, e per questo rimpiange di non essere vissuto ai tempi di Nerone e di Decio in cui i cristiani venivano sì perseguitati ma in un modo dichiarato ed aperto. Qualche decennio dopo, Sant'Agostino dirà che i nuovi persecutori “…non impellunt corpora christianorum, sed lacerant animas christianorum” (En. in ps. 69, 2) “…non seviziano più i corpi dei cristiani, ma lacerano le loro anime”: un monito sempre attuale a stare in guardia contro i “nemici di Cristo e dell’uomo” che, in modo spesso subdolo e occulto, “…non percuotono più il dorso ma accarezzano il ventre”.
F.P.

giovedì 4 gennaio 2018

«Non ti ho amato per scherzo!»



«Il mercoledì della settimana santa meditavo sulla morte del Figlio di Dio che si è fatto uomo e mi sforzavo di scacciar via dalla mente ogni altro pensiero per avere l'anima tutta raccolta nella passione e nella morte del Figlio di Dio. E mentre me ne stavo così, all'improvviso udii una voce che mi disse: "Non ti ho amato per scherzo". Questa parola mi colpì come una ferita di dolore e subito gli occhi della mia anima si aprirono e compresi come erano vere quelle parole e vidi quanto aveva fatto il Figlio di Dio per manifestarmi il suo amore. Dall'altra parte vedevo che in me c'era tutto il contrario, poiché non lo amavo che per scherzo e con poca verità. E questa constatazione mi era diventata una pena mortale, così intollerabile che mi pareva di morire»


Istr. XXIII, 5-22, Cit. in Domenico Anfossi, La figlia dell'estasi. Biografia spirituale della beata Angela da Foligno, Padova, Ed. Messaggero, 1995, p. 156

martedì 2 gennaio 2018

Gesù è ebreo, e lo è per sempre


«Gesù è ebreo e lo è per sempre»: questa affermazione è contenuta nel testo Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei e dell'ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa cattolica, edito nel 1985 dalla Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo, frutto della dichiarazione conciliare Nostra Aetate (che risale al lontano 1965).

Sono parole ovvie che emergono dopo duemila anni di storia tormentata, e che sotto l'apparenza di un'affermazione ovvia suscitano in realtà nuovi interrogativi.
Sembra quasi che venga appena sollevato il velo di un'antica rimozione tenace.

Del resto, chi si ricorda più del perché il capodanno arrivi otto giorni dopo Natale? Quanti ricordano, nel momento in cui brindano all'anno nuovo, che festeggiano la circoncisione di un bimbo ebreo? Fino a qualche tempo fa, almeno nel calendario era rimasta questa traccia, oggi non c'è più. 
Conoscere le origini di questa storia può, forse, avvicinare uomini che credono di essere molto diversi.

* * *
Gesù è ebreo, e lo è per sempre. Lo sanno tutti, anche se pochi sono in grado di spiegare tale affermazione, ovvia solo in apparenza. Per conoscere di Gesù - perennemente in bilico fra storia e mito, oggetto d'innumerevoli interpretazioni - e cogliere l'essenza del suo messaggio, non basta studiare il periodo in cui visse, il tempo travagliato che culminò nella guerra sanguinosa fra Ebrei e Romani. Occorre conoscere le origini del monoteismo e la storia del piccolo e antico popolo d'Israele, che ha coltivato l'idea del Dio unico per quattromila anni, duemila prima e duemila dopo la nascita del più popolare dei suoi figli. Di questa storia avvincente, profetismo e messianismo sono due pilastri essenziali, e solo grazie alla loro intensa luce ideale è possibile capire a fondo il messaggio dei Vangeli. La recente scoperta dei manoscritti del Mar Morto ha inoltre saputo suscitare nuove ipotesi e nuovi interrogativi, creando intorno all'uomo di Nazareth e al primo cristianesimo un'atmosfera d'intensa suggestione.
Gesù ebreo, Milano, Rusconi, 1995, 474 p.
Riccardo Calimani