sabato 30 dicembre 2023

​L’esempio di Nazaret


   La casa di Nazaret è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare.

   Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo.

   Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del vangelo e diventare discepoli del Cristo. Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazaret! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine! Ma noi non siamo che di passaggio e ci è necessario deporre il desiderio di continuare a conoscere, in questa casa, la mai compiuta formazione all’intelligenza del vangelo. Tuttavia non lasceremo questo luogo senza aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi ammonimenti dalla casa di Nazaret.

   In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l’interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto.

   Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com’è dolce ed insostituibile l’educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine sociale. 

   Infine impariamo la lezione del lavoro. Oh! dimora di Nazaret, casa del Figlio del falegname! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo, ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine; qui infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano, cioè Cristo nostro Signore.

Discorso tenuto a Nazaret Domenica 5 gennaio 1964

Beato Paolo VI (Giovan Battista Montini) (1897 - 1978), papa


Il diavolo e i tre monaci

Una volta il diavolo apparve a tre monaci e chiese loro: “Se vi dessi il potere di cambiare qualcosa del vostro passato, cosa cambiereste?”.

Il primo monaco, con grande zelo apostolico, rispose rapidamente: “Io ti impedirei di far cadere Adamo ed Eva nel peccato, perché l’umanità potesse non allontanarsi da Dio”

Il secondo monaco, che aveva un cuore pieno di misericordia, rispose: “Io ti impedirei di allontanarti da Dio e di condannarti in eterno”

Il terzo monaco, il più semplice dei tre, anziché rispondere al diavolo si inginocchiò, fece il segno della croce e pregò: “Signore, liberami dalla tentazione di quello che avrebbe potuto essere e non è stato”. 

Il demonio lanciò allora un grido stridente, e contorcendosi dal dolore scomparve. Attoniti, gli altri due chiesero al loro compagno: “Fratello, perché hai risposto così?” Il monaco spiegò: “In primo luogo, non dobbiamo mai dialogare con il nemico. Secondo: nessuno al mondo ha il potere di cambiare il passato. Terzo: il diavolo non è minimamente interessato ad aiutarci, ma a imprigionarci nel passato per farci trascurare il presente. Perché? Perché il presente è l’unico tempo in cui, per grazia divina, possiamo collaborare con Dio. Lo stratagemma del diavolo che imprigiona maggiormente le persone e impedisce loro di vivere il presente in unione con Dio è: "l’avrebbe potuto essere e non è stato!"”.

mercoledì 27 dicembre 2023

Aforismi Preghiera - Teresa d'Avila

Per molti anni, a meno che non fosse dopo la Comunione, io non osavo cominciare a pregare senza libro. (Vita 4,9)

L'orazione mentale non è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento, da solo a solo, con Colui da cui sappiamo d'essere amati. (Vita 8,5)

La porta per cui mi vennero tante grazie fu soltanto l'orazione. Se Dio vuole entrare in un'anima per prendervi le sue delizie e ricolmarla di beni, non ha altra via che questa, perché Egli la vuole sola, pura e desiderosa di riceverlo. (Vita 8,9)

Per me bastava anche la vista dei campi, dell'acqua, dei fiori: cose che mi ricordavano il Creatore, mi scuotevano, mi raccoglievano, mi servivano da libri. (Vita 9,5)

Pensate di trovarvi innanzi a Gesù Cristo, conversate con Lui e cercate di innamorarvi di Lui, tenendolo sempre presente. (Vita 12,2)

Chiedetegli aiuto nel bisogno, sfogatevi con Lui e non lo dimenticate quando siete nella gioia, parlandogli non con formule complicate ma con spontaneità e secondo il bisogno. (Vita 12,2)

La continua conversazione con Cristo aumenta l'amore e la fiducia. (Vita 37,5)

Certo bisogna imparare a pregare. E a pregare si impara pregando, come si impara a camminare camminando.

Buon mezzo per mantenersi alla presenza di Dio è di procurarvi una sua immagine o pittura che vi faccia devozione, non già per portarla sul petto senza mai guardarla, ma per servirsene ad intrattenervi spesso con Lui ed Egli vi suggerirà quello che gli dovete dire.

A chi batte il cammino della preghiera giova molto un buon libro.

È troppo bella la compagnia del buon Gesù per dovercene separare! È altrettanto si dica di quella della sua Santissima Madre. (Seste Mansioni 7,13)

Fate il possibile di stargli sempre accanto. Se vi abituerete a tenervelo vicino ed Egli vedrà che lo fate con amore e che cercate ogni mezzo per contentarlo, non solo non vi mancherà mai, ma, come suol dirsi, non ve lo potrete togliere d'attorno.

Nel cominciare il cammino dell'orazione si deve prendere una risoluzione ferma e decisa di non fermarsi mai, né mai abbandonarla. Avvenga quel che vuole avvenire, succeda quel che vuole succedere, mormori chi vuole mormorare, si fatichi quanto bisogna faticare, ma piuttosto di morire a mezza strada, scoraggiati per i molti ostacoli che si presentano, si tenda sempre alla méta, ne vada il mondo intero. (Cammino di perfezione 21,4)

Cercate di comprendere quali siano le risposte di Dio alle vostre domande. Credete forse che Egli non parli perché non ne udiamo la voce? Quando è il cuore che prega, Egli risponde. (Cammino di perfezione 24,5)

L'avrete con voi dappertutto e vi aiuterà in ogni vostro travaglio. Credete forse che sia poca cosa aver sempre vicino un così buon amico? (Cammino di perfezione 26,1)

Se parlando con le creature le parole non vi mancano mai, perché vi devono esse mancare parlando con il Creatore? Non temetene: io almeno non lo credo! (Cammino di perfezione 26,9)

E chi non farebbe di tutto per non perdere un tal Padre? Quanti motivi di consolazione! Li lascio alla vostra intuizione! In effetti, se la vostra mente si mantiene sempre tra il Padre e il Figlio, interverrà lo Spirito Santo ad innamorare la vostra volontà col suo ardentissimo amore. (Cammino di perfezione 27, 6-7)

Non siate così semplici da non domandargli nulla! (Cammino di perfezione 28,3)

Essendo vicinissimi al focolare, basta un minimo soffio dell'intelletto perché si infiammino d'amore, già disposti come sono a ciò, trovandosi soli con il Signore, lontani da ogni oggetto esteriore. (Cammino di perfezione 28,5.8)

Dovete saper che questo raccoglimento non è una cosa soprannaturale, ma un fatto dipendente dalla nostra volontà e che noi possiamo realizzare con l'aiuto di Dio. (Cammino di perfezione 28,6; 29,4)

Se avessi inteso, come ora, che nel piccolo albergo dell'anima mia abita un Re così grande, mi sembra che non l'avrei lasciato tanto solo...e sarei stata più diligente per conservami senza macchia. (Cammino di perfezione 28,11)

Dobbiamo ritirarci in noi stessi, anche in mezzo al nostro lavoro, e ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell'Ospite che abbiamo in noi, persuadendoci che per parlare con Lui non occorre alzare la voce. (Cammino di perfezione 29,5)

Il Signore ci conceda di non perdere mai di vista la sua divina presenza! (Cammino di perfezione 29,8)

Quando un'anima... non esce dall'orazione fermamente decisa a sopportare ogni cosa, tema che la sua orazione non venga da Dio. (Cammino di perfezione 36,11)

Siccome le grazie ed i favori di cui si vede inondata le appariscono come pegni dell'amore di Dio per lei, è felicissima di avere almeno qualche cosa per testimoniare l'amore che anch'ella nutre per lui. (Cammino di perfezione 36,12)

Poiché Gesù vi ha dato un Padre così buono, procurate di essere tali da gettarvi fra le sue braccia e godere della sua compagnia.

Quando un'anima si unisce così intimamente alla stessa misericordia, alla cui luce si riconosce il suo nulla e vede quanto ne sia stata perdonata, non posso credere che non sappia anch'essa perdonare a chi l'ha offesa.

Quelli che sanno rinchiudersi nel piccolo cielo della loro anima, ove abita Colui che la creò e che creò pure tutto il mondo, e si abituano a togliere lo sguardo e a fuggire da quanto distrae i loro sensi, vanno per buona strada e non mancheranno di arrivare all'acqua della fonte.

 Per cominciare a raccogliersi e perseverare nel raccoglimento, si deve agire non a forza di braccia ma con dolcezza. Quando il raccoglimento è sincero, l'anima sembra che d'improvviso s'innalzi sopra tutto e se ne vada, simile a colui che per sottrarsi ai colpi di un nemico, si rifugia in una fortezza.

Sapevo benissimo di avere un'anima, ma non ne capivo il valore, né chi l'abitava, perché le vanità della vita mi avevano bendati gli occhi per non lasciarmi vedere.

Non si creda che nuoccia al raccoglimento il disbrigo delle occupazioni necessarie.

La preghiera non è qualcosa di statico, è un'amicizia che implica uno sviluppo e spinge a una trasformazione, a una somiglianza sempre più forte con l'amico. (L'amicizia con Cristo, VII)

A mio parere, la preghiera non è altro che l'essere in rapporti di amicizia con Dio. 


lunedì 25 dicembre 2023

Vieni Signore

Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e, dunque, vieni sempre, Signore.

Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e, dunque, vieni sempre, Signore.

Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e, dunque, vieni sempre, Signore.

Vieni, figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e, dunque, vieni sempre, Signore.

Vieni a liberarci,
noi siamo sempre più schiavi:
e, dunque, vieni sempre, Signore.

Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e, dunque, vieni sempre, Signore.

Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e, dunque, vieni sempre, Signore.

Vieni, Tu che ci ami:
nessuno è in comunione col fratello
se prima non è con Te, o Signore.

Noi siamo lontani, smarriti,
né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo:
vieni, Signore,
vieni sempre, Signore.

David Maria Turoldo (1916-1992), presbitero dell'ordine dei Servi di Maria, teologo, filosofo, scrittore, poeta italiano

La strada del presepio

Se il mondo vorrà avere ancora uomini liberi,
se vorrà avere uomini giusti,
se vorrà avere uomini che sentono la fraternità,
bisogna che noi non dimentichiamo la strada del presepio!

Esso infatti è la scuola dove l'alunno anche più superficiale
può imparare i grandi insegnamenti del Natale:
il gusto delle cose semplici e pulite, il silenzio, la pace, l'amore.

Il presepio: un punto luminoso dove tutto converge, dove c'è il Bambino,
capace solo lui di lavare la faccia della terra e farla girare dalla parte giusta!

* *   *   * *

Gesù viene anche se non vuoi: 
il "Divino Ostinato" è sempre con noi

Poiché non siamo riusciti a perderlo,
poiché continua a ritornare
e a stare con noi,
andiamo a vederlo.
Betlemme non è lontana:
Betlemme mi pare tanto vicina!
Lui viene anche se non vuoi!
Natale: questa divina ostinazione
* *   *   * *

Il nostro egoismo ci insegna a crederci soltanto creditori verso gli altri. A Natale, invece, ci riconosciamo debitori. Il bambino sa che il cuore dell'uomo viene avanti faticosamente come la primavera: oggi un fiore, domani un altro fiore; oggi una rondine, poi un'altra rondine. Così il cielo a sera: qui una stella, la un'altra e dopo, tutto il cielo è una stella... Gesù è venuto: sono già più di millenovecento anni che è venuto e noi non siamo ancora ne giusti, ne buoni, ne pacifici, ne misericordiosi: ma perché lui è venuto, la giustizia, la bontà, la pace, la misericordia si affacciano oggi nel cuore e sul volto di ognuno: quasi un anticipo di quella gioia, dietro cui sospirano i nostri cuori e che, ricchi e poveri, veniamo a domandare al Povero del presepio.

Don Primo Mazzolari (1890 - 1959), prete, scrittore e partigiano italiano

Felici di essere tuoi figli

Padre amorevole, aiutaci a ricordare la nascita di Gesù, per poter partecipare al canto degli angeli, alla gioia dei pastori e all’adorazione dei magi. 

Chiudi la porta dell’odio e apri la porta dell’amore in tutto il mondo. 

Lascia che la gentilezza venga con ogni dono e i buoni desideri con ogni saluto. 

Liberaci dal male con la benedizione che porta Cristo e insegnaci ad essere allegri con il cuore limpido. 

Possa la mattina di Natale renderci felici di essere tuoi figli, e la sera di Natale portarci ai nostri letti con pensieri grati, perdonanti e perdonati, per amore di Gesù. 

Amen

Sermone di Natale, 1888

Robert Louis Stevenson (1850 - 1894), scrittore, drammaturgo e poeta scozzese

Buon Natale, amico mio

Buon Natale, amico mio: non avere paura.

La speranza è stata seminata in te. Un giorno fiorirà. Anzi, uno stelo è già fiorito. 

E se ti guardi attorno, puoi vedere che anche nel cuore del tuo fratello, gelido come il tuo, è spuntato un ramoscello turgido di attese.

E in tutto il mondo, sopra la coltre di ghiaccio, si sono rizzati arboscelli carichi di gemme. E una foresta di speranze che sfida i venti densi di tempeste, e, pur incurvandosi ancora, resiste sotto le bufere portatrici di morte.

Non avere paura, amico mio.

Il Natale ti porta un lieto annunzio: Dio è sceso su questo mondo disperato. E sai che nome ha preso? Emmanuele, che vuol dire: Dio con noi.

Coraggio, verrà un giorno in cui le tue nevi si scioglieranno, le tue bufere si placheranno, e una primavera senza tramonto regnerà nel tuo giardino, dove Dio, nel pomeriggio, verrà a passeggiare con te.

Don Tonino Bello (1935 - 1993), vescovo italiano

È Natale ogni volta che...

È Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. 

È Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro. 

È Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società. 

È Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale. 

È Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. 

È Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.

Madre Teresa di Calcutta (Agnes Gonxha Bojaxiu) (1910 - 1997), religiosa albanese, fondatrice della congregazione delle Missionarie della carità, Santa.

giovedì 21 dicembre 2023

Aforismi Preghiera - Padri della Chiesa

Il tuo desiderio è la tua preghiera. Se il tuo desiderio è continuo, la tua preghiera è continua. (Agostino, Commento ai Salmi)

Nutri la tua anima con la lettura biblica: essa ti preparerà un banchetto spirituale. (Agostino)

La preghiera muore, quando il desiderio si raffredda. (Agostino)

A te si chieda, in te si cerchi, presso di te si bussi; così, e solo così potremo ottenere, così potremo trovare, così ci sarà aperto. (Agostino)

Tu sai cosa desideri nella preghiera. Dio sa quello che ti è utile. (Agostino)

La preghiera è la forza dell'uomo e la debolezza di Dio. (Agostino)

Il corpo si nutre di cibo e l’uomo interiore di preghiera. (Agostino)

L'uomo non prega per dire a Dio ciò che deve fare, ma perché Dio dica a lui ciò che deve fare. (Agostino)

[Egli vuole] ...che nella preghiera si eserciti il nostro desiderio, in modo che diventiamo capaci di ricevere ciò che egli è pronto a darci. (Agostino, Epistula 130, 8, 17: CSEL 44, 59 - PL 33, 500)

Dio esaudisce chi lo invoca, quando ha visto la sua lode; e accetta la sua lode quando ha provato il suo amore. (Agostino)

Credi per poter pregare; e prega affinché non ti manchi quella fede con la quale tu preghi. (Agostino)

È per la preghiera dei cristiani che il mondo sta in piedi. (Aristide l'Apologeta)

Pregare è come nuotare. Guarda coloro che nuotano in mare: il nuotatore provetto si getta in acqua senza aver paura, sapendo che le onde non possono travolgere un buon nuotatore. Al contrario, chi comincia da poco a nuotare, appena si sente andare a fondo ed ha paura di annegare, si ritira senza indugio sulla riva. Poi, riprendendo un po’ di coraggio, torna a tuffarsi nell’acqua. (Barsanofio di Gaza)

La preghiera efficace è quella che fa nascere nell'anima una chiara nozione di Dio. (Basilio Magno)

Se quando chiedete non ricevete, è perché non chiedete ciò che è necessario, o perché chiedete senza fede, con leggerezza o senza perseveranza. (Basilio Magno)

La preghiera, volendo parlare più arditamente, è una conversazione con Dio. (Clemente Alessandrino)

La preghiera è la consolazione degli afflitti, la gioia dei pii, il conforto di chi piange, la speranza di chi muore. Non v'è in tutta la vita dell'uomo tesoro paragonabile alla preghiera. (Efrem il Siro)

Non rammaricarti se non ricevi subito da Dio ciò che gli chiedi; egli vuole beneficarti molto di più, per la tua perseveranza nel rimanere con lui nella preghiera. (Evagrio Pontico, De oratione, 34: PG 79, 1173)

La preghiera è sorgente di gioia e di grazia. (Evagrio Pontico)

Quando, dedicandoti alla preghiera, sei giunto al di sopra di ogni altra gioia, allora veramente hai trovato la preghiera. (Evagrio Pontico)

Spesso ho domandato nelle mie preghiere il compimento di ciò che mi sembrava bene per me, e mi ostinavo nella mia richiesta. Ma ricevuta la cosa, grande fu la mia delusione perché allora costatavo che la cosa non era come me l'ero raffigurata. (Evagrio Pontico)

Se sei teologo pregherai veramente, e se preghi veramente sei teologo. (Evagrio Pontico, Sulla preghiera 60)

Non ci è stato comandato di lavorare, di vegliare e di digiunare continuamente, mentre la preghiera incessante è una legge per noi. (Evagrio Pontico, Capita practica ad Anatolium, 49: SC 171, 610 - PG 40, 1245)

Le nostre preghiere devono essere frequenti, ma brevi, quando si teme che, se si prolungassero, il nemico che ci spia possa introdurvi qualche distrazione. (Giovanni Cassiano)

La preghiera è sostegno del mondo, riconciliazione con Dio, misura del progresso spirituale, giudizio del Signore prima del futuro giudizio. (Giovanni Climaco) 

Se una parola della tua preghiera ti riempie di dolcezza o di compunzione, soffermati su di essa, perché allora il nostro angelo custode è lì, a pregare con noi. (Giovanni Climaco)

Quando preghi, non cercare parole complicate, poiché il balbettio semplice e monotono dei fanciulli ha spesso commosso il loro Padre dei cieli. (Giovanni Climaco)

Abbracciare Dio. La preghiera è un sommo bene: è infatti comunione intima con Dio e ci rende una cosa sola con Lui. Con la preghiera l‘uomo si unisce a Dio in un ineffabile abbraccio: come un bambino chiama nell‘affanno sua madre, anche l‘uomo grida verso Dio, desideroso del sostegno che viene da Lui. (Giovanni Crisostomo, Omelia 6)

L'uomo che prega ha le mani sul timone della storia. (Giovanni Crisostomo)

È possibile, anche al mercato o durante una passeggiata solitaria, fare una frequente e fervorosa preghiera. È possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comperate sia mentre vendete, o anche mentre cucinate. (Giovanni Crisostomo, De Anna, sermo 4, 6: PG 54, 668)

Niente vale quanto la preghiera; essa rende possibile ciò che è impossibile, facile ciò che è difficile. [...] È impossibile che cada in peccato l'uomo che prega. (Giovanni Crisostomo, De Anna, sermo 4, 5: PG 54, 666)

La preghiera è un'elevazione della mente a Dio (Elevatio mentis in Deum). (Giovanni Damasceno)

Preghi? Sei tu che parli allo Sposo. Leggi? È lo Sposo che parla a te. (Girolamo)

Procurate di riunirvi più frequentemente per il rendimento di grazie e per la lode a Dio. Quando vi radunate spesso le forze di satana sono annientate ed il male da lui prodotto viene distrutto nella concordia della vostra fede. (Ignazio d'Antiochia)

Preghiera e vita cristiana sono inseparabili. Prega incessantemente colui che unisce la preghiera alle opere e le opere alla preghiera. Soltanto così possiamo ritenere realizzabile il principio di pregare incessantemente. (Origene, De oratione, 12, 2: GCS 3, 324-325 - PG 11, 452)

Mettiamo freno all'effervescenza dei pensieri che ci angosciano e che salgono dal nostro cuore come acqua in ebollizione, leggendo le Scritture e ruminandole incessantemente... e ne sarete liberati. (Pacomio)

Non appena ti levi dopo il sonno, subito, in primo luogo, la tua bocca renda gloria a Dio e intoni cantici e salmi, poiché la prima preoccupazione, alla quale lo Spirito si apprende fin dall'aurora, esso continua a macinarla, come una mola, per tutto il giorno, sia grano sia zizzania. Perciò sii sempre il primo a gettar grano, prima che il nemico getti la zizzania. (Detti dei Padri del deserto)

Un anziano diceva: "Non far nulla senza pregare e non avrai rimpianti". (Detti dei Padri del deserto)

La preghiera è semplice come stare in piedi davanti a Dio riflettendo nell'intimo del proprio cuore. (Teofane il confessore)

L'unico compito della preghiera è richiamare le anime dei defunti dallo stesso cammino della morte, sostenere i deboli, curare i malati, liberare gli indemoniati, aprire le porte del carcere, sciogliere le catene degli innocenti. Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti. (Tertulliano, L'orazione, 29





martedì 19 dicembre 2023

Una notte si levò un grido


Una notte si levò nella quiete di una brezza serale, sulle bianche colline di Betlemme, un grido... un grido dolce e gentile. 

Il mare non udì il grido, perché il mare era pieno della sua stessa voce. 

La terra non udì il grido, perché la terra dormiva. 

I grandi uomini della terra non udirono il grido, poiché non potevano capire come un Bambino potesse essere più grande di un uomo. 

C'erano solo due classi di uomini che udirono il grido quella notte: i Pastori e i Re Magi. 

I Pastori: coloro che sanno di non sapere nulla. 

I Re Magi: coloro che sanno di non sapere tutto. 

I Pastori hanno trovato il loro Pastore e i Re Magi hanno scoperto la Sapienza. E il Pastore e la Sapienza erano un Bambino in una mangiatoia. 

John Fulton Sheen (1895 - 1979), arcivescovo cattolico e scrittore statunitense


O Dio, che genere di vita è mai questo!


Vivere in mezzo al mondo 

senza alcun desiderio per i suoi piaceri;

essere membro di ogni famiglia, 

senza appartenere ad alcuna di esse;

condividere ogni sofferenza, 

essere messo a parte di ogni segreto, 

guarire ogni ferita;

andare ogni giorno dagli uomini a Dio 

per offrirgli la loro devozione e le loro preghiere, 

e tornare da Dio agli uomini 

per portare ad essi il suo perdono 

e la sua speranza;

avere un cuore di acciaio per la castità 

e un cuore di carne per la carità;

insegnare e perdonare, consolare e benedire 

ed essere benedetto per sempre.

O Dio, che genere di vita è mai questo!

Ed è la tua vita, o sacerdote di Gesù Cristo!


Henri  Lacordaire (1802 - 1861), presbitero domenicano, giornalista e politico francese

venerdì 15 dicembre 2023

Un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia


In questa meditazione Sant'Aelredo di Rievaulx mostra come il Natale sia una festa eucaristica. Gesù ha celebrato la sua prima eucaristia nella grotta di Betlemme  che in ebraico significa: “casa del pane” –, circondato da Maria, Giuseppe, i pastori e gli animali portati in dono. La riflessione prende spunto dal versetto del vangelo: «Questo per voi il segno: troverete un bambino, avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12). 


«Oggi ci è nato un Salvatore, che è il Cristo Signore, nella città di Davide» (Lc 2, 11). Questa città è Betlemme ed è là che dobbiamo accorrere come fecero i pastori appena udito l’annunzio. «È questo per voi il segno: troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,12).

 Ecco perché vi ho detto che dovete amarlo: temete il Signore degli angeli, ma amatelo tenero bambino; temete il Signore della potenza, ma amatelo avvolto in fasce; temete il re del cielo, ma amatelo deposto in una mangiatoia.

Quale segno ricevettero i pastori? «Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». Egli è il salvatore, egli è il Signore: è poi una cosa straordinaria essere avvolto in fasce, giacere in una mangiatoia? Non si avvolgono in fasce anche gli altri bambini? Che segno è questo? Grande certamente, se però riusciamo a comprenderlo. E lo potremo, se non ci limitiamo ad ascoltare questo messaggio di amore, ma anche accogliamo nel cuore la luce che apparve con gli angeli. Essa brillò appena dato questo annunzio, per insegnarci che ascoltano veramente soltanto coloro che accolgono nel cuore la luce del cielo.

Molte cose ci sarebbero da dire su questo mistero; ma il tempo è passato, perciò dirò ancora poco e in breve. Betlemme, «casa del pane» è la santa Chiesa, in cui si dispensa il corpo di Cristo, il vero pane. La mangiatoia di Betlemme è l’altare in chiesa. Qui si nutrono le creature di Cristo. Di questa mensa è scritto: «Hai preparato una mensa dinanzi a me» (Sal 22, 5). In questa mangiatoia c’è Gesù avvolto in fasce. Le fasce sono il velo del sacramento. Qui, sotto le specie del pane e del vino, c’è il vero corpo e sangue di Cristo. In questo sacramento noi crediamo che c’è Cristo vero, ma avvolto in fasce ossia invisibile. Non abbiamo nessun segno così grande e evidente della natività di Cristo come il corpo che mangiamo e il sangue che beviamo ogni giorno accostandoci all’altare: ogni giorno vediamo immolarsi colui che una sola volta nacque per noi dalla Vergine Maria. Affrettiamoci dunque, fratelli, a questo presepe del Signore; ma prima, per quanto ci è possibile, prepariamoci con la sua grazia a questo incontro, perché ogni giorno e in tutta la nostra vita, «con cuore puro, coscienza retta e fede sincera» (2 Cor 6, 6) possiamo cantare insieme agli angeli: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14).

“Discorso 2 per Natale” (PL 195, 209-210)

Sant’Aelredo di Rievaulx (1110-1167), abate, storico e scrittore inglese, santo


giovedì 14 dicembre 2023

Tutti sogniamo la pace, anche quando fuori c’è la guerra


Fino a poche ore prima la pioggia era stata incessante e aveva reso l’aria umida e la neve molle. Faceva freddo, molto freddo. Quel freddo che ti prende ai piedi e ti entra nelle ossa. 

Erano tutti lì, in attesa e in silenzio, nel buio della trincea, nella tristezza di un Natale solitario, lontano dalle famiglie, dal calore di una casa, dall’amore dei loro cari. 

A un certo punto, all’inizio della notte, una voce lontana ruppe il silenzio, cantando: “Stille Nacht, heilige Nacht”.

I soldati inglesi, increduli, ascoltarono in silenzio. Alla fine, applaudirono il solitario cantore lontano e poi timidamente intonarono “The first Noel”.

A questo punto furono i soldati tedeschi, dalle loro trincee, ad applaudire il coro inglese. E risposero con “O Tannenbaum”. Allora gli inglesi cantarono “O come all ye faithful”. E i tedeschi si unirono cantando la stessa canzone ma in latino, “Adeste Fideles”.

Dalle due trincee nella notte di Natale del 1914, in piena Guerra Mondiale, si udì la stessa melodia. 

Poi da entrambi gli schieramenti i soldati presero coraggio, abbandonarono la sicurezza della trincea e si avventurarono nella terra di nessuno. Poteva accadere di tutto, invece si strinsero le mani, si augurarono buon Natale, si abbracciarono. Si scambiarono sigarette, sigari, caffè, carne in scatola. 

Perché al di là delle divise, trincee e bandiere, erano uomini con gli stessi desideri, le stesse sofferenze e la stessa voglia di stare a casa loro con le loro famiglie invece di combattere al fronte. 

Perché i sentimenti umani sono gli stessi, in qualunque tempo, a qualunque latitudine, in qualunque circostanza. 

E tutti noi sogniamo la pace, anche quando fuori c’è la guerra.

Ma chissà perché, alla fine, sembra sempre più facile fare la guerra piuttosto che costruire la pace.

La tregua di Natale 1914

Nel 2005 il regista francese Christian Carion ha dedicato alla tregua di Natale del 1914 il film “Joyeux Noel. Una verità dimenticata dalla storia”. La pellicola ha partecipato lo stesso anno, fuori concorso, al Festival di Cannes, e l'anno successivo è stato candidato al Premio Oscar  ed al  Golden Globe come miglior film straniero.



La torre di Babele


Non vi fermate
dovete costruire la vostra torre
la Torre di Babele
sempre più grande
sempre più alta e bella
siete o non siete i padroni della terra?

Strappate tutti i segreti alla natura
e non ci sarà più niente
che vi farà paura
e sarete voi a far girare la terra
con un filo, come una trottola
dall’alto di una stella.

E quella stella sarà il quartier generale
per conquistare
quello che c’è ancora da conquistare
e da quella stella
per tutto l’universo
l’uomo si spazia, per superare se stesso.

Non vi fermate
dovete costruire la vostra torre
la torre di Babele
costi quel che costi
anche guerra dopo guerra
siete o non siete i padroni della terra?

Non vi fermate
dovete costruire la vostra torre
la torre di Babele
si deve fare e serve a dimostrare
che l’uomo è superiore
a ogni altro animale!…

Un giorno gli uomini, accecati dalla loro presunzione, cercarono di costruire una torre così alta da raggiungere il cielo e sfidare Dio, ma Dio li punì confondendo le loro lingue, e non comprendendosi più l’un l’altro, finirono per farsi la guerra.

La torre appena cominciata, interrotta e diroccata, divenne il simbolo dell’insoddisfazione ed impotenza dell’umanità intera.

Nella trasposizione grafica della “Torre di Babele” ho appunto cercato di rappresentare il racconto biblico con un’impalcatura di uomini in armi (da quello Neanderthaliano con la rudimentale clava, via via fino a quello moderno con armi sofisticate), tutti rivolti verso l’obiettivo di un immaginario flash, in posa come in una foto ricordo, la foto dell’umanità che fa la guerra.

Inizialmente avevo differenziato i vari livelli della torre con relativi ordini architettonici, ma toglievano comprensibilità all’impianto grafico. Anche cavalli ed animali sono stati eliminati dal disegno finale perché volevo che l’impalcatura della torre fosse composta solo da uomini in guerra.

La torre di Babele (1976)

Edoardo Bennato, cantautore italiano

mercoledì 13 dicembre 2023

Il dilemma dei porcospini


Una metafora delle relazioni umane o della difficoltà del vivere insieme agli altri e di mantenere la giusta distanza nei rapporti, per non ferirsi a vicenda.

Alcuni porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali. Questo finché non riuscirono a trovare una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.

Così il bisogno di società, che scaturisce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini l'uno verso l'altro; le loro molteplici repellenti qualità e i loro difetti insopportabili, però, li respingono di nuovo l'uno lontano dall'altro. La distanza media, che essi riescono finalmente a trovare e grazie alla quale è possibile una coesistenza, si trova nella cortesia e nelle buone maniere.

Parerga e Paralipomena (1851)

Arthur Schopenhauer (1788 - 1860), filosofo tedesco

martedì 12 dicembre 2023

Non dimenticare la preghiera

Giovane, non dimenticare la preghiera. Ogni volta che preghi, se la tua preghiera è sincera, in essa baluginerà un nuovo sentimento e una nuova idea che prima non conoscevi e che ti ridarà nuova forza; e capirai che la preghiera è crescita. Ricordati anche questo: ogni giorno e ogni volta che ne hai la possibilità ripeti a te stesso: “Signore, abbi pietà di tutti coloro che compariranno dinanzi a te in questo giorno”. Giacché ogni ora, in ogni istante migliaia di persone abbandonano la loro vita su questa terra e le loro anime si presentano a Dio; quante di loro si sono separate dalla terra in solitudine, senza che nessuno lo sapesse, tristi e angosciate che nessuno le piangesse o solo fosse a conoscenza della loro esistenza, se avessero vissuto oppure no. Ed ecco che forse dall’altro capo del mondo si innalza a Dio la tua preghiera che invoca il loro eterno riposo, anche se tu non conoscevi loro e loro non conoscevano te. Come deve essere toccante per quell’anima che sta atterrita di fronte al Signore sentire che in quel momento c’è qualcuno che prega per lei, che è rimasta almeno una creatura umana sulla terra che ancora la ama. E anche Dio guarderà con occhio più misericordioso tutti e due, giacché se tu hai avuto tanta pietà di quell’anima, di quanta pietà in più sarà capace colui che è infinitamente più misericordioso e amorevole di te? E lo perdonerà per amor tuo. Fratelli, non abbiate paura del peccato degli uomini, amate l’uomo anche nel suo peccato, giacché proprio questa è l’immagine dell’amore divino ed è la forma suprema dell’amore sulla terra. Amate tutte le creature divine, l’intera creazione come ciascun granello di sabbia. Amate ogni fogliolina, ogni raggio divino. Amate gli animali, amate le piante, amate ogni cosa. Se amerete ogni cosa, in ogni cosa coglierete il mistero di Dio. E una volta che lo avrete colto, lo comprenderete ogni giorno di più, giorno dopo giorno. Arriverete, finalmente, ad amare tutto il mondo di un amore onnicomprensivo, universale. Amate gli animali: Dio ha donato loro i rudimenti del pensiero e una gioia imperturbata. Non siate voi a turbarla, non li maltrattate, non privateli della loro gioia, non contrastate il pensiero divino. Uomo, non ti vantare di superiorità nei confronti degli animali: essi sono senza peccato, mentre tu, con tutta la tua grandezza, insozzi la terra con la tua comparsa su di essa e lasci la tua orma putrida dietro di te – purtroppo questo è vero per quasi tutti noi! Amate in special modo i bambini, giacché anch’essi sono senza peccato, come gli angeli; essi vivono per commuovere e purificare i nostri cuori e rappresentano una sorta di indicazione per noi. Guai a chi offende un bambino! Padre Anfim mi insegnò ad amare i bambini: quell’uomo dolce e taciturno, durante i nostri pellegrinaggi, amava comprare, con i soldini che ci avevano donato, dolcetti e caramelle da distribuire ai bimbi; passando accanto ai bambini egli non poteva fare a meno di provare emozione: ecco la natura di quell’uomo.

Davanti a certi pensieri si rimane perplessi, soprattutto vedendo il peccato degli uomini, e ci si domanda: “Bisogna ricorrere alla forza o all’umile amore?” Decidi sempre per l’umile amore. Se deciderai per quello una volta per tutte, potrai conquistare il mondo intero. L’umiltà amorevole è una forza terribile, la più potente di tutte, non c’è niente che le stia alla pari. Ogni giorno e ogni ora, ogni minuto osserva te stesso e bada che la tua immagine sia splendida. Ti potrebbe capitare di passare accanto a un bambino pieno di stizza e pronunciando brutte parole, con l’anima irosa; tu potresti anche non aver notato quel bambino, ma egli ha visto te, e la tua immagine cattiva e ignobile potrebbe imprimersi nel suo cuoricino indifeso. Tu non lo sai, ma potresti aver seminato un seme cattivo in lui e quel seme potrebbe crescere, e tutto perché non sei stato cauto in presenza dei bambini, perché non hai nutrito in te stesso l’amore vigile, attivo. Fratelli, l’amore è un gran maestro, ma dovete saperlo acquistare, giacché esso si acquista con difficoltà, si compra a caro prezzo, attraverso un lungo lavoro e in tempi molto lunghi, giacché non dobbiamo amare solo occasionalmente, ma per sempre. Tutti sono capaci di amare occasionalmente, anche un malfattore può farlo. Mio fratello chiedeva agli uccellini di perdonarlo; questo sembrerebbe privo di senso, eppure è giusto: tutto è come un oceano in cui tutto scorre e tutto confluisce, un contatto in un punto genera una ripercussione all’altro capo del mondo. Che sia pure privo di senso, chiedere perdono agli uccellini, ma gli uccellini sarebbero più felici accanto a te, e così anche i bambini e tutti gli animali, se tu fossi più splendido di quello che sei ora, anche solo un pochino. Vi dico che tutto è come un oceano. Quindi iniziereste a pregare pure gli uccellini, consumati da un amore onnicomprensivo, in una specie di trasporto, e a pregare che anche essi vi rimettano il vostro peccato. Fa’ tesoro di quel trasporto, per quanto privo di senso possa apparire agli uomini.

Amici miei, chiedete a Dio di essere allegri. Siate allegri come i bambini, come gli uccellini del cielo. E non permettete che il peccato degli uomini confonda le vostre azioni, non abbiate paura che logori il vostro operato e ne impedisca la realizzazione, non dite: “Il peccato è potente, la disonestà è potente, potente è l’ambiente del male, mentre noi siamo deboli e soli, l’ambiente malefico ci sta logorando e ci impedisce di realizzare le nostre buone azioni”. Fuggite, figli miei, fuggite da questa afflizione! C’è solo un modo per salvarsi: renditi responsabile di tutti i peccati degli uomini. È proprio così, amico mio, giacché non appena ti considererai sinceramente colpevole di tutto e per tutti, ti accorgerai immediatamente che quella è la verità: tu sei davvero colpevole per tutti e per tutto. Invece, riversando la tua indolenza e la tua impotenza sugli altri, finirai per condividere l’orgoglio di Satana e mormorerai contro Dio. A proposito dell’orgoglio di Satana, penso che sia difficile per noi sulla terra comprenderlo, e quindi è facile cadere in fallo e condividerlo, persino nella convinzione di fare qualcosa di nobile e bello. In realtà noi non siamo in grado di comprendere molti dei sentimenti e dei movimenti più forti della nostra natura fino a quando ci troviamo sulla terra; ma non lasciarti tentare da questo e non pensare che questo possa in qualche modo giustificarti, giacché il Giudice Eterno pretenderà da te quello che tu puoi comprendere e non quello che non puoi comprendere, te ne convincerai da solo, giacché allora vedrai ogni cosa nella giusta luce e non metterai più nulla in discussione. In realtà è come se sulla terra noi tutti errassimo senza meta, e se non fosse per la preziosa immagine di Cristo che è davanti a noi, saremmo rovinati e perduti del tutto, come il genere umano prima del diluvio. Molte cose sulla terra ci sono nascoste, ma in compenso ci è stato donato un misterioso, recondito senso del nostro vivido legame con un altro mondo, un mondo superiore, celeste, e le radici dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti non sono qui, ma in altri mondi. Ecco perché i filosofi asseriscono che è impossibile concepire l’essenza delle cose sulla terra. Dio prese i semi da altri mondi e li seminò su questa terra, il suo giardino crebbe e tutto quello che poteva germogliare germogliò, ma ciò che è cresciuto vive ed è vivo esclusivamente in virtù di quel senso di contatto che avverte con gli altri mondi misteriosi. Se questo senso si indebolisce o scompare in te, morirà anche ciò che è cresciuto in te. Allora diventerai indifferente alla vita e comincerai persino a odiarla. Ecco quel che penso.

I Fratelli Karamazov

Dostoevskij

domenica 10 dicembre 2023

Perdonare


Perdonare qualcuno non significa condonare il suo comportamento. 

Non significa nemmeno dimenticare il modo in cui ti ha ferito e neppure concedergli di farti ancora del male. 

Perdonare significa fare pace con ciò che è successo. 

Significa riconoscere la tua ferita, dandoti il permesso di sentire dolore, e di comprendere che quel dolore non ti serve più. 

Significa lasciar andare il dolore ed il risentimento per poter guarire ed andare avanti. 

Il perdono è un dono a te stesso. Ti libera dal passato e ti consente di vivere nel tempo presente. Quando perdoni te stesso e perdoni gli altri, sei veramente libero. 

Perdonare significa liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu.

Daring to take up space

Daniell Daniell, scrittrice, creativa e psicologa statunitense


venerdì 8 dicembre 2023

Aforismi Televisione


La TV non è una finestra sul mondo, ma una diapositiva che hanno scelto di farti vedere. (Antonio Ricci)

Ciò che non si vede non esiste. (Baltasar Graciàn)

La televisione non è fatta per comunicare, è fatta per trasmettere gli ordini. (Jean Luc Godard) 

La meta che noi vogliamo additarvi è questa: che la TV non sia soltanto moralmente incensurabile, ma diventi altresì cristianamente educatrice. (Pio XII)

Riconosciamo pienamente il valore di questa luminosa conquista della scienza, essendo essa nuova manifestazione delle mirabili grandezze di Dio... Del resto non è difficile rendersi conto degli innumerevoli vantaggi della TV, qualora essa, come ci ripromettiamo, sia messa a servizio dell'uomo per il suo perfezionamento. (Pio XII)

Non possiamo rimanere indifferenti di fronte al benefico influsso che la TV è in grado di esercitare sotto l'aspetto sociale, in relazione alla cultura, all'educazione popolare, all'insegnamento scolastico e alla vita stessa dei popoli, i quali mediante questo strumento, saranno certamente aiutati a meglio conoscersi e comprendersi ed elevarsi all'unione cordiale e a una maggiore reciproca collaborazione. (Pio XII)

Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto. Dico così perché anche i nemici della democrazia non sono ancora del tutto consapevoli del potere della televisione. Ma quando si saranno resi conto fino in fondo di quello che possono fare la useranno in tutti i modi, anche nelle situazioni più pericolose. Ma allora sarà troppo tardi. (Karl R. Popper)

Un nuovo Hitler avrebbe, con la televisione, un potere infinito. (Karl R. Popper)

Non ci dovrebbe essere alcun potere politico incontrollato in una democrazia. Ora, è accaduto che questa televisione sia diventata un potere politico colossale, potenzialmente si potrebbe dire anche il più importante di tutti, come se fosse Dio stesso che parla. E così sarà se continueremo a consentirne l'abuso. (Karl R. Popper)

Chiunque sia collegato alla produzione televisiva deve avere una patente, una licenza, un brevetto, che gli possa essere ritirato a vita qualora agisca in contrasto con certi principi. (Karl R. Popper)

Di questo si dovranno rendere conto, volenti o nolenti, tutti coloro che sono coinvolti dal fare televisione: agiscono come educatori perché la televisione porta le sue immagini sia davanti ai bambini e ai giovani che agli adulti. Chi fa televisione deve sapere di aver parte nella educazione degli uni e degli altri. (Karl R. Popper, Una patente per fare tv, in Karl R. Popper, John Condry, Cattiva maestra televisione, a cura di Francesco Erbani, I libri di Reset, 1994)

La televisione porta la brutalità della guerra nel comfort del salotto. Il Vietnam è stato perduto nei salotti d’America, non sui campi di battaglia del Vietnam. (Marshall McLuhan)

martedì 21 novembre 2023

Sei venuto qui nudo


Sei venuto qui nudo,

te ne andrai nudo.

Sei entrato senza alcuna proprietà,

te ne andrai senza i tuoi averi.

Il tuo primo bagno? Sei stato lavato.

Quale sarà il tuo ultimo bagno? Qualcuno ti laverà.

Così è la vita.

Allora perché tanta rabbia?

Perché tanta invidia?

Perché così tanto odio?

Perché fare così male?

Perché così tanto egoismo?

Sii gentile con tutti e fai del bene.

Abbiamo poco tempo sulla terra.

Non sprecarlo in cose inutili.

sabato 18 novembre 2023

Abbiamo bisogno di santi

Abbiamo bisogno di santi senza velo, senza tonaca. 

Abbiamo bisogno di santi in jeans e scarpe da ginnastica.

Abbiamo bisogno di santi che vadano al cinema, ascoltino musica e passeggino con i loro amici.

Abbiamo bisogno di santi che mettano Dio al primo posto e che eccellano all'università.

Abbiamo bisogno di santi che cerchino il tempo per pregare ogni giorno e che sappiano innamorarsi in purezza e castità o che consacrino la loro castità.

Abbiamo bisogno di santi moderni, santi del ventunesimo secolo con una spiritualità inserita nel nostro tempo.

Abbiamo bisogno di santi impegnati con i poveri e i necessari cambiamenti sociali.

Abbiamo bisogno di santi che vivono nel mondo, che si santifichino nel mondo e che non abbiano paura di vivere nel mondo.

Abbiamo bisogno di santi che bevano Coca Cola e mangiano hot dog, che ascoltino iPod.

Abbiamo bisogno di santi che amino l'Eucaristia e che non si vergognino di bere una birra o mangiare pizza nel fine settimana con gli amici.

Abbiamo bisogno di santi a cui piace il cinema, il teatro, la musica, la danza, lo sport.

Abbiamo bisogno di santi socievoli, aperti, normali, amici, allegri, compagni.

Abbiamo bisogno di santi che siano al mondo e che sappiano assaporare le cose pure e buone del mondo, ma senza essere mondani.

Questi dobbiamo essere noi!


Anonimo

La Chiesa è la casa aperta del Padre


La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte. Così che, se qualcuno vuole seguire una mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa. Ma ci sono altre porte che neppure si devono chiudere. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità, e nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. Questo vale soprattutto quando si tratta di quel sacramento che è “la porta”, il Battesimo. L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa.

Esortazione apostolica Evangelii gaudium (2013), 47

Papa Francesco

venerdì 10 novembre 2023

Una luce nel buio

Circondato fedelmente e silenziosamente da forze buone, 
custodito e confortato meravigliosamente 
voglio trascorrere questi giorni con voi 
e con voi incamminarmi verso il nuovo anno.

Le cose passate tormentano i nostri cuori, 
il peso duro dei giorni brutti ci opprime: 
o Signore, da' ai nostri spiriti affranti la salvezza che ci hai preparato. 
Tu ci porgi il pesante e amaro calice della passione, pieno fino all'ultima goccia: 
noi lo prendiamo, grati, senza tremare, dalle tue care e buone mani.

Eppure, tu vuoi darci ancora la gioia per questo mondo 
e lo splendore del suo sole: 
ci ritorna alla mente il nostro passato e a te appartiene tutta la nostra vita.

Fa' che le candele che hai portato al nostro buio oggi 
ardano in silenzio e caldamente;
 raccoglici, se è possibile, di nuovo insieme: 
noi lo sappiamo, la tua luce arde nella notte.

Se ora si diffonde attorno a noi il silenzio, 
fa' che percepiamo il suono delle cose che, invisibili, si ergono attorno a noi, 
inno di lode di tutti i tuoi figli.

Custoditi meravigliosamente da forze buone aspettiamo, 
felici, le cose future: 
Dio è con noi la sera e la mattina e, sicuramente, ogni nuovo giorno.

Dietrich Bonhoeffer

Il buio e la luce

È buio dentro di me,
ma presso di te c’è la luce;
sono solo, ma tu non mi abbandoni;
sono impaurito, ma presso di te c’è l’aiuto;
sono inquieto, ma presso di te c’è la pace;
in me c’è amarezza, ma presso di te c’è la pazienza;
io non comprendo le tue vie, ma la mia via tu la conosci.

Dietrich Bonhoeffer venne arrestato il 5 aprile del 1943, quando aveva 37 anni, con l’accusa di aver cospirato contro Hitler. Fu condotto nel campo di concentramento di Flossenburg dove morì il 9 aprile del 1945. Questa poesia, contenuta nel libro "Resistenza  e resa. Lettere e appunti dal carcere", fu composta da Bonhoeffer per i suoi compagni di prigionia. 


Dietrich Bonhoeffer (1906-1945)

giovedì 9 novembre 2023

La morte amica

La morte, la nascondiamo come se fosse vergognosa e sporca. Nella morte, vediamo soltanto orrore, assurdità, sofferenza inutile e penosa, scandalo insopportabile: è invece il momento culminante della nostra vita, ne è il coronamento, quello che le dà senso e valore.

Resta comunque un immenso mistero, un grande punto interrogativo che portiamo nell'intimità più profonda.

So che un giorno morirò, anche se non so come, né quando. C'è un punto, nel profondo del mio essere, dove è custodita questa certezza. So che un giorno dovrò lasciare i miei cari, a meno che non siano loro a lasciarmi per primi. Paradossalmente è proprio questa consapevolezza cos1 profonda, cos1 intima, che ci accomuna a tutti gli altri esseri umani. Ecco perché la morte altrui mi colpisce. Mi permette di puntare diritto al cuore dell'unica vera domanda: che senso ha la mia vita?

Chi ha il privilegio di accompagnare qualcuno negli ultimi istanti della vita sa di entrare in una dimensione molto intima. La persona, prima di morire, vorrà lasciare accanto a chi l'accompagna l'essenziale di sé. Con un gesto, una parola, a volte solo con uno sguardo, tenterà di dire ciò che conta davvero, e che non sempre ha potuto o saputo dire.

E forse proprio la morte, quella che affronteremo un giorno, quella che colpisce i nostri cari o i nostri amici, che ci spinge a non accontentarci di rimanere alla superficie delle cose e delle persone, che ci spinge a entrare nella loro intimità più profonda.

Dopo avere per anni assistito gli infermi nei loro ultimi istanti, non ho appreso niente di più sulla morte in se stessa, ma la mia fiducia nella vita non ha fatto che crescere. Vivo senza dubbio più intensamente, con maggiore coscienza, ciò che mi è dato di vivere, gioie e dolori, ma anche tutte le piccole cose quotidiane, ovvie, come il semplice fatto di respirare o di camminare.

Forse sono diventata più attenta a chi mi sta accanto, più consapevole di non poter avere i

miei cari al mio fianco per sempre, forse desidero scoprirli più fortemente di prima e contribuire nei miei limiti a far si che diventino ciò che sono chiamati a diventare.

Cosi, dopo anni di assistenza a coloro che definiamo "moribondi", e che invece sono "vivi" fino all'ultimo, mi sento più viva che mai e lo devo a coloro che ho accompagnato negli ultimi istanti e che, nell'umiltà in cui li ha precipitati la sofferenza, si sono rivelati maestri.

Noi tutti cerchiamo di capire se c'è qualcosa oltre la morte. Esiste un aldilà? Dove vanno quelli che ci lasciano? Una domanda dolorosa per molti, piantata come una spina nel cuore della nostra umanità. Senza questo interrogativo, avremmo sviluppato tutte le nostre teorie filosofiche, risposte metafisiche, miti? La psicoanalisi, dal canto suo, ha decretato una volta per tutte che la morte non è rappresentabile. Ha accantonato il problema, lasciando lo volentieri ai filosofi, interessandosi solo alla morte nella vita, cioè al lutto.

Se la morte provoca tanta angoscia, non è forse perché ci riporta alle domande vere, quelle che abbiamo spesso soffocato con l'idea di riproporcele dopo, quando saremo più vecchi, più saggi, quando avremo il tempo di porre a noi stessi le domande essenziali?

Chi si avvicina alla morte scopre a volte che l'esperienza dell'aldilà gli viene proposta nell'esperienza stessa della vita. La vita non ci conduce forse da un aldilà all'altro, al di là di noi stessi, al di là delle nostre certezze, al di là dei nostri giudizi, al di là dei nostri egoismi, al di là delle apparenze? Non ci invita a continui passi avanti, a rimetterci in discussione, a superamenti. continui?

Questo libro è un tentativo di spiegare un miracolo. Nel momento in cui la morte è vicina, in cui predominano tristezza e sofferenza, ci possono essere ancora vita, gioia, moti dell'animo di una profondità e di un'intensità talvolta mai vissute prima.

In un mondo che ritiene che "la buona morte" sia la morte improvvisa e repentina - preferibilmente in stato di incoscienza, o perlomeno rapida, per disturbare il meno possibile la vita di chi resta - una testimonianza sul valore degli ultimi istanti della vita, sull'incredibile privilegio di esserne testimoni, non mi sembra superflua. Anzi, spero di contribuire a un'evoluzione della società, una società che, invece di negare la morte, impari a integrarla nella vita, una società più umana, in cui, consapevoli della nostra condizione di esseri mortali, avremo più rispetto per il valore dell'esistenza.

Spero di riuscire a comunicare al lettore il senso di ricchezza che dà l'accompagnare gli ultimi momenti di una persona cara. È una ricchezza che io stessa ho scoperto col passare degli anni e che ha trasformato la mia vita. Morire non è, come crediamo così spesso, un evento assurdo, privo di senso. Senza sminuire il dolore di una strada fatta di lutti e di rinunce, vorrei far capire come il tempo che precede la morte possa anche essere utile al compiersi di una persona, a una trasformazione di chi le sta accanto. Molte cose possono ancora essere vissute. Su un terreno più sottile, più interiore, sul terreno delle relazioni con gli altri. Quando non si può più fare nulla, tuttavia si può ancora amare e sentirsi amati, e molti moribondi, nel momento di lasciare la vita, ci hanno lanciato questo messaggio struggente: non ignorate la vita, non ignorate l'amore. Gli ultimi istanti della vita di un essere amato possono essere l'occasione di spingersi con lui il più in là possibile. Quanti di noi colgono questa occasione? Invece di guardare in faccia la realtà dell'approssimarsi della morte, ci comportiamo come se non dovesse arrivare, mentiamo all'altra, mentiamo a noi stessi, e invece di dirci l'essenziale, invece di scambiare parole d'amore, di gratitudine, di perdono, invece di appoggiarci gli uni agli altri per attraversare quel momento incomparabile che è la morte di una persona amata, chiamando a raccolta tutta la saggezza, l'ironia e l'amore di cui un essere umano è capace per affrontare la morte, ecco che quel momento unico ed essenziale della vita è contrassegnato dal silenzio e dalla solitudine. 

La morte amica. Lezioni di vita da chi sta per morire, [Milano], Ed. Rizzoli, [1998], p. 13 – 18

Marie de Hennezel, psicologa, psicoterapeuta e scrittrice francese


martedì 24 ottobre 2023

Il senso della nostra esistenza

Qual è il senso della nostra esistenza, quel è il significato dell’esistenza di tutti gli esseri viventi in generale? Il saper rispondere a una siffatta domanda significa avere sentimenti religiosi. Voi direte: ma ha dunque senso porre tale domanda? E io vi rispondo: chiunque crede che la propria vita e quella dei suoi simili è priva di significato, non soltanto è infelice, ma appena capace di vivere.

Religione e scienza in Come io vedo il mondo

Albert Einstein (1879 – 1955), fisico e filosofo tedesco

lunedì 23 ottobre 2023

Più tardi...

 

Più tardi! Più tardi!

Ci sentiamo più tardi.

Ti chiamo più tardi.

Ci vediamo più tardi.

Andiamo a fare una passeggiata più tardi.

Ti dirò come mi sento dopo.

Più tardi saprai quanto sei importante per me.

Più tardi forse ti amerò e forse dimenticherò.

Conserviamo tutto per dopo e dimentichiamo che il "dopo" non è nostro!

Che le persone "più tardi" potrebbero non essere più con noi.

"Dopo" potremmo non sentirli più, non vederli.

"Dopo" i bambini non sono più figli e i genitori sono solo un ricordo.

"Dopo" il giorno si trasforma in notte, 

la notte in impotenza, 

il sorriso in dolore 

e la vita in ricordo.

"Più tardi" sarà troppo tardi!

Sii ora!

domenica 22 ottobre 2023

Ci alzeremo in piedi


Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata.

Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita.

Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata.

Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione

e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio.

Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano.

e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale.

Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche.

e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo, ma anche per quello della società.

Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia.

Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine

e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.


Testo tratto dall'omelia della Santa Messa celebrata Domenica, 7 Ottobre 1979, a Washington, Capitol Mall

Giovanni Paolo II / Karol Jozef Wojtyla (1920 - 2005), papa 

Ogni uomo è creatura di Dio e fratello di Cristo

Tutti gli esseri umani dovrebbero apprezzare l’individualità di ogni persona come creatura di Dio, chiamata ad essere fratello o sorella di Cristo in ragione dell’Incarnazione e Redenzione universale. Per noi la sacralità della persona umana è fondata su queste premesse. Ed è su queste stesse premesse che si fonda la nostra celebrazione della vita, di ogni vita umana. Ciò spiega i nostri sforzi per difendere la vita umana contro qualsiasi influenza o azione che la possa minacciare o indebolire, come pure i nostri sforzi per rendere ogni vita più umana in tutti i suoi aspetti.

Quindi reagiremo ogni volta che la vita umana è minacciata. 

Quando il carattere sacro della vita prima della nascita viene attaccato, noi reagiremo per proclamare che nessuno ha il diritto di distruggere la vita prima della nascita. 

Quando si parla di un bambino come un peso o lo si considera come mezzo per soddisfare un bisogno emozionale, noi interverremo per insistere che ogni bambino è dono unico e irripetibile di Dio, che ha diritto ad una famiglia unita nell’amore. 

Quando l’istituzione del matrimonio è abbandonata all’egoismo umano e ridotta ad un accordo temporaneo e condizionale che si può rescindere facilmente, noi reagiremo affermando l’indissolubilità del vincolo matrimoniale. 

Quando il valore della famiglia è minacciato da pressioni sociali ed economiche, noi reagiremo riaffermando che la famiglia è necessaria non solo per il bene privato di ogni persona, ma anche per il bene comune di ogni società, nazione e stato. 

Quando poi la libertà viene usata per dominare i deboli, per sperperare le ricchezze naturali e l’energia, e per negare agli uomini le necessità essenziali, noi reagiremo per riaffermare i principi della giustizia e dell’amore sociale. 

Quando i malati, gli anziani o i moribondi sono abbandonati, noi reagiremo proclamando che essi sono degni di amore, di sollecitudine e di rispetto.

Omelia della Santa Messa celebrata Domenica, 7 ottobre 1979 Washington, Capitol Mall

Giovanni Paolo II / Karol Jozef Wojtyla (1920 - 2005), papa 


Decalogo per la pace


 1. Ci impegniamo a proclamare la nostra ferma convinzione che la violenza e il terrorismo si oppongono al vero spirito religioso e, condannando qualsiasi ricorso alla violenza e alla guerra in nome di Dio o della religione, ci impegniamo a fare tutto il possibile per sradicare le cause del terrorismo.

2. Ci impegniamo a educare le persone al rispetto e alla stima reciproci, affinché si possa giungere a una coesistenza pacifica e solidale fra i membri di etnie, di culture e di religioni diverse.

3. Ci impegniamo a promuovere la cultura del dialogo, affinché si sviluppino la comprensione e la fiducia reciproche fra gli individui e fra i popoli, poiché tali sono le condizioni di una pace autentica.

4. Ci impegniamo a difendere il diritto di ogni persona umana a condurre un'esistenza degna, conforme alla sua identità culturale, e a fondare liberamente una propria famiglia.

5. Ci impegniamo a dialogare con sincerità e pazienza, non considerando ciò che ci separa come un muro insormontabile, ma, al contrario, riconoscendo che il confronto con la diversità degli altri può diventare un'occasione di maggiore comprensione reciproca.

6. Ci impegniamo a perdonarci reciprocamente gli errori e i pregiudizi del passato e del presente, e a sostenerci nello sforzo comune per vincere l'egoismo e l'abuso, l'odio e la violenza, e per imparare dal passato che la pace senza la giustizia non è una pace vera.

7. Ci impegniamo a stare accanto a quanti soffrono per la miseria e l'abbandono, facendoci voce di quanti non hanno voce e operando concretamente per superare simili situazioni, convinti che nessuno possa essere felice da solo.

8. Ci impegniamo a fare nostro il grido di quanti non si rassegnano alla violenza e al male, e desideriamo contribuire con tutte le nostre forze a dare all'umanità del nostro tempo una reale speranza di giustizia e di pace.

9. Ci impegniamo a incoraggiare qualsiasi iniziativa che promuova l'amicizia fra i popoli, convinti che, se manca un'intesa solida fra i popoli, il progresso tecnologico espone il mondo a crescenti rischi di distruzione e di morte.

10.Ci impegniamo a chiedere ai responsabili delle nazioni di compiere tutti gli sforzi possibili affinché, a livello nazionale e a livello internazionale, sia edificato e consolidato un mondo di solidarietà e di pace fondato sulla giustizia.


Il 24 gennaio 2002 si svolgeva ad Assisi la Giornata di preghiera per la pace nel mondo. Gli interventi dei rappresentanti delle diverse confessioni religiose e il loro desiderio di operare a favore della concordia, della ricerca comune del vero progresso e della pace in seno all'intera famiglia umana, hanno trovato espressione in un decalogo, il "Decalogo di Assisi per la pace", proclamato a conclusione di questa giornata. 

Un mese dopo, Giovanni Paolo II ne inviò il testo a tutti i Capi di Stato o di Governo del mondo.



venerdì 20 ottobre 2023

Gesù, un ritratto


Il cristianesimo è una persona: Cristo. Il cristianesimo, in sé, non è una concezione della realtà, non è un codice di precetti, non è una liturgia. Non è neppure uno slancio di solidarietà umana, né una proposta di fraternità sociale. Anzi, il cristianesimo non è neanche una religione. È un avvenimento, un fatto. Un fatto che si compendia in una persona. Oggi si sente dire che in fondo tutte le religioni si equivalgono perché ognuna ha qualcosa di buono. Probabilmente è anche vero. Ma il cristianesimo, con questo, non c'entra. Perché il cristianesimo non è una religione, ma è Cristo. Cioè una persona […]. 

Lo sguardo di Gesù colpiva chi lo incontrava. I Vangeli parlano spesso dei suo sguardo: penetrante su Simone, affettuoso sul giovane ricco, di simpatia su Zaccheo il capo dei pubblicani, gli esattori delle imposte che rubavano; e, ancora, di tristezza sull'offerta dei ricchi, di sdegno su quel che avveniva nel Tempio, di dolore per chi lo si preparava a tradirlo […]. Aveva idee chiare. Quando parlava non diceva mai «forse, secondo me, mi pare». E non aveva peli sulla lingua neanche con i potenti: ricordate quando dà della "volpe" al re Erode? Ma una delle cose più belle di Gesù è che era un uomo libero. Anche dai suoi amici: all’amico Pietro dirà: «Va' dietro a me, Satana, mi sei di inciampo, perché tu non pensi alle cose di Dio ma alle cose degli uomini». Libero con i parenti (che a un certo punto lo considerano “fuori di sé”: Mc 3,21). Gesù era capace di amare: capiva i bambini, aveva un forte senso dell’amicizia, amava il suo popolo […]. 

Una figura umana eccezionale: soltanto questo? Dal Vangelo, dunque, riconosciamo una figura umana eccezionale. Anche la maggior parte delle persone che non credono lo considerano un grande uomo, da stimare. Ma Gesù Cristo stesso dice di sé che è «Figlio dell'uomo» - il titolo usato nelle profezie di Daniele per indicare un personaggio misterioso che sarebbe venuto dal cielo e che avrebbe posto fine alla Storia. Poi, dice di essere «più grande di Davide»: e Davide era il re ideale, l'ideale della monarchia e della regalità per gli Ebrei. È più che un uomo. Nel Discorso della montagna dice: «Avete udito che è stato detto agli antichi "non uccidere". Io, invece, vi dico...». Con questa frase Gesù quasi "corregge" la Rivelazione di Dio. E chi può farlo se non Dio stesso? Dice ancora: «Chi dà la vita per me la troverà... ». E ancora: «Da' da mangiare a tuo fratello perché in lui vedi Me».

Mettete insieme tutte queste cose. Ne esce il ritratto di un uomo eccezionale, che dice di essere Dio. Una provocazione! Ma noi dobbiamo raccogliere questa provocazione. Perché se uno si presenta in questo modo, se dice di essere Dio, c'è poco da fare: o questo qui è matto, e allora non lo si può stimare, oppure è vero quel che dice. E allora bisogna inginocchiarsi. Non basta mica dire: è un grande uomo. Il fatto è che Gesù sarà pure stato un grande uomo, un uomo eccezionale. Ma soprattutto è Dio. È veramente Dio. È il Figlio di Dio. Non come lo siamo tutti noi, lui è il Figlio proprio, l'Unigenito. Davvero dinanzi a Lui non resta che inginocchiarsi. L’annuncio degli Apostoli e il nostro annuncio: Gesù è risorto! Gesù è vivo! E infatti, che cosa sono andati a dire gli apostoli di lui? Il nucleo dei messaggio cristiano qual è? Una parola sola: è risorto. Si è risvegliato dalla morte. Gli apostoli sono andati in giro a dire che Gesù è risorto ed è ancora vivo. Oh, vivo oggi! «Ma se è così, cambia tutto». Pensateci e ditemi se non è vero: se quell'uomo, bello, buono, eccezionale, è davvero Dio; e se è ancora tra noi, allora cambia davvero tutto.

 Sintesi di una intervista apparsa su Dimensioni Nuove, 1996

Giacomo Biffi (1928 – 2015), cardinale e arcivescovo cattolico italiano

Poesie mariane

La Vergine a mezzogiorno       

Durante la guerra un soldato stremato, vede una piccola chiesa di campagna aperta e si ferma un momento. C’è un’immagine di Maria: "...non ho niente da chiedere, ma mi basta sapere che, mentre io sono qui, ci sei anche tu, piena di grazia".

É mezzogiorno. Vedo la chiesa aperta. 
Bisogna entrare.
Madre di Gesù Cristo, non vengo a pregare.
 
Non ho niente da offrire e niente da domandare.
Vengo solamente, Madre, a vederti.
 
Vederti, piangere di felicità, sapere questo
che sono tuo figlio e tu sei qui.
 
Solamente per un momento mentre tutto si ferma. Mezzogiorno!
Stare con te, Maria, in questo luogo dove tu stai.
 
Non dire niente, guardare il tuo viso,
lasciare cantare il cuore nel linguaggio che gli è proprio,
 
Non dire niente, ma solamente cantare perché si ha il cuore troppo pieno.
Come il merlo che segue la sua idea in quelle specie di strofe improvvise.
 
Perché sei bella, perché sei immacolata,
la donna finalmente ristabilita nella Grazia,
 
la creatura nel suo onore primo e nella sua fioritura ultima,
come è uscita da Dio nel mattino del suo splendore originale.
 
Intatta ineffabilmente, perché sei la Madre di Gesù Cristo,
che è la verità fra le tue braccia, e la sola speranza e il solo frutto.
 
Perché sei la donna, l’Eden dell’ antica tenerezza dimenticata,
il cui sguardo trova subito il cuore e fa sgorgare le lacrime accumulate,
 
perché mi hai salvato, perché hai salvato la Francia,
perché anche essa, come me, per te fu la cosa alla quale si pensa,
 
Perché nell’ora in cui tutto traballava proprio allora sei intervenuta,
perché hai salvato la Francia ancora una volta,

perché è mezzogiorno, perché siamo in questa giornata che è oggi,
perché sei qui per sempre, semplicemente perché sei Maria, 

semplicemente perché esisti,
Madre di Gesù Cristo, sii ringraziata. 

La Vierge à midi, Poëmes de Guerre 1914-1916, Paris, 1922


La Vergine che ascolta 
 
Nella chiesa del mio villaggio di Brangues c’è la cappella del castello:
è là che vado ogni giorno alle cinque perché fa troppo caldo.
Non si può passeggiare sempre, allora tanto vale portarsi nella casa del buon Dio.
Fuori il sole si esibisce a squarciagola, 
e si potrebbe credere che urlando la strada attraverso la piazza gridi: Al fuoco!
Ma, dentro, la Santa Vergine davanti a me per me, lei è fresca e pura come un ghiacciaio,
tutta bianca con il figlio tutto bianco nella bella veste tanto lunga 
che non gli si vede che la punta dei piedi.

Maria! allora questo grosso imbecille, ancora una volta, 
è qui tutto traboccante di ansie e desideri!
Ah! non avrò mai abbastanza tempo per le cose che ho da dirti!
Ma lei, gli occhi bassi, con un viso serio e tenero,
guarda le parole sulla mia bocca, come chi ascolta e si prepara a comprendere.  



La Vergine di Brangues    
 
Sto ai suoi piedi e prego.
Ma non si può dire che lei mi guardi o che mi ascolti.
Riflette.
Come si dice che un’acqua calma e pura riflette.
Chi mi ascolta è il bambino che tiene sul suo braccio sinistro. 
Lui ha l’orecchio che è rivolto verso la mia parte.
Il suo cuore batte...
E la prova che batte è la lunga mano della madre che si è allungata sopra e che l’ascolta.
Lei l’ascolta ascoltarmi.
Ma la mano del bambino a sua volta è posata sul braccio di sua madre.
Sull’ arteria materna.
La Vergine di Brangues è una Vergine che funziona.
Mi sono introdotto in un sistema in pieno funzionamento.


La Vergine di Moissac  
 
Non è mica perché uno è il figlio di Dio che il latte di questa madre non è buono!
Con una mano lui già si riserva il seno a destra, 
e il seno sinistro per il momento si può dire che abbia a che fare con un ghiottone!

Da un’eternità questo frutto era desiderato da lui.
Meravigliatevi che ora vi si butti sopra come per divorarlo!

Lei freme fino in fondo alla sua carne e nello stesso tempo con tutte le forze mantiene lo spietato lattante.
Lei grida e ride piano e dice che questo è spaventoso e bello!
É al suo cuore direttamente che lui mira tramite tale bottiglia.

É attaccato alla sua anima, mangiare, mangiare e bere per lui, mangiare e bere sono la stessa cosa!
Lei non aveva che da dire Sì e, quando lui si getta sopra,
Non è la pietà che bisogna aspettarsi dal Bambino Gesù!

Tutto ad un tratto l’ha finita, eccolo si abbandona impetuosamente contro la sua spalla,
Ha voglia di guardarla, e però, questa mamma umana, quanto è spassosa!

Anche lei lo guarda, e infatti quanto è spassoso questo figlio 
che fra le sue braccia condivide con Dio Padre! 
Lei sorride, e lui, al vederla pronta a ridere, si mette a ridere a crepapelle.

 
L’ Ausiliatrice 
 
Il ragazzo malmesso consapevole che nessuno va fiero di lui e non è molto amato,
quando per caso uno sguardo più benevolo si posa su di lui, 
arrossisce tutto e si mette a sorridere spavaldamente, per non piangere.

Alla stessa maniera in questo mondo malvagio gli orfani e gli esclusi,
quelli che non hanno soldi, quelli che non hanno né cultura né spirito,
come fanno a meno di tutto, fanno a meno anche di amici.
I poveri si aprono poco, ma non è impossibile conquistarne il cuore.

Basta prestare loro attenzione e trattarli con un po’ di rispetto.
Povero, accetta dunque questo sguardo, prendi la mia mano, ma non fidarti.
Presto sarò fra quelli della mia specie e a te penserò poco.
Non c’è amico sicuro per un povero, a meno che non trovi uno più povero di lui.

Perciò, esausta sorella vieni e guarda Maria.
Povera donna il cui marito beve e i figli sono fragili,
quando non ci sono i soldi per l’affitto e si desidera essere morti,
ah, quando tutto vi manca e si è tanto tanto sventurati,
vieni in chiesa, taci, e guarda la Madre di Cristo!

Quale che sia il sopruso contro di noi e per quanto grande la miseria,
quando i figli soffrono è ancora più doloroso essere la Madre.
Guarda Colei che sta qui senza lamento e senza speranza,
come un povero che trova uno più povero e tutti e due si guardano in silenzio.
 

L’invito a dormire
 
Povero ragazzo ai miei piedi su questo letto di tortura.
Voglio avvolgerti nel mio mantello d’azzurro!
 
Se la tua fronte scotta e le tue labbra sono secche,
Se hai sete, voglio recarti dell’acqua fresca!
 
E se dici che non puoi dormire, prova!
Quando uno mi dice sì, non se ne pente mai!
 
Non è possibile lottare, si è vinti,
Tutto è finito e il male non esiste più.
 
Il male si è dileguato sotto il mio alito d’ azzurro,
Sia pure una piccola fitta al cuore, un lieve morso. 
 
La Santa Madre di Dio: v’è un altro rifugio?
Ogni aspirazione lo rende meno difficile.
 
Il mio braccio attorno a te, il mio bacio sulla tua fronte,
Ogni sforzo è seguito da un sospiro più profondo.
 
Lasciati fare! Senti battere il mio cuore! Dunque, è vero!
Nessuno più ci strapperà l’uno all’ altro! 
Conosci
 
Più misterioso della notte, più sconfinato della sabbia,
un sonno tanto profondo che è inevitabile.

   
Preghiera per la scarpina di raso

Vergine, patrona e madre di questa casa, 
Garante e protettrice di quell’uomo dal cuore meno impenetrabile per te che per me, 
e compagna della sua lunga solitudine,
allora se non è per me, sia per riguardo a lui,
dal momento che il vincolo fra lui e me non è stato opera mia, ma tua volontà interveniente:
impediscimi d’essere una causa di corruzione per questa dimora di cui custodisci l’ingresso, augusta portinaia!

Di mancare al nome che mi hai dato da portare, 
e di non essere più onorabile agli occhi di quelli che mi amano.

Non posso dire che capisco l’uomo che hai scelto per me, ma capisco che tu sei madre sua come mia.
Allora, mentre è ancora tempo, tenendo il cuore in una mano e la scarpina nell’altra,
mi rimetto a te! Vergine madre, ti do la mia scarpina! 
Vergine madre custodisci nella tua mano il mio sciagurato piedino!

Ti avviso che fra poco non ti vedrò più e sto per fare tutto contro di te!
Ma quando tenterò di slanciarmi verso il male, sia con un piede zoppo! 
E quando vorrò oltrepassare la barriera che hai eretto, sia con un’ala tarpata!

Ho terminato ciò che potevo fare, e tu custodisci la mia povera scarpina,
serbala sul tuo cuore, o grande Mamma terribile! 


Paul Claudel (1868 – 1955), poeta, drammaturgo e diplomatico francese