Lo sguardo di Gesù colpiva chi lo incontrava. I Vangeli parlano spesso dei suo sguardo: penetrante su Simone, affettuoso sul giovane ricco, di simpatia su Zaccheo il capo dei pubblicani, gli esattori delle imposte che rubavano; e, ancora, di tristezza sull'offerta dei ricchi, di sdegno su quel che avveniva nel Tempio, di dolore per chi lo si preparava a tradirlo […]. Aveva idee chiare. Quando parlava non diceva mai «forse, secondo me, mi pare». E non aveva peli sulla lingua neanche con i potenti: ricordate quando dà della "volpe" al re Erode? Ma una delle cose più belle di Gesù è che era un uomo libero. Anche dai suoi amici: all’amico Pietro dirà: «Va' dietro a me, Satana, mi sei di inciampo, perché tu non pensi alle cose di Dio ma alle cose degli uomini». Libero con i parenti (che a un certo punto lo considerano “fuori di sé”: Mc 3,21). Gesù era capace di amare: capiva i bambini, aveva un forte senso dell’amicizia, amava il suo popolo […].
Una figura umana eccezionale: soltanto questo? Dal Vangelo, dunque, riconosciamo una figura umana eccezionale. Anche la maggior parte delle persone che non credono lo considerano un grande uomo, da stimare. Ma Gesù Cristo stesso dice di sé che è «Figlio dell'uomo» - il titolo usato nelle profezie di Daniele per indicare un personaggio misterioso che sarebbe venuto dal cielo e che avrebbe posto fine alla Storia. Poi, dice di essere «più grande di Davide»: e Davide era il re ideale, l'ideale della monarchia e della regalità per gli Ebrei. È più che un uomo. Nel Discorso della montagna dice: «Avete udito che è stato detto agli antichi "non uccidere". Io, invece, vi dico...». Con questa frase Gesù quasi "corregge" la Rivelazione di Dio. E chi può farlo se non Dio stesso? Dice ancora: «Chi dà la vita per me la troverà... ». E ancora: «Da' da mangiare a tuo fratello perché in lui vedi Me».
Mettete insieme tutte queste cose. Ne esce il ritratto di un uomo eccezionale, che dice di essere Dio. Una provocazione! Ma noi dobbiamo raccogliere questa provocazione. Perché se uno si presenta in questo modo, se dice di essere Dio, c'è poco da fare: o questo qui è matto, e allora non lo si può stimare, oppure è vero quel che dice. E allora bisogna inginocchiarsi. Non basta mica dire: è un grande uomo. Il fatto è che Gesù sarà pure stato un grande uomo, un uomo eccezionale. Ma soprattutto è Dio. È veramente Dio. È il Figlio di Dio. Non come lo siamo tutti noi, lui è il Figlio proprio, l'Unigenito. Davvero dinanzi a Lui non resta che inginocchiarsi. L’annuncio degli Apostoli e il nostro annuncio: Gesù è risorto! Gesù è vivo! E infatti, che cosa sono andati a dire gli apostoli di lui? Il nucleo dei messaggio cristiano qual è? Una parola sola: è risorto. Si è risvegliato dalla morte. Gli apostoli sono andati in giro a dire che Gesù è risorto ed è ancora vivo. Oh, vivo oggi! «Ma se è così, cambia tutto». Pensateci e ditemi se non è vero: se quell'uomo, bello, buono, eccezionale, è davvero Dio; e se è ancora tra noi, allora cambia davvero tutto.
Sintesi di una intervista apparsa su Dimensioni Nuove, 1996
Giacomo Biffi (1928 – 2015), cardinale e arcivescovo cattolico italiano
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