sabato 30 marzo 2019

Aforismi Morte

Coloro che amiamo e che abbiamo perduto, non sono più dov'erano, ma sono ovunque noi siamo. (Sant'Agostino di Ippona)

Beatus qui amat te et amicum in te et inimicum propter te. Solus enim nullum carum amittit cui omnes in illo cari sunt, qui non amittitur.
Beato chi ama te e l'amico in te e il nemico per te. Non perde nessuna persona cara solo colui al quale sono tutti cari nell'unico che non si può perdere, te. (Sant'Agostino di Ippona, Confessioni, 4, 9, 14)
Non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo amarli in colui che non si può perdere.

Quando mi sarò a te unito con tutto il mio essere, più non vi sarà per me né dolore, né travaglio, e viva sarà la mia vita tutta piena di te. (Sant’Agostino di Ippona, Confessioni, X, 28)

...come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccia, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato. (Alessandro Manzoni, I promessi sposi, 34)

La morte, per chi sa comprenderla, è immortalità; ma per gli ignoranti, che non comprendono, essa è solo la morte. Non è questa morte che dobbiamo temere, ma la perdita dell'anima che è la non conoscenza di Dio. Questo è cosa tremenda per l'anima! (Sant'Antonio Abate, I 170 testi della vita santa, 49)

Abba Antonio, scrutando l’abisso dei giudizi di Dio, chiese: «Signore, come mai alcuni muoiono in giovane età, altri vecchissimi? E perché alcuni sono poveri e altri sono ricchi? E come mai degli ingiusti sono ricchi e dei giusti sono in miseria?». E giunse a lui una voce che disse: «Antonio, bada a te stesso. Questi giudizi spettano a Dio e non guadagni nulla a saperli». (Sant'Atanasio di Alessandria, Vita di Antonio

Beati coloro […] che si sono addormentati nell'amore! Perché anche noi vivremo certamente. (Bibbia, Siracide 48,1-4.9-11)

Poi udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: Beati d'ora in poi, i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono». (Bibbia, Apocalisse 14, 13)

Tutto è vostro: ...il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. (Bibbia, 1Cor 3,23)

 La morte non è cattiva, se non siamo diventati noi stessi cattivi. La morte è la grazia, il più grande dono di grazia che Dio concede alle persone che credono in lui. La morte è mansueta, la morte è dolce e gentile... (Dietrich Bonhoeffer)

Il male, dunque, che più ci spaventa, la morte, non é nulla per noi, perchè quando ci siamo noi non c'é lei e quando c'é lei non ci siamo più noi. (Epicuro, Lettera a Meneceo)

La distanza tra il Cielo e la terra non potrà mai separare i cuori che Dio ha unito. (San Francesco di Sales)

Pallida mors aequo pulsat pede pauperum tabernas regumque turres. / La pallida morte bussa con lo stesso piede ai tuguri dei poveri e alle torri dei re. (Orazio)

La morte non è una luce che si spegne. É mettere fuori la lampada perché è arrivata l'alba. (Rabindranath Tagore)

Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcuna timore della morte. (San Vincenzo De' Paoli)

giovedì 28 marzo 2019

Per questo Io ho avuto pietà di te!

Abu Bakr, il mistico di Bagdad, morì nel 945. Dopo la sua morte apparve in sogno a un amico che gli chiese: "Come ti ha trattato Dio?" Egli rispose: "Mi ha posto al suo cospetto e mi ha chiesto: 
- Abu Bakr, sai perché ti ho perdonato?
Risposi: causa delle mie buone azioni.
Lui disse: No. 
Io dissi: Perché ero sincero nella mia devozione.
Lui disse: No.
Io dissi: Grazie al mio pellegrinaggio e al mio digiunare e alle mie preghiere.
Lui disse: No, non per questo ti ho perdonato.
Io dissi: Grazie ai miei viaggi per acquisire sapere e perché mi sono recato presso i devoti.
Egli disse: No. 
Io dissi: Signore, queste sono le opere che conducono alla salvezza, esse ho posto sopra di tutto e compiendole pensavo che grazie ad esse mi avresti perdonato.
Egli disse: Eppure non ti ho perdonato per tutte queste cose! 
Io dissi: Perché allora, o Signore?
Lui disse: Ricordi quando camminando per le strade di Bagdad trovasti un gattino, che il freddo aveva reso debolissimo e che si muoveva da un muro all'altro per cercare riparo dal freddo e dalla neve e tu, preso da compassione, lo sollevasti e tenesti sotto la pelliccia che portavi, e così facendo lo proteggesti dal tormento del gelo?
Io dissi: Sì, lo ricordo.
Lui disse: Perché avesti pietà di quel gatto, per questo Io ho avuto pietà di te!" 

Se saprai starmi vicino


Se saprai starmi vicino
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.

Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l'un l'altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo
e il tuo corpo canterà con il mio
perchè insieme è gioia...

Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.

Pablo Neruda (1904 - 1973), poeta, diplomatico e politico cileno

mercoledì 27 marzo 2019

Aforismi Sacra Scrittura

Ti sia come specchio la sacra Scrittura. Questo specchio ha un riflesso non menzognero, un riflesso che non adula, che non ha preferenze per alcuno. Se sei bello, lì ti vedrai bello; se sei brutto, lì ti vedrai brutto. (Sant'Agostino, Discorso 49)

Tutte le Scritture sono state scritte per questo: perché l'uomo capisse quanto Dio lo ama e, capendolo, s'infiammasse d'amore verso di lui. (Sant'Agostino, De catechizandis rubidus, 399)

Quando preghiamo, parliamo con lui; lui ascoltiamo, quando leggiamo gli oracoli divini. (Sant’Ambrogio, De officiis ministrorum, I, 20, 88: PL 16, 50)

Se bussi alla porta della Scrittura, il Verbo di Dio ti aprirà. (Sant'Ambrogio)

Quando l'uomo comincia a leggere le divine Scritture, Dio torna a passeggiare con lui nel Paradiso Terrestre. (Sant'Ambrogio)

È necessario, se si può, possedere i libri cristiani. Infatti il solo vedere la Bibbia ci rende più esitanti di fronte al peccato e ci da maggior vigore a compiere la giustizia. (Epifanio di Salamina)

L'ignoranza delle Scritture è un grande precipizio ed un profondo baratro. (Epifanio di Salamina)

Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. Ho con me la sua Parola: questa è il mio bastone, la mia sicurezza, il mio porto tranquillo. Anche se tutto il mondo è sconvolto, ho tra le mani la Scrittura, leggo la Parola. Essa è la mia sicurezza e la mia difesa. (Giovanni Crisostomo, Omelie)

Ignorare le Scritture è ignorare Cristo / Ignorantia Scripturarum, ignorantia Christi est. (San Girolamo, Commentarii in Isaiam, CCL 73, 1 / PL 24, 17)

Leggi molto e impara più che puoi. Che il sonno ti sorprenda con il codice in mano e gli occhi sulle pagine sacre. (San Girolamo lettera inviata nel 384 a Giulia Eustochia (Lettera 22, De custodia virginitatis)

Leggi molto frequentemente la divina Scrittura. Direi di più: mai le tue mani dovrebbero deporre il Testo sacro. (San Girolamo lettera a Nepoziano)

Chi è assiduo nella lettura della Parola di Dio, quando legge si affatica, ma in seguito è felice perché gli amari semi della lettura producono in lui i dolci frutti. (San Girolamo)

Studiamo ora che siamo sulla terra quella Realtà la cui conoscenza resterà anche quando saremo in cielo. (San Girolamo)

Preghi? Sei tu che parli allo Sposo. Leggi? È lo Sposo che parla a te. (San Girolamo)

Impara nelle parole di Dio il cuore di Dio. (San Gregorio magno)

Che cos'è la Sacra Scrittura, se non una specie di lettera dal Dio onnipotente alla sua creatura (San Gregorio magno)

La Sacra Scrittura cresce con chi la legge / Crescit cum legente Scriptura. (San Gregorio magno)

Mettiamo freno all'effervescenza dei pensieri che ci angosciano e che salgono dal nostro cuore come acqua in ebollizione, leggendo le Scritture e ruminandole incessantemente... e ne sarete liberati. (San Pacomio)

Chi vuole essere sempre unito a Dio, deve pregare spesso e leggere spesso, perché nella preghiera siamo noi che parliamo a Dio, ma nella lettura della Bibbia è Dio che parla a noi. (Sant'Isidoro di Siviglia)

Tutto il progresso spirituale si basa sulla lettura e sulla meditazione: ciò che ignoriamo, lo impariamo con la lettura; ciò che abbiamo imparato, lo conserviamo con la meditazione. (Sant'Isidoro di Siviglia)

La lettura della Bibbia ci procura un duplice vantaggio: istruisce la nostra intelligenza e ci introduce all'amore per Iddio distogliendoci dalle cose vane. (Sant'Isidoro di Siviglia)

Nessuno può capire il senso della Bibbia, se non acquista consuetudine e familiarità con essa mediante la lettura. (Sant'Isidoro di Siviglia)

*  *  *  *  *

Per quanto riguarda questo grande libro, devo dire che è il miglior regalo che Dio ha fatto all'umanità. (Abraham Lincoln, al Loyal Colored People, Baltimore, 1864)

Quando la parola divina penetra colla grazia della divozione nell'anima, si scioglie subito il gelo del cuore, fluiscono caldi i santi affetti, lo Spirito Santo vi fa discendere l'abbondanza di interne soavi consolazioni, e l'anima versa la sua gioia per le lacrime degli occhi. (Sant’Alberto magno)

La parola divina, destinata a formare i nostri costumi, vien paragonata all'argento; perché come non vi è suono più delicato di quello dell'argento, così non vi è cosa che suoni all'orecchio più soave della parola di Dio. (Sant’Alberto magno)

La parola divina è dolce per chi impara, più dolce per chi insegna, dolcissima a colui che la mette in pratica. (Sant’Alberto magno)

Attraverso la Parola entriamo in contatto con il polo positivo che è in noi. (Anselm Grün, L'accompagnamento spirituale, 2005)

La Sacra Scrittura è simile a uno specchio, nel cui splendore appare il nostro volto: donde siamo nati, quali siamo nati, e a qual fine siamo nati. (Sant'Antonio di Padova)

La Scrittura ha passi atti a consolare tutte le condizioni, e a intimorire tutte le condizioni. (Blaise Pascal)

Se capisci che la Bibbia è questa lettera di Dio, che parla proprio al tuo cuore, allora ti avvicinerai ad essa con la trepidazione e il desiderio con cui un innamorato legge le parole della persona amata. (Bruno Forte, La Parola per vivere, 2007)

La Chiesa ha sempre considerato e considera le divine Scritture come la regola suprema della propria fede. È necessario dunque, che la predicazione ecclesiastica come la stessa religione cristiana sia nutrita e regolata dalla sacra Scrittura. (Concilio Vaticano II, Dei verbum, 21)

Il Santo Sinodo esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli ad apprendere "la sublime scienza di Gesù Cristo" con la frequente lettura delle divine Scritture. "L'ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo". (Concilio Vaticano II, Dei verbum, 25)

La lettura della sacra Scrittura dev'essere accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l'uomo; poiché "quando preghiamo, parliamo con Lui; Lui ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini". (Concilio Vaticano II, Dei verbum, 25)

Ho avuto tre educatori: la strada, la scuola, la Bibbia; alla fine è la Bibbia quella che ha contato di più. È l'unico libro che dovremmo possedere. (Duke Ellington)

Sarà bene che voi leggiate tutta la Bibbia, persuadetevi che non c’è nella storia dell’umanità un libro che valga questo, né vi sarà mai. Ciò vale tanto se siete credente, come se non lo siete. (Fëdor Dostoevskij )

Il libro dei libri, il deposito e il magazzino della vita e della consolazione, la Sacra Scrittura. (George Herbert)

La Bibbia è la carta di navigazione dei singoli e dei popoli: lì c'è da dove vieni, dove sei, e dove vai. (Giorgio La Pira)

Il libro da leggere non è quello che pensa per te, ma quello che ti fa pensare, e nessun libro al mondo è in ciò comparabile alla Bibbia. (Harper Lee)

Noi impariamo solo dai libri che non siamo in grado di giudicare. L'autore di un libro che siamo in grado di giudicare dovrebbe imparare lui da noi. Per questo la Bibbia è un libro eternamente efficace, giacché, finché il mondo durerà, non si farà avanti nessuno a dire: io lo comprendo come tutto e lo capisco nei particolari. Ma noi diciamo modestamente: come tutto esso è venerabile e nei suoi particolari è utilizzabile. (Johann Wolfgang Goethe, Massime e riflessioni, 1833)

Vi esorto ad acquistare dimestichezza con la Bibbia, a tenerla a portata di mano, perché sia per voi una bussola che indica la strada da seguire. (Joseph Ratzinger / papa Benedetto XVI) 

La Bibbia è una lettera personale, indirizzata da Dio Padre a ciascuno dei suoi figli. (Julien Green)

La Bibbia contiene per ciascuno di noi un messaggio cifrato. Il codice per decifrarlo, ce lo dà la fede. (Julien Green, 4 settembre 1940)

La Bibbia è decisamente infallibile, altrimenti come avrebbe potuto sopravvivere a tanti anni di cattiva predicazione? (Leonard Ravenhill)

Come una mamma si avvicina alla culla unicamente per trovarvi il figlio, così noi ci avviciniamo alla Bibbia unicamente per trovarvi Cristo. (Martin Lutero)

Il rispetto dei cattolici per la Bibbia è enorme e si manifesta soprattutto nel tenersene a rispettosa distanza. (Paul Claudel, Memorie improvvisate, 1954

Non è mostruoso, dal punto di vista semplicemente culturale, che la Bibbia non occupi un posto nella nostra educazione universitaria, quando consumiamo i nostri ragazzi sulle insulsaggini di Orazio Flacco? (Paul Claudel)

Per corpo di Cristo si intende anche la Scrittura di Dio. (Ruperto di Deutz)

La totalità della Scrittura è l'unica parola di Dio. [...] Quando dunque leggiamo la santa Scrittura, tocchiamo la parola di Dio e abbiamo dinanzi agli occhi il Figlio di Dio come in uno specchio e in enigma. (Ruperto di Deutz)

Questo divino libro, ch'io aveva sempre amato molto, anche quando pareami d'essere incredulo, mi insegnava ad amar Dio e gli uomini, a bramare sempre più il regno della giustizia, ad aborrire l'iniquità, perdonando agl'iniqui. (Silvio Pellico)

La Bibbia è certamente il libro più profondo. (Søren Kierkegaard, Diario, 1834/55)

La Sacra Scrittura è il cartello stradale. Cristo è la strada (Søren Kierkegaard)

Una conoscenza approfondita della Bibbia vale più di un'istruzione universitaria. (Theodore Roosevelt)

Quando avrai letto la Bibbia, comprenderai che è la parola di Dio, perché avrai trovato in essa la chiave del tuo cuore, della tua felicità e del tuo dovere. (Woodrow Wilson)



venerdì 22 marzo 2019

Eccomi

Guido Reni, Annunciazione (1621)

La Parola di Dio oggi ci presenta un’alternativa. Nella prima Lettura [Gen 3,9-20] c’è l’uomo che alle origini dice no a Dio, e nel Vangelo [Lc 1,26-38] c’è Maria che all’annunciazione dice sì a Dio. In entrambe le Letture è Dio che cerca l’uomo. Ma nel primo caso va da Adamo, dopo il peccato, gli chiede: «Dove sei?» (Gen 3,9), ed egli risponde: «Mi sono nascosto» (v. 10). Nel secondo caso, invece, va da Maria, senza peccato, che risponde: «Ecco la serva del Signore» (Lc 1,38). Eccomi è il contrario di mi sono nascosto. L’eccomi apre a Dio, mentre il peccato chiude, isola, fa rimanere soli con sé stessi.

Eccomi è la parola-chiave della vita. Segna il passaggio da una vita orizzontale, centrata su di sé e sui propri bisogni, a una vita verticale, slanciata verso Dio. Eccomi è essere disponibili al Signore, è la cura per l’egoismo, è l’antidoto a una vita insoddisfatta, a cui manca sempre qualcosa. Eccomi è il rimedio contro l’invecchiamento del peccato, è la terapia per restare giovani dentro. Eccomi è credere che Dio conta più del mio io. È scegliere di scommettere sul Signore, docili alle sue sorprese. Perciò dirgli eccomi è la lode più grande che possiamo offrirgli. Perché non iniziare così le giornate, con un “eccomi, Signore”? Sarebbe bello dire ogni mattina: “Eccomi, Signore, oggi si compia in me la tua volontà” [...].

Maria aggiunge: «Avvenga per me secondo la tua parola». Non dice: “avvenga secondo me”, ma “secondo Te”. Non pone limiti a Dio. Non pensa: “mi dedico un po’ a Lui, mi sbrigo e poi faccio quel che voglio”. No, Maria non ama il Signore quando le va, a singhiozzo. Vive fidandosi di Dio in tutto e per tutto. Ecco il segreto della vita. Può tutto chi si fida di Dio in tutto. Il Signore però, cari fratelli e sorelle, soffre quando gli rispondiamo come Adamo: “ho paura e mi sono nascosto”. Dio è Padre, il più tenero dei padri, e desidera la fiducia dei figli. Quante volte invece sospettiamo di Lui, sospettiamo di Dio! Pensiamo che possa mandarci qualche prova, privarci della libertà, abbandonarci. Ma questo è un grande inganno, è la tentazione delle origini, la tentazione del diavolo: insinuare la sfiducia in Dio. Maria vince questa prima tentazione col suo eccomi. E oggi guardiamo alla bellezza della Madonna, nata e vissuta senza peccato, sempre docile e trasparente a Dio.

Ciò non vuol dire che per lei la vita sia stata facile, no. Stare con Dio non risolve magicamente i problemi. Lo ricorda la conclusione del Vangelo di oggi: «L’angelo si allontanò da lei» (v. 38). Si allontanò: è un verbo forte. L’angelo lascia la Vergine sola in una situazione difficile. Lei conosceva in che modo particolare sarebbe diventata Madre di Dio – lo aveva detto l’angelo –, ma l’angelo non l’aveva spiegato agli altri, solo a lei. E i problemi iniziarono subito: pensiamo alla situazione irregolare secondo la legge, al tormento di san Giuseppe, ai piani di vita saltati, a che cosa avrebbe detto la gente… Ma Maria mette la fiducia in Dio davanti ai problemi. È lasciata dall’angelo, ma crede che con lei, in lei, è rimasto Dio. E si fida. Si fida di Dio. È certa che col Signore, anche se in modo inatteso, tutto andrà bene. Ecco l’atteggiamento sapiente: non vivere dipendendo dai problemi – finito uno, se ne presenterà un altro! – ma fidandosi di Dio e affidandosi ogni giorno a Lui: eccomi! “Eccomi” è la parola. “Eccomi” è la preghiera. 

Angelus, 8 dicembre 2018

Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, Papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma

martedì 19 marzo 2019

Custodire


«Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24). In queste parole è già racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe, quella di essere custos, custode. Custode di chi? Di Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi alla Chiesa, come ha sottolineato il beato Giovanni Paolo II: «San Giuseppe, come ebbe amorevole cura di Maria e si dedicò con gioioso impegno all’educazione di Gesù Cristo, così custodisce e protegge il suo mistico corpo, la Chiesa, di cui la Vergine Santa è figura e modello» (Esort. ap. Redemptoris Custos, 1).

Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. Dal matrimonio con Maria fino all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, accompagna con premura e tutto l'amore ogni momento. E’ accanto a Maria sua sposa nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesù.

Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; ed è quello che Dio chiede a Davide, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura: Dio non desidera una casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. E Giuseppe è “custode”, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!

La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. E’ il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!

E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli “Erode” che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna.

Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!

E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!

Dall'omelia per la santa messa per l’imposizione del pallio e la consegna dell’anello del pescatore 
per l’inizio del ministero petrino, 19 marzo 2013, Solennità di San Giuseppe

Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, Papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma

giovedì 14 marzo 2019

Ascoltare


"La mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da suscitare" (Plutarco)

La condizione di «anarchia», che alcuni giovani, ancora immaturi sul piano formativo, sono portati a confondere con la libertà, fa sì che le passioni, quasi fossero sciolte dai ceppi, diventino per loro padroni più duri dei maestri e dei pedagoghi di quando erano ragazzi.

Tu, invece, che in più occasioni hai avuto modo di ascoltare che seguire Dio ed obbedire alla ragione sono la stessa cosa, devi pensare che il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta, per quelli che ragionano bene, non significa non aver più un’autorità cui sottostare, ma semplicemente cambiarla, perché al posto di una persona stipendiata o di uno schiavo essi assumono a guida divina dell’esistenza la ragione. Quella ragione, i cui seguaci è giusto ritenere i soli uomini liberi, dato che solo loro hanno imparato a volere ciò che si deve e perciò stesso vivono come vogliono.

È evidente che un giovane che fosse tenuto lontano da qualunque occasione di ascolto e non assaporasse nessuna parola, non solo rimarrebbe completamente sterile e non potrebbe germogliare verso la virtù, ma rischierebbe anche di essere traviato verso il vizio, facendo proliferare molte piante selvatiche dalla sua anima, quasi fosse un terreno non smosso ed incolto.

Dal momento dunque che l’ascolto comporta per i giovani un grande profitto ma un non minore pericolo, credo sia bene riflettere continuamente, con se stessi e con altri, su questo tema. I più invece, a quanto ci è dato vedere, sbagliano, perché si esercitano nell’arte di dire prima di essersi impratichiti in quella di ascoltare, e pensano che per pronunciare un discorso ci sia bisogno di studio e di esercizio, ma che dall’ascolto, invece, possa trarre profitto anche chi vi si accosta in modo improvvisato. Se è vero che chi gioca a palla impara contemporaneamente a lanciarla e riceverla, nell’uso della parola, invece, il saperla accogliere bene precede il pronunciarla, allo stesso modo in cui concepimento e gravidanza vengono prima del parto.

Quando travasa qualcosa, la gente inclina e ruota i vasi perché l’operazione riesca bene e non ci siano dispersioni, mentre, quando ascolta un filosofo, non impara ad offrire se stessa a chi parla
e a seguire attentamente, perché non le sfugga nessuna affermazione utile. E quel che è più ridicolo è che se incontrano uno che racconta di un banchetto, di un corteo, di un sogno o dell’alterco avuto con un altro, restano ad ascoltarlo in silenzio e insistono per saperne di più; ma se uno li tira da
parte e vuol dare loro un insegnamento utile, spronarli a qualche dovere, redarguirli in caso di errore o addolcirli quando sono irritati non lo sopportano e se ne hanno la possibilità si sforzano d’averla vinta e si mettono a controbattere le sue parole o, se proprio non ce fanno, lo piantano in asso e vanno alla ricerca di altri insulsi discorsi, riempiendosi le orecchie, quasi fossero vasi difettosi e incrinati, di qualunque cosa piuttosto che di ciò di cui hanno bisogno.

Dobbiamo perciò trasferire il giudizio da chi parla a noi stessi, valutando se anche noi non cadiamo inconsciamente in qualche errore del genere. Non c’è cosa al mondo più facile di criticare il prossimo, ma è atteggiamento inutile e vano se non ci porta a correggere o prevenire analoghi errori. Di fronte a chi sbaglia non dobbiamo esitare a ripetere in continuazione a noi stessi il detto di Platone: «Sono forse anch’io così?».

Non ha senso, quando ci si alza dalla sedia del barbiere, guardarsi allo specchio e passarsi la mano sul capo, esaminando il taglio dei capelli e la diversa pettinatura, e invece all’uscita da una lezione e dalla scuola non guardare subito in se stessi per apprendere se l’anima abbia deposto qualche peso soverchio e superfluo e sia divenuta più leggera e più dolce.

Altri pensano che chi parla abbia dei doveri da assolvere e chi ascolta, invece, nessuno; pretendono che quello si presenti dopo aver meditato ed essersi preparato con cura, mentre loro invadono la sala liberi da ogni pensiero e riflessione. Eppure se persino un bravo convitato ha dei doveri da assolvere, molti di più ne ha chi ascolta, perché è coinvolto nel discorso ed è chiamato a cooperare con chi parla, e non è giusto che stia ad esaminarne con severità le stonature e a vagliarne criticamente ogni parola e ogni gesto, mentre lui, senza doverne rispondere, si abbandona per tutta la durata dell’ascolto a un contegno scomposto e variamente scorretto. Quando si gioca a palla le mosse di chi riceve devono essere in sintonia con quelle di chi lancia: così in un discorso c’è sintonia tra chi parla e chi ascolta se entrambi sono attenti ai loro doveri.

Quando s’incomincia a leggere e a scrivere, a suonare la lira o a frequentare una palestra, le prime lezioni comportano notevole confusione, fatica e oscurità, ma poi, mano a mano che si va avanti, si instaurano a poco a poco, come avviene nei rapporti interpersonali, una grande familiarità e conoscenza, che rendono ogni cosa gradita, agevole e facile da dire e da fare. 

La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma piuttosto, come la legna, di una scintilla che l’accenda e vi infonda l’impulso della ricerca e un amore ardente per la verità.

 “De recta ratione audiendi” 

Plutarco (46 / 48 – 125 /127), scrittore e filosofo greco

martedì 5 marzo 2019

Il nostro valore


Un professore mostra una banconota da 50 euro e chiede ai suoi alunni:
«A chi piacerebbe avere questi 50 euro?»
Gli alunni alzano la mano.
Stropiccia la banconota e chiede:
«La desiderate ancora?»
Le mani si alzano nuovamente.
Butta a terra la 50 euro e ci salta sopra a piedi uniti e ripete:
«Anche adesso la volete ancora?»
Gli alunni tornano ad alzare la mano.
A questo punto gli dice:
«Amici miei, avete appena appreso una lezione!
Poco importa cosa ho fatto a questa 50 euro, tanto la volete sempre perché, qualsiasi cosa gli faccia, il suo valore non cambia. Vale sempre 50 euro.
Molte volte nella vostra vita, verrete offesi, ripudiati dalla gente e scherniti.
Crederete di non valere più nulla, ma il vostro valore non sarà cambiato, chi vi conosce bene sa quanto valete.
Anche quando non siamo nel pieno delle nostre facoltà e sembra che il mondo ci crolli addosso, il nostro valore rimane lo stesso».