sabato 20 ottobre 2018

Beni terreni e beni eterni


François Fénelon (1651 – 1715), il celebre arcivescovo di Cambrai (Francia), la sera di un Natale, oltre alla servitù, volle dare la strenna a tre operai che aveva chiamato per riparazioni urgentissime. Avendo messo sul tavolo della sua camera tre monete d'oro e tre libretti edificanti, li invitò a scegliere liberamente. Due presero le monete d'oro, dicendo: «Ci compreremo con esse legna per l'inverno». Il terzo, dopo breve riflessione, scelse il libretto, dicendo: «Ho in casa mia madre, vecchia e cieca: gliene leggerò qualche pagina nelle sere d'inverno». Sorridendo Fénelon gli disse: «Volta un po' il libretto». Avendolo fatto, l'operario vi trovò incollate sopra tre monete d'oro.
Alla meraviglia e delusione dei due compagni, il vescovo spiegò: «Chi preferisce l'oro a quello che giova all'anima, deve accontentarsi dei meschini beni della terra; chi mira ai beni eterni, riceve, oltre a questi, anche i beni terreni».

lunedì 8 ottobre 2018

Perché la lampada si spense?



Perché la lampada si spense?
La coprii col mantello
per ripararla dal vento,
ecco perché la lampada si spense.

Perché il fiore appassì?
Con ansioso amore
me lo strinsi al petto,
ecco perché il fiore appassì.

Perché il ruscello inaridì?
Lo sbarrai con una diga
per averlo solo per me,
ecco perché il ruscello inaridì.

Perché la corda dell’arpa si spezzò?
Tentai di trarne una nota
al di là delle sue possibilità,
ecco perché la corda si spezzò.
Poesie, Newton & Compton, 1971

Rabindranath Tagore (1861 - 1941), scrittore, poeta e filosofo bengalese

sabato 6 ottobre 2018

Gabbiani


Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.

Io son come loro,
in perpetuo volo.

La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.

E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,

ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
Poesie (1942)

Vincenzo Cardarelli [Nazareno Caldarelli] (1887 – 1959) poeta, scrittore e giornalista italiano

giovedì 4 ottobre 2018

La valigia


Un uomo morì. A un certo punto vide avvicinarsi Dio, portando con sé una valigia.
E Dio disse: – Figlio, è ora di andare.
L’uomo stupito domandò: – Di già? Così presto? Avevo tanti piani.
– Mi dispiace ma è giunta la tua partenza.
– Cosa porti nella valigia? domandò l’uomo.
E Dio gli rispose: – Ciò che ti appartiene.
– Quello che mi appartiene? Porti le mie cose, i miei vestiti, i miei soldi?
Dio Rispose: – Quelle cose non ti sono mai appartenute, erano del mondo.
– Porti i miei ricordi?
– Quelli non ti sono mai appartenuti, erano del tempo.
– Porti i miei talenti?
– Quelli non ti sono mai appartenuti, erano delle circostanze.
– Porti i miei amici, i miei familiari?
– Mi dispiace, loro mai ti sono appartenuti, erano del cammino.
– Porti mia moglie e i miei figli?
– Loro non ti sono mai appartenuti, erano del cuore.
– Porti il mio corpo?
– Mai ti è appartenuto, il corpo era della polvere.
– Allora porti la mia anima?
– No, l’anima è mia.
Allora l’uomo pieno di paura scaraventò via la valigia che Dio portava con sé e aprendosi vide che era vuota.
Con una lacrima che scendeva dagli occhi, l’uomo disse: – Non ho mai avuto niente?
– É così: solo ogni momento che hai vissuto è stato tuo. 

La vita è un solo momento. Un momento solo tuo. Per questo, mentre hai il tempo sfruttalo nella sua totalità. Che nulla di quello che ti è appartenuto possa trattenerti. Vivi ora, vivi la tua vita, sii felice e soprattutto non dimenticare di amare: è l’unica cosa che vale davvero. Le cose materiali e tutto il resto per cui hai lottato restano qui.