martedì 21 novembre 2023

Sei venuto qui nudo


Sei venuto qui nudo,

te ne andrai nudo.

Sei entrato senza alcuna proprietà,

te ne andrai senza i tuoi averi.

Il tuo primo bagno? Sei stato lavato.

Quale sarà il tuo ultimo bagno? Qualcuno ti laverà.

Così è la vita.

Allora perché tanta rabbia?

Perché tanta invidia?

Perché così tanto odio?

Perché fare così male?

Perché così tanto egoismo?

Sii gentile con tutti e fai del bene.

Abbiamo poco tempo sulla terra.

Non sprecarlo in cose inutili.

sabato 18 novembre 2023

Abbiamo bisogno di santi

Abbiamo bisogno di santi senza velo, senza tonaca. 

Abbiamo bisogno di santi in jeans e scarpe da ginnastica.

Abbiamo bisogno di santi che vadano al cinema, ascoltino musica e passeggino con i loro amici.

Abbiamo bisogno di santi che mettano Dio al primo posto e che eccellano all'università.

Abbiamo bisogno di santi che cerchino il tempo per pregare ogni giorno e che sappiano innamorarsi in purezza e castità o che consacrino la loro castità.

Abbiamo bisogno di santi moderni, santi del ventunesimo secolo con una spiritualità inserita nel nostro tempo.

Abbiamo bisogno di santi impegnati con i poveri e i necessari cambiamenti sociali.

Abbiamo bisogno di santi che vivono nel mondo, che si santifichino nel mondo e che non abbiano paura di vivere nel mondo.

Abbiamo bisogno di santi che bevano Coca Cola e mangiano hot dog, che ascoltino iPod.

Abbiamo bisogno di santi che amino l'Eucaristia e che non si vergognino di bere una birra o mangiare pizza nel fine settimana con gli amici.

Abbiamo bisogno di santi a cui piace il cinema, il teatro, la musica, la danza, lo sport.

Abbiamo bisogno di santi socievoli, aperti, normali, amici, allegri, compagni.

Abbiamo bisogno di santi che siano al mondo e che sappiano assaporare le cose pure e buone del mondo, ma senza essere mondani.

Questi dobbiamo essere noi!


Anonimo

La Chiesa è la casa aperta del Padre


La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte. Così che, se qualcuno vuole seguire una mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa. Ma ci sono altre porte che neppure si devono chiudere. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità, e nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. Questo vale soprattutto quando si tratta di quel sacramento che è “la porta”, il Battesimo. L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa.

Esortazione apostolica Evangelii gaudium (2013), 47

Papa Francesco

venerdì 10 novembre 2023

Una luce nel buio

Circondato fedelmente e silenziosamente da forze buone, 
custodito e confortato meravigliosamente 
voglio trascorrere questi giorni con voi 
e con voi incamminarmi verso il nuovo anno.

Le cose passate tormentano i nostri cuori, 
il peso duro dei giorni brutti ci opprime: 
o Signore, da' ai nostri spiriti affranti la salvezza che ci hai preparato. 
Tu ci porgi il pesante e amaro calice della passione, pieno fino all'ultima goccia: 
noi lo prendiamo, grati, senza tremare, dalle tue care e buone mani.

Eppure, tu vuoi darci ancora la gioia per questo mondo 
e lo splendore del suo sole: 
ci ritorna alla mente il nostro passato e a te appartiene tutta la nostra vita.

Fa' che le candele che hai portato al nostro buio oggi 
ardano in silenzio e caldamente;
 raccoglici, se è possibile, di nuovo insieme: 
noi lo sappiamo, la tua luce arde nella notte.

Se ora si diffonde attorno a noi il silenzio, 
fa' che percepiamo il suono delle cose che, invisibili, si ergono attorno a noi, 
inno di lode di tutti i tuoi figli.

Custoditi meravigliosamente da forze buone aspettiamo, 
felici, le cose future: 
Dio è con noi la sera e la mattina e, sicuramente, ogni nuovo giorno.

Dietrich Bonhoeffer

Il buio e la luce

È buio dentro di me,
ma presso di te c’è la luce;
sono solo, ma tu non mi abbandoni;
sono impaurito, ma presso di te c’è l’aiuto;
sono inquieto, ma presso di te c’è la pace;
in me c’è amarezza, ma presso di te c’è la pazienza;
io non comprendo le tue vie, ma la mia via tu la conosci.

Dietrich Bonhoeffer venne arrestato il 5 aprile del 1943, quando aveva 37 anni, con l’accusa di aver cospirato contro Hitler. Fu condotto nel campo di concentramento di Flossenburg dove morì il 9 aprile del 1945. Questa poesia, contenuta nel libro "Resistenza  e resa. Lettere e appunti dal carcere", fu composta da Bonhoeffer per i suoi compagni di prigionia. 


Dietrich Bonhoeffer (1906-1945)

giovedì 9 novembre 2023

La morte amica

La morte, la nascondiamo come se fosse vergognosa e sporca. Nella morte, vediamo soltanto orrore, assurdità, sofferenza inutile e penosa, scandalo insopportabile: è invece il momento culminante della nostra vita, ne è il coronamento, quello che le dà senso e valore.

Resta comunque un immenso mistero, un grande punto interrogativo che portiamo nell'intimità più profonda.

So che un giorno morirò, anche se non so come, né quando. C'è un punto, nel profondo del mio essere, dove è custodita questa certezza. So che un giorno dovrò lasciare i miei cari, a meno che non siano loro a lasciarmi per primi. Paradossalmente è proprio questa consapevolezza cos1 profonda, cos1 intima, che ci accomuna a tutti gli altri esseri umani. Ecco perché la morte altrui mi colpisce. Mi permette di puntare diritto al cuore dell'unica vera domanda: che senso ha la mia vita?

Chi ha il privilegio di accompagnare qualcuno negli ultimi istanti della vita sa di entrare in una dimensione molto intima. La persona, prima di morire, vorrà lasciare accanto a chi l'accompagna l'essenziale di sé. Con un gesto, una parola, a volte solo con uno sguardo, tenterà di dire ciò che conta davvero, e che non sempre ha potuto o saputo dire.

E forse proprio la morte, quella che affronteremo un giorno, quella che colpisce i nostri cari o i nostri amici, che ci spinge a non accontentarci di rimanere alla superficie delle cose e delle persone, che ci spinge a entrare nella loro intimità più profonda.

Dopo avere per anni assistito gli infermi nei loro ultimi istanti, non ho appreso niente di più sulla morte in se stessa, ma la mia fiducia nella vita non ha fatto che crescere. Vivo senza dubbio più intensamente, con maggiore coscienza, ciò che mi è dato di vivere, gioie e dolori, ma anche tutte le piccole cose quotidiane, ovvie, come il semplice fatto di respirare o di camminare.

Forse sono diventata più attenta a chi mi sta accanto, più consapevole di non poter avere i

miei cari al mio fianco per sempre, forse desidero scoprirli più fortemente di prima e contribuire nei miei limiti a far si che diventino ciò che sono chiamati a diventare.

Cosi, dopo anni di assistenza a coloro che definiamo "moribondi", e che invece sono "vivi" fino all'ultimo, mi sento più viva che mai e lo devo a coloro che ho accompagnato negli ultimi istanti e che, nell'umiltà in cui li ha precipitati la sofferenza, si sono rivelati maestri.

Noi tutti cerchiamo di capire se c'è qualcosa oltre la morte. Esiste un aldilà? Dove vanno quelli che ci lasciano? Una domanda dolorosa per molti, piantata come una spina nel cuore della nostra umanità. Senza questo interrogativo, avremmo sviluppato tutte le nostre teorie filosofiche, risposte metafisiche, miti? La psicoanalisi, dal canto suo, ha decretato una volta per tutte che la morte non è rappresentabile. Ha accantonato il problema, lasciando lo volentieri ai filosofi, interessandosi solo alla morte nella vita, cioè al lutto.

Se la morte provoca tanta angoscia, non è forse perché ci riporta alle domande vere, quelle che abbiamo spesso soffocato con l'idea di riproporcele dopo, quando saremo più vecchi, più saggi, quando avremo il tempo di porre a noi stessi le domande essenziali?

Chi si avvicina alla morte scopre a volte che l'esperienza dell'aldilà gli viene proposta nell'esperienza stessa della vita. La vita non ci conduce forse da un aldilà all'altro, al di là di noi stessi, al di là delle nostre certezze, al di là dei nostri giudizi, al di là dei nostri egoismi, al di là delle apparenze? Non ci invita a continui passi avanti, a rimetterci in discussione, a superamenti. continui?

Questo libro è un tentativo di spiegare un miracolo. Nel momento in cui la morte è vicina, in cui predominano tristezza e sofferenza, ci possono essere ancora vita, gioia, moti dell'animo di una profondità e di un'intensità talvolta mai vissute prima.

In un mondo che ritiene che "la buona morte" sia la morte improvvisa e repentina - preferibilmente in stato di incoscienza, o perlomeno rapida, per disturbare il meno possibile la vita di chi resta - una testimonianza sul valore degli ultimi istanti della vita, sull'incredibile privilegio di esserne testimoni, non mi sembra superflua. Anzi, spero di contribuire a un'evoluzione della società, una società che, invece di negare la morte, impari a integrarla nella vita, una società più umana, in cui, consapevoli della nostra condizione di esseri mortali, avremo più rispetto per il valore dell'esistenza.

Spero di riuscire a comunicare al lettore il senso di ricchezza che dà l'accompagnare gli ultimi momenti di una persona cara. È una ricchezza che io stessa ho scoperto col passare degli anni e che ha trasformato la mia vita. Morire non è, come crediamo così spesso, un evento assurdo, privo di senso. Senza sminuire il dolore di una strada fatta di lutti e di rinunce, vorrei far capire come il tempo che precede la morte possa anche essere utile al compiersi di una persona, a una trasformazione di chi le sta accanto. Molte cose possono ancora essere vissute. Su un terreno più sottile, più interiore, sul terreno delle relazioni con gli altri. Quando non si può più fare nulla, tuttavia si può ancora amare e sentirsi amati, e molti moribondi, nel momento di lasciare la vita, ci hanno lanciato questo messaggio struggente: non ignorate la vita, non ignorate l'amore. Gli ultimi istanti della vita di un essere amato possono essere l'occasione di spingersi con lui il più in là possibile. Quanti di noi colgono questa occasione? Invece di guardare in faccia la realtà dell'approssimarsi della morte, ci comportiamo come se non dovesse arrivare, mentiamo all'altra, mentiamo a noi stessi, e invece di dirci l'essenziale, invece di scambiare parole d'amore, di gratitudine, di perdono, invece di appoggiarci gli uni agli altri per attraversare quel momento incomparabile che è la morte di una persona amata, chiamando a raccolta tutta la saggezza, l'ironia e l'amore di cui un essere umano è capace per affrontare la morte, ecco che quel momento unico ed essenziale della vita è contrassegnato dal silenzio e dalla solitudine. 

La morte amica. Lezioni di vita da chi sta per morire, [Milano], Ed. Rizzoli, [1998], p. 13 – 18

Marie de Hennezel, psicologa, psicoterapeuta e scrittrice francese