domenica 26 giugno 2011

I figli sono come gli aquiloni

I figli sono come gli aquiloni,
passi la vita a cercare di farli alzare da terra.

Corri e corri con loro
fino a restare tutti e due senza fiato…
Come gli aquiloni, essi finiscono a terra…
e tu rappezzi e conforti, aggiusti e insegni.
Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri
che presto impareranno a volare.
Infine sono in aria:
 gli ci vuole più spago e tu seguiti a darne.

E a ogni metro di corda
che sfugge dalla tua mano
il cuore ti si riempie di gioia
e di tristezza insieme.

Giorno dopo giorno
l’aquilone si allontana sempre più
e tu senti che non passerà molto tempo
prima che quella bella creatura
spezzi il filo che vi unisce e si innalzi,
come è giusto che sia, libera e sola.

Allora soltanto saprai
di avere assolto il tuo compito.

Erma Louise Bombeck (1927 – 1996), scrittrice americana

sabato 25 giugno 2011

La più alta espressione di potenza

Dare è la più alta espressione di potenza. Nello stesso atto di dare, io provo la mia forza, la mia ricchezza, il mio potere. Questa sensazione di vitalità e di potenza mi riempie di gioia. Mi sento traboccante di vita e di felicità. Dare dà più gioia che ricevere, non perché è privazione, ma perché in quell'atto mi sento vivo.
L'arte d'amare
Erich Fromm (1900 – 1980), psicoanalista e sociologo tedesco

sabato 11 giugno 2011

Spirito Santo, torna a parlarci

Spirito Santo,
che riempivi di luce i Profeti e accendevi parole di fuoco sulla loro bocca, torna a parlarci con accenti di speranza.

Frantuma la corazza della nostra assuefazione all'esilio.
Ridestaci nel cuore nostalgie di patrie perdute.
Dissipa le nostre paure.
Scuotici dall'omertà.

Liberaci dalla tristezza di non saperci più indignare per i soprusi consumati sui poveri.
E preservaci dalla tragedia di dover riconoscere che le prime officine della violenza e della ingiustizia sono ospitate nei nostri cuori.

Donaci la gioia di capire che tu non parli solo dai microfoni delle nostre Chiese. Che nessuno può menar vanto di possederti.

E che, se i semi del Verbo sono diffusi in tutte le aiuole, è anche vero che i tuoi gemiti si esprimono nelle lacrime dei maomettani e nelle verità dei buddisti, negli amori degli indù e nel sorriso degli idolatri, nelle parole buone dei pagani e nella rettitudine degli atei.

Don Tonino Bello, vescovo italiano (1935 - 1993)

Spirito Santo, dono del Cristo morente

Spirito Santo, dono del Cristo morente,

fa' che la Chiesa dimostri di averti ereditato davvero.

Trattienila ai piedi di tutte le croci.
Quelle dei singoli e quelle dei popoli.

Ispirale parole e silenzi, perché sappia dare significato al dolore degli uomini.

Così che ogni povero comprenda che non è vano il suo pianto,
e ripeta con il salmo: "le mie lacrime, Signore, nell'otre tuo raccogli".

Rendila protagonista infaticabile di deposizione dal patibolo,
perché i corpi schiodati dei sofferenti trovino pace sulle sue ginocchia di madre.

In quei momenti poni sulle sue labbra canzoni di speranza.

E donale di non arrossire mai della Croce
ma di guardare ad essa come all'antenna della sua nave
le cui vele tu gonfi di brezza e spingi con fiducia lontano.

Don  Tonino Bello, vescovo italiano (1935 - 1993)

Spirito di Dio, fa' della tua Chiesa...

Spirito di Dio, fa' della tua Chiesa un roveto che arde di amore per gli ultimi. Alimentane il fuoco col tuo olio, perché l'olio brucia anche.

Da' alla tua Chiesa tenerezza e coraggio.
Lacrime e sorrisi.

Rendila spiaggia dolcissima per chi è solo e triste e povero.
Disperdi la cenere dei suoi peccati.
Fa' un rogo delle sue cupidigie.

E quando, delusa dei suoi amanti, tornerà stanca e pentita a Te, coperta di fango e di polvere dopo tanto camminare, credile se ti chiede perdono.
Non la rimproverare.

Ma ungi teneramente le membra di questa sposa di Cristo con le fragranze del tuo profumo e con l'olio di letizia.

E poi introducila, divenuta bellissima senza macchie e senza rughe, all'incontro con Lui perché possa guardarlo negli occhi senza arrossire, e possa dirgli finalmente: "Sposo mio".

Don Tonino Bello, vescovo italiano (1935 - 1993)

sabato 4 giugno 2011

Perchè ti voglio bene

Quando ti sei svegliato questa mattina, ti ho osservato ed ho sperato che tu mi rivolgessi la parola, anche solo poche parole, chiedendo la mia opinione o ringraziandomi per qualcosa di buono che ti era accaduto ieri, però ho notato che eri molto occupato a cercare il vestito giusto da metterti per andare a lavorare.

Ho continuato ad aspettare ancora, mentre correvi in casa per vestirti e sistemarti, sapevo che avresti avuto del tempo anche solo per fermarti qualche minuto e dirmi "Ciao!"; però eri troppo occupato. Per questo ho acceso il cielo per te, l'ho riempito di colori e di canti di uccelli per vedere se così mi ascoltavi, però nemmeno di questo ti sei reso conto.

Ti ho osservato mentre ti accingevi al lavoro e ti ho aspettato pazientemente tutto il giorno, con le molte cose che avevi da fare, suppongo che tu sia stato troppo occupato per dirmi qualcosa.

Al tuo rientro ho visto la stanchezza sul tuo volto ed ho pensato di rinfrescarti un poco facendo cadere una lieve pioggia, perchè questa la portasse via, il mio era un dono, ma tu ti sei infuriato ed hai offeso il mio nome.

Desideravo tanto che tu mi parlassi... c'era ancora tanto tempo ho pensato.
Dopo hai acceso il televisore, ti ho aspettato pazientemente; mentre guardavi la tv, hai cenato ed immerso nel tuo mondo ti sei dimenticato nuovamente di parlare con me. Ho notato che eri stanco ed ho compreso il tuo desiderio di silenzio e così ho fatto scendere il sole ed al suo posto ho disteso una coperta di stelle ed al centro di questa ho acceso una candela: era uno spettacolo bellissimo, ma tu non ti sei accorto di nulla.

Al momento di dormire, dopo aver augurato la buona notte alla famiglia, ti sei coricato e quasi immediatamente ti sei addormentato. Ho accompagnato i tuoi sogni con musica e dolci pensieri ed i miei angeli hanno vegliato su di te, ma non importa, perchè forse nemmeno ti rendi conto che io sono sempre lì con te.

Ho più pazienza di quanto t'immagini; mi piacerebbe pure insegnarti ad avere pazienza tu con gli altri.
Ti amo tanto che attendo tutti i giorni una preghiera. I doni che ti ho dato oggi sono frutto del mio amore per te.

Bene, ti sei svegliato di nuovo ed ancora una volta io sono qui ed aspetto, senza nient'altro che il mio amore per te, sperando che oggi tu possa dedicarmi un pò di tempo.

Buona Giornata!

Tuo papà Dio

Amico mio

Ero in cammino verso di Te
ma ti ho visto venire verso di me.

Volevo correre verso di Te
e ho visto Te correre verso me.

Desideravo cercare Te
ma Tu eri già partito alla mia ricerca.

Io pensavo: «Ecco, Ti ho trovato!»
ma mi sono visto trovato da Te.

Volevo dirti: «Ti amo»
ma ho sentito Te che mi dicevi: «Ti voglio bene».

Io volevo scegliere Te
ma Tu avevi già scelto me.

Volevo scrivere a Te
ma mi è arrivato prima il Tuo messaggio.

Desideravo vivere in Te
ma ho scoperto che Tu vivevi in me.

Volevo chiederti perdono
ma mi sono accorto che Tu mi avevi già perdonato.

Volevo offrirti la mia vita
ma ho ricevuto la Tua.

Volevo chiamarti: «Mio Signore»
ma mi sono sentito dire: «Amico mio!».

Anonimo

giovedì 2 giugno 2011

I vostri figli



I vostri figli non sono vostri figli:
sono figli e figlie
del desiderio ardente
che la vita ha per se stessa.

Essi vengono per mezzo di voi,
ma non da voi.
e benché siano con voi,
non vi appartengono.

Potete dar loro il vostro amore
ma non i vostri pensieri,
poiché essi hanno i loro pensieri.

Potete dar alloggio ai loro corpi,
ma non alle loro anime,
poiché le anime
dimorano nella casa del domani,
che voi non potete visitare
nemmeno nei vostri sogni.

Potete sforzarvi di essere come loro:
non cercate però di renderli come voi.
La vita, infatti, non torna indietro
né indugia sul passato.

Voi siete gli archi
dai quali i vostri figli
come frecce viventi son lanciati.
L’arciere vede il bersaglio
sul sentiero dell’infinito
e vi piega con la sua potenza
perché le sue frecce
volino veloci e lontane.

Lasciatevi piegare con gioia
dalla mano dell’Arciere;
poiché come egli ama la freccia che vola
così ama pure l’arco che rimane saldo.

Khalil Gibran (1883 - 1931), poeta, pittore e filosofo libanese

Il matrimonio

Voi siete sbocciati insieme
 e insieme starete per sempre.

Insieme, quando le bianche ali della morte
disperderanno i vostri giorni.
Insieme nella silenziosa memoria di Dio.

Vi sia spazio nella vostra unità
e tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l'un l'altra
ma non fatene una prigione d'amore.

Riempitevi a vicenda le coppe
ma non bevete da una coppa sola.

Cantate e danzate insieme e siate gioiosi
ma ognuno di voi sia solo
come son sole le corde del liuto
sebbene vibrino di una musica uguale.

Datevi il cuore
ma l'uno non sia rifugio all'altra
perché soltanto la mano della vita
può contenere i vostri cuori.

E state insieme
ma non troppo vicini
poiché le colonne del tempio sono distanziate
e la quercia e il cipresso
non crescono l'una all'ombra dell'altro.

Khalil Gibran (1883 - 1931), poeta, pittore e filosofo libanese

mercoledì 1 giugno 2011

Cantico di un anziano


Beati quelli che mi guardano con simpatia.
Beati quelli che comprendono il mio camminare stanco.

Beati quelli che parlano a voce alta per minimizzare la mia sordità.
Beati quelli che stringono con calore le mie mani tremanti.

Beati quelli che si interessano della mia lontana giovinezza.
Beati quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi già tante volte ripetuti.

Beati quelli che comprendono il mio bisogno d'affetto.
Beati quelli che mi regalano frammenti del loro tempo.

Beati quelli che si ricordano della mia solitudine.
Beati quelli che mi sono vicini nella sofferenza.

Beati quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita.
Beati quelli che mi sono vicini nel momento del passaggio.

Quando entrerò nella vita senza fine 
mi ricorderò di loro presso il Signore Gesù!

Cristo non ha più mani...

Cristo non ha più mani,
ha soltanto le nostre mani
per fare oggi le sue opere.

Cristo non ha più piedi,
ha soltanto i nostri piedi
per andare oggi agli uomini.

Cristo non ha più voce,
ha soltanto la nostra voce
per parlare oggi di sè.

Cristo non ha più forze,
ha soltanto le nostre forze
per guidare gli uomini a sè.

Cristo non ha più vangeli,
che essi leggono ancora;

ma cio che facciamo in parole e in opere
è l’ evangelo che lo spirito sta scrivendo.

Il quinto evangelio, Milano 1975
Mario Pomilio (1921 - 1990), scrittore, giornalista e politico italiano