lunedì 24 marzo 2014

La preghiera delle cinque dita


Il pollice è il dito più vicino a te. 
Così inizia a pregare per chi ti è più vicino. Sono le persone che più facilmente tornano nei nostri ricordi. Pregare per le persone a noi care è “un dolce obbligo”.

Il dito seguente è l’indice. 
Prega per chi insegna, educa e medica, quindi per maestri, professori, medici e sacerdoti. Questi hanno bisogno di sostegno e saggezza affinchè possano indicare la via giusta agli altri. Non dimenticarli mai nelle tue preghiere.

Il dito seguente è il più alto. 
Ci fa ricordare i nostri governatori. Prega per il presidente, per i parlamentari, per gli imprenditori e per i dirigenti. Sono loro che dirigono il destino della nostra patria e che guidano l’opinione pubblica. Hanno bisogno della guida di Dio.

Il quarto dito è il dito anulare. 
Nonostante possa sorprendere i più, è questo il nostro dito più debole, e qualunque insegnante di pianoforte lo può confermare. Bisogna ricordarsi di pregare per i più deboli, per coloro che hanno tanti problemi da affrontare o che sono affaticati dalle malattie. Hanno bisogno delle tue preghiere di giorno e di notte. Non saranno mai troppe le preghiere per queste persone. Inoltre ci invita a pregare per i matrimoni.

E per ultimo c’è il nostro dito mignolo, 
il più piccolo tra tutte le dita, piccolo come bisogna sentirsi di fronte a Dio e agli altri. Come dice la Bibbia “gli ultimi saranno i primi”. Il mignolo ti ricorda che devi pregare per te stesso. Solo quando avrai pregato per gli altri quattro gruppi, potrai vedere nella giusta ottica i tuoi bisogni e pregare meglio per te.

Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio)

domenica 9 marzo 2014

Il giusto governo

Giusto è il governo che tende al bene della collettività, ingiusto quello che si volge all’esclusivo interesse dei governanti…

“Perciò si pretende che le magistrature politiche, nelle costituzioni fondate sull'uguaglianza dei cittadini, vengano esercitate a turno. Un tempo naturalmente chi aveva esercitato il pubblico potere pensava che un altro si sarebbe occupato del suo interesse, così come prima lui si era occupato di quello dell'altro. Ma ora i titolari dei pubblici uffici, per i vantaggi che derivano dal trattare gli interessi pubblici e dall’esercizio del potere, desiderano restare in carica senza interruzione (…) e forse solo questa virtù delle cariche potrebbe spiegare l'ardore con cui si dà ad esse la caccia. È evidente pertanto che tutte le costituzioni che hanno di mira l'interesse comune sono costituzioni rette in quanto conformi all'assoluta giustizia, mentre quelle che hanno di mira l'interesse dei governanti sono errate e costituiscono delle degenerazioni rispetto alle costituzioni rette: infatti sono dispotiche, mentre la città è una comunità di liberi”.

Aristotele (383 - 322 a.C),  Politica 6, i279

Amare costa


Costa dire: "Hai ragione".
Costa dire: "Perdonami".
ed anche dire: "Ti perdono" costa.

Costa la confidenza,
costa la pazienza.
Costa fare una cosa
che non hai voglia di fare
ma che lui o lei vuole.
Costa cercare di capire.
Costa tenere il silenzio.

La fedeltà costa
e sorridere al cattivo umore
e trattenere le lacrime che fanno soffrire.

A volte costa impuntarsi,
a volte cedere.
Costa dover dire: "É colpa mia".

Costa confidarsi
e ricevere confidenze.
Costa sopportare i difetti,
costa cancellare le piccole ombre,
costa condividere i dolori.

Costa la lontananza
e costano i distacchi.
Costano le nubi passeggere.
Costa avere opinioni differenti,
costa dir sempre di "sì".

Eppure a questo prezzo si genera
e si conserva l'amore.
Gli spiccioli non servono.
Ci vuole un legno pesante
come la Croce.

(anonimo)