martedì 23 aprile 2024

Maria

Ti splende su l’umile testa
la sera d’autunno, Maria!
Ti vedo sorridere mesta
tra i tocchi d’un’Avemaria:
sorride il tuo gracile viso;
né trova, il tuo dolce sorriso,
nessuno:


così, con quelli occhi che nuovi
si fissano in ciò che tu trovi
per via; che nessuno ti sa;
quelli occhi sì puri e sì grandi,
coi quali perdoni, e domandi
pietà:


quelli occhi sì grandi, sì buoni,
sì pii, che da quando li apristi,
ne diedero dolci perdoni!
ne sparsero lagrime tristi!
quelli occhi cui nulla mai diede
nessuno, cui nulla mai chiede
nessuno!


quelli occhi che toccano appena
le cose! due poveri a cena
dal ricco, ignorati dai più;
due umili in fondo alla mensa,
due ospiti a cui non si pensa
già più!

Giovanni Pascoli

Per le mamme di lassù


Le mamme non dovrebbero mai morire, dovrebbero sparire e poi apparire quando hai bisogno di rivederle, anche solo per un attimo... (Valeria Fabrizi)   


Mater dolcissima

«Mater dolcissima, ora scendono le nebbie,
il Naviglio urta confusamente sulle dighe,
gli alberi si gonfiano d’acqua, bruciano di neve;
non sono triste nel Nord: non sono
in pace con me, ma non aspetto
perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi
come tutte le madri dei poeti, povera
e giusta nella misura d’amore
per i figli lontani. Oggi sono io
che ti scrivo».
 – Finalmente, dirai, due parole
di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto
e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore
lo uccideranno un giorno in qualche luogo. –
«Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo
di treni lenti che portavano mandorle e arance,
alla foce dell’Imera, il fiume pieno di gazze,
di sale, d’eucalyptus. Ma ora ti voglio, dell’ironia che hai messo
sul mio labbro, mite come la tua.
Quel sorriso m’ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te,
per tutti quelli che come te aspettano,
e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,
non toccare l’orologio in cucina che batte sopra il muro
tutta la mia infanzia è passata sullo smalto
del suo quadrante, su quei fiori dipinti:
non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà,
morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima Mater».

Salvatore Quasimodo (1901 - 1968), poeta e traduttore italiano


Mia madre

Zitti, coi cuori colmi,
ci allontanammo un poco.
Tra il nereggiar degli olmi
brillava il cielo in fuoco.

…Come fa presto sera
o dolce madre, qui!
Vidi una massa buia
di là del biancospino:
vi ravvisai la thuia,
l’ippocastano, il pino…

…Or or la mattiniera
voce mandò il luì;
Tra i pigolìi dei nidi,
io vi sentii la voce
mia di fanciullo… E vidi,
nel crocevia, la croce.
…sonava a messa, ed era
l’alba del nostro dì:
E vidi la Madonna
dell’Acqua, erma e tranquilla,
con un fruscìo di gonna,
dentro, e l’odor di lilla.
…pregavo …e la preghiera
di mente già m’uscì!

Sospirò ella, piena
di non so che sgomento.
Io me le volsi: appena
vidi il tremor del mento.

…Come non è che sera,
madre, d’un solo dì?
Me la miravo accanto
esile sì, ma bella;
pallida sì, ma tanto
giovane! una sorella!
Bionda così com’era
quando da noi partì.

Canti di Castelvecchio, 1907

Giovanni Pascoli (1855 – 1912), poeta, accademico e critico letterario italiano 


La madre

E il cuore quando d'un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Sentimento del tempo, 1930

Giuseppe Ungaretti (1888 - 1970), poeta italiano


Alla madre

Forse, infranto il mistero, nel chiarore
del mio ricordo un’ombra apparirai,
un nonnulla vestito di dolore.

Tu, non diversa, tu come non mai:
solo il paesaggio muterà colore.

In un nembo di cenere e di sole
identica, ma prossima al candore
del cielo passerai senza parole.

Io ti vedrò sussistere nel vago
degli sguardi serali, nel ritardo
dei fuochi che si spengono in un ago
di luce rossa a cui trema lo sguardo.

Mario Luzi (1914 – 2005), poeta, drammaturgo, critico letterario, traduttore e critico cinematografico italiano


Tu la cercherai

Da oggi tu la cercherai salendo le scale, 
con il tuo olfatto teso a distinguere i suoi odori 
o con l’udito pronto a cogliere il suo richiamo.

La cercherai nello sguardo dimesso di tuo padre.
La cercherai nell’acqua che bolle mentre preparava il pranzo.
La cercherai quando un bottone abbandonerà la tua camicia o quando la piega dei pantaloni non ti convincerà.
La cercherai nel bagno o nella sua stanza dove a volte si attardava.
La cercherai nel guardare un bambino avvinghiato al collo della mamma.

La cercherai nell’odorosa emanazione inconfondibile di uno dei suoi cassetti.
La cercherai sfiorando la pelle di una qualsiasi mano che non è più la sua.
La cercherai dietro l’anta dell’armadio dove metteva ordine.
La cercherai subito dopo che la macchina del caffè avrà effuso il suo aroma per casa.
La cercherai nel fresco della biancheria pulita che ti preparava.

La cercherai quando sentirai un canto o un suono a lei cari.
La cercherai aprendo il suo frigorifero o il cassetto dei nostri medicinali.
La cercherai nei richiami alle disattenzioni di tuo padre.
La cercherai nelle vigilie e nelle feste.
La cercherai nelle trascurabili manie che a te non piacevano.

La cercherai mentre caricava la lavatrice o faceva ordine starnutendo nel ripostiglio.
La cercherai nella nostalgia di quella breve o lunga vacanza.
La cercherai di notte prima di affidarti al sonno o al mattino quando vorresti il suo sorriso.
La cercherai sperando di sorprenderla in un angolo nascosto di casa.
La cercherai nel gusto dei dolci a lei congeniali o nell’effluvio del borotalco con cui da bambino ti cospargeva.

La cercherai nelle pause e nei vuoti della vita.
La cercherai perfino in quei rimproveri non accetti, ma fisiologici nel cuore di una madre premurosa.
La cercherai nei visi simili al suo o negli occhi di chi ami.
La cercherai negli spazi ora per sempre vuoti.
La cercherai quando vedrai nascere la vita o in ogni tramonto.

La cercherai nei momenti fatali o nell’attimo finale.
La cercherai ovunque la mente vorrà o il cuore busserà.
Ma non la troverai.
È ormai dentro di te.
E di lì non si staccherà. Mai.
Perché una mamma non abbandona mai il figlio. Lo abita dovunque lui si trovi.

(Gaetano Lo Russo)


La parola più importante

E sarai madre anche quando non ci sarai più, 
perché tutte le volte che tuo figlio starà male dirà sempre: "mamma mia aiutami"
perché tutte le volte che sarà felice dirà: "mamma mia che bello"
perché mamma sarà sempre la prima parola 
che un uomo pronuncia quando nasce e quando muore. 
Buona festa della mamma a tutte le mamme del mondo. 
Buona festa a te, madre mia, 
che dal cielo continuerai a sorridermi 
tutte le volte che pronuncerò 
la parola più importante per ogni figlio della terra: UE MA'

(Francesco Sternativo)


L’amore per una madre

Chissà quando è più forte, 
l’amore per una madre. 
Forse da piccoli, 
quando la vediamo perfetta. 
O da adolescenti, 
quando la vediamo tutta sbagliata. 
O da grandi, 
quando la vediamo finalmente umana. 

Oppure quando non c’é più 
e scopriamo sulla pelle che, 
anche in modo impacciato, 
ridondante o silente, 
era la sola persona 
disposta a cederci tutto.

(Gabriela Pannia)


E arriva un giorno... 

E arriva un giorno in cui ti senti parlare come lei, 
cucinare come lei, sgridare come lei,
cantare come lei, insegnare come lei,
ballare come lei, scrivere come lei,
piangere come lei.

E arriva un giorno in cui quelle scarpe giganti,
che tanto hai provato, ti calzano perfettamente
e puoi percorrere la sua impronta.
E con ogni passo vai a capire tutto quello
che hai sempre criticato.

E capisci i limiti, le sfide, la rabbia,
le preoccupazioni, le paure.
E ringrazi che era lì, ad accompagnarti da vicino,
a vegliare, a guardare.
E ringrazi i suoi sforzi, i suoi sacrifici, il suo tempo.

Arriva un giorno in cui ti guardi allo specchio e la vedi. 
Perché qualche mese, siamo stati dentro di lei,
ma lei sarà sempre dentro di noi.


Per te mamma

Vorrei vederti un solo istante,
per donarti quel bacio che non ti ho dato!
Vorrei per un solo istante
ritrovare il tuo calore nella magia di un abbraccio,
avvolgendomi nel profumo della tua pelle!

Vorrei parlarti un solo istante,
per raccontarti il mio dolore!
Vorrei ascoltarti un solo istante,
per consolare il mio cuore 
assaporare attimi di infinito amore!

Vorrei... vorrei... vorrei...
ma tu mamma non puoi!
Il tuo alito impalpabile mi sussurra:
"Non piangere,
io sono il vento che ti accarezza,
il sole che ti scalda.
la pioggia che ti bagna.
Io sono dentro di te..."

Mi manchi mamma!


Per i papà di lassù

Fammi essere ancora figlio

Fammi essere ancora figlio.
Solo una volta. Una volta sola.
Poi ti lascio andare.
Ma per una volta, ancora, fammi sentire sicuro.
Proteggimi dal mondo.
Fammi dormire nel sedile dietro il tuo.
Guida tu. Che io sono triste e stanco.
Ho voglia che sia tu a guidarmi, papà.
Metti la musica che ti piace.
Che sarà quella che una volta cresciuto piacerà a me.
Fammi essere piccolo.
Pensa tu per me.
Decidi tu per me.
Mettimi la tua giacca, che a me sembra enorme, perché ho freddo.
Prendimi in braccio e portami a letto perché mi sono addormentato sul divano.
Raccontami storie.
E se sei stanco non farlo. Ma non te ne andare.
Ho voglia di rimanere figlio per sempre.
Abbracciami forte come dopo un gol.
Dormi ancora, come hai fatto, per una settimana su una sedia accanto al mio letto in ospedale.
Rassicurami.
Carezzami la testa.
Lo so che per tutti arriva il momento in cui devi fare da padre a tuo padre.
Ma io non voglio.
Non ora.
Voglio vederti come un gigante. Non come un uccellino.
Non andare, papà.
Ti prego.
Fammi essere ancora figlio.
Fammi essere per sempre tuo figlio.

(Gabriele Corsi)


Caro babbo

Mi sembravi alto, altissimo quando ero piccolino
Eri il mio gigante buono che giocava a nascondino
Mi batteva forte il cuore mentre stavo ad aspettare
Felice di nascondermi, ma anche di farmi trovare

Ti sentivo forte e a volte mi facevi un po' paura
Ma eri il mio cavallo docile, il tappeto, la pianura
E scendevo e camminavo nelle tue scarpe pesanti
Fra colline di poltrone coi miei passi da gigante

Era dolce, era dolcissimo
Lo ricordo e te lo dico
Eri il mio più grande eroe
Eri il primo vero amico

Sei però rimpicciolito i primi anni della scuola
Tornavi tardi a casa e la mamma sempre sola
Mi svegliavo d'improvviso e vi sentivo ancora urlare
Eri sempre più nervoso e non mi stavi ad ascoltare
Altre volte mi picchiavi e le tue parole dure
spalancavano soltanto una vita di paure

Eri assente e irraggiungibile
Io ti odiavo e te lo dico
Eri in sogno l'uomo nero
Eri a un tratto il mio nemico

E ho portato come un lutto il tuo sangue nelle vene
Ma il mio cuore per dispetto ti voleva ancora bene
E ora babbo te lo scrivo come quando ero bambino
Come quando per trovarci giocavamo a nascondino

E ora è freddo, anzi freddissimo
Piango mentre te lo dico
cosa aspetti ad arrivare
babbo se mi sei amico

Era dolce, era dolcissimo
L'ho capito e te lo scrivo
Quante volte io dovrò morire
Per sentirmi ancora vivo?

(Marco Masini)


Father and son

It's not time to make a change
Just relax, take it easy
You're still young, that's your fault
There's so much you have to know
Find a girl, settle down
If you want, you can marry
Look at me, I am old, but I'm happy.

I was once like you are now
And I know that it's not easy
To be calm when you've found
Something going on
But take your time, think a lot
Well, think of everything you've got
For you will still be here tomorrow
But your dreams may not.

How can I try to explain?
When I do he turns away again
It's always been the same
Same old story
From the moment I could talk
I was ordered to listen
Now there's a way and I know
That I have to go away
I know I have to go.

It's not time to make a change
Just sit down, take it slowly
You're still young, that's your fault
There's so much you have to go through
Find a girl, settle down
if you want, you can marry
Look at me, I am old, but I'm happy.

All the times that I cried
Keeping all the things I knew inside
It's hard, but it's harder to ignore it
If they were right, I'd agree
But it's them they know, not me
Now there's a way and I know
That I have to go away
I know I have to go.

(Cat Stevens)


Padre e figlio

Non è il momento di fare cambiamenti,
rilassati soltanto, prenditela comoda
Sei ancora giovane, questo è il tuo problema,
c'è così tanto che devi sapere
trovati una ragazza, sistemati,
se vuoi, puoi sposarti
guarda me, sono vecchio, però sono felice

Un tempo ero come tu sei ora,
E so che non è facile restare calmo quando trovi
che qualcosa bolle in pentola
ma prenditi il tuo tempo, pensa molto
beh, pensa a tutto quel che hai
domani tu sarai ancora qui,
ma i tuoi sogni potrebbero non esserci

Come posso provare a spiegare?
quando lo faccio lui si gira dall'altra parte
è sempre stata la solita
la solita vecchia storia
dal momento in cui potevo parlare
mi è stato ordinato di ascoltare
ora c'è una via e io so
che devo andare via
io so che devo andare

Non è tempo per cambiamenti
siediti soltanto, fai le cose con calma
Sei ancora giovane, questo è il tuo problema,
c'è così tanto che devi vivere
trovati una ragazza, sistemati,
se vuoi, puoi sposarti
guarda me, sono vecchio, però sono felice

Tutte le volte che ho pianto,
tenendomi tutto ciò che sapevo dentro
è difficile, ma è più difficile ignorare ciò
se loro avessero ragione, io sarei d'accordo,
ma è loro che conoscono, non sono io
ora c'è una via 
e io so che devo andare via.
So che devo andare.

(Cat Stevens)

domenica 21 aprile 2024

I due asinelli


Alla grotta di Betlemme arrivarono, arrancando, anche due asinelli. Erano stanchi e macilenti. Le loro groppe erano spelacchiate, piagate dai pesanti sacchi che il mugnaio loro padrone, caricava quotidianamente e dai colpi di bastone che non risparmiava. Avevano sentito i pastori parlare del Re dei Re venuto dal Cielo ed erano accorsi anche loro. Seguirono quella stella e davanti alla grotta, rimasero a contemplare il Bambino. Lo adorarono, pregarono come tutti e misero ai Suoi piedi, come dono, l’unica cosa che avevano: la loro vita. E i loro dolori, le loro pene... All’uscita, li attendeva lo spietato mugnaio e i due asinelli ripartirono a testa bassa, con il pesante basto sulla groppa. “Non serve a niente”, disse uno, “ho pregato il Messia che mi togliesse il peso e non lo ha fatto”. “Io invece”, ribatté l’altro, che trotterellava con un certo vigore, “gli ho chiesto di darmi la forza di portarlo!”.

E se qualcuno ti dice: “La vita è dura”, chiedigli: “In confronto a che cosa?”.

Bruno Ferrero, prete salesiano, scrittore italiano

sabato 20 aprile 2024

Perché Dio ha creato la famiglia

Quando la creazione fu terminata,
ogni stella fu al suo posto, 
Dio cullò la terra nel suo abbraccio premuroso,
e sapendo che ci sarebbe stato qualche problema da affrontare,
attuò il suo meraviglioso piano:
Egli volle che i suoi figli imparassero ad essere forti,
e a non aver paura se le cose dovessero andare male. 

Così pose in ogni cuore il desiderio di appartenere 
ad un qualcosa in cui sentirsi necessari, ma liberi...

Poi aggiunse l'accettazione e la pazienza e la fiducia,
l'amore disinteressato, ma premuroso e giusto,
un luogo dove le domande fossero benvenute
e le risate …un dovere!

Quindi chiamò il questo suo grande dono: "FAMIGLIA".

giovedì 18 aprile 2024

Pensare la pace durante un raid aereo


La notte scorsa e quella precedente i tedeschi erano sopra la nostra casa. Adesso sono tornati. È un'esperienza strana, trovarsi sdraiati al buio ad ascoltare il volo di un calabrone che in ogni momento potrebbe pungerti fatalmente. É un rumore che interrompe il fluire calmo e continuo di un pensiero sulla pace; eppure un frastuono che costringe a concentrarsi sulla pace, molto più di una preghiera o di un inno nazionale.

Finché non pensiamo la pace tanto intensamente da materializzarla, ci ritroveremo tutti - non solo questo singolo corpo, in questo singolo letto, ma milioni di corpi non ancora nati - in un'unica tenebra con il medesimo ronzio mortifero sopra la testa. Sforziamoci allora di pensare a come costruire l'unico rifugio antiaereo efficace mentre le mitragliatrici sulla collina sparano a raffica, i fari toccano le nuvole e di tanto in tanto cade una bomba, a volte vicino, altre lontano.

Agosto 1940

Virginia Woolf (1882 – 1941), scrittrice, saggista e attivista britannica

[nella foto: l'ingresso di un palazzo di Bakhmut (Ucraina) distrutto da un missile russo]

Sai cosa succederà dopo il tuo funerale?


Dopo solo poche ore, il pianto cesserà e la tua famiglia comincerà a prendere accordi per il rinfresco per i tuoi parenti e amici.

Alcuni dei tuoi familiari discuteranno degli eventi attuali o su come mangiano in Giappone o in Messico. 

Qualcuno chiamerà la tua famiglia per dire che non sono potuti venire di persona a causa di qualche emergenza.

Altri inizieranno a organizzare il viaggio per tornarsene a casa - perché la vita è troppo breve -  e qualcuno nella tua famiglia comincerà a discutere su chi abbia contribuito economicamente di più per il tuo funerale.

Alla fine, ognuno prenderà strade separate.

Altri ancora, dopo poco tempo, chiameranno al tuo cellulare perché nemmeno sapevano che eri morto.

Il tuo datore di lavoro inizierà a cercare il tuo sostituto.

Ci saranno nuove elezioni, nuovi scandali e il traffico sulla tangenziale sarà sempre lo stesso.

Sarai dimenticato in un attimo. 

La vita di tutti tornerà alla normalità.

In un batter d'occhio gli anni svaniranno e solo pochissime persone si ricorderanno di te. 

Ora dimmi: se la gente si dimenticherà di te così facilmente, per chi stai vivendo la tua vita?

Passi tutta la vita a preoccuparti di cosa pensa la gente di te.

Essi non lo fanno nè lo faranno nei tuoi confronti.

Vivi la tua vita per te stesso! Sii te stesso!


martedì 16 aprile 2024

Empatia

Un topo, guardando attraverso un buco nel muro, vide il contadino aprire un pacco davanti alla moglie e tirò fuori una trappola per topi. Spaventato corse ad avvisare tutti gli altri animali. 

"In casa c'è una trappola per topi!" urlò il topo. 

Il pollo che ridacchiava e scavava disse al topo: "Mi scusi signor topo, comprendo che per lei sia un problema, ma a me non fa alcun male"

Allora il topo andò dall' agnello che rispose in egual modo. 

Il topo andò dalla mucca che gli chiese: "...ma sono in pericolo?" Il topo ci pensò un attimo e disse che la mucca non era in pericolo. 

Il topo decise di tornare a casa, ma quella notte sentì un forte rumore. Si affacciò con timore e vide che la trappola per topi era entrata in funzione, prendendo la coda del serpente Willy. Nonostante la trappola il serpente riuscì a mordere la moglie del contadino, causandole febbre e tremore.

Il contadino pensò di prepararle un brodo caldo, quindi andò a prendere il pollo.

Non essendoci però miglioramenti, gli amici del vicino andarono a trovare la moglie ed il contadino per sfamarli prese l'agnello e lo cucinò.

Quella notte la moglie morì ed il contadino per coprire le spese funebri dovette vendere la mucca.

La morale è che, la prossima volta che qualcuno ci parla di un problema e pensiamo che non possa colpirci perché non è un nostro problema, pensiamoci bene. 
Il mondo non va male per la cattiveria dei cattivi, ma per l'apatia e l'indifferenza dei buoni. 
Quindi, quando qualcuno ha bisogno di noi per i suoi problemi, rendiamoci sempre disponibili ad ascoltare ed eventualmente ad aiutarlo: che non ti manchi mai l'empatia.

mercoledì 10 aprile 2024

Aforismi Propaganda e manipolazione mentale

...sulla propaganda, la manipolazione e il lavaggio del cervello

Vulgus vult decipi, ergo decipiatur /  Il popolo vuole essere ingannato, e allora sia ingannato. (Card. Carlo Carafa 1517 - 1561 - attribuita)

Le masse non hanno mai avuto sete di verità. Chi può fornire loro illusioni diviene facilmente il loro comandante; chi tenta di distruggere le loro illusioni è sempre la loro vittima. (Gustave Le Bon)

mercoledì 3 aprile 2024

Un mondo di pace

Ogni bambino della Terra,

vuole la pace e non la guerra,

allora proprio non riesco a capire

perché tanti popoli debbono soffrire.

Se tutti i bambini che vivono al mondo,

facessero un grande girotondo,

insieme alle mamme e ai loro papà,

sarebbe di certo la felicità.

Per questo per Pasqua ho un augurio speciale,

vorrei che la pace potesse regnare,

che non esistesse mai più il dolore

e che ovunque regnasse l'amore.

Sarebbe una Pasqua universale,

senza dolori, senza più male

solo con gioia e tanto affetto,

allora sarebbe un mondo perfetto.

Un dono emozionante

 Mario Rigoni Stern e la sua Pasqua del 1944, prigioniero nel Lager tedesco I/B. 

Un uovo di gallina cotto e colorato con erbe, foglie di cipolla e fondi di caffè: come quelli che le ragazze del mio paese usano donare ai ragazzi alla vigilia dell'Ascensione. Lo mangiai nell'angolo del recinto da dove si vedeva la campagna con le betulle rinverdite. Quell'uovo me lo aveva infilato nella tasca del pastrano una bambina polacca che ogni mattina incontravamo quando saliva sul treno con i compagni per recarsi a scuola. Mi guardava e mi regalava un sorriso che mi aiutava a vivere. La mattina del sabato santo si era avvicinata furtiva e lesta; poi sentii quel peso insolito nella tasca e con la mano avevo scoperto l'emozionante dono.

Aspettando l'alba

Mario Rigoni Stern (1921 – 2008), militare e scrittore italiano