martedì 29 settembre 2009

La vera gioia nella vita

Ecco la vera gioia nella vita: venir usato per uno scopo di cui voi stessi riconoscete il valore... essere una forza della natura e non un piccolo agglomerato di fibre, eccitato ed egoista, pieno di guai e di rancori che recrimina perché l’universo non si dedica a renderlo felice.
Sono dell’opinione che la mia vita appartiene alla comunità e finché vivrò sarà un privilegio fare per questa quanto posso. Voglio essere utilizzato totalmente fin quando morirò, anche perché più duramente lavoro più a lungo vivo. Io gioisco per la vita in sé per sé. La vita non è una "candela corta", per me. È una specie di splendida torcia che ho il compito di tenere per un breve momento: voglio fare in modo che brilli il più possibile prima di passarla alle future generazioni.
Da un discorso a Brighton, 1907

George Bernard Shaw, George Bernard Shaw, drammaturgo, narratore e saggista irlandese (1856 – 1950)


This is the true joy in life: being used for a purpose recognized by yourself as a mighty one…
being a force of Nature instead of a feverish selfish little clod of ailments and grievances complaining that the world will not devote itself to making you happy.
I am of the opinion that my life belongs to the whole community and as long as I live it is my privilege to do for it whatever I can. I want to be thoroughly used up when I die. For the harder I work the more I live. I rejoice in life for its own sake. Life is no brief candle to me. It’s a sort of splendid torch which I’ve got to hold up for the moment and I want to make it burn as brightly as possible before handing on to future generations.

La vita ha un senso perchè Dio ti ama immensamente

Non comprendevo questa vita: essa mi sembrava spaventosa. E d'un tratto intesi le parole di Cristo e le compresi. La vita e la morte finirono di apparirmi un male e da allora, invece della disperazione, ho sentito la felicità e la gioia della vita che neppure la morte può alterare.

Lev Tolstoj (1828 – 1910), scrittore, filosofo, educatore e attivista sociale russo

L’entusiasmo del nuovo

È umano: uno zoppo evita accuratamente di parlare della sua gamba malconcia, un guercio a malincuore tratta del suo occhio buio, un gobbo non ama dissertare sulla conformazione delle sue spalle.
Parimenti un uomo qualunque evita di parlare del proprio mestiere.
L'espressione: «È un uomo appassionato al proprio mestiere», equivale per me all'espressione: «È un uomo appassionato alla propria gobba».
Un entusiasmo esiste, in un mestiere, fino a quando detto mestiere offre qualcosa di nuovo. Il pittore ruba le ore al sonno e si dimentica di mangiare davanti alla sua tela fino al giorno in cui o sa tutto sulla pittura, o si accorge che più in là egli non può andare.
Si cammina volentieri per una strada che non si conosce: il paesaggio circostante allieta lo spirito, a ogni passo corrisponde una scoperta. Ma poi, quando questa strada sia nota perfettamente o la si debba rifare ogni giorno e in ogni stagione, ecco là noia subentrare all'entusiasmo.
Allora il mestiere diventa come una condanna del destino. Un po' come una gamba malandata, un occhio buio, una schiena gibbosa.
E se io parlo del mio mestiere, è proprio perché mi sono accorto, ormai, di aver percorso tutta la strada che potevo percorrere.
Poca strada: quattro passi in tutto, che ora debbo ripetere ogni giorno, rivedendo sempre le stesse cose.
La strada è chiusa, ormai: una enorme muraglia la sbarra: non si può fare un passo di più dei quattro già fatti.

La scoperta di Milano, [Milano, Ed. Rizzoli, 1990], p. 148

Giovannino Guareschi (1908 - 1968), giornalista, umorista e scrittore italiano

Le caratteristiche di un amico

Tre sono le caratteristiche di un amico: impedire ciò che è dannoso, incitare al bene, non abbandonare nella mala sorte.

Asvaghosa, Le gesta del Budda, canto IV, 64 - A. Passi ed., [ Milano, Fabbri Ed., 1997 ], p. 51

giovedì 10 settembre 2009

Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno

Questa è la storia di 4 persone, chiamate Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno. C'era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto. Ciacuno poteva farlo, ma Nessuno lo fece, Qualcuno si arrabbiò perché era il lavoro di Ognuno. Ognuno pensò che Ciascuno potesse farlo, ma Nesuno capì che Ognuno l'avrebbe fatto. Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare.

Anonimo

martedì 8 settembre 2009

Altro

"Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina.

Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.

Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.

I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali."

"Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.

Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione".

Relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.