Una pagina della catechesi sul Padre Nostro di San Guido Maria Conforti, datata 8 dicembre 1917. Siamo nel mezzo della Prima guerra mondiale; in Russia è in atto la "Rivoluzione di ottobre". Commentando il Padre Nostro, Monsignor Guido Maria Conforti al versetto: “dacci oggi il nostro pane quotidiano” afferma che ciò significa chiedere il necessario per la vita di tutti...
[ Gesù ] col precetto della carità fraterna che tutti obbliga a venire in aiuto di chi versa nel bisogno, ha costituito in certo qual modo ministri della sua bontà quanti avrebbero creduto in lui. E per questo appunto ci ha insegnato a chiedere il pane necessario alla vita di tutti; ha voluto che lo chiamassimo nostro per ammonirci che il pane e gli altri beni donatici da Dio non sono talmente propri di ciascheduno di noi che non debbano essere comuni anche agli altri ove il loro bisogno lo esiga e le nostre forze il comportino. Secondo la legge della carità quel pane che abbonda negli uni deve dispensarsi a beneficio degli altri che ne mancano, onde tutti vengano sostentati e provveduti del necessario.
Oh, se queste massime sante fossero state sempre praticate, dopo diciannove secoli di Cristianesimo non saremmo spettatori di quell'equilibrio sociale, che produce tanto malessere e minaccia le più tremende reazioni. Il Cristianesimo, che presiede coi suoi grandi principii alla produzione e distribuzione delle ricchezze, ci presenta anche le sue dottrine intorno al loro consumo; ed esso nonostante le recriminazioni della scienza economica materialistica che proclama: consumate quanto più potete, proclama in quella vece che le ricchezze si hanno ad usare con saggia parsimonia. Ci inculca quindi l'astinenza, la sobrietà, la temperanza e condanna il lusso.
…Vi ha un lusso che è utile e permesso dalle dottrine del Vangelo. Egli è quel lusso decente che vien richiesto dalla propria condizione e dalle convenienze sociali; quel lusso dignitoso che è l’appannaggio esteriore dell’uomo, l’onesto compimento della bellezza del corpo che anch'esso è fattura di Dio.
Ma il lusso eccessivo, il lusso inonesto ed immoderato è altamente condannato dal buon senso e dal Vangelo. Ah, non mi dite che esso è una sorgente economica per un popolo, che esso tiene in moto le braccia di mille operai, in agiatezza la vita di mille famiglie che vivono a spese del lusso altrui. Ammetto il gran movimento dell'industria per opera del lusso, ma nego francamente che esso arricchisca la nazione; invece sperpera le sostanze, diminuisce le entrate; procaccia dei piccoli guadagni a molti, ma è anche fomite di tutti i vizi. Il lusso non arricchisce per ordinario; invece impoverisce chi lo pratica.
Bando al lusso perché esso è nocivo al civile consorzio e cagione di perturbamenti sociali, giacché quando è esagerato, quando è un lusso che abbaglia allora diviene un insulto alla miseria, una sfida, una provocazione al proletariato ed all'indigente. Bando al lusso giacché snerva i caratteri, cimenta l’onore, abbruttisce la coscienza. Gli uomini spinti dal lusso venderanno in contanti ciò che vi ha di più sacro al mondo, i propri principii la propria dignità, il proprio onore, essi non indietreggeranno dinnanzi al furto ed al suicidio. Bando al lusso che spopola gli stati, ed attirando l'attenzione delle omicide dottrine maltusiane leva bene spesso ad una nazione la sua prima forza viva, che è il numero dei suoi abitanti. Bando al lusso in quest’ora grave che attraversiamo in cui son tanti quelli che piangono, tanti quelli che hanno bisogno della carità dei fratelli.
Secondo il Vangelo i ricchi si debbono considerare come i depositari e gli economi dei beni che Dio ha loro elargito. Egli li ha colmati di ricchezza non solo perché ne possano godere cristianamente secondo i bisogni e le convenienze della loro condizione sociale, ma anche perché ne rendano partecipi i loro fratelli, versando sulle loro miserie le onde ristoratrici delle loro beneficenze.
Quando l'operaio sarà infermo quando diverrà invalido alla fatica, quando vecchio stenderà la mano all’obolo della pietà, quando la sua vedova, quando i suoi orfanelli saranno costretti a stentare la vita, allora la carità del ricco sia visibile ed operosa.
Questa, o fratelli, è la legge della carità che Cristo ci inculca ad ogni pagina del Vangelo e ci insinua anche colla petizione che abbiamo insieme commentata. “Dacci oggi il nostro pane” diciamo ogni giorno a Dio perché noi siamo un'immensa famiglia.
Abbiamo un padre comune Adamo, ma più abbiamo un Padre divino che sta nei cieli. Formiamo un'immensa famiglia, perciò la carità deve creare la comunanza dei beni, stabilire il vero comunismo, l'unico comunismo possibile, il comunismo cristiano.
Il ricco rende partecipe delle sue sostanze il povero, il possidente aiuta il diseredato della fortuna. E così, come dice l'Apostolo, si avrà la vera uguaglianza, il vero comunismo cristiano opposto al comunismo socialistico, il quale ha per suo principio l'egoismo alla sua suprema potenza. Quanto asserisco, o fratelli, non è una semplice opinione; le mie asserzioni sono eco fedele del precetto di Cristo, il quale ha detto: Quod superest date pauperibus. Tutto ciò che vi sopravanza sia dato ai poveri. Non è consiglio od insinuazione, ma precetto nella sua forma più imperativa.
Tutto il superfluo non è più vostro, o ricchi; quali siano i vostri bisogni legittimi, diversi secondo le diverse condizioni sociali, Gesù Cristo non ha indicato, ma tutto ha lasciato alla libertà e discrezione di ciascheduno. Però là dove cessano questi bisogni legittimi e l'assicurazione dell'incerto avvenire per voi ed i figli vostri, oh! allora il resto è superfluo ed ivi cessa l'uso legittimo della proprietà. Quello che avanza al dire dell'eloquente Lacordaire, è patrimonio dei poveri: quod superest date pauperibus.
E nell'ora difficile che attraversiamo s'impone più che mai l'osservanza di questo precetto evangelico, crescendo ogni giorno più i bisogni, come s’impone il dovere e la necessità di raddoppiare la nostra fiducia in quell'amorosa Provvidenza da cui tutto possiamo riprometterci.
Oggi in cui la preoccupazione dei pochi diseredati minaccia d'estendersi a molti, oggi, in cui la questione del pane quotidiano ci si presenta con carattere d'imperiosa attualità, per la ridotta disponibilità di braccia sui campi fecondi del lavoro, ripetiamo con fede più viva del solito la preghiera che il maestro divino ci ha posta sul labbro: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
Ed il pane non ci verrà meno neppure in questi difficili momenti e per la solerte e previdente intelligenza di coloro che presiedono alla pubblica cosa e per raddoppiato sforzo di coloro che sapranno dedicare alla terra le energie di cui possono disporre e soprattutto per l'efficace aiuto di quell'amorosa Provvidenza in cui mai si confida invano.
Catechesi sul Padre Nostro, 8 Dicembre, 1917
Guido Maria Conforti (1865 – 1931) arcivescovo cattolico italiano, fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere (Saveriani), santo
Fonte: www.saveriani.org
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