mercoledì 20 novembre 2024

Questo è il sangue dei tuoi sudditi


Grazie ai mercanti napoletani la fama di santità di Francesco da Paola (1416 - 1507) raggiunse anche la Francia. Il re Luigi XI, gravemente ammalato, inviò in Calabria dei delegati con ricchi doni per convincere il Santo a recarsi in Francia e guarirlo. Inizialmente San Francesco rifiutò, ma un ordine del Papa Sisto IV lo costrinse a partire. Durante il viaggio, fu ospitato a Napoli, dove, accolto trionfalmente dal re Ferrante, gli fu offerto un vassoio di monete d’oro per la costruzione di un convento. Francesco rifiutò e prendendo in mano una delle monete la spezzò facendone uscire del sangue: «Questo è il sangue dei tuoi sudditi che tu opprimi e che grida vendetta al cospetto di Dio», esclamò il Santo.

domenica 17 novembre 2024

Senza umiltà non si può essere santi


L'umiltà è essenziale per la santità. Per convincersi della santità di qualcuno potrebbe esser sufficiente cogliere i tratti caritatevoli e apparentemente benevoli di atteggiamenti, parole e gesti anche quando insieme rivelano arroganza e superbia? Certamente no. In un episodio della sua vita, San Filippo Neri dimostra che la miglior prova della santità è l’umiltà...


In un convento di Roma viveva una monaca che godeva fama di grande santità. Correva voce fra il popolo che la religiosa, arricchita di doni celesti, conoscesse il futuro ed operasse prodigi meravigliosi.

Quando il Papa venne a conoscenza di questo, mandò Padre Filippo in quel convento, perché vedesse che cosa vi fosse di vero sulle virtù taumaturgiche della religiosa.

In quei giorni era piovuto molto e le strade erano tutte fangose, sicché Filippo arrivò al monastero con le scarpe tutte insudiciate di fango. Ivi chiese subito di parlare con la monaca creduta santa, la quale, appena scesa in parlatorio, con un profondo inchino, disse: “In che posso servirla?”.

Il Santo, che stava comodamente sdraiato sulla poltrona, senza neppure rispondere al saluto, le porse il suo piede dicendo: “Prima di tutto, reverenda madre, la pregherei di togliermi queste scarpe infangate e poi di pulirmele per bene”.

La monachella si tirò indietro inorridita e, con parole molto risentite, fece le sue rimostranze contro un modo di procedere così villano, dicendo: “Mi meraviglio come voi vi permettete di farmi simili proposte”; Filippo tacque e alzatosi tranquillamente uscì dal convento per ritornare a casa.

Presentatosi il giorno dopo dal Papa, per riferire sul risultato della sua missione, disse: “Beatissimo Padre, quella monaca certamente non è una santa e non fa miracoli, perché le manca la virtù fondamentale”.

San Filippo Neri,  Roma, Ed. Il Villaggio del fanciullo, 1986, pp. 106-107

Oreste Cerri (1909 - 1996), presbitero e scrittore italiano

sabato 16 novembre 2024

Chi è il Santo?

Santo sei tu quando aiuti un amico in difficoltà.

Santo sei tu quando sei felice se un amico è felice.

Santo sei tu quando sei fedele ai tuoi impegni.

Santo sei tu quando sai gioire per le cose belle che la vita di dona.

Santo sei tu quando rispondi con l'amore all'amore dei tuoi genitori, che ti amano più della loro stessa vita.

Santo sei tu quando sai essere te stesso e sai tirar fuori il meglio di te.

Santo sei tu quando non ti arrendi, anche se la vita non è sempre facile.

Santo sei tu quando sbagli, perché gli errori ci insegnano a non ripeterli e a diventare persone migliori.

Santo sei tu quando guardi al futuro con fiducia, perché la vita è bella e vale la pena di essere vissuta!

I santi "che stanno sul calendario" e che ricordiamo il 1° Novembre sono state persone come noi, con gli stessi pregi e gli stessi difetti, ma hanno scelto di vivere secondo il Vangelo, Cercando di realizzare nella propria vita la volontà del Padre, prendendo Gesù come modello e lasciandosi guidare dallo Spirito.

venerdì 15 novembre 2024

Le tre venute del Signore

Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca infatti tra le altre due che sono manifeste. Nella prima il Verbo fu visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini, quando, come egli stesso afferma, lo videro e lo odiarono. Nell'ultima venuta "ogni uomo vedrà la salvezza di Dio" (Lc 3, 6) e vedranno colui che trafissero (cfr. Gv 19, 37). Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi, e le loro anime ne sono salvate. Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nell'ultima verrà nella maestà della gloria. Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all'ultima: nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell'ultima si manifesterà come nostra vita, in questa è nostro riposo e nostra consolazione. Ma perché ad alcuno non sembrino per caso cose inventate quelle che stiamo dicendo di questa venuta intermedia, ascoltate lui: Se uno mi ama, dice conserverà la mia parola: e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui (cfr. Gv 14,23). Ma che cosa significa: Se uno mi ama, conserverà la mia parola? Ho letto infatti altrove: Chi teme Dio, opererà il bene (cfr. Sir 15, 1), ma di chi ama è detto qualcosa di più: che conserverà la parola di Dio. Dove si deve conservare? Senza dubbio nel cuore, come dice il Profeta: "Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato" (Salmo 118, 11). Poiché sono beati coloro che custodiscono la parola di Dio, tu custodiscila in modo che scenda nel profondo della tua anima e si trasfonda nei tuoi affetti e nei tuoi costumi. Nutriti di questo bene e ne trarrà delizia e forza la tua anima. Non dimenticare di cibarti del tuo pane, perché il tuo cuore non diventi arido e la tua anima sia ben nutrita del cibo sostanzioso. Se conserverai così la parola di Dio, non c'è dubbio che tu pure sarai conservato da essa. Verrà a te il Figlio con il Padre, verrà il grande Profeta che rinnoverà Gerusalemme e farà nuove tutte le cose. Questa sua venuta intermedia farà in modo che "come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste" (1 Cor 15, 49). Come il vecchio Adamo si diffuse per tutto l'uomo occupandolo interamente, così ora lo occupi interamente Cristo, che tutto l'ha creato, tutto l'ha redento e tutto lo glorificherà.

Discorso 5 sull'Avvento, 1-3; Opera omnia, Edit. cisterc. 4 [1966], 188-190

Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153), monaco cristiano, abate e teologo francese dell'ordine cistercense, santo

Se farai ciò che piace a Dio

È una pazzia estrema, per un solo giorno fortunato, aspettarsi che tutto l'anno sia tale; anzi, non solo è una pazzia, ma è frutto di un influsso diabolico decidere di attribuire ciò che avviene nella nostra vita non alla nostra diligenza e buona volontà, ma al corso di particolari giorni. Tutto l'anno sarà per te fausto, non se a capodanno ti ubriacherai, ma se a capodanno e in ciascun altro giorno farai ciò che piace a Dio.

Predica di Capodanno, 2, in AA. VV., La teologia dei Padri, a cura di Gaspare Mura, vol. III, Città Nuova, Roma 1976, p. 116

Giovanni Crisostomo, Vescovo, Santo (ca. 350-407)


mercoledì 13 novembre 2024

Amo perché amo, amo per amare

L'amore è sufficiente per se stesso, piace per se stesso e in ragione di sé. É se stesso merito e premio. L'amore non cerca ragioni, non cerca vantaggi all'infuori di Sé. Il suo vantaggio sta nell'esistere. Amo perché amo, amo per amare. Grande cosa è l'amore se si rifà al suo principio, se ricondotto alla sua origine, se riportato alla sua sorgente. Di là sempre prende alimento per continuare a scorrere. L'amore è il solo tra tutti i moti dell'anima, tra i sentimenti e gli affetti, con cui la creatura possa corrispondere al Creatore, anche se non alla pari; l'unico con il quale possa contraccambiare il prossimo e, in questo caso, certo alla pari. Quando Dio ama, altro non desidera che essere amato. Non per altro ama, se non per essere amato, sapendo che coloro che l'ameranno si beeranno di questo stesso amore. L'amore dello Sposo, anzi lo Sposo-amore cerca soltanto il ricambio dell'amore e la fedeltà. Sia perciò lecito all'amata di riamare. Perché la sposa, e la sposa dell'Amore non dovrebbe amare? Perché non dovrebbe essere amato l'Amore?

Giustamente, rinunziando a tutti gli altri suoi affetti, attende tutta e solo all'Amore, ella che nel ricambiare l'amore mira a uguagliarlo. Si obietterà, però, che, anche se la sposa si sarà tutta trasformata nell'Amore, non potrà mai raggiungere il livello della fonte perenne dell'amore. É certo che non potranno mai essere equiparati l'amante e l'Amore, l'anima e il Verbo, la sposa e lo Sposo, il Creatore e la creatura. La sorgente, infatti, dà sempre molto più di quanto basti all'assetato.

Ma che importa tutto questo? Cesserà forse e svanirà del tutto il desiderio della sposa che attende il momento delle nozze, cesserà la brama di chi sospira, l'ardore di chi ama, la fiducia di chi pregusta, perché non è capace di correre alla pari con un gigante, gareggiare in dolcezza col miele, in mitezza con l'agnello, in candore con il giglio, in splendore con il sole, in carità con colui che è l'Amore? No certo. Sebbene infatti la creatura ami meno, perché è inferiore, se tuttavia ama con tutta se stessa, non le resta nulla da aggiungere. Nulla manca dove c'è tutto. Perciò per lei amare così è aver celebrato le nozze, poiché non può amare così ed essere poco amata. Il matrimonio completo e perfetto sta nel consenso dei due, a meno che uno dubiti che l'anima sia amata dal Verbo, e prima e di più.

Discorsi sul Cantico dei Cantici, 83, 4-6; Opera omnia, ed. Cisterc. 2 [1958] 300-302

Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153), monaco cristiano, abate e teologo francese dell'ordine cistercense, santo

Il vero sapere

Non dimostro di sapere tante cose se non si sa il modo di saperle.

Vi sono, infatti, coloro che vogliono sapere soltanto per sapere: è curiosità.

Vi sono coloro che vogliono sapere per essere considerati sapienti: è vanità.

Vi sono coloro che vogliono sapere per vendere la loro scienza: è un turpe guadagno.

Vi sono coloro che vogliono sapere per edificare se stessi: è prudenza.

Vi sono, infine, coloro che vogliono sapere per edificare gli altri: è carità.

Sermoni sul Cantico dei Cantici, XXXVI, 3

É grande chi, colpito dalla sventura, non perde neanche un po' la sapienza; non meno grande è chi, baciato dalla fortuna, non se ne lascia illudere. Ma è più facile trovare chi ha saputo conservare la sapienza nella sfortuna, che chi non la perse nella buona sorte. Ritengo più meritevole di lode e più grande colui che nella prosperità non s'è lasciato andare nemmeno ad una risata eccessiva, ad un linguaggio altezzoso e a una cura esagerata per l'abbigliamento e per il corpo.

La considerazione, II,XII,21

Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153), monaco cristiano, abate e teologo francese dell'ordine cistercense, santo

martedì 12 novembre 2024

Aforismi Pace interiore

Non lasciare mai che le tue preoccupazioni crescano fino al punto di farti dimenticare la gioia del Cristo risorto. (Madre Teresa di Calcutta)


Aforismi - Comunione dei Santi

La comunione dei Santi. Questo popolo celeste i cui atti e gesti rimangono quale tramite per arrivare fino ad essi. (Aldo Palazzeschi)

La Chiesa è «comunione dei santi»: questa espressione designa primariamente le «cose sante» (sancta), e innanzi tutto l'Eucaristia con la quale «viene rappresentata e prodotta l'unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo». (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 30)

Questo termine designa anche la comunione delle «persone sante» (sancti) nel Cristo che è «morto per tutti», in modo che quanto ognuno fa o soffre in e per Cristo porta frutto per tutti. (Catechismo della Chiesa Cattolica, 960 - 961)

Con le parole: la comunione dei Santi, il nono articolo del Credo ci insegna che nella Chiesa, per l'intima unione che esiste tra tutti i suoi membri, sono comuni i beni spirituali, così interni come esterni, che le appartengono. (Catechismo di Pio X)

I membri di questa comunione si chiamano Santi perché tutti sono chiamati alla santità e furono santificati per mezzo del Battesimo, e molti di essi sono già pervenuti alla perfetta santità. (Catechismo di Pio X)

La comunione dei Santi si estende anche al cielo e al purgatorio, perché la carità unisce le tre Chiese: trionfante, purgante e militante; e i Santi pregano Iddio per noi e per le anime del purgatorio, e noi diamo onore e gloria ai Santi e possiamo sollevare le anime del purgatorio, applicando in loro suffragio Messe, elemosine, indulgenze e altre opere buone. (Catechismo di Pio X)

La comunione dei Santi comincia da Gesù, egli ne fa parte, ne è il capo. Tutte le preghiere, tutte le sofferenze messe insieme, tutte le fatiche, tutti i meriti, tutte le virtù messe insieme, sia di Gesù che di tutti gli altri santi messi insieme, tutte le santità messe insieme lavorano e pregano per tutto il mondo, per tutta la cristianità. (Charles Péguy)

La comunione dei Santi non riguarda solo i fratelli e le sorelle che sono accanto a me in questo momento storico, ma riguarda anche quelli che hanno concluso il pellegrinaggio terreno e hanno varcato la soglia della morte. Anche loro sono in comunione con noi. Pensiamo, cari fratelli e sorelle: in Cristo nessuno può mai veramente separarci da coloro che amiamo perché il legame è un legame esistenziale, un legame forte che è nella nostra stessa natura; cambia solo il modo di essere insieme a ognuno di loro, ma niente e nessuno può rompere questo legame. "Padre, pensiamo a coloro che hanno rinnegato la fede, che sono degli apostati, che sono i persecutori della Chiesa, che hanno rinnegato il loro battesimo: anche questi sono a casa?". Sì, anche questi, anche i bestemmiatori, tutti. Siamo fratelli: questa è la comunione dei Santi. La comunione dei Santi tiene insieme la comunità dei credenti sulla terra e nel Cielo. (Papa Francesco)

La comunione dei santi va al di là della vita terrena, va oltre la morte e dura per sempre. Questa unione fra noi va al di là e continua nell’altra vita. E’ una unione spirituale che nasce dal Battesimo, non viene spezzata dalla morte, ma, grazie a che Cristo è risorto, è destinata a trovare la sua pienezza nella vita eterna. C’è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo, fra noi, e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell’eternità. Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia. Questa comunione tra terra e cielo si realizza specialmente nella preghiera di intercessione. (Papa Francesco) 

Il Papa è forte al di là della propria indole perché, dietro e attorno a sé, c'è qualcosa che si chiama la comunione dei Santi che regge anche l'invasione dei media. (Giovanni Lindo Ferretti)

L'essenza della communio sanctorum cattolica, il poter impegnarsi gli uni per gli altri. (Hans Urs von Balthasar)

La nostra libertà è solidale con l'equilibrio del mondo: questo bisogna capire se non ci si vuol stupire del profondo mistero della reversibilità, che è il nome filosofico del grande dogma della comunione dei santi. Ogni uomo che compie un atto libero proietta la propria personalità all'infinito. Se dà malvolentieri un soldo a un povero, quel soldo trapassa la mano del povero, cade, buca la terra, fende i pianeti, attraversa il firmamento e compromette l'universo. (Léon Bloy)

Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa; noi crediamo che in questa comunione l'amore misericordioso di Dio e dei suoi santi ascolta costantemente le nostre preghiere. (Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 30)

Dio crea dal nulla, meraviglioso, dici tu. Sì, ma Egli fa una cosa che è ancora più meravigliosa, crea i santi (la comunione dei Santi) dai peccatori. (Søren Kierkegaard)


domenica 10 novembre 2024

Un santo è...

Un santo è un avaro che va riempiendosi di Dio a furia di vuotarsi di sé. 

Un santo è un povero che fa la sua fortuna svaligiando i forzieri di Dio. 

Un santo è un debole che si asserraglia in Dio e in Lui costruisce la sua fortezza. 

Un santo è un imbecille del mondo, stulta mundi, che si istruisce e si laurea con la sapienza di Dio. 

Un santo è un ribelle che lega se stesso con le catene della libertà di Dio. 

Un santo è un miserabile che lava la sua sporcizia nella misericordia di Dio. 

Un santo è un paria della terra che costruisce in Dio la sua casa, la sua città e la sua patria. 

Un santo è un codardo che diventa audace e coraggioso facendosi scudo della potenza di Dio. 

Un santo è un pusillanime che cresce e ingigantisce con la magnificenza di Dio. 

Un santo è un ambizioso di tale statura da soddisfarsi soltanto possedendo razioni sempre più grandi di Dio.

Un santo è un uomo che prende tutto da Dio: un ladro che ruba a Dio anche l'amore con cui può amarlo.

Josemaría Escrivá de Balaguer (1902 – 1975), presbitero spagnolo, fondatore dell'Opus Dei, santo. 

sabato 9 novembre 2024

Amatevi gli uni gli altri

San Girolamo nel suo Commento alla lettera ai Galati, narra l'episodio della vita di San Giovanni evangelista che ormai anziano ad Efeso ripeteva costantemente ai primi cristiani: "...amatevi gli uni gli altri". Di fronte a tanta insistenza, gli domandarono perché diceva sempre la stessa cosa e l'Apostolo rispose: "Perché è ciò che ci ha insegnato il Signore, e se si compie, esso solo basta".

Il beato Giovanni evangelista, mentre, fino alla vecchiaia avanzata, dimorava ad Efeso e con difficoltà veniva trasportato in chiesa sulle mani dei discepoli né era più in grado di dire molte parole, nient’altro soleva proferire in ciascuna riunione se non questo: “Figlioli, amatevi gli uni gli altri” (Cf 1 Gv 3, 11); una buona volta i discepoli ed i fratelli che erano presenti, stanchi di sentire sempre le stesse cose, dissero: “Maestro, perché dici sempre questo?” Egli diede una risposta degna di Giovanni: “Poiché è l’insegnamento del Signore e se trova compimento è sufficiente”. Questo per il presente comandamento dell’Apostolo: finché abbiamo tempo, dunque, operiamo il bene verso tutti, specialmente verso i vicini nella fede.

Commento alla Lettera ai Galati II, 3, 6

San Girolamo (347 – 420), biblista, traduttore, teologo, cardinale e monaco cristiano romano 

Aforismi Santi / Santità

Ai santi chiediamo solo grazie e protezione, nessuno chiede di essere aiutato ad imitarli.

Il santo non è colui che non sbaglia mai, ma colui che ricomincia sempre da capo. 

La santità è la sola politica valida, capace di sconvolgere le coscienze, la mentalità, e quindi i metodi, i sistemi, le strutture. È la convinzione che non nuovi politicanti, non stampelle vecchie verniciate a nuovo, ma soltanto nuovi santi potranno fare nuovo il mondo.

La santità è sempre fonte di sorpresa: "...era un uomo straordinariamente normale!"

Si può essere santi e pasticcioni, sinceri e sfortunati. Il provvidenzialismo nelle scelte umane non deve avere più peso della giusta valutazione delle cose.

Un santo è tale finché non sa di esserlo.


Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione. (San Paolo, I Tessalonicesi 4,3)

Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. (San Paolo, I Tessalonicesi 4,7-8)


Se loro, i santi, hanno potuto, perché non io? [ Si isti et istae, cur non ego? ] (Sant’Agostino, Confessioni IX, 27).  

I santi, perché tali, hanno tutte le virtù, benché ciascuno si distingua più in una che in un'altra; come Abramo si distingue per la sua gran fede, Mose per la sua mansuetudine e Davide per la sua umiltà. (Sant’Alberto magno) 

Conosco dei santi che mandano sugli altari gli altri. (Alda Merini)

Basta una massima ben meditata per fare un santo. (Sant’Alfonso Maria De’ Liguori)

Se corrispondi alla tua vocazione diventerai santo. (Sant'Annibale Maria Di Francia) 

La musica ha bisogno della cavità del flauto, le lettere della pagina bianca, la luce del vuoto della finestra, e la santità dell'assenza di sé. (Anthony De Mello) 

C'è chi nasce santo, chi la santità se la conquista, chi se la vede imporre dagli altri. Per altri, invece, la santità non è che un rituale. (Anthony De Mello)

In questo mondo caliginoso risplendono i Santi come stelle nel firmamento. (Sant’Antonio da Padova)

È sempre per la nostra salvezza che Dio fa o permette tutto ciò che accade: tutto deve contribuire alla nostra santificazione. (Charles de Foucauld)

Il santo da una mano al peccatore, è il peccatore da una mano al santo. E dandosi la mano l'un l'altro risaliranno fino a Gesù. Non è un vero cristiano colui che non dà la propria mano. (Charles Péguy)

Non è la vita ritirata, non è il prolungato rimanere con Dio che formano i santi; è invece il sacrificio della propria volontà, anche nelle cose più sante e insieme un'adesione perfetta alla volontà di Dio, che ci viene manifestata dai nostri superiori. (San Claudio de la Colombière)

La santità consiste nel confermare la nostra volontà a quella di Dio. Da questo si può arguire se, al mondo, ci siano o no molti santi, dal momento che quasi tutti gli uomini sono attaccati alla propria volontà. (San Claudio de la Colombière)

Occorre che i laici progrediscano, con animo pronto e lieto, nella santità, cercando di superare le difficoltà con prudenza e pazienza. (Concilio Vaticano II, Apostolicam actuositatem, 4)

Tutti i fedeli d'ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a quella perfezione di santità di cui è perfetto il Padre celeste. (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11)

Il Signore Gesù, Maestro e Modello divino di ogni perfezione, a tutti e ai singoli suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato la santità della vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore. (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 40)

Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità: da questa santità è promosso anche nella società terrena, un tenore di vita più umano. (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 40)

Tutti i fedeli saranno ogni giorno più santificati nelle loro condizioni di vita, nei loro doveri e circostanze, se tutte le prendono con fede dalla mano del Padre celeste. (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 41)

Noi non veneriamo la memoria dei Santi solo per il loro esempio, ma più ancora perché l'unione della Chiesa nello Spirito sia consolidata dall'esercizio della carità fraterna. (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 50)

La Chiesa venera i Santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini. Le feste dei Santi infatti proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai fedeli opportuni esempi da imitare. (Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, 111)

Voglio assolutamente e ho assolutamente bisogno di farmi santo. Se non mi faccio santo non faccio nulla. (San Domenico Savio)

Solo i santi lasciano tracce; gli altri fanno rumore, ma non lasciano nessun segno del loro passaggio. (Edward Poppe)

Molti bramano la santità del loro stato, ma pochi amano con passione la strada per la quale Dio vuole condurci alla santità. Molti bramano la perfezione, ma si appoggiano troppo su se stessi, troppo poco sul Signore. (Edward Poppe)

Ecco la santità in tre parole: amare la divina volontà. (Edward Poppe)

Santifichiamoci per le anime: poiché siamo tutti membra d'un solo corpo, nella misura in cui possediamo la vita divina, potremo comunicarla e diffonderla nel grande organismo della Chiesa. (Santa Elisabetta della Trinità)

Non bisogna voler diventar santi in quattro giorni, perché la perfezione si acquista con gran fatica, e a poco a poco. (San Filippo Neri)

Tra il libro del Vangelo e i santi c'è tutta la differenza che corre tra la musica scritta e la musica cantata. (San Francesco di Sales)

Un santo triste è un triste santo. (San Francesco di Sales)

Non ci sono due santi uguali… ma i santi sono tutti uguali in una cosa: essi riflettono, in qualche aspetto, la vita di Gesù. (François Xavier Nguyen Van Thuan)

Generalmente la storia si scrive sulla base delle imprese dei truffatori, dei mistificatori, dei demagoghi, dei briganti d'alto bordo. Dovremmo incominciare a fare la storia partendo dalla vita dei Santi. (George Bernard Shaw) 

La Chiesa non ha bisogno di riformatori, ma di santi. (Georges Bernanos)

Dio costruisce in noi l’edificio della santità con la nostra stessa natura. La grazia perfeziona la natura, non la sopprime. (Georges Goyau)

La santità è la testardaggine nel compiere la volontà di Dio sempre, nonostante qualsiasi difficoltà. (Beato Giacomo Alberione)

La santità è mezzo; la gloria di Dio è il fine necessario, assoluto, ultimo. Si entri nelle intenzioni, nei fini, nei pensieri di Dio, sempre, solo, totalmente per la sua gloria. (Beato Giacomo Alberione)

Non tutti i santi hanno cominciato bene, ma tutti hanno finito bene. (San Giovanni Maria Vianney) 

Se non siete un santo, sarete un dannato. Non c'è altra via di mezzo: bisogna essere l'uno o l'altro. (San Giovanni Maria Vianney)

Un santo lascia qualcosa di Dio, ovunque passa. (San Giovanni Maria Vianney)

I santi non sono tutti allo stesso modo; ci sono santi che non avrebbero potuto vivere con altri santi...; non tutti prendono la stessa strada. Però tutti arrivano al medesimo luogo. (San Giovanni Maria Vianney)

I santi sono come tanti piccoli specchi nei quali Gesù Cristo si contempla. (San Giovanni Maria Vianney)

Il segno distintivo degli eletti è l'amore, come il segno dei reprobi è l'odio. Nessun reprobo ama un altro reprobo... I santi amano tutti: hanno soprattutto i loro nemici. (San Giovanni Maria Vianney)

Mio Dio, fammi divenir sapiente non altro che per essere santo, un gran santo, un apostolo, un martire. (Giovanni Negri)

Dove passano i Santi, Dio passa insieme con loro. (San Giovanni Paolo ll)

Chi non si propone almeno una volta nella vita di essere santo, è un porco. (Giovanni Papini)

I santi, dovunque passano, lasciano qualcosa di Dio: e Dio che fa sentire la sua presenza. (San Giovanni XXIII)

La santità non significa diventare originali, ma, sulle basi della purezza e della carità, della giustizia e di tutte le virtù, cercare la perfezione nelle cose e nelle circostanze più semplici. (San Giovanni XXIII)

La santità dei santi non è fondata sopra fatti strepitosi, ma sopra coserelle che all'occhio del mondo sembrano inezie. (San Giovanni XXIII)

Non vi è santità senza sacrificio. Pietà si, ma santità no. Santità senza sacrificio è vanità, santità cioè di apparenza, di esteriore, di soddisfazione, di sentimentalismo. (Beato Giuseppe Baldo)

Essere santi non vuol dire non cadere mai nel peccato, ma poter dire: Si, o Signore, sono caduto un milione di volte, ma con la tua grazia mi sono rialzato un milione e una volta. (Helder Camara)

I santi sono l'ultima parte della vita di Gesù, che durerà sino alla fine dei secoli. (Jacques Nouet)

La conversione è cosa di un istante. La santificazione è lavoro di tutta la vita. (San Josemaría Escrivá de Balaguer)

Non dire: Quella persona mi secca. Pensa: quella persona mi santifica. (San Josemaría Escrivá de Balaguer)

Un santo è un uomo che va incessantemente all'assalto. (Julien Green)

Al mondo c'è una sola tristezza: quella di non essere santi. E quindi una sola felicità: quella di essere santi. (Léon Bloy) 

Un santo è un'idea visibile, palpabile e sostanziale della perfezione evangelica. (Louis Bourdaloue) 

La santità forse non è altro che il colmo della buona educazione. (Marcel Jouhandeau)

Perché sono al mondo? Per farvi sbocciare la santità. (Mendel di Kotzk)

L'usanza vuole che si lodino i santi morti e si perseguitino i santi vivi. (Neil Howe)

La santità, la vera aristocrazia del cristiano, può essere accessibile a tutti; può essere, per così dire, democratica. (San Paolo VI)

Bisogna tutti, bisogna sempre essere santi. Di santi, soprattutto, il mondo ha bisogno. (San Paolo Vl)

La santità non è soltanto il farsi lapidare o martirizzare o il baciare un lebbroso, ma obbedire prima di tutto ai comandamenti di Dio. (Paul Claudel)

Un santo sarà sempre più utile alla Chiesa di un'armata di Gesuiti. (Pedro Arrupe) 

Le grandi passioni ben regolate hanno fatto i grandi santi. (Pierre Chaignon)

È difficile farsi santi. Difficile ma non impossibile. La strada della perfezione è lunga, come è lunga la vita di ciascuno. La consolazione è il riposo lungo il cammino; ma appena ristorati, bisogna alzarsi solertemente e riprendere la corsa. (San Pio da Pietrelcina)

I Santi non sono quelli che non sbagliano mai, ma quelli nei quali gli sbagli non superano il bene. (Primo Mazzolari)

È una facile illusione il credere di poter fermare l'interesse e l'attenzione degli uomini di oggi, solo col mettere loro davanti le nobili figure dei nostri santi di ieri. ...Perché è bene ricordarlo: tutto quello che non cresce, anche se porta un seme grande, è qualche cosa che gli uomini possono giudicare morta. (Primo Mazzolari)

La santità è la grazia di far le cose più umili sotto il suggello dell’eternità. (Raoul Follereau)

A molti i santi sembrano lontani; ma i santi sono lontani soltanto da chi si è staccato da loro. (Silvano del Monte Athos)

Oggi non è sufficiente essere santo: è necessaria la santità che il momento presente esige, una santità nuova, anch'essa senza precedenti. (Simone Weil) 

Mio Dio, liberami dalle sciocche devozioni dei santi dalla faccia triste. (Santa Teresa d'Avila)

Dobbiamo diventare santi non perché vogliamo sentirci santi, ma perché Cristo deve poter vivere pienamente la sua vita in noi. (Santa Teresa di Calcutta)

La santità non consiste nel dire delle belle cose, neppure nel pensarle o nel sentirle. Sta tutta nella volontà di soffrire. (Santa Teresa di Lisieux)

I Santi non si fanno a pennello, ma a scalpello. (Beata Teresa Manetti)

È meglio essere ignorato, ma vivere occupandosi della propria santificazione, che operare prodigi trascurando se stessi. (Tommaso da Kempis)

Come è facile farsi santo! Il mezzo principale, quasi unico, è di abituarsi a far in tutto la volontà di Dio. (San Vincenzo De’ Paoli)


Proverbi

A ogni santo la sua candela.

A ogni santo la sua festa. (Ognuno dovrebbe ricevere il giusto riconoscimento per i propri meriti) 

Accendere una candela ai santi e una al diavolo.

Danaro e santità, metà della metà.

Poeti e santi campano tutti quanti.

In chiesa coi santi e in taverna coi ghiottoni.

Non si entra in Paradiso a dispetto dei santi.

Scherza coi fanti e lascia stare i santi. 

Chi vuole i santi se li preghi.

Non c’è santo senza passato, non c’è peccatore senza futuro. (massima persiana)





martedì 5 novembre 2024

Starò davanti a te a faccia a faccia

Un giorno dopo l’altro,
o Signore della mia vita,
starò davanti a te a faccia a faccia.

A mani giunte,
o Signore di tutti i mondi,
starò davanti a te a faccia a faccia.

Sotto il grande cielo
in solitudine e silenzio,
con cuore umile
starò davanti a te a faccia a faccia.

In questo tuo mondo operoso,
nel tumulto del lavoro e della lotta,
tra la folla che s’affretta,
starò davanti a te a faccia a faccia.

E quando il mio lavoro in questo mondo
sarà compiuto, o Re dei re,
solo e senza parole,
starò davanti a te a faccia a faccia.


Rabindranath Tagore


Capire e credere

Non ti chiediamo, Signore,

di risuscitare i nostri morti,

ti chiediamo di capire la loro morte

e di credere che tu sei il Risorto:

questo ci basti per sapere

che, pure se morti, viviamo

e che non soggiaceremo

alla morte per sempre. Amen.


David Maria Turoldo

Non separarmi da coloro che ho amato


Signore Dio,
non si può sperare per gli altri più di quanto si desidera per se stessi.

Per questo io ti supplico: non separarmi dopo la morte da coloro che ho così teneramente amato sulla terra.

Fa', o Signore, ti supplico,
che là dove sono io gli altri si trovino con me, affinché lassù possa rallegrarmi della loro presenza, dato che ne fui così presto privato sulla terra.

Ti imploro, Dio sovrano,
affrettati ad accogliere questi figli diletti nel seno della vita.
Al posto della loro vita terrena così breve, concedi loro di possedere la felicità eterna.

Ambrogio da Milano (ca. 340 - 397), vescovo, teologo, scrittore e santo 


domenica 3 novembre 2024

Il giorno dei morti

Io vedo (come è questo giorno, oscuro!),
vedo nel cuore, vedo un camposanto
con un fosco cipresso alto sul muro.

E quel cipresso fumido si scaglia
allo scirocco: a ora a ora in pianto
sciogliesi l’infinita nuvolaglia.

O casa di mia gente, unica e mesta,
o casa di mio padre, unica e muta,
dove l’inonda e muove la tempesta;

o camposanto che sì crudi inverni
hai per mia madre gracile e sparuta,
oggi ti vedo tutto sempiterni

e crisantemi. A ogni croce roggia
pende come abbracciata una ghirlanda
donde gocciano lagrime di pioggia.

Sibila tra la festa lagrimosa
una folata, e tutto agita e sbanda.
Sazio ogni morto di memorie, posa.

Non i miei morti. Stretti tutti insieme,
insieme tutta la famiglia morta,
sotto il cipresso fumido che geme,

stretti così come altre sere al foco
(urtava, come un povero, alla porta
il tramontano con brontolìo roco)

piangono. La pupilla umida e pia
ricerca gli altri visi a uno a uno
e forma un’altra lagrima per via.

Piangono, e quando un grido ch’esce stretto
in un sospiro, mormora, Nessuno!...
cupo rompe un singulto lor dal petto.

Levano bianche mani a bianchi volti,
non altri, udendo il pianto disusato,
sollevi il capo attonito ed ascolti.

Posa ogni morto; e nel suo sonno culla
qualche figlio de’ figli, ancor non nato.
Nessuno! i morti miei gemono: nulla!

— O miei fratelli! — dice Margherita,
la pia fanciulla che sotterra, al verno,
si risvegliò dal sogno della vita:

— o miei fratelli, che bevete ancora
la luce, a cui mi mancano in eterno
gli occhi, assetati della dolce aurora;

o miei fratelli! nella notte oscura,
quando il silenzio v’opprimeva, e vana
l’ombra formicolava di paura;

io veniva leggiera al vostro letto;
Dormite! vi dicea soave e piana:
voi dormivate con le braccia al petto.

E ora, io tremo nella bara sola;
il dolce sonno ora perdei per sempre
io, senza un bacio, senza una parola.

E voi, fratelli, o miei minori, nulla!...
voi che cresceste, mentre qui, per sempre,
io son rimasta timida fanciulla.

Venite, intanto che la pioggia tace,
se vi fui madre e vergine sorella:
ditemi: Margherita, dormi in pace.

Ch’io l’oda il suono della vostra voce
ora che più non romba la procella:
io dormirò con le mie braccia in croce.

Nessuno! — Dice; e si rinnova il pianto,
e scroscia l’acqua: un impeto di vento
squassa il cipresso e corre il camposanto.

— O figli — geme il padre in mezzo al nero
fischiar dell’acqua — o figli che non sento
più da tanti anni! un altro cimitero

forse v’accolse, e forse voi chiamate
la vostra mamma, nudi abbrividendo
sotto le nere sibilanti acquate.

E voi le braccia dall’asil lontano
a me tendete, siccome io le tendo,
figli, a voi, disperatamente invano.

O figli, figli! vi vedessi io mai!
io vorrei dirvi che in quel solo istante
per un’intera eternità v’amai.

In quel minuto avanti che morissi,
portai la mano al capo sanguinante,
e tutti, o figli miei, vi benedissi.

Io gettai un grido in quel minuto, e poi
mi pianse il cuore: come pianse e pianse!
e quel grido e quel pianto era per voi.

Oh! le parole mute ed infinite
che dissi! con qual mai strappo si franse
la vita viva delle vostre vite.

Serba la madre ai poveri miei figli:
non manchi loro il pane mai, nè il tetto,
nè chi li aiuti, nè chi li consigli.

Un padre, o Dio, che muore ucciso, ascolta:
aggiungi alla lor vita, o benedetto,
quella che un uomo, non so chi, m’ha tolta.

Perdona all’uomo, che non so; perdona:
se non ha figli, egli non sa, buon Dio...
e se ha figlioli, in nome lor perdona.

Che sia felice; fagli le vie piane;
dagli oro e nome; dàgli anche l’oblio;
tutto: ma i figli miei mangino il pane.

Così dissi in quel lampo senza fine;
Vi chiamai, muto, esangue, a uno a uno,
dalla più grandicella alle piccine.

Spariva a gli occhi il mondo fatto vano.
In tutto il mondo più non era alcuno.
Udii voi soli singhiozzar lontano —

Dice; e più triste si rinnova il pianto;
più stridula, più gelida, più scura
scroscia la pioggia dentro il camposanto.

— No, babbo, vive, vivono — Chi parla?
Voce velata dalla sepoltura,
voce nuova, eppur nota ad ascoltarla,

o mio Luigi, o anima compagna!
come ti vedo abbrividire al vento
che ti percuote, all’acqua che ti bagna!

come mutato! sembra che tu sia
un bimbo ignudo, pieno di sgomento,
che chieda, a notte, al canto della via.

— vivono, vive. Non udite in questa
notte una voce querula, argentina,
portata sino a noi dalla tempesta?

È la sorella che morì lontano,
che in questa notte, povera bambina,
chiama chiama dal poggio di Sogliano.

Chiama. Oh! poterle carezzare i biondi
riccioli qui, tra noi; fuori del nero
chiostro, de’ sotterranei profondi!

Un’altra voce tu, fratello, ascolta;
dolce, triste, lontana: il tuo Ruggiero;
in cui, babbo, moristi un’altra volta.

Parlano i morti. Non è spento il cuore
nè chiusi gli occhi a chi morì cercando,
a chi non pianse tutto il suo dolore.

E or per quanto stridula di vento
ombra ne dividesse, a quando a quando
udrei, come da vivo, il tuo lamento,

o mio Giovanni, che vegliai, che ressi,
che curai, che difesi, umile e buono,
e morii senza che ti rivedessi!

Avessi tu provato di quell’ora
ultima il freddo, e or quest’abbandono,
gemendo a noi ti volgeresti ancora —

— Ma se vivete, perchè, morti cuori,
solo è la nostra tomba illacrimata,
solo la nostra croce è senza fiori? —

Così singhiozza Giacomo: poi geme:
— Quando sola restò la nidïata,
Iddio lo sa, come vi crebbi insieme:

se con pia legge l’umili vivande
tra voi divisi, e destinai de’ pani
il più piccolo a me, ch’ero il più grande;

se ribevvi le lagrime ribelli
per non far voi pensosi del domani,
se il pianto piansi in me di sei fratelli;

se al sibilar di questi truci venti,
al rombar di quest’acque, io suscitava
la buona fiamma d’eriche e sarmenti;

e io, quando vedea rosso ogni viso,
e più rossi i più piccoli, tremava
sì, del mio freddo, ma con un sorriso.

Ma non per me, non per me piango: io piango
per questa madre che, tra l’acqua, spera,
per questo padre che desìa, nel fango;

per questi santi, o fratel mio, che vivi;
di cui morendo io ti dicea... ma era
grossa la lingua e forse non udivi —

Io vedo, vedo, vedo un camposanto,
oscura cosa nella notte oscura:
odo quel pianto della tomba, pianto

d’occhi lasciati dalla morte attenti,
pianto di cuori cui la sepoltura
lasciò, ma solo di dolor, viventi.

L’odo: ora scorre libero: nessuno
può risvegliarsi, tanto è notte, il vento
è così forte, il cielo è così bruno.

Nessuno udrà. La povera famiglia
può piangere. Nessuno, al suo lamento,
può dire: Altro è mio figlio! altra è mia figlia!

Aspettano. Oh! che notte di tempesta
piena d’un tremulo ululo ferino!
Non s’ode per le vie suono di pesta.

Uomini e fiere, in casolari e tane,
tacciono. Tutto è chiuso. Un contadino
socchiude l’uscio del tugurio al cane.

Piangono. Io vedo, vedo, vedo. Stanno
in cerchio, avvolti dall’assidua romba.
Aspetteranno, ancora, aspetteranno.

I figli morti stanno avvinti al padre
invendicato. Siede in una tomba
(io vedo, io vedo) in mezzo a lor, mia madre.

Solleva ai morti, consolando, gli occhi,
e poi furtiva esplora l’ombra. Culla
due bimbi morti sopra i suoi ginocchi.

Li culla e piange con quelli occhi suoi,
piange per gli altri morti, e per sè nulla,
e piange, o dolce madre! anche per noi;

e dice: — Forse non verranno. Ebbene,
pietà! Le tue due figlie, o sconsolato,
dicono, ora, in ginocchio, un po’ di bene.

Forse un corredo cuciono, che preme:
per altri: tutto il giorno hanno agucchiato,
hanno agucchiato sospirando insieme.

E solo a notte i poveri occhi smorti
hanno levato, a un gemer di campane;
hanno pensato, invidïando, ai morti.

Ora, in ginocchio, pregano Maria
al suon delle campane, alte, lontane,
per chi qui giunse e per chi resta in via,

là; per chi vaga in mezzo alla tempesta,
per chi cammina, cammina, cammina;
e non ha pietra ove posar la testa.

Pietà pei figli che tu benedivi!
In questa notte che non mai declina,
orate requie, o figli morti, ai vivi! —

O madre! Il cielo si riversa in pianto
oscuramente sopra il camposanto.

Myricae 1891

Giovanni Pascoli (1855 – 1912), poeta, accademico e critico letterario italiano

Novembre

Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. 
È l’estate, fredda, dei morti.

Myricae 1891

Giovanni Pascoli (1855 – 1912), poeta, accademico e critico letterario italiano

San Martino

La nebbia a gl’irti colli

piovigginando sale,

e sotto il maestrale

urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo

dal ribollir de’ tini

va l’aspro odor de i vini

l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi

lo spiedo scoppiettando:

sta il cacciator fischiando

su l’uscio a rimirar

tra le rossastre nubi

stormi d’uccelli neri,

com’esuli pensieri,

nel vespero migrar.

Rime Nuove (1861-1887)

Giosuè Carducci

Autunno

Già lo sentimmo venire
nel vento d’agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.

Ora passa e declina,
in quest’autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.

1931 (Giorni in piena, 1934)

Vincenzo Cardarelli [Nazareno Caldarelli] (1887 – 1959) poeta, scrittore e giornalista italiano

Novembre

C’è un giorno che tutte le formiche escono dal bosco
a fare il fascio per l’invernata.
Sopraggiungono, di lì a poco,
le lunghe piogge autunnali,
simili a un gran pianto dirotto, interminabile.

È un pianto che sgorga a fiumi, a torrenti,
fa crescere il lago, solca le strade, rovina i ponti
e dilaga per i campi ostinatamente verdi.
I muri si ricoprono di vellutina.

Quando più nessuno se l’aspetta,
un sole freddoloso, più prezioso dell’oro vecchio,
torna poi, ogni mattina,
a trovare le foglie gialle d’acacia
che piovono ancora sui davanzali,
le foglie secche dei platani
che il vento trascina lungo i viali.

1931

Vincenzo Cardarelli [Nazareno Caldarelli] (1887 – 1959) poeta, scrittore e giornalista italiano

Estiva

Distesa estate,

stagione dei densi climi

dei grandi mattini

dell’albe senza rumore

ci si risveglia come in un acquario

dei giorni identici, astrali,

stagione la meno dolente

d’oscuramento e di crisi,

felicità degli spazi,

nessuna promessa terrena

può dare pace al mio cuore

quanto la certezza di sole

che dal tuo cielo trabocca,

stagione estrema, che cadi

prostrata in riposi enormi,

dai oro ai più vasti sogni,

stagione che porti luce

a distendere il tempo

di là dai confini del giorno,

e sembri mettere a volte

nell’ordine che procede

qualche cadenza dell’indugio eterno.

1915

Vincenzo Cardarelli [Nazareno Caldarelli] (1887 – 1959) poeta, scrittore e giornalista italiano

venerdì 1 novembre 2024

Chiedere ciò che è necessario alla vita di tutti

Una pagina della catechesi sul Padre Nostro di San Guido Maria Conforti, datata 8 dicembre 1917. Siamo nel mezzo della Prima guerra mondiale; in Russia è in atto la "Rivoluzione di ottobre". Commentando il Padre Nostro, Monsignor Guido Maria Conforti  al versetto: “dacci oggi il nostro pane quotidiano” afferma che ciò significa chiedere il necessario per la vita di tutti...


[ Gesù ] col precetto della carità fraterna che tutti obbliga a venire in aiuto di chi versa nel bisogno, ha costituito in certo qual modo ministri della sua bontà quanti avrebbero creduto in lui. E per questo appunto ci ha insegnato a chiedere il pane necessario alla vita di tutti; ha voluto che lo chiamassimo nostro per ammonirci che il pane e gli altri beni donatici da Dio non sono talmente propri di ciascheduno di noi che non debbano essere comuni anche agli altri ove il loro bisogno lo esiga e le nostre forze il comportino. Secondo la legge della carità quel pane che abbonda negli uni deve dispensarsi a beneficio degli altri che ne mancano, onde tutti vengano sostentati e provveduti del necessario.

Oh, se queste massime sante fossero state sempre praticate, dopo diciannove secoli di Cristianesimo non saremmo spettatori di quell'equilibrio sociale, che produce tanto malessere e minaccia le più tremende reazioni. Il Cristianesimo, che presiede coi suoi grandi principii alla produzione e distribuzione delle ricchezze, ci presenta anche le sue dottrine intorno al loro consumo; ed esso nonostante le recriminazioni della scienza economica materialistica che proclama: consumate quanto più potete, proclama in quella vece che le ricchezze si hanno ad usare con saggia parsimonia. Ci inculca quindi l'astinenza, la sobrietà, la temperanza e condanna il lusso.

…Vi ha un lusso che è utile e permesso dalle dottrine del Vangelo. Egli è quel lusso decente che vien richiesto dalla propria condizione e dalle convenienze sociali; quel lusso dignitoso che è l’appannaggio esteriore dell’uomo, l’onesto compimento della bellezza del corpo che anch'esso è fattura di Dio.

Ma il lusso eccessivo, il lusso inonesto ed immoderato è altamente condannato dal buon senso e dal Vangelo. Ah, non mi dite che esso è una sorgente economica per un popolo, che esso tiene in moto le braccia di mille operai, in agiatezza la vita di mille famiglie che vivono a spese del lusso altrui. Ammetto il gran movimento dell'industria per opera del lusso, ma nego francamente che esso arricchisca la nazione; invece sperpera le sostanze, diminuisce le entrate; procaccia dei piccoli guadagni a molti, ma è anche fomite di tutti i vizi. Il lusso non arricchisce per ordinario; invece impoverisce chi lo pratica.

Bando al lusso perché esso è nocivo al civile consorzio e cagione di perturbamenti sociali, giacché quando è esagerato, quando è un lusso che abbaglia allora diviene un insulto alla miseria, una sfida, una provocazione al proletariato ed all'indigente. Bando al lusso giacché snerva i caratteri, cimenta l’onore, abbruttisce la coscienza. Gli uomini spinti dal lusso venderanno in contanti ciò che vi ha di più sacro al mondo, i propri principii la propria dignità, il proprio onore, essi non indietreggeranno dinnanzi al furto ed al suicidio. Bando al lusso che spopola gli stati, ed attirando l'attenzione delle omicide dottrine maltusiane leva bene spesso ad una nazione la sua prima forza viva, che è il numero dei suoi abitanti. Bando al lusso in quest’ora grave che attraversiamo in cui son tanti quelli che piangono, tanti quelli che hanno bisogno della carità dei fratelli.

Secondo il Vangelo i ricchi si debbono considerare come i depositari e gli economi dei beni che Dio ha loro elargito. Egli li ha colmati di ricchezza non solo perché ne possano godere cristianamente secondo i bisogni e le convenienze della loro condizione sociale, ma anche perché ne rendano partecipi i loro fratelli, versando sulle loro miserie le onde ristoratrici delle loro beneficenze.

Quando l'operaio sarà infermo quando diverrà invalido alla fatica, quando vecchio stenderà la mano all’obolo della pietà, quando la sua vedova, quando i suoi orfanelli saranno costretti a stentare la vita, allora la carità del ricco sia visibile ed operosa.

Questa, o fratelli, è la legge della carità che Cristo ci inculca ad ogni pagina del Vangelo e ci insinua anche colla petizione che abbiamo insieme commentata. “Dacci oggi il nostro pane” diciamo ogni giorno a Dio perché noi siamo un'immensa famiglia.

Abbiamo un padre comune Adamo, ma più abbiamo un Padre divino che sta nei cieli. Formiamo un'immensa famiglia, perciò la carità deve creare la comunanza dei beni, stabilire il vero comunismo, l'unico comunismo possibile, il comunismo cristiano.

Il ricco rende partecipe delle sue sostanze il povero, il possidente aiuta il diseredato della fortuna. E così, come dice l'Apostolo, si avrà la vera uguaglianza, il vero comunismo cristiano opposto al comunismo socialistico, il quale ha per suo principio l'egoismo alla sua suprema potenza. Quanto asserisco, o fratelli, non è una semplice opinione; le mie asserzioni sono eco fedele del precetto di Cristo, il quale ha detto: Quod superest date pauperibus. Tutto ciò che vi sopravanza sia dato ai poveri. Non è consiglio od insinuazione, ma precetto nella sua forma più imperativa.

Tutto il superfluo non è più vostro, o ricchi; quali siano i vostri bisogni legittimi, diversi secondo le diverse condizioni sociali, Gesù Cristo non ha indicato, ma tutto ha lasciato alla libertà e discrezione di ciascheduno. Però là dove cessano questi bisogni legittimi e l'assicurazione dell'incerto avvenire per voi ed i figli vostri, oh! allora il resto è superfluo ed ivi cessa l'uso legittimo della proprietà. Quello che avanza al dire dell'eloquente Lacordaire, è patrimonio dei poveri: quod superest date pauperibus.

E nell'ora difficile che attraversiamo s'impone più che mai l'osservanza di questo precetto evangelico, crescendo ogni giorno più i bisogni, come s’impone il dovere e la necessità di raddoppiare la nostra fiducia in quell'amorosa Provvidenza da cui tutto possiamo riprometterci.

Oggi in cui la preoccupazione dei pochi diseredati minaccia d'estendersi a molti, oggi, in cui la questione del pane quotidiano ci si presenta con carattere d'imperiosa attualità, per la ridotta disponibilità di braccia sui campi fecondi del lavoro, ripetiamo con fede più viva del solito la preghiera che il maestro divino ci ha posta sul labbro: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Ed il pane non ci verrà meno neppure in questi difficili momenti e per la solerte e previdente intelligenza di coloro che presiedono alla pubblica cosa e per raddoppiato sforzo di coloro che sapranno dedicare alla terra le energie di cui possono disporre e soprattutto per l'efficace aiuto di quell'amorosa Provvidenza in cui mai si confida invano.

Catechesi sul Padre Nostro, 8 Dicembre, 1917

Guido Maria Conforti (1865 – 1931) arcivescovo cattolico italiano, fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere (Saveriani), santo


Fonte: www.saveriani.org



Gesù, l’unico Amico

Gesù, sei Tu il solo e vero Amico.

Tu non solo partecipi a ogni mia sofferenza,
ma la prendi addirittura su di Te
e conosci il segreto per mutarmela in gioia.

Tu mi ascolti con bontà
e quando ti racconto le mie amarezze non manchi di addolcirle.

Ti trovo dappertutto, non ti allontani mai
e se sono costretto a cambiare residenza,
Ti trovo dovunque io vada.

Non soffri la noia nell’ascoltarmi;
non ti stanchi mai di farmi del bene.

Se ti amo, sono sicuro di essere riamato;
non hai bisogno dei miei beni, né ti impoverisci a darmi i tuoi.

Anche se sono un pover uomo,
nessuno (nobile, intelligente o santo che sia)
potrà rubarmi la tua amicizia.

La stessa morte, che divide tutti gli amici, mi riunirà a Te.

Tutte le avversità dell’età o del caso,
non riusciranno mai ad allontanarmi da Te;

Anzi al rovescio, non godrò mai tanto pienamente della tua presenza
e Tu non mi sarai mai tanto vicino,

Quanto il momento, nel quale tutto sembrerà cospirare contro di me.

Morendo, si resuscita alla vita.

Claude La Colombière (1641 – 1682), presbitero gesuita e scrittore francese, santo.