giovedì 31 ottobre 2024

Aforismi Comunismo

Un regime che scriva dio con la minuscola e KGB in lettere maiuscole, non merita il rispetto degli uomini. (Aleksandr Solzenicyn)

Il capitalismo è lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo, e il comunismo è il contrario. (anonimo)

Sì, Gesù fu socialista […]. Egli proclamò che gli uomini sono tutti uguali; non ammetteva la proprietà privata né la conseguente divisione dei cittadini in padroni e servi, ricchi e poveri, gaudenti e affamati, e predicava invece la comunione dei beni. (Camillo Prampolini, Gesù Cristo rivoluzionario e socialista, “La Giustizia”, 5 febbraio 1888

Se io considero il Vangelo unicamente in maniera sociologica, allora sì, è vero, sono comunista e lo è anche Gesù. Dietro alle Beatitudini, però, e a Matteo 25, c’è un messaggio che è quello di Gesù. E che è quello di essere cristiani. I comunisti hanno rubato alcuni dei valori cristiani. Altri ne hanno fatto un disastro…» (Papa Francesco)

Il comunismo è nemico della Chiesa. Ma la Chiesa non ha nemici. (Giovanni XXIII)

“Dacci oggi il nostro pane” diciamo ogni giorno a Dio perché noi siamo un'immensa famiglia. Abbiamo un padre comune Adamo, ma più abbiamo un Padre divino che sta nei cieli. Formiamo un'immensa famiglia, perciò la carità deve creare la comunanza dei beni, stabilire il vero comunismo, l'unico comunismo possibile, il comunismo cristiano. (San Guido Maria Conforti)

Quando do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista. (Hélder Câmara)

La Sinistra ama talmente i poveri che ogni volta che va al potere li aumenta di numero. (Indro Montanelli)

Per certi comunisti, se sei anticomunista sei subito definito fascista. Questo è incomprensibile, quanto affermare che se non sei cattolico sei un mormone. (Jorge Luis Borges)

Il comunismo è il percorso più difficile per passare dal capitalismo al capitalismo. (Lech Walesa)

Forse il comunismo è vivo oggi nel mondo perché noi non siamo abbastanza cristiani. (Martin Luther King)

Comunismo è quella forma di democrazia dove, periodicamente, i cittadini hanno il diritto di andare a votare sì. (Mina e André Guillois) 

Il comunismo è nato dalla nostra assenza nel campo sociale. (Philippe Gérard)

Zaccheo, riconoscendo che i poveri hanno almeno il diritto del cinquanta per cento sul suo, cessa di essere un «fabbricante» di comunisti. (Primo Mazzolari)


Aforismi Fascismo

Quando una democrazia è malata, il fascismo si avvicina al suo capezzale... ma non per visitarla. (Albert Camus)

Un assolutismo temperato dalla continua inosservanza della legge. (Alberto Consiglio)

È troppo facile, e terribilmente vile, fare gli antifascisti senza fascismo. (Antonino Zichichi)

I fascisti, in Italia, sono una trascurabile maggioranza. (Ennio Flaiano) 

Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere (e ne raccomandiamo agli esperti la più accurata descrizione e catalogazione) è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è. (Leonardo Sciascia) 

Il fascismo è la codificazione del fondo brutalmente egoista di una società. (Pier Paolo Pasolini) 

Tutte le idee vanno rispettate. Il fascismo, no. Non è un'idea. É la morte di tutte le idee. L'unico modo di intendere il fascismo è combatterlo. (Sandro Pertini)

Se aveste vinto voi, io sarei ancora in prigione. Siccome abbiamo vinto noi, tu sei senatore. (Il partigiano e senatore Vittorio Foa al senatore fascista Giorgio Pisano) 

lunedì 28 ottobre 2024

Non possiamo non essere cristiani

Il Cristianesimo ha compiuto una rivoluzione «che operò nel centro dell'anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all'umanità» che per merito di quella rivoluzione non può non dirsi "cristiana".
«Gli uomini, gli eroi, i geni» che vissero prima dell'avvento del Cristianesimo «compirono azioni stupende, opere bellissime, e ci trasmisero un ricchissimo tesoro di forme, di pensiero, di esperienze», ma in tutti essi mancava quel valore che oggi è presente in tutti noi e che solo il Cristianesimo ha dato all'uomo. (Benedetto Croce, 1866 – 1952, filosofo, storico, politico, critico letterario e scrittore italiano, Perché non possiamo non dirci "cristiani" 1942)

Non possiamo non essere cristiani, perché il Cristianesimo ha modellato il nostro modo di sentire e di pensare in guisa incancellabile; e la diversità profonda che c'è tra noi e gli Antichi è proprio dovuta al [...] verbo cristiano. Anche i cosiddetti "liberi pensatori" e gli "anticlericali" non possono sfuggire a questa sorte comune dello spirito europeo.  (Federico Chabod, 1901 - 1960, storico, partigiano e politico italiano)

La difficoltà nello spiegare “perché sono cattolico” consiste nel fatto che vi sono diecimila ragioni, tutte riconducibili ad un’unica ragione: che il cattolicesimo è vero! (G. K. Chesterton)

venerdì 25 ottobre 2024

Quando l'amore è esigente


Oslo, Svezia: l’11 dicembre del 1979, viene consegnato a Madre Teresa di Calcutta il premio Nobel per la Pace. Il premio viene assegnato alla fondatrice delle Suore Missionarie della Carità “per il lavoro compiuto per vincere la povertà e la miseria, che costituiscono anche una minaccia per la pace”.  
 
Poiché ci troviamo qui riuniti insieme penso che sarebbe bello per ringraziare Dio per il Premio Nobel per la Pace che pregassimo con una preghiera di San Francesco d'Assisi che mi sorprende sempre molto.
Noi diciamo questa preghiera ogni giorno dopo la Santa Comunione, perché è molto adatta a ciascuno di noi, e penso sempre che quattro, cinquecento anni fa quando San Francesco d'Assisi compose questa preghiera dovevano avere le stesse difficoltà che abbiamo oggi, visto che compose una preghiera così adatta anche a noi.
Penso che alcuni di voi ce l'abbiano già, dunque pregheremo insieme.
Ringraziamo Dio per l'opportunità che abbiamo tutti insieme oggi, per questo dono di pace che ci ricorda che siamo stati creati per vivere quella pace, e Gesù si fece uomo per portare questa buona notizia ai poveri.
Egli essendo Dio è diventato uomo in tutto eccetto che nel peccato, e ha proclamato molto chiaramente di essere venuto per portare questa buona notizia.
La notizia era pace a tutti gli uomini di buona volontà e questo è qualcosa che tutti vogliamo, la pace del cuore, e Dio ha amato il mondo tanto da dare suo Figlio – è stato un dono – è come dire che a Dio ha fatto male dare, perché ha amato tanto il mondo da dare suo Figlio, e lo dette alla Vergine Maria, e Lei allora che cosa fece?
Appena arrivò nella sua vita, fu subito ansiosa di darne la buona notizia, e appena entrò nella casa di sua cugina, il bambino – il bambino non ancora nato – il bambino nel grembo di Elisabetta, sussultò di gioia.
Era un piccolo bambino non ancora nato, fu il primo messaggero di pace.
Riconobbe il Principe della Pace, riconobbe che Cristo era venuto a portare una buona notizia per me e per te.
E se non fosse abbastanza – se non fosse abbastanza diventare uomo – Egli morì sulla Croce per mostrare quell'amore più grande, e morì per voi e per me e per quel lebbroso e per quell'uomo che muore di fame e per quella persona nuda nelle strade non solo di Calcutta ma dell'Africa, e New York, e Londra, e Oslo – e insistette che ci amassimo gli uni gli altri come Lui ci ha amato.
Lo abbiamo letto molto chiaramente nel Vangelo: "Amatevi come io vi ho amato, come io vi amo, come il Padre ha amato me così io amo voi", e tanto più forte il Padre lo ha amato, tanto da donarcelo, e quanto ci amiamo noi, noi pure dobbiamo donarci gli uni agli altri finché non fa male.
Non è abbastanza per noi dire: "Amo Dio, ma non amo il mio prossimo".
San Giovanni dice che sei un bugiardo se dici di amare Dio e non il prossimo.
Come puoi amare Dio che non vedi se non ami il prossimo che vedi, che tocchi, con cui vivi?
Così è molto importante per noi capire che l'amore, per essere vero, deve fare male.
Ha fatto male a Gesù amarci, gli ha fatto male.
E per essere sicuro che ricordassimo il suo grande amore si fece pane della vita per soddisfare la nostra fame del suo amore.
La nostra fame di Dio, perché siamo stati creati per questo amore.
Siamo stati creati a sua immagine.
Siamo stati creati per amare ed essere amati, ed Egli si è fatto uomo per permettere a noi di amare come Lui ci ha amato.
Egli è l'affamato, il nudo, il senza casa, l'ammalato, il carcerato, l'uomo solo, l'uomo rifiutato e dice: "L'avete fatto a me".
Affamato del nostro amore, e questa è la fame dei nostri poveri.
Questa è la fame che voi e io dobbiamo trovare, potrebbe stare nella nostra stessa casa.
Non dimentico mai l'opportunità che ebbi di visitare una casa dove tenevano tutti questi anziani genitori di figli e figlie che li avevano semplicemente messi in un istituto e forse dimenticati.
Sono andata là, ho visto che in quella casa avevano tutto, cose bellissime, ma tutti guardavano verso la porta.
E non ne ho visto uno con il sorriso in faccia.
Mi sono rivolta alla Sorella e le ho domandato: come mai?
Com'è che persone che hanno tutto qui, perché guardano tutti verso la porta, perché non sorridono?
Sono così abituata a vedere il sorriso nella nostra gente, anche i morenti sorridono, e lei disse: questo accade quasi tutti i giorni, aspettano, sperano che un figlio o una figlia venga a trovarli.
Sono feriti perché sono dimenticati – e vedete, è qui che viene l'amore.
Come la povertà arriva proprio a casa nostra, dove trascuriamo di amarci.
Forse nella nostra famiglia abbiamo qualcuno che si sente solo, che si sente malato, che è preoccupato, e questi sono giorni difficili per tutti.
Ci siamo, ci siamo per accoglierli, c'è la madre ad accogliere il figlio?
Sono stata sorpresa di vedere in occidente tanti ragazzi e ragazze darsi alle droghe, e ho cercato di capire perché, perché succede questo, e la risposta è: perché non hanno nessuno nella loro famiglia che li accolga.
Padre e madre sono così occupati da non averne il tempo.
I genitori giovani sono in qualche ufficio e il figlio va in strada e rimane coinvolto in qualcosa.
Stiamo parlando di pace.
Queste sono cose che distruggono la pace, ma io sento che il più grande distruttore della pace oggi è l'aborto, perché è una guerra diretta, un'uccisione diretta, un omicidio commesso dalla madre stessa.
E leggiamo nelle Scritture, perché Dio lo dice molto chiaramente: "Anche se una madre dimenticasse il suo bambino, io non ti dimenticherò.
Ti ho inciso sul palmo della mano".
Siamo incisi nel palmo della sua mano, così vicini a Lui che un bambino non nato è stato inciso nel palmo della mano di Dio.
E quello che mi colpisce di più è l'inizio di questa frase, che "Persino se una madre potesse dimenticare, qualcosa di impossibile, ma perfino se si potesse dimenticare, io non ti dimenticherò".
E oggi il più grande mezzo, il più grande distruttore della pace è l'aborto.
E noi che stiamo qui, i nostri genitori ci hanno voluti.
Non saremmo qui se i nostri genitori non lo avessero fatto.
I nostri bambini li vogliamo, li amiamo, ma che cosa è di milioni di loro?
Tante persone sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per i bambini in Africa dove tanti ne muoiono, di malnutrizione, fame e così via, ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre.
E questo è ciò che è il grande distruttore della pace oggi.
Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla.
Per questo faccio appello in India, faccio appello ovunque.
Restituiteci i bambini, quest'anno è l'anno dei bambini.
Che abbiamo fatto per i bambini?
All'inizio dell'anno ho detto, ovunque abbia parlato ho detto: Quest'anno facciamo che ogni singolo bambino, nato o non nato, sia desiderato".
E oggi è la fine dell'anno, abbiamo reso ogni bambino desiderato?
Vi darò qualcosa di impressionante.
Stiamo combattendo l'aborto con le adozioni, abbiamo salvato migliaia di vite, abbiamo inviato messaggi a tutte le cliniche, gli ospedali, le stazioni di polizia: Per favore non distruggete i bambini, li prenderemo noi".
Così ad ogni ora del giorno e della notte c'è sempre qualcuno, abbiamo parecchie ragazze madri.
Dite loro di venire: "Noi ci prenderemo cura di voi, prenderemo il vostro bambino, e troveremo una casa per il bambino".
E abbiamo un'enorme domanda da parte di famiglie senza bambini, per noi questa è una grazia di Dio.
Stiamo anche facendo un'altra cosa molto bella.
Stiamo insegnando ai nostri mendicanti, ai nostri lebbrosi, agli abitanti degli slum, alla nostra gente sulla strada, i metodi naturali di pianificazione familiare.
E solo in Calcutta in sei anni, nella sola Calcutta, abbiamo avuto 61.273 bambini in meno da famiglie che li avrebbero avuti, ma perché praticano questo metodo naturale di astinenza, di auto-controllo, con amore reciproco.
Insegniamo loro il metodo della temperatura che è molto bello, molto semplice, e la nostra povera gente capisce.
E sapete che cosa mi hanno detto?
"La nostra famiglia è sana, la nostra famiglia è unita, e possiamo avere un bambino ogni volta che vogliamo".
Così chiaro, quelle persone nelle strade, quei mendicanti, e io penso che se la nostra gente può farlo tanto più potete voi e tutti gli altri che potete conoscere i metodi e i mezzi senza distruggere la vita che Dio ha creato in noi.
I poveri sono grandi persone.
Possono insegnarci molte cose belle.
L'altro giorno uno di loro è venuto a ringraziare e ha detto: "Voi che avete fatto voto di castità siete le persone migliori per insegnarci la pianificazione familiare".
Perché non è altro che auto-controllo per amore reciproco.
E penso che abbiano detto una frase molto bella.
E queste sono persone che magari non hanno niente da mangiare, magari non hanno dove vivere, ma sono grandi persone.
I poveri sono persone meravigliose.
Una sera siamo uscite e abbiamo raccolto quattro persone per la strada.
Una di loro era in condizioni terribili e ho detto alle Sorelle: "Prendetevi cura degli altri tre, io mi occupo di questa che sembrava stare peggio".
Ho fatto per lei tutto quello che il mio amore poteva fare.
L'ho messa a letto, e c'era un tale meraviglioso sorriso sulla sua faccia.
Ha preso la mia mano e ha detto solo una parola: "Grazie", ed è morta.
Non ho potuto non esaminare la mia coscienza di fronte a lei, e mi sono chiesta cosa avrei detto al suo posto.
E la mia risposta è stata molto semplice.
Avrei provato ad attirare un po' di attenzione su di me, avrei detto che ho fame, che sto morendo, che ho freddo, dolore, o altro, ma lei mi ha dato molto di più.
Mi ha dato il suo amore riconoscente.
Ed è morta con il sorriso sul volto.
Come quell'uomo che abbiamo raccolto dal canale, mezzo mangiato dai vermi, e l'abbiamo portato a casa.
"Ho vissuto come un animale per strada, ma sto per morire come un Angelo, amato e curato".
Ed è stato così meraviglioso vedere la grandezza di quell'uomo che poteva parlare così, poteva morire senza accusare nessuno, senza maledire nessuno, senza fare paragoni.
Come un Angelo.
Questa è la grandezza della nostra gente.
Ed è per questo che noi crediamo che Gesù disse: "Ero affamato, ero nudo, ero senza casa, ero rifiutato, non amato, non curato, e l'avete fatto a me".
Credo che noi non siamo veri operatori sociali.
Forse svolgiamo un lavoro sociale agli occhi della gente, ma in realtà siamo contemplative nel cuore del mondo.
Perché tocchiamo il Corpo di Cristo ventiquattro ore al giorno.
Abbiamo ventiquattro ore di questa presenza, e così voi e io.
Anche voi provate a portare questa presenza di Dio nella vostra famiglia, perché la famiglia che prega insieme sta insieme.
E io penso che noi nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e armi, di distruggere per portare pace.
Semplicemente stiamo insieme, amiamoci reciprocamente, portiamo quella pace, quella gioia, quella forza della presenza di ciascuno in casa.
E potremo superare tutto il male che c'è nel mondo.
C'è tanta sofferenza, tanto odio, tanta miseria, e noi con la nostra preghiera, con il nostro sacrificio iniziamo da casa.
L'amore comincia a casa, e non è quanto facciamo, ma quanto amore mettiamo in quello che facciamo.
Sta a Dio Onnipotente.
Quanto facciamo non ha importanza, perché Lui è infinito, ma quanto amore mettiamo in quello che facciamo.
Quanto facciamo a Lui nella persona che stiamo servendo.
Qualche tempo fa a Calcutta avemmo grande difficoltà ad ottenere dello zucchero, e non so come i bambini lo seppero, e un bambino di quattro anni, un bambino Hindu, andò a casa e disse ai suoi genitori: "Non mangerò zucchero per tre giorni, darò il mio zucchero a Madre Teresa per i suoi bambini".
Dopo tre giorni suo padre e sua madre lo portarono alla nostra casa.
Non li avevo mai incontrati prima, e questo piccolo riusciva a malapena pronunciare il mio nome, me sapeva esattamente che cosa era venuto a fare.
Sapeva che voleva condividere il suo amore.
E questo è perché ho ricevuto tanto amore da voi tutti.
Dal momento che sono arrivata qui sono stata semplicemente circondata da amore, da vero amore comprensivo.
Si percepiva come se ciascuno in India, ciascuno in Africa fosse qualcuno molto speciale per voi.
E mi sono sentita proprio a casa dicevo alla Sorella oggi.
Mi sento in Convento con le Sorelle come se fossi a Calcutta con le mie Sorelle.
Così completamente a casa qui, proprio qui.
E così sono qui a parlarvi.
Voglio che voi troviate il povero qui, innanzitutto proprio a casa vostra.
E cominciate ad amare qui.
Siate questa buona notizia per la vostra gente.
E informatevi sul vostro vicino di casa.
Sapete chi sono?
Ho avuto un'esperienza veramente straordinaria con una famiglia Hindu che aveva otto bambini.
Un signore venne alla nostra casa e disse: "Madre Teresa, c'è una famiglia con otto bambini, non mangiano da tanto tempo. Faccia qualcosa".
Così ho preso del riso e sono andata immediatamente.
E ho visto i bambini, i loro occhi luccicanti per la fame.
on so se abbiate mai visto la fame.
Ma io l'ho vista molto spesso
E lei prese il riso, lo divise, e uscì.
Quando fu tornata le chiesi: "Dove sei andata, che hai fatto?"
Lei mi dette una risposta molto semplice: "Anche loro hanno fame".
Quel che mi colpì di più fu che lei sapeva chi sono loro, una famiglia musulmana.
Lei lo sapeva.
Non portai più del riso quella sera perché volevo che godessero la gioia della condivisione.
Ma c'erano quei bambini, che irradiavano gioia, condividendo la gioia con la loro madre perché lei aveva amore da dare.
E vedete è qui che comincia l'amore: a casa …
Sono molto grata per quello che ho ricevuto.
È stata un'esperienza enorme e torno in India, tornerò la prossima settimana, il 15 spero, e potrò portare il vostro amore.
E so bene che non avete dato del vostro superfluo, ma avete dato fino a farvi male.
Oggi i piccoli bambini hanno, ero così sorpresa, c'è così tanta gioia per i bambini che hanno fame.
Che i bambini come loro avranno bisogno di amore e cura e tenerezza, come ne hanno tanto dai loro genitori.
Così ringraziamo Dio che abbiamo avuto questa opportunità di conoscerci, e questa conoscenza reciproca ci ha portati così vicini.
E potremo aiutare non solo i bambini indiani e africani ma potremo aiutare i bambini del mondo intero, perché come sapete le nostre Sorelle stanno in tutto il mondo.
E con questo premio che ho ricevuto come premio di pace, proverò a fare una casa per molti che non hanno una casa.
Perché credo che l'amore cominci a casa, e se possiamo creare una casa per i poveri, penso che sempre più amore si diffonderà.
E potremo mediante questo amore comprensivo portare pace, essere la buona notizia per i poveri.
I poveri della nostra famiglia per primi, nel nostro paese e nel mondo.
Per poter fare questo, le nostre Sorelle, le nostre vite devono essere intessute di preghiera.
Devono essere intessute di Cristo per poter capire, essere capaci di condividere.
Perché oggi c'è così tanto dolore.
Sento che la Passione di Cristo viene rivissuta ovunque di nuovo.
Siamo noi là a condividere questa Passione, a condividere questo dolore della gente.
In tutto il mondo, non solo nei paesi poveri, ma ho trovato la povertà dell'occidente tanto più difficile da eliminare.
Quando prendo una persona dalla strada, affamata, le do un piatto di riso, un pezzo di pane, l'ho soddisfatta.
Ho rimosso quella fame.
Ma una persona che è zittita, che si sente indesiderata, non amata, spaventata, la persona che è stata gettata fuori dalla società, quella povertà è così dolorosa e diffusa, e la trovo molto difficile.
Le nostre Sorelle stanno lavorando per questo tipo di persone nell'occidente.
Allora dovete pregare per noi affinché siamo capaci di essere questa buona notizia, ma non possiamo farlo senza di voi, lo dovete fare qui nel vostro paese.
Dovete arrivare a conoscere i poveri, magari la gente qui ha beni materiali, tutto, ma penso che se noi tutti cerchiamo nelle nostre case, quanto troviamo difficile a volte sia sorriderci reciprocamente, e che il sorriso è l'inizio dell'amore.
E così incontriamoci sempre con un sorriso, perché il sorriso è l'inizio dell'amore, e quando cominciamo ad amarci è naturale voler fare qualcosa.
Così pregate per le nostre Sorelle e per me e per i nostri Fratelli, e per i nostri Collaboratori che sono sparsi nel mondo.
Essi possono rimanere fedeli al dono di Dio, amarlo e servirlo nei poveri insieme con voi.
Quello che abbiamo fatto non avremmo potuto farlo se voi non lo aveste condiviso con le vostre preghiere, i vostri doni, questo continuo dare.
Ma non voglio che mi diate del vostro superfluo, voglio che mi diate finché vi fa male.
L'altro giorno ho ricevuto 15 dollari da un uomo che è stato sdraiato per venti anni, e l'unica parte che poteva muovere è la mano destra.
E l'unica cosa di cui gode è fumare.
E mi ha detto: non fumo per una settimana, e ti mando questi soldi.
Deve essere stato un sacrificio terribile per lui, ma guardate quanto è bello, come ha condiviso, e con quei soldi ho comprato del pane e l'ho dato a quelli che sono affamati con gioia da tutte e due le parti, lui stava dando e i poveri stavano ricevendo.
Questo è un dono di Dio per noi poter condividere il nostro amore con gli altri.
E fate come se fosse per Gesù.
Amiamoci gli uni gli altri come Egli ci ha amato.
Amiamo Lui con amore indiviso.
E la gioia di amare Lui e amarci gli uni gli altri, diamo ora, che Natale è così vicino.
Conserviamo la gioia di amare Gesù nei nostri cuori.
E condividiamo questa gioia con tutti quelli con cui veniamo in contatto.
E questa gioia radiosa è vera, perché non abbiamo motivo di non essere felici perché non abbiamo Cristo con noi.
Cristo nei nostri cuori, Cristo nel povero che incontriamo, Cristo nel sorriso che diamo e nel sorriso che riceviamo.
Facciamone un impegno: che nessun bambino sia indesiderato, e anche che ci accogliamo con un sorriso, specialmente quando è difficile sorridere.
Non dimentico mai qualche tempo fa circa quattordici professori vennero dagli Stati Uniti da diverse università.
E vennero a Calcutta nella nostra casa.
Stavano parlando e dicevano di essere stati alla casa per i morenti.
Abbiamo una casa per i morenti a Calcutta, dove abbiamo raccolto più di 36.000 persone solo dalle strade di Calcutta, e di questo grande numero più di 18.000 hanno avuto una bella morte.
Sono semplicemente andati a casa da Dio; e sono venuti nella nostra casa e abbiamo parlato di amore, di compassione, e poi uno di loro mi ha chiesto: "Madre, per favore ci dica qualcosa che possiamo ricordare".
E ho detto loro: "Sorridetevi gli uni gli altri, dedicatevi del tempo nelle vostre famiglie. Sorridetevi".
E un altro mi ha chiesto: "Sei sposata?", e ho detto: "Sì", e trovo a volte molto difficile sorridere a Gesù perché può essere molto esigente a volte.
Questo è qualcosa di vero, ed è là che viene l'amore, quando è esigente, e tuttavia possiamo darlo a Lui con gioia.
Come ho detto oggi, ho detto che se non vado in Cielo per qualcos'altro andrò in Cielo per tutta la pubblicità, perché mi ha purificata e sacrificata e resa veramente pronta ad andare in Cielo.
Penso che questo sia qualcosa, che dobbiamo vivere la nostra vita in modo bello.
Abbiamo Gesù con noi e Lui ci ama.
Se potessimo solo ricordarci che Gesù mi ama, e ho l'opportunità di amare gli altri come Lui ama me, non nelle grandi cose, ma nelle piccole cose con grande amore, allora la Norvegia diventerebbe un nido d'amore.
E quanto bello sarà che da qui sia stato dato un centro per la pace.
Che da qui esca la gioia per la vita dei bambini non nati.
Se diventate una luce bruciante nel mondo della pace, allora veramente il Nobel per la pace è un dono per il popolo norvegese.
Dio vi benedica!
Oslo, l'11 dicembre 1979

Madre Teresa di Calcutta (Agnes Gonxha Bojaxiu) (1910 - 1997), religiosa albanese, fondatrice della congregazione delle Missionarie della carità, Santa.

mercoledì 23 ottobre 2024

Aforismi Aborto


Mi hai tessuto nel grembo di mia madre...

Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre [...].

Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno.

(Salmo 139,13.14-16)

In molti casi... l'aborto non libera la donna tanto quanto libera il compagno, che sia suo marito o no, da fastidi e irritazioni, permettendogli di dare libero sfogo ai propri desideri sessuali senza assumersi gli obblighi che ne derivano: è una retrocessione piuttosto che un anticipo per le donne con riguardo agli uomini. (Giovanni Paolo I)

Non fate la guerra, fate l'amore: con l'aborto libero si ottiene lo stesso numero di morti. (Guido Clericetti)

Abortisti non si nasce ma si diventa, se ti lasciano nascere. (Guido Clericetti)

Oggi il più grande mezzo – il più grande distruttore della pace è l’aborto [...]. Tante persone sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per i bambini in Africa dove tanti ne muoiono, di malnutrizione, fame e così via, ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre e spesso anche dei padri, potremmo aggiungere, specie quando non si assumono le loro responsabilità lasciando sole le donne con la loro terribile decisione. [...] è ciò che è il grande distruttore della pace oggi. Perché, se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa impedisce a me di uccidere te e a te di uccidere me? (Madre Teresa di Calcutta, Discorso per la consegna del Premio Nobel per la Pace, 1979

L’aborto non è un diritto, perché non ci possono essere diritti sulle vite degli altri. (Pier Giorgio Lignani)


lunedì 21 ottobre 2024

La preghiera: siamo le mani di Dio

O Dio, tu ci hai creati con un corpo,
con i piedi per venire incontro a te,
con la testa per pensare,
con il cuore per imparare ad amare.

O Dio, tu ci hai dato le mani per stringere altre mani,
e non per serrarle in pugni violenti.
Mani aperte come un'offerta
come una preghiera di domanda e di grazie.
Mani che benedicono, mani che accolgono,
mani che ricevono il pane di vita.

O Gesù, con le tue mani,
hai innalzato il povero e l'escluso,
non hai gettato la pietra,
ma condiviso il pane,
hai portato la croce...

O Gesù, con le tue mani,
hai fatto passare Tommaso dal dubbio alla fede.
Le mani del Risorto ci invitano a sperare
a prenderci per mano, a non far cadere le braccia
davanti alla morte e all'isolamento.

O Dio, insegnaci a condividere di più, perché
le nostre mani sono il prolungamento del cuore
e diventano le tue mani,
quelle che danno vita.

Jean-Luc Lefrancois, presbitero francese

Ave Maria


«Padre nostro che sei nei cieli…»
. Tre o quattro parole, ma beato chi si addormenta sotto la protezione di queste tre o quattro parole. Sono le parole che precedono ogni preghiera, come le mani giunte precedono il volto di un orante. Il Padre Nostro è il padre delle preghiere. 

L’Ave Maria è come un’umile donna. Il regno del Padre Nostro è il regno della speranza: dacci oggi il nostro pane. Ma il regno dell’Ave Maria è un regno più intimo, più segreto, più nascosto.
Le preghiere a Maria sono preghiere di riserva. 

Nel meccanismo della salvezza l’Ave Maria è l’ultimo aiuto. In tutta la liturgia non vi è altra preghiera che possa essere detta veramente dal più miserabile peccatore come l’Ave Maria. Con l’Ave Maria nessuno può dirsi perduto. Signore, al giudizio universale non ci sarà bisogno di memoriali o di certificati, ma nessuno potrà cancellare la traccia di un Pater o di un’Ave.

Charles Peguy (1873 - 1914), scrittore e poeta francese

sabato 12 ottobre 2024

"Ho vissuto la mia vita felicemente con la voglia di fare bene..."


Era il 2017 quando Sammy Basso scriveva queste parole, con la richiesta specifica che fossero pronunciate solo nel momento della sua morte. Questa a lettera-testamento è stata letta dal vescovo di Vicenza, monsignor Giuliano Brugnotto, durante l'omelia del funerale. 

“Se state leggendo questo scritto allora non sono più tra il mondo dei vivi. Per lo meno non nel mondo dei vivi per come lo conosciamo. Scrivo questa lettera perché se c'è una cosa che mi ha sempre angosciato sono i funerali. Non che ci fosse qualcosa di male, nei funerali, dare l'ultimo saluto ai propri cari è una tra le cose più umane e più poetiche in assoluto. Tuttavia, ogni volta che pensavo a come sarebbe stato il mio funerale, ci sono sempre state due cose che non sopportavo: il non poter esserci e dire le ultime cose e il fatto di non potere consolare chi mi è caro. Oltre al fatto di non poter parteciparvi, ma questo è un altro discorso... E perciò, ecco che ho deciso di scrivere le mie ultime parole e ringrazio chiunque le stia leggendo. Non voglio lasciarvi altro che quello che ho vissuto e, visto che si tratta dell'ultima volta che ho la possibilità di dire la mia, dirò solo l'essenziale senza cose superflue o altro.

Voglio che sappiate innanzitutto che ho vissuto la mia vita felicemente, senza eccezioni, e l'ho vissuta da semplice uomo, con i momenti di gioia e i momenti difficili, con la voglia di fare bene, riuscendoci a volte e a volte fallendo miseramente. Fin da bambino, come ben sapete, la progeria ha segnato profondamente la mia vita, sebbene non fosse che una parte piccolissima di quello che sono, non posso negare che ha influenzato molto la mia vita quotidiana e, non ultime, le mie scelte.

Non so il perché e il come me ne andrò da questo mondo, sicuramente in molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia. Non ascoltate! Non c'è mai stata nessuna battaglia da combattere, c'è solo stata una vita da abbracciare per com'era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio.

Ho cercato di vivere più pienamente possibile, tuttavia ho fatto i miei sbagli, come ogni persona, come ogni peccatore. Sognavo di diventare una persona di cui si parlasse nei libri di scuola, una persona che fosse degna di essere ricordata ai posteri, una persona che, come i grandi del passato, quando la si nomina, lo si fa con reverenza. Non nego che, sebbene la mia intenzione era di essere un grande della storia per avere fatto del bene, una parte di questo desiderio era anche dovuto ad egoismo. L'egoismo di chi semplicemente vuole sentirsi di più degli altri. Ho lottato con ogni mia forza questo malsano desiderio, sapendo bene che Dio non ama chi fa le cose per sé, ma nonostante ciò non sempre ci sono riuscito. Mi rendo conto ora, mentre scrivo questa lettera, immaginando come sarà il mio ultimo momento nella Terra, che è il più stupido desiderio che si possa avere. La gloria personale, la grandezza, la fama, altro non sono che una cosa passeggera. L'amore che si crea nella vita invece è eterno, poiché Dio solo è eterno, e l'amore ci viene da Dio. Se c'è una cosa di cui mi non mi sono mai pentito, è quello di avere amato tante persone nella mia vita, e tanto. Eppur troppo poco. Chi mi conosce sa bene che non sono un tipo a cui piaccia dare consigli, ma questa è la mia ultima occasione... perciò ve ne prego amici miei, amate chi vi sta attorno, non dimenticatevi che i nostri compagni di viaggio non sono mai il mezzo ma il fine. Il mondo è buono se sappiamo dove guardare!

In molte cose, come vi ho già detto, sbagliavo! Per buona parte della mia vita ho pensato che non ci fossero eventi totalmente positivi o totalmente negativi, che dipendesse da noi vederne i lati belli o i lati oscuri. Certo, è una buona filosofia di vita, ma non è tutto! Un evento può essere negativo ed esserlo totalmente! Quello che spetta a noi non è nel trovarci qualcosa di positivo, quanto piuttosto di agire sulla retta via, sopportando e, per amore degli altri, trasformare un evento negativo in uno positivo. Non si tratta di trovare i lati positivi quanto piuttosto di crearli, ed è questa a mio parere, la facoltà più importante che ci è stata data da Dio, la facoltà che più di tutti ci rende umani.

Voglio farvi sapere che voglio bene a tutti voi e che è stato un piacere compiere la strada della mia vita al vostro fianco. Non vi dirò di non essere tristi, ma non siatelo troppo. Come ad ogni morte, ci sarà qualcuno tra i miei cari che piangerà per me, qualcuno che rimarrà incredulo, qualcuno che invece, magari senza sapere perché, avrà voglia di andare fuori con gli amici, stare insieme, ridere e scherzare, come se nulla fosse successo. Voglio esservi accanto in questo e farvi sapere che è normale. Per chi piangerà, sappiate che è normale essere tristi. Per chi vorrà fare festa, sappiate che è normale far festa. Piangete e festeggiate, fatelo anche in onore mio. Se vorrete ricordarmi invece, non sprecate troppo tempo in rituali vari, pregate, certo, ma prendete anche dei bicchieri, brindate alla mia e alla vostra salute, e siate allegri. Ho sempre amato stare in compagnia e perciò è così vorrei essere ricordato. Probabilmente però ci vorrà del tempo e, se voglio veramente consolare e partire da questo mondo in modo da non farvi stare male, non posso semplicemente dirvi che il tempo curerà ogni ferita. Anche perché non è vero. Perciò vi voglio parlare schiettamente del passo che io ho già compiuto e che tutti devono prima o poi compiere: la morte.

Anche a solo dirne il nome, a volte, la pelle rabbrividisce. Eppure è una cosa naturale, la cosa più naturale al mondo. Se vogliamo usare un paradosso la morte è la cosa più naturale della vita. Eppure ci fa paura! È normale, non c'è niente di male, anche Gesù ha avuto paura. È la paura dell'ignoto, perché non possiamo dire di averne avuto esperienza in passato. Pensiamo però alla morte in modo positivo: se lei non ci fosse probabilmente non concluderemo niente nella nostra vita, perché tanto, c'è sempre un domani. La morte invece ci fa sapere che non c'è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”!

Per un cristiano però la morte è anche altro! Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l'unico modo per vivere realmente, è l'unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l'unico modo per vedere finalmente il Suo Volto. E da cristiano ho affrontato la morte. Non volevo morire, non ero pronto per morire, ma ero preparato. L'unica cosa che mi dà malinconia è non poter esserci per vedere il mondo che cambia e che va avanti. Per il resto però, spero di essere stato in grado, nell'ultimo mio momento, di vedere la morte come la vedeva san Francesco, le cui parole mi hanno accompagnato tutta la vita. Spero di essere riuscito anch'io ad accogliere la morte come “Sorella Morte”, dalla quale nessun vivente può scappare.

Se in vita sono stato degno, se avrò portato la mia croce così come mi era stato chiesto di fare, ora sono dal Creatore. Ora sono dal Dio mio, dal Dio dei miei padri, nella sua Casa indistruttibile. Lui, il nostro Dio, l'unico vero Dio, è la causa prima e il fine di ogni cosa. Davanti alla morte nulla ha più senso se non Lui. Perciò, sebbene non c'è bisogno di dirlo, poiché Lui sa tutto, come ho ringraziato voi, voglio ringraziare anche Lui. Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede. Lui ha cambiato la mia vita, l'ha raccolta, ne ha fatto qualcosa di straordinario, e lo ha fatto nella semplicità della mia vita quotidiana.

Non stancatevi mai, fratelli miei, di servire Dio e di comportarvi secondo i suoi comandamenti, poiché nulla ha senso senza di Lui e perché ogni nostra azione verrà giudicata e decreterà chi continuerà a vivere in eterno e chi invece dovrà morire. Non sono di certo stato il più buono dei cristiani, sono stato anzi certamente un peccatore, ma ormai poco conta: quello che conta è che ho provato a fare del mio meglio e lo rifarei. Non stancatevi mai, fratelli miei, di portare la croce che Dio ha assegnato ad ognuno, e non abbiate paura di farvi aiutare nel portarla, come Gesù è stato aiutato da Simone di Cirene. E non rinunciate mai ad un rapporto pieno e confidenziale con Dio, accettate di buon grado la Sua Volontà, poiché è nostro dovere, ma non siate nemmeno passivi, e fate sentire forte la vostra voce, fate conoscere a Dio la vostra volontà, così come fece Giacobbe, che per il suo essersi dimostrato forte fu chiamato Israele: Colui che lotta con Dio.

Di sicuro, Dio, che è madre e padre, che nella persona di Gesù ha provato ogni umana debolezza e che nello Spirito Santo vive sempre in noi, che siamo il suo Tempio, apprezzerà i vostri sforzi e li terrà nel Suo Cuore.

Ora vi lascio, come vi ho detto non amo i funerali quando diventano troppo lunghi, e io breve non sono stato. Sappiate che non potrei mai immaginare la mia vita senza di voi, e se mi fosse data la possibilità di scegliere, avrei scelto ancora di crescere al vostro fianco. Sono contento che domani il sole spunterà ancora...

Famiglia mia, fratelli miei, amici miei e amore mio, Vi sono vicino e se mi è concesso, veglierò su di voi, vi voglio bene!

PS: State tranquilli, tutto questo è solo sonno arretrato...”

Sammy Basso


Sammy Basso (1 dicembre 1995 - 5 ottobre 2024) è stato un biologo e attivista italiano, noto per la sua battaglia contro la progeria, una rara malattia genetica che causa l'invecchiamento precoce. Nato a Schio, in provincia di Vicenza, Sammy ha vissuto a Tezze sul Brenta con la sua famiglia. Nonostante le sfide imposte dalla sua condizione, Sammy ha conseguito una laurea in Scienze Naturali all'Università di Padova, con una tesi sulle terapie per rallentare il decorso della progeria. Ha fondato l'Associazione Italiana Progeria Sammy Basso (A.I.Pro.Sa.B.) per promuovere la ricerca scientifica sulla malattia. Sammy è diventato una figura pubblica grazie alla sua partecipazione a programmi televisivi e alla sua documentazione di un viaggio lungo la Route 66 negli Stati Uniti, che ha condiviso attraverso un libro e una serie di episodi per Nat Geo People. La sua vita è stata un esempio di resilienza e determinazione, ispirando molti con il suo spirito indomito.

mercoledì 9 ottobre 2024

A che punto è la notte?


A che punto è la notte?

- ho chiesto alle ombre

che osavano violare il cupo silenzio.

A che punto è la notte?

- ho gridato alle stelle

e a una falce di luna.

Sperando nel vento

ho implorato:

A che punto è la notte?

Ma nulla ha tradito

il velluto di quiete.

Invece che vagare

per sentieri scoscesi

una preghiera è salita dal cuore:

Ave Maria,

il Signore è con te.

Con te è venuto il Figlio di Dio

e ha acceso il mio giorno.


Giovanni della Croce (1540 - 1591), al secolo Juan de Yepes Álvarez, santo, presbitero e poeta spagnolo, cofondatore dell'Ordine dei Carmelitani scalzi

lunedì 7 ottobre 2024

Un giorno ti dirò, figlio mio...

Un giorno ti dirò, figlio mio... 

che ti ho amato tanto da stressarti chiedendoti dove stessi andando e con chi, 

che ti ho amato tanto da preoccuparmi per la tua salute, 

che ti ho amato tanto da scegliere di farti arrabbiare, sperando che la lezione ti avrebbe portato futura felicità,

che ti ho amato tanto da essere super protettivo, 

che ti ho amato tanto da scusarti quando non eri rispettoso o educato, 

che ti ho amato tanto da scegliere di mettere me stesso all’ultimo posto, ogni giorno, 

che ti ho amato tanto da ignorare tutto quello che gli altri genitori facevano, se ciò poteva proteggerti, 

che ti ho amato tanto da starti accanto a ogni caduta, finché non hai imparato a camminare da solo, 

che ti ho amato tanto da rischiare di farmi odiare da te per delle decisioni prese nella speranza di star facendo il meglio per te. 

...e questa è stata la parte peggiore, figlio mio!

"Prendine una manciata!"


Il giovanissimo figlio del grande architetto Bramante, un giorno fu mandato dal padre a portare certi urgentissimi disegni al Papa Giulio II. Il Papa ne fu assai contento e, per premiarlo, aprì uno scrigno pieno di monete d’oro. Il pontefice gli disse: «Prendine quante ne stanno in una manciata!». Il bambino allungò la mano, ma poi si trattenne. Disse al Papa: «Santo Padre, datemene voi una manciata: voi avete le mani più grandi delle mie!»

Questo è ciò che facciamo quando terminiamo così le nostre preghiere al Padre: «Te lo chiediamo per Cristo, nostro Signore!».

martedì 1 ottobre 2024

Non esistono famiglie perfette


Non esistono famiglie perfette.

Esistono però famiglie vere,

quelle che si amano al di là di tutto,

al di là degli sbagli.

Quelle che si asciugano le lacrime.

Quelle che guardano avanti

e ripartono più forti di prima.

Quelle che lottano ogni giorno

per la propria serenità

e non si arrendono davanti

alle difficoltà della vita.

Perché la famiglia è il dono

più prezioso che esista e va difesa...

Sempre!


Giorgia Stella

Le chiavi del castello


Un giorno un Re dovette partire per un lungo viaggio e non volle lasciare incustodito il suo castello. Promise al primo che si fosse reso disponibile di dare le chiavi del castello per poter utilizzare tutte le stanze e viverci finché non fosse tornato. Un giovanotto si rese disponibile. Il re diede a lui un bel mazzo di chiavi, ma presto il giovane si accorse che nel mazzo mancava una chiave, quella del portone principale che il Re chiuse prima di partire. Il giovane quindi fu costretto a vivere per lungo tempo prigioniero nel castello. È vero, aveva accesso ad ogni stanza, ma non aveva la possibilità di uscire dal castello né di far entrare nessuno. Questo per lui divenne motivo di grande tristezza.

Possiamo avere tante chiavi nella nostra vita, ma senza la chiave principale, quella che ci fa uscire da noi stessi, dal nostro egoismo, dalla nostra pigrizia… senza quella chiave che si chiama Amore, resteremo prigionieri della nostra stessa vita.

Don Luca Murdaca, presbitero italiano

Credo in Dio e nell’uomo

Credo in Dio e credo nell'uomo

quale immagine di Dio.

Credo negli uomini, nel loro pensiero, 

nella loro sterminata fatica che ha fatto quello che sono.

Credo nella vita come gioia e come durata: 

non prestito effimero dominato dalla morte, ma dono definitivo.

Credo nella vita come possibilità illimitata di elevazione e di sublimazione.

Credo nella gioia: la gioia di ogni stagione, 

di ogni tappa, di ogni aurora, di ogni tramonto,

di ogni volta, di ogni raggio di luce

che parta dal cervello, dai sensi, dal cuore.

Credo nella famiglia del sangue,

nella famiglia prescelta per la mia attività e responsabilità.

Credo nella patria: la famiglia del mondo della tradizione,

della dolce parlata, della libertà.

Credo nella possibilità di una grande famiglia umana,

quale Cristo la volle: scambio di tutti i beni dello spirito

e delle mani nella pace.

Credo nella gioia dell'amicizia,

nella fedeltà e nella parola degli uomini.

Credo in me stesso

nelle capacità che Dio mi ha conferito,

perché possa sperimentare la più grande fra le gioie, 

che è quella del donare e del donarsi.

In questa fede voglio vivere,

per questa fede voglio lottare

e con questa fede voglio addormentarmi 

in attesa del grande gioioso risveglio.


Padre Giulio Bevilacqua (1881 - 1965), religioso della Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, cardinale e arcivescovo cattolico italiano