lunedì 3 febbraio 2025

Aneddoti della vita di San Serapione

San Serapione il Sindonita è stato un monaco cristiano egiziano vissuto nel IV secolo ad Alessandria d'Egitto e successivamente a Roma. È chiamato "il Sindonita" poiché era solito vestirsi unicamente con un lenzuolo di lino spinato, chiamata  appunto "sindone". Viene venerato come santo dalla Chiesa ortodossa, copta e cattolica. Serapione viaggiò per tutta la zona del Mediterraneo, digiunando, predicando e donandosi agli altri fino alla morte. Per il bene delle anime era felice di non possedere nulla, neanche la propria libertà. 

Si narra che Serapione, camminando per le strade di Alessandria, avesse notato un uomo che, nonostante le basse temperature, mendicava nudo per la strada. Colpito dall'idea che, nel caso in cui questi fosse morto di freddo, sarebbe apparso come un omicida al cospetto del Signore decise di donargli la propria veste, rimanendo in tal modo nudo. Un suo discepolo, incontrandolo per strada, gli chiese allora chi gli avesse tolto l'abito. A tale domanda il santo indicò il Vangelo che portava con sé esclamando "è questo che mi ha svestito". Poco dopo, mentre si aggirava nudo per le vie di Alessandria vide due guardie che stavano per incarcerare un uomo per debiti. Avendo con sé solo il proprio Vangelo Serapione lo vendette e consegnò il ricavato al povero perché saldasse il proprio creditore. Di ritorno alla sua cella un suo discepolo, vedendolo in quello stato, gli chiese dove fosse finito il suo Vangelo. a quella domanda il santo rispose: "il Vangelo mi ripeteva in continuazione: Vendi tutto quello che possiedi e dallo ai poveri (Mt 19, 21). Ho ubbidito per ottenere la grazia divina" (1).

Si racconta che un filosofo greco, per testare la moralità di Serapione, gli avesse donato una moneta d'oro e l'avesse poi seguito per osservare l'uso che ne avrebbe fatto. Il santo, ricevuto il dono, diede la moneta a un mercante in cambio di una fetta di pane, non avendo nessun riguardo al valore della stessa.

Leggenda vuole che Serapione si fosse venduto come schiavo per ben tre volte: una volta per riscattare un giovane fatto prigioniero, un'altra per aiutare una vedova che soffriva la fame e la restante per convertire al cristianesimo un attore greco. In quest'ultimo caso ebbe un così grande successo che l'attore decise di farsi battezzare insieme a tutta la famiglia, donò la libertà al Santo e lo implorò di rimanere nella sua casa in qualità di guida spirituale, offrendogli anche uno stipendio senza tuttavia riuscire ad impedire che questi se ne andasse.

Serapione si preoccupava talmente delle necessità altrui che, quando un altro monaco che possedeva molti libri gli chiese una parola di saggezza, rispose: “Cosa devo dirti? Hai preso la sussistenza di vedove e orfani per metterla sui tuoi scaffali”.

Serapione capiva però che i beni materiali potevano essere usati anche per fare il bene. Una volta andò in un bordello e chiese una prostituta per la serata. Spiegandole che doveva finire di pregare prima di poter stare con lei, Serapione iniziò a pregare ad alta voce con il suo breviario, implorando il Signore di convertire quella donna. Mentre pregava, lo Spirito iniziò a muoversi nel cuore di lei. Alla fine della preghiera si era completamente convertita e alla fine divenne una donna di profonda preghiera e virtù (2).


(1) Lucio Coco e Alex Sivag, Le sante stolte della Chiesa russa, Roma, Città nuova editrice, 2006
(2) Dal sito www.aleteia.org




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