martedì 28 aprile 2009

La carta e l'inchiostro

"Vedendosi la carta tutta macchiata dalla oscura nerezza dell'inchiostro, di quello si duole; il quale mostra che per le parole che sono sopra di lei composte, essere cagione della conservazione di quella".

Un giorno un foglio di carta, posto su uno scrittoio insieme ad altri fogli, si trovò cosparso di disegni e parole che una penna aveva tracciato su di lui. Il foglio si risentì: si sentiva umiliato, rovinato. L'inchiostro però lo consolò: "Io non ti ho sporcato! Ora tu non sei più un semplice foglio di carta, sei diventato un messaggio. Tu custodisci il pensiero, sei diventato uno strumento prezioso...". Infatti, di lì a poco, nel riordinare la scrivania, qualcuno vide i fogli sparsi, li radunò e stava per buttarli nel cestino; ma accortosi del foglio scritto, gettò via tutti gli altri, serbando soltanto quello che portava, ben visibile, il messaggio dell'intelligenza.
[ Favole ]
Leonardo da Vinci (1452 - 1519), artista e scienziato italiano 

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Diceva un foglio bianco come la neve: “Sono stato creato puro e voglio rimanere così per sempre. Preferirei essere bruciato e finire in cenere che essere preda delle tenebre e venir toccato da ciò che è impuro”. Una boccetta di inchiostro sentì ciò che il foglio diceva e rise nel suo cuore scuro, ma non osò mai avvicinarsi. Sentirono le matite multicolori, ma anch’esse non gli si accostarono mai. E il foglio bianco come la neve rimase puro e casto per sempre – puro e casto – ma vuoto.

Khalil Gibran (1883 - 1931), poeta, pittore e filosofo libanese

E tu cosa faresti?

Un monaco si era seduto a meditare sulla riva di un ruscello. Quando aprì gli occhi, vide uno scorpione che era caduto nell'acqua e lottava disperatamente per stare a galla e sopravvivere.
Pieno di compassione, il monaco immerse la mano nell'acqua, afferrò lo scorpione, lo pose in salvo sulla riva. Lo scorpione, appena fu sulla terra ferma, per ricompensa, si voltò di scatto e punse il monaco che lo aveva salvato provocandogli un forte dolore. Il monaco tornò poi a meditare, ma quando aprì gli occhi vide che di nuovo lo scorpione era caduto in acqua e si dibatteva con tutte le sue forze. Per la seconda volta lo salvò e anche questa volta lo scorpione punse il suo salvatore fino a farlo urlare di dolore. La stessa cosa accadde una terza volta. E il monaco aveva le lacrime agli occhi per il tormento provocato dalle crudeli punture alla mano.
Un contadino, che aveva assistito alla scena, esclamò: «Perché ti ostini ad aiutare quella miserabile creatura che invece di ringraziarti ti fa solo male?».
«Perché seguiamo entrambi la nostra natura», rispose il monaco. «Lo scorpione è fatto per pungere, io sono fatto per essere misericordioso».

Nel Vangelo di Luca leggiamo che Pietro chiese a Gesù: «Quante volte devo perdonare Signore?». «Settanta volte sette» fu la risposta di Gesù (cf Mt 18, 21). Questo racconto credo ci ponga in contatto reale con alcune nostre situazioni quotidiane molto diverse tra loro. Camminare nella fede apre cieli stellati nel cuore, lo illumina insieme alla nostra mente; la preghiera quotidiana ossigena il nostro spirito fin nel profondo dell'anima, accende il nostro cuore di speranze e coraggio, portandoci davvero a rinnovare la nostra vita. Il meditare intimamente la parola di Dio, sull'onda della vita che scorre, ci porta talvolta a convivere con situazioni e persone che contrastano forse la pace, anche protraendo negli anni sofferenze intime che nessuno, se non lui, capisce e può placare. La sua forza placa e sostiene il nostro spirito, ma talvolta il male inferto, anche con malizia forse, può davvero mettere in discussione il nostro agire da uomini liberi.
Per che cosa siamo fatti, in realtà? Il mondo ci insegna che siamo fatti per produrre, arricchirci, imporci, difenderci anche con violenza da chi mina la pace e la tranquillità, non ultime le vicende internazionali e nazionali.
Cosa fare? Come reagire? Gesù ci ribadisce la strategia della benedizione: «Benedite coloro che vi perseguitano, benedite, non maledite. Pregate per coloro che vi fanno del male...» (Lc 6, 27).
«Perdonate non sette volte, ma settanta volte sette» (cf Mt 18, 21).
Perdonare significa etimologicamente donare di più, offrire altre possibilità di essere, anche se la fitta del dolore subito raggiunge l'intimità del nostro essere; c'è sempre in gioco la nostra sensibilità! Le nostre azioni parlano di noi, rivelano, come frutti, quale albero siamo.
Non siamo chiamati a cambiare il mondo, solo Cristo può cambiarlo. Siamo chiamati, però con lui a dare frutti che rimangano: «Vi ho scelti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (cf Gv 15, 16); a evangelizzare con gli atti, permettendo a coloro che non accettano la verità, di continuare la scelta, amandoli ancora, benedicendoli non solo con la preghiera, ma anche con l'azione amorevole verso di loro. Siamo fatti per amare, solo per amare come lui, l'Amore: «A sua immagine e somiglianza li creò» (Gen. 1, 27).

Dino Foglio

giovedì 16 aprile 2009

Occhi nuovi

Nella preghiera eucaristica ricorre una frase che sembra mettere in crisi certi moduli di linguaggio entrati ormai nell'uso corrente, come ad esempio l'espressione "nuove povertà". La frase è questa: "Signore, donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli...". Essa ci suggerisce tre cose. Anzitutto che, a fare problema, più che le "nuove povertà", sono gli "occhi nuovi" che ci mancano. Molte povertà sono "provocate" proprio da questa carestia di occhi nuovi che sappiano vedere. Gli occhi che abbiamo sono troppo antichi. Fuori uso. Sofferenti di cataratte. Appesantiti dalle Diottrie. Resi strabici dall'egoismo. Fatti miopi dal tornaconto. Si sono ormai abituati a scorrere indifferenti sui problemi della gente. Sono avvezzi a catturare più che a donare. Sono troppo lusingati da ciò che "rende" in termini di produttività. Sono così vittime di quel male oscuro dell'accaparramento, che selezionano ogni cosa sulla base dell'interesse personale. A stringere, ci accorgiamo che la colpa di tante nuove povertà sono questi occhi vecchi che ci portiamo addosso. Di qui, la necessità di implorare "occhi nuovi". Se il Signore ci favorirà questo trapianto, il malinconico elenco delle povertà si decurterà all'improvviso, e ci accorgeremo che, a rimanere in lista d'attesa, saranno quasi solo le povertà di sempre. Ed ecco la seconda cosa che ci viene suggerita dalla preghiera della Messa. Oltre alle miserie nuove "provocate" dagli occhi antichi, ce ne sono delle altre che dagli occhi sono "tollerate". Miserie, cioè, che è arduo sconfiggere alla radice, ma che sono egualmente imputabili al nostro egoismo, se non ci si adopera perché vengano almeno tamponate lungo il loro percorso degenerativo. Sono nuove anch'esse, nel senso che oggi i mezzi di comunicazione ce le sbattono in prima pagina con una immediatezza crudele che prima non si sospettava neppure. Basterà pensare alle vittime dei cataclismi della storia e della geografia. Ai popoli che abitano in zone colpite sistematicamente dalla siccità. Agli scampati da quelle bibliche maledizioni della terra che ogni tanto si rivolta contro l'uomo. Alle turbe dei bambini denutriti. Ai cortei di gente mutilata per mancanza di medicine e di assistenza. Anche per queste povertà ci vogliono occhi nuovi. Che non spingano, cioè, la mano a voltar pagina o a cambiare canale, quando lo spettacolo inquietante di certe situazioni viene a rovinare il sonno o a disturbare la digestione. E infine ci sono le nuove povertà che dai nostri occhi, pur lucidi di pianto, per pigrizia o per paura vengono "rimosse". Ci provocano a nobili sentimenti di commossa solidarietà, ma nella allucinante ed iniqua matrice che le partorisce non sappiamo ancora penetrare. La preghiera della Messa sembra pertanto voler implorare: "Donaci, Signore, occhi nuovi per vedere le cause ultime delle sofferenze di tanti nostri fratelli, perché possiamo esser capaci di "aggredirle". Si tratta di quelle nuove povertà che sono frutto di combinazioni incrociate tra le leggi perverse del mercato, gli impianti idolatrici di certe rivoluzioni tecnologiche, e l'olocausto dei valori ambientali, sull'altare sacrilego della produzione. Ecco allora la folla dei nuovi poveri, dagli accenti casalinghi e planetari. Sono, da una parte, i terzomondiali estromessi dalla loro terra. I popoli della fame uccisi dai detentori dell'opulenza. Le tribù decimate dai calcoli economici delle superpotenze. Le genti angariate dal debito estero. Ma sono anche i fratelli destinati a rimanere per sempre privi dell'essenziale: la salute, la casa, il lavoro, la partecipazione. Sono i pensionati con redditi bassissimi. Sono i lavoratori che, pur ammazzandosi di fatica, sono condannati a vivere sott'acqua e a non emergere mai a livelli di dignità. Di fronte a questa gente non basta più commuoversi. Non basta medicare le ustioni a chi ha gli abiti in fiamme. I soli sentimenti assistenziali potrebbero perfino ritardare la soluzione del problema. Occorre chiedere "occhi nuovi". "Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli. Occhi nuovi, Signore. Non cataloghi esaustivi di miserie, per così dire, alla moda. Perché, fino a quando aggiorneremo i prontuari allestiti dalle nostre superficiali esuberanze elemosiniere e non aggiorneremo gli occhi, si troveranno sempre pretestuosi motivi per dare assoluzioni sommarie alla nostra imperdonabile inerzia.
Donaci occhi nuovi, Signore".

Don Tonino Bello, vescovo (1935 - 1993)

Perché piangi?

I Vangeli ci raccontano numerose apparizioni del Risorto avvenute nel giorno di Pasqua. Se è lecito esprimere delle preferenze, quella che mi commuove di più è l'apparizione a Maria di Magdala, piangente accanto al sepolcro vuoto. Le si avvicina Gesù e le dice: "Perché piangi?". Donna, le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che tu non pianga per gioia o per amore. Vedi: la collina del Calvario, che l'altro ieri sera era solo un teschio coperto di fango, oggi si è improvvisamente allagata di un mare d'erba. I sassi si sono coperti di velluto. Le chiazze di sangue sono tutte fiorite di anemoni e asfodeli. Il cielo, che venerdì era uno straccio pauroso, oggi è limpido come un sogno di libertà. Siamo appena al terzo giorno, ma sono bastate queste poche ore perché il mondo facesse un balzo di millenni. No, non misurare sui calendari dell'uomo la distanza che separa quest'alba luminosa dal tramonto livido dell'ultimo venerdì. Non è trascorso del tempo: è passata un'eternità. Donna, tu non lo sai: ma oggi è cominciata la nuova creazione. Cari amici, nel giorno solennissimo di Pasqua anch'io debbo rivolgere a ciascuno di voi la stessa domanda di Gesù: "Perché piangi?". Le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che non siano l'ultimo rigagnolo di un pianto antico. O l'ultimo fiotto di una vecchia riserva di dolore da cui ancora la tua anima non è riuscita a liberarsi. Lo so che hai buon gioco a dirmi che sto vaneggiando. Lo so che hai mille ragioni per tacciarmi di follia. Lo so che non ti mancano gli argomenti per puntellare la tua disperazione. Lo so. Forse rischio di restare in silenzio anch'io, se tu mi parli a lungo dei dolori dell'umanità: della fame, delle torture, della droga, della violenza. Forse non avrò nulla da replicarti se attaccherai il discorso sulla guerra nucleare, sulla corsa alle armi o, per non andare troppo lontano, sul mega poligono di tiro che piazzeranno sulle nostre terre, attentando alla nostra sicurezza, sovvertendo la nostra economia e infischiandosene di tutte le nostre marce della pace. Forse rimarrò suggestionato anch'io dal fascino sottile del pessimismo, se tu mi racconterai della prostituzione pubblica sulla statale, del dilagare dei furti nelle nostre case, della recrudescienza di barbarie tra i minori della nostra città. Forse mi arrenderò anch'io alle lusinghe dello scetticismo, se mi attarderò ad ascoltarti sulle manovre dei potenti, sul pianto dei poveri, sulla miseria degli sfrattati, sulle umiliazioni di tanta gente senza lavoro. Forse vedrai vacillare anche la mia speranza se continuerai a parlarmi di Teresa che, a trentacinque anni, sta morendo di cancro. O di Corrado che, a dieci, è stato inutilmente operato al cervello. O di Lucia che, dopo Pasqua, farà la Prima Comunione in casa perché in chiesa, con gli altri compagni, non potrà andarci più. O di Nicola e Annalisa che, dopo tre anni di matrimonio e dopo aver messo al mondo una creatura, se ne sono andati ognuno per la sua strada, perché non hanno più nulla da dirsi. Queste cose le so: ma io voglio giocarmi, fino all'ultima, tutte le carte dell'incredibile e dire ugualmente che il nostro pianto non ha più ragione di esistere. La Resurrezione di Gesù ne ha disseccate le sorgenti. E tutte le lacrime che si trovano in circolazione sono come gli ultimi scoli delle tubature dopo che hanno chiuso l'acquedotto. Riconciliamoci con la gioia. La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del "terzo giorno". Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del Cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell'agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d'ora le luci di un mondo nuovo! Buona Pasqua!

Don Tonino Bello, vescovo (1935 - 1993)

mercoledì 8 aprile 2009

100 motivi per non tecnologizzarsi…

1. Credi che la clonazione cellulare sia un metodo facile per avere due telefonini.
2. Tenti di mandare e-mail al forno a microonde.
3. Sei di cattivo umore perché il tuo forno a microonde non ti risponde mai.
4. Non guardi più dalla finestra appena sveglio, perché temi sia pay-per-view.
5. Quando scrivi di pugno cerchi salvare ogni tanto, ma non trovi il comando.
6. Non scendi dall’auto fino a quando non compare la scritta GAME OVER.
7. Sull’onda dell’entusiasmo hai concesso alla filippina che ti pulisce la casa di farlo con il telelavoro da casa sua.
8. Quando stiri impugni il ferro come un mouse e cerchi di cliccare
sulle pieghe come fossero ipertestuali.
9. Ti sei fatto fare il software, che per ogni minuto ti calcola le tariffe più convenienti per telefonare, ma non riesci a fare una chiamata più lunga di venti secondi, perché la tariffa continua a cambiare.
10. In ascensore dopo aver premuto il pulsante del piano, cerchi il tasto "Invio".
11. Quando guardi una partita in televisione, cerchi di interagire con un joystick.
12. Telefoni alle aziende solo per ascoltare "Imagine" sulla musichetta del centralino.
13. Pratichi cyber sex nella speranza di scoprire che il sesso del tuo partner, in realtà, è solo zippato.
14. Maneggi i DVD con i guanti per non lasciare impronte digitali.
15. Credi che l’hard disk sia un astronave dove si proiettano film porno.
16. Fai vaccinare ogni inverno il tuo computer contro i virus.
17. Dopo aver fumato una sigaretta apri una finestra di Windows per fare aria.
18. L’ultima volta che hai tentato di programmare il
videoregistratore hai attivato l’allarme elettronico di casa.
19. Sei certa che il millenium bug stata tutta una montatura, perchè nell’anno 1000 non avevano fatto così tante storie.
20. Quando ritiri il tagliando al casello dell’autostada chiedi anche un estratto conto.
21. Consulti il numero verde Infostrada prima di metterti in viaggio,
per sentire le condizioni del traffico.
22. Pensi che il CD-ROM contenga unicamente musiche tzigane.
23. Credi che a scuola, durante l’intervallo si tirino il tasto cancelletto.
24. Pensi che le seppie, oltre che a getto d’inchiostro, esistano in versione laser.
25. Usi il verbo "downloadare" per chiedere una mano a scaricare la spesa dalla macchina.
26. Usi lo sportellino del CD-ROM del tuo computer come portabicchiere.
27. Fai le telefonate da casa digitando prima lo zero per prendere la linea.
28. Per inquinare meno, vuoi usare un motore di ricerca catalizzato.
29. Ti chiedi come si faccia a togliere il viva voce dal citofono in strada.
30. Sei convinto che Scanner sia il titolo di un film dell’orrore anni Settanta.
31. Ritieni che lo Space Bar sia un locale molto trendy su Marte.
32. Ti dici certo che il Big Mac sia il modello di punta delle Apple.
33. Credi che per impostare la chiamata a vibrazione del tuo telefonino sia necessario inoltrare richiesta ad un 166 erotico.
34. Identifichi nella Silicon Valley la patria della chirurgia plastica.
35. Ti rammarichi per il fatto che il WcNet sia acquistabile unicamente on line.
36. Cerchi il tasto "Esc" sulla pulsantiera dell’ascensore per far aprire le porte.
37. Pensi che il commercio elettronico sia quello praticato dai negozi con le porte automatiche.
38. Quando suona il campanellino del forno a microonde, vai ad aprire la porta.
39. Quando suonano alla porta, tiri fuori le lasagne dal microonde e le mangi ancora surgelate.
40. Quando metti la spesa sul rullo scorrevole della cassa, aspetti che ti diano la carta d’imbarco.
41. Credi di aver capito quale esatta differenza passi, tra il saldo disponibile e quello contabile.
42. Ti sei segretamente sposato on line, con un marketing consultant della Nuova Guinea, conosciuto in una chat e mai incontrato personalmente.
43. Cerchi di aprire il cancello elettrico del garage con il telecomando della segreteria telefonica.
44. Inserisci il codice del bancomat nel timer del microonde.
45. Non fai un solitario con un vero mazzo di carte da sei anni.
46. Hai una lista di diciotto numeri di telefono per rintracciare la tua famiglia, composta da tre persone.
47. Il tuo partner si è preso una cotta per la signorina che dice "Tim, informazione gratuita, il numero da voi chiamato non è al momento raggiungibile".
48. Ti fanno ridere solo le barzellette lette nella casella e-mail.
49. Smonti il mouse per giocare a basket nel portapenne, con la pallina che c’è dentro.
50. Hai comprato un telefonino nuovo per non dover cancellare gli SMS di quello vecchio.
51. Ti accorgi che è Natale solo perché insieme al saldo, la tua banca ti ha mandato un’agenda.
52. Mentre pensi le tue pupille diventano due piccole clessidre che ruotano.
53.Preferisci compilare la dichiarazione dei redditi, piuttosto che provare a prendere dei tagliandi nella biglietteria informatizzata di un cinema Multisala.
54. La tua digestione produce i suoni di una Playstation.
55. Utilizzi il sistema di navigazione satellitare della tua auto per cercare una penna sulla scrivania.
56. Hai ordinato la libreria con le geometrie del tetris.
57. Quando hai voglia di cambiar vita, ti accontenti di impostare un diverso salvaschermo.
58. La sera, prima di dormire, metti in carica le scarpe.
59. Non ti dai pace, perché nonostante sul tuo CD-ROM PLAYER ci sia scritto "50x", riesci ad inserire un solo disco alla volta.
60. Usi la carta di credito anche per la mancia alla signora che pulisce i bagni degli Autogrill.
61. Quando il tuo interlocutore non ti comprende, cerchi il tasto asterisco.
62. Non sei ancora riuscito a trovare la leva per l’apertura del cofano, nell’abitacolo della tua auto.
63. Quando ti chiedono di giustificare una tua affermazione cerchi di reimpostarne i margini.
64. Perdi di vista gli amici che non hanno un indirizzo di posta elettronica.
65. Cerchi di fregare la fotocellula del rubinetto nel bagno dei ristoranti tenendola in azione con il naso.
66. Segni la data di scadenza dello yogurt sul tuo organizer elettronico.
67. La suoneria del tuo cellulare riproduce una melodia di Dario Baldan Bembo.
68. La tua occupazione più eccitante è consultare la pagina "Ultim’ora" del Televideo.
69. Pensi che le droghe sintetiche siano quelle con il nome corto.
70. Non consulti la voce "interrogazioni" allo sportello Bancomat
perché non ti senti mai abbastanza preparato.
71. L’ultimo libro che hai letto è stato quello delle istruzioni per l’uso del modem.
72. Cambi il tappetino del mouse a seconda dell’umore.
73. Pensi che il Backup sia un sistema per rimettere il Ketch Up nella bottiglia.
74. Rispondi sempre alla vocina elettronica del casello autostradale che ti dice "arrivederci, guidate con prudenza"
75. Ogni volta che fai rifornimento al self service ti meravigli del fatto che esistano ben tre tipi di carburante.
76. Credi che lo schermo al plasma contenga sangue.
77. Ti siete fatta tatuare il codice pin sull’avambraccio.
78. Nella prima settimana di connessioni ad Internet, facendoti cogliere dall’entusiasmo, ti sei iscritto a centinaia di mailing list e ora non hai più il tempo di vedere gli amici.
79. Pensi che il microchip sia una patatina piccolissima.
80. Credi che il codice shoview sulla guida dei programmi TV indichi in realtà il numero di ascoltatori della trasmissione.
81. Ti dici certo del fatto che Lara Croft si sia rifatta il seno.
82. Pensi che Raisat sia il nuovo re di Giordania.
83. Sei convinta che ci sia un coffee break ogni volta che si rompe una tazzina.
84. Giocando a Monopoli ti disinteressi delle stazioni e dell’acqua potabile, per tentare la scalata alla Telecom.
85. Non riesci a resistere alla tentazione quando un banner pubblicitario dice "clicca qui"
86. Pensi che l’accesso remoto, risalga a molto tempo fa.
87. Non riesci a mandare fax con il telefonino perché non sai dove inserire il foglio da inviare.
88. Non fai più domande a nessuno, perché temi che ci sia sempre lo scatto alla risposta.
89. Credi a tutte le catene di S.Antonio che ti ritrovi nella casella e-mail e le inoltri.
90. Quando ti chiedono che sport pratichi rispondi "zapping".
91. Le lucine del tuo modem tendono a ipnotizzarti.
92. Hai dovuto togliere tutti i mobili di casa, per lasciar spazio al tuo nuovo sistema mega-ultra-dolby surround, che usi per vedere le estrazioni del lotto in mono.
93. Usi lo zoom 200x della tua telecamera digitale per controllare da casa che non ti stiano rubando l’auto parcheggiata in strada.
94. Pretendi di partecipare alle riunioni di condominio in teleconferenza.
95. Nessuno dei canali che ricevi, grazie alla parabola che hai istallato, parla una lingua a te conosciuta.
96. Non hai ancora capito se il Rewind della tua autoradio autoreverse faccia avanzare o riavvolga il nastro quando ascolti il lato B della cassetta.
97. Ti senti molto potente per il fatto di avere un dominio di posta.
98. Quando ti si impalla il computer infrangi tutti e dieci i comandamenti in un colpo.
99. Immetti ogni giorno il tuo nome nel motore di ricerca sperando che qualcuno abbia parlato di te sul web.
100. L’ultima volta che ti hanno chiesto come si fanno i bambini, hai risposto "si scaricano da internet".

Davanti ar Crocefisso

Davanti ar Crocefisso d'una Chiesa
una candela accesa
se strugge da l'amore e da la fede,
je dà tutta la luce,

tutto quanto er calore che possiede,
senza abbadà se er foco
la logra e la riduce a poco a poco.
Chi non arde non vive.

Come è bella la fiamma
d'un amore che consuma,
purché la fede resti sempre quella!

Io guardo e penso:
“Trema la fiammella
la cera cola e lo stoppino fuma.”

Trilussa

martedì 7 aprile 2009

Quando nasce l'amicizia

Non possiamo dire in quale preciso momento nasca l'amicizia. Come nel riempire una caraffa a goccia a goccia, c'e' finalmente una stilla che la fa traboccare, cosi' in una sequela di atti gentili ce n'e' infine uno che fa traboccare il cuore.

Ray Bradbury

Cos'è per te un amico

Cos'è per te un amico,
perché tu debba cercarlo
per ammazzare il tempo?
Cercalo sempre per vivere il tempo.
Deve colmare infatti le tue necessità,
non il tuo vuoto.
E nella dolcezza dell'amicizia
ci siano risate,
e condivisione di momenti gioiosi.
Poiché nella rugiada
delle piccole cose
il cuore trova il suo mattino
e si rinfresca.

Khalil Gibran (1883 - 1931), poeta, pittore e filosofo libanese

L’amicizia

Il vostro amicoè il vostro bisogno saziato.
È il campo che seminate con amoree che mietete ringraziando.
Egli è la vostra mensa e la vostra dimora
perché, affamati, vi rifugiate in lui
e lo cercate per la vostra pace.
Se l’amico vi confida il suo pensieronon nascondetegli il vostro.
Quando lui taceil vostro cuore non smetta di ascoltarlo,
perché nell’amiciziaogni pensiero, desiderio, speranza
nasce in silenzio e si partecipa con gioia.
Se vi separate dall’amico
non addoloratevi, perché la sua assenza
v’illumina su ciò che più in lui amate.
E non vi sia nell’amicizia altro intento
che scavarsi nello spirito a vicenda.
Condividetevi le gioiesorridendo nella dolcezza amica,
perché nella rugiada delle piccole coseil cuore scopre il suo mattino
e si conforta.

Khalil Gibran (1883 - 1931), poeta, pittore e filosofo libanese

Amici...

Ho amici che non sanno quanto sono miei amici.
Non percepiscono tutto l'amore che sento per loro né quanto siano necessari per me.
L'amicizia è un sentimento più nobile dell'amore.
Questo fa sì che il suo oggetto si divida tra altri affetti, mentre l'amore è imprescindibile dalla gelosia, che non ammette rivalità.
Potrei sopportare, anche se non senza dolore, la morte di tutti i miei amori, ma impazzirei se morissero tutti i miei amici!
Anche quelli che non capiscono quanto siano miei amici e quanto la mia vita dipenda dalla loro esistenza...
Non cerco alcuni di loro, mi basta sapere che esistono. Questa semplice condizione mi incoraggia a proseguire la mia vita. Ma, proprio perché non li cerco con assiduità, non posso dir loro quanto io li ami. Loro non mi crederebbero.
Molti di loro, leggendo adesso questa "crônica" non sanno di essere inclusi nella sacra lista dei miei amici. Ma è delizioso che io sappia e senta che li amo, anche se non lo dichiaro e non li cerco.
E a volte, quando li cerco, noto che loro non hanno la benché minima nozione di quanto mi siano necessari, di quanto siano indispensabili al mio equilibrio vitale, perché loro fanno parte del mondo che io faticosamente ho costruito, e sono divenuti i pilastri del mio incanto per la vita.
Se uno di loro morisse io diventerei storto.
Se tutti morissero io crollerei.
E' per questo che, a loro insaputa, io prego per la loro vita.
E mi vergogno perché questa mia preghiera è in fondo rivolta al mio proprio benessere. Essa è forse il frutto del mio egoismo.
A volte mi ritrovo a pensare intensamente a qualcuno di loro. Quando viaggio e sono di fronte a posti meravigliosi, mi cade una lacrima perché non sono con me a condividere quel piacere...
Se qualcosa mi consuma e mi invecchia è perché la furibonda ruota della vita non mi permette di avere sempre con me, mentre parlo, mentre cammino, vivendo, tutti i miei amici, e soprattutto quelli che solo sospettano o forse non sapranno mai che sono miei amici.
Un amico non si fa, si riconosce.

Vinìcius De Morales

La storia di Kyle

Un giorno (ero un ragazzino delle superiori) vidi un ragazzo della mia classe che stava tornando a casa da scuola. Il suo nome era Kyle e sembrava stesse portando tutti i suoi libri. Quelli di tutto l'anno. Dissi tra me e me: "Perché mai uno dovrebbe portarsi a casa tutti i libri di venerdì?" Dev'essere un ragazzo strano... Io avevo il mio week-end pianificato (feste e una partita di football con i miei amici), così ho scrollato le spalle e mi sono incamminato. Mentre stavo camminando vidi un gruppo di ragazzini che correvano incontro a Kyle. Gli corsero addosso facendo cadere tutti i suoi libri e lo spinsero facendolo cadere nel fango. I suoi occhiali volarono via, e li vidi cadere nell'erba un paio di metri più in là. Lui guardò in su e vidi una terribile tristezza nei suoi occhi. Mi rapì il cuore! Così grave; mi incamminai verso di lui mentre lui stava cercando i suoi occhiali e vidi una lacrima nei suoi occhi. Raccolsi gli occhiali e glieli diedi dicendogli: "Quei ragazzi sono proprio dei selvaggi, dovrebbero imparare a vivere." Kyle mi guardò e disse: "grazie!" C'era un grosso sorriso sul suo viso, era uno di quei sorrisi che mostrano vera gratitudine. Lo aiutai a raccogliere i libri e gli chiesi dove viveva. Scoprii che viveva vicino a me, così gli chiesi come mai non lo avessi mai visto prima. Lui mi spiegò che prima andava in una scuola privata. Prima di allora non sarei mai andato in giro con un ragazzo che frequentava le scuole private. Parlammo per tutta la strada ed io lo aiutai a portare alcuni libri. Mi sembrò un ragazzo molto carino ed educato così gli chiesi se gli andava di giocare a football con i miei amici e lui disse di sì. Stemmo in giro tutto il week - end e più lo conoscevo più Kyle mi piaceva così come piaceva ai miei amici. Arrivò il lunedì mattina ed ecco Kyle con tutta la pila dei libri ancora. Lo fermai e gli dissi: "Ragazzo, finirà che ti costruirai dei muscoli incredibili con questa pila di libri ogni giorno!" Egli rise e mi passò la metà dei libri. Nei successivi quattro anni io e Kyle diventammo amici per la pelle. Una volta adolescenti comin-ciammo a pensare al college, Kyle decise per Georgetown e io per Duke. Sapevo che saremmo sempre stati amici e che la distanza non sarebbe stata un problema per noi. Kyle sarebbe diventato un dottore, mentre io mi sarei occupato di scuole di football. Kyle era il primo della classe e io l'ho sempre preso in giro per essere un secchione. Kyle doveva preparare un discorso per il diploma. Io fui molto felice di non essere al suo posto sul podio a parlare. Il giorno dei diplomi, vidi Kyle. Aveva un ottimo aspetto. Lui era uno di quei ragazzi che aveva veramente trovato se stesso durante le scuole superiori. Si era un po’ riempito nell’aspetto e stava molto bene con gli occhiali. Aveva qualcosa in più e tutte le ragazze lo amavano... ragazzi, qualche volta ero un po’ geloso! Oggi era uno di quei giorni. Potevo vedere che era un po’ nervoso per il discorso che doveva fare, così gli diedi una pacca sulla spalla e gli dissi: "Ehi, ragazzo, te la caverai alla grande!" Mi guardò con uno di quegli sguardi (quelli pieni di gratitudine) e sorrise mentre mi disse: "grazie!". Iniziò il suo discorso schia-rendosi la voce ed iniziò: "Nel giorno del diploma si usa ringraziare coloro che ci hanno aiutato a farcela in questi anni duri. I genitori, gli insegnanti, gli allenatori ma più di tutti i tuoi amici. Sono qui per dire a tutti voi che essere amico di qualcuno è il più bel regalo che voi potete fare. Voglio raccontarvi una storia..." Guardai il mio amico Kyle incredulo non appena cominciò a raccontare il giorno del nostro incontro. Lui aveva pianificato di suicidarsi durante quel week-end. Egli raccontò di come aveva pulito il suo armadietto a scuola, così che la madre non avesse dovuto farlo dopo, e di come si stava portando a casa tutte le sue cose. Kyle mi guardò intensamente e fece un piccolo sorriso. "Ringraziando il cielo fui salvato, il mio amico mi salvò dal fare quel terribile gesto". Udii un brusio tra la gente a queste rivelazioni. Il ragazzo più popolare ci aveva appena raccontato il suo momento più debole. Vidi sua madre e suo padre che mi guardavano e mi sorridevano, lo stesso sorriso pieno di gratitudine. Non avevo mai realizzato la profondità di quel sorriso fino a quel momento. Non sottovalutate mai il potere delle vostre azioni. Con un piccolo gesto potete cambiare la vita di una persona, in meglio o in peggio. Dio fa incrociare le nostre vite perché ne possiamo beneficiare in qualche modo. Cercate il buono negli altri. "Gli amici sono angeli che ci sollevano i piedi quando le nostre ali hanno problemi nel ricordare come si vola". Non c'è né inizio né fine. Ieri è storia. Domani è mistero. Oggi è un regalo.
Se tutti i miei amici stessero per saltare da unponte, non salterei con loro, sarei in fondo a prenderli. Tutti sentonoquello che dici. Gli amici ascoltano quello che dici. I migliori amiciascoltano quello che tu non dici. Noi tutti prendiamo differentisentieri nella vita, ma non importa dove andiamo, noi portiamo un po' diogni altro ovunque.

Dave Matthews Band

C'era una volta un ragazzo con un brutto carattere...

"C'era una volta un ragazzo con un brutto carattere. Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno nello steccato del giardino ogni volta che avesse perso la pazienza e litigato con qualcuno. Il primo giorno il ragazzo piantò 37 chiodi nello steccato. Nelle settimane seguenti, imparò a controllarsi e il numero di chiodi piantati nello steccato diminuì giorno per giorno: aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare i chiodi. Finalmente arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò alcun chiodo nello steccato. Allora andò dal padre e gli disse che per quel giorno non aveva piantato alcun chiodo. Il padre allora gli disse di levare un chiodo dallo steccato per ogni giorno in cui non aveva perso la pazienza e litigato con qualcuno. I giorni passarono e finalmente il ragazzo poté dire al padre che aveva levato tutti chiodi dallo steccato. Il padre portò il ragazzo davanti allo steccato e gli disse: "Figlio mio, ti sei comportato bene ma guarda quanti buchi ci sono nello steccato. Lo steccato non sarà mai più come prima. Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di brutto, gli lasci una ferita come queste. Puoi piantare un coltello in un uomo, e poi levarlo, ma rimarrà sempre una ferita. Non importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà".Una ferita verbale fa male quanto una fisica. Gli amici sono gioielli rari, ti fanno sorridere e ti incoraggiano. Sono pronti ad ascoltarti quando ne hai bisogno, ti sostengono e ti aprono il loro cuore." Mostra ai tuoi amici quanto tieni a loro ...e perdona chi lascia buchi nel tuo steccato!

L'amicizia di Martin Luther King Jr.

Forse Dio vuole che incontriamo un po' di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontreremo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi. La miglior specie d'amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta. E' vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi. Dare a qualcuno tutto il tuo amore non è un'assicurazione che sarai amato a tua volta! Non ti aspettare amore indietro; aspetta solo che cresca nei loro cuori, ma se non succede, accontentati che cresca nel tuo. Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un'ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo. Non cercare le apparenze; possono ingannare. Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi. Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia. Trova quello che fa sorridere il tuo cuore. Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero! Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare. Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice. Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così. Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino. La felicità è ingannevole per quelli che piangono, quelli che fanno male, quelli che hanno provato, solo così possono apprezzare l'importanza delle persone che hanno toccato le loro vite. Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e i tuoi dolori. Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano. Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sorrida. Per favore manda questo messaggio a coloro che significano qualcosa per te, a quelli che hanno toccato la tua vita in un modo o nell'altro, a quelli cui vuoi far sapere che apprezzi la loro amicizia. Se non lo fai, non ti preoccupare, non ti accadrà niente di male, perderai solo l'opportunità di rallegrare la giornata di qualcuno con questo messaggio. Alla fine, non ricorderemo le parole dei nostri nemici, ma i silenzi dei nostri amici.

Martin Luther King Jr. (1929 - 1968), pastore protestante, politico e attivista statunitense

Amicizia di Utilità

L'amicizia fondata sull'utilità può dar luogo ad accusa, perchè qui gli amici sono in reciproca relazione in vista di un vantaggio, chiedono sempre di più e credono sempre di ricevere meno del dovuto...
Quelli che si amano reciprocamente a causa dell'utilità non si amano per se stessi ma in quanto ne deriva loro reciprocamente un qualche bene...

Aristotele, filosofo (384 - 322 a. C.)

sabato 4 aprile 2009

La leggenda dell'Amore

C'era una volta l'Amore...
L'Amore abitava in una casa pavimentata di stelle e adornata di sole.
Un giorno l'Amore pensó ad una casa piú bella.
Che strana idea quella dell'Amore!
E fece la terra, e sulla terra, ecco fece la carne
e nella carne ispiró la vita
e nella vita impresse l'immagine della somiglianza.
E la chiamó: uomo!
E dentro l'uomo, nel suo cuore,
l'Amore costruí la sua casa: piccola, ma palpitante,
inquieta, insoddisfatta come l'Amore.
E l'Amore andó ad abitare nel cuore dell'uomo
e ci entró tutto lá dentro perché il cuore dell'uomo é fatto d'infinito.

Ma un giorno... l'uomo ebbe invidia dell'Amore:
voleva impossessarsi della casa dell'Amore, la voleva tutta per sé,
voleva per sé la felicità dell'Amore,
come se l'Amore potesse vivere da solo.
E l'Amore fu scacciato dal cuore dell'uomo.
L'uomo allora cominciò a riempire il suo cuore,
lo riempì di tutti i tesori della terra, ma era ancora vuoto.
L'uomo, triste, si procurò il cibo col sudore della sua fronte,
ma era sempre affamato e restava con il cuore terribilmente vuoto.

Un giorno l'uomo...
decise di condividere il suo cuore con le creature della terra.
L'Amore venne a saperlo...
Si rivestì di carne e venne anche Lui a ricevere il cuore dell'uomo.
Ma l'uomo riconobbe l'Amore e lo inchiodò sulla croce.
E continuò a sudare per procurarsi il cibo.
L'Amore allora ebbe un'idea: si rivestì di cibo,
si travestì di pane e attese silenzioso.

Quando l'uomo affamato lo mangiò,
l'Amore ritornò nella sua casa, nel cuore dell'uomo.
E il cuore dell'uomo fu riempito di vita,
perché la vita è AMORE.

Anonimo

La nostra salvezza poggia su una venuta

Che cosa vi è di più importante per me che trovare un amico nella vita?
Un amico è una persona che non pensa solo a se stessa, ma anche a me; uno, cui sta a cuore che le cose mi vadano per il verso giusto. Quindi un amico è una realtà grande e preziosa. Ma io me lo posso creare da solo? Certo no! Posso andare a prendermelo da qualche parte?
In verità, allo stesso modo, no.
Io posso essere ricettivo e vigile, al fine di notare quando mi si avvicina una persona che può divenire importante per me, ma è necessario che venga!... così è per l'amore... 
Molte cose, importanti, deci­sive, poggiano su combinazioni e incontri che non ho disposto io stesso, che non ho potuto far emergere con l'energia mia propria.
Sono venuti, mi si sono offerti.
Anche la nostra salvezza poggia su una venuta.
Gli uomini non hanno potuto escogitare, né produrre da sé Colui che la opera; 
Egli è venuto presso di loro dal mistero della libertà divina...
Questo ci dice l'Avvento.
Ogni giorno ci esorta a meditare sul miracolo di questa venuta.

Romano Guardini, prete, teologo, scrittore italiano (1885 - 1968)

"...anche Lui mi parla; perché non lo fate tacere?”

Luca, durante l’interrogatorio, guardava fisso sulla parete, al di sopra del presidente.
“Cosa guardate?”, gli gridò il presidente.
“Gesù in croce”, gli rispose Luca; “non è permesso?”
“Dovete guardare in faccia chi vi parla”, gridò il presidente.
“Scusate”, replicò Luca. “Ma anche Lui mi parla; perché non lo fate tacere?”
[ Il Segreto di Luca ]
Ignazio Silone (1900 - 1978), scrittore e politico italiano

venerdì 3 aprile 2009

C'è un Uomo inchiodato su una croce

Allorchè si fa silenzio intorno a me
nelle ore del giorno e della notte,
un pianto che scende dalla croce
mi colpisce e mi fa trasalire.

La prima volta che l'udii,
uscii dalla mia casa, e cercando intorno
trovai un uomo nel dolore della crocifissione.
"Lascia che ti aiuti a staccarti dalla croce" gli dissi.
E cercai di togliere i chiodi dai suoi piedi;
ma egli mi rispose:"Lasciami dove sono,
poichè non scenderò dalla Croce
fino a quando sopra vi spasimano i miei fratelli.
Non scenderò dalla Croce
fino a quando tutti gli uomini, tutte le donne e tutti i bambini,
non si uniranno insieme a distaccarmi".

Gli dissi allora:
"Come posso sopportare il tuo lamento?
Che cosa posso fare per te?"
E mi rispose:
"Va' per tutto il mondo
e dì a quelli che incontrerai
che c'è un Uomo inchiodato su una croce".

Mons. Fulton J. Sheen (1895 - 1979), arcivescovo cattolico e scrittore statunitense

La Croce: collocazione provvisoria


Nel Duomo vecchio di Molfetta c’è un grande Crocifisso di terracotta. 
L’ha donato, qualche anno fa uno scultore del luogo. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: "Collocazione provvisoria".
La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il Crocifisso di lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito.
Collocazione provvisoria. 
Penso che non ci sia formula migliore per definire la Croce. 
La mia, la tua croce, non solo quella del Cristo.
Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. 
Animo, tu che provi i morsi della solitudine.
Abbi fiducia, tu che bevi il calice amaro dell’abbandono.
Non ti disperare, madre dolcissima, che hai partorito un figlio focomelico.
Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona.
Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che credevi tuoi amici.
Non angosciarti, tu che per un tracollo improvviso vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi, le tue fatiche distrutte.
Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire.
Non abbatterti, fratello povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto ad ingoiare bocconi di amarezza.
Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che credevi tuoi amici.
Non angosciarti, tu che per un tracollo improvviso vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi.
Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire.
Non avvilirti, amico sfortunato, che nella vita hai visto partire tanti bastimenti, e tu sei rimasto sempre a terra.
Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre "collocazione provvisoria ".
Il Calvario, dove essa è piantata non è zona residenziale.
E il terreno di questa collina dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio.
Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce.
C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo: "Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra". Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose.
Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo concesso al buio di infierire sulla terra.
Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo.
Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota.
Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. 
Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. 
Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva da Dio.
Coraggio, fratello che soffri. 
C’è anche per te una deposizione della croce. 
C’è anche per te una pietà sovrumana. 
Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. 
Ecco un volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfiora con un bacio la tua fronte febbricitante. 
Ecco un grembo dolcissimo di donna che ti avvolge di tenerezza.
Tra le braccia materne si svelerà, finalmente, tutto il mistero di un dolore che ora ti sembra assurdo.
Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. 
Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.

Don Tonino Bello, vescovo (1935 - 1993)

Una croce

Il legno della Croce,
quel "legno del fallimento",
è divenuto il parametro vero
di ogni vittoria.
Gesù ha operato più salvezza
con le mani inchiodate sulla Croce,
che con le mani stese sui malati.
Donaci, Signore,
di non sentirci costretti
nell'aiutarTi a portare la Croce,
di aiutarci a vedere
anche nelle nostre croci
e nella stessa Croce
un mezzo per ricambiare
il Tuo Amore,
aiutaci a capire
che la nostra storia crocifissa
è già impregnata di resurrezione.
Se ci sentiamo sfiniti, Signore,
è perché, purtroppo,
molti passi li abbiamo consumati
sui viottoli nostri e non sui Tuoi,
ma proprio i nostri fallimenti
possono essere la salvezza
della nostra vita.
La Pasqua è la festa
degli ex delusi della vita,
nei cui cuori all'improvviso
dilaga la speranza.
Cambiare è possibile,
per tutti e sempre!

Don Tonino Bello, vescovo (1935 - 1993)

La croce è troppo pesante

Signore,
la croce è troppo pesante per te
e tuttavia tu la porti
perché il Padre lo vuole, per noi.
Il suo carico è superiore alle tue forze
e tuttavia tu non la rifiuti.
Cadi, ti rialzi e prosegui ancora.
Insegnami a capire che ogni vera sofferenza
presto o tardi, in un modo o nell'altro
risulterà alla fine troppo pesante
per le nostre spade,
perché non siamo creati per il dolore,
ma per la felicità.
Ogni croce sembrerà superiore atte forze.
Sempre si udirà il grido stanco
e pieno di paura: "Non ne posso più!".
Signore, aiutami in quell’ora
con la forza della tua pazienza e del tuo amore
affinchè non mi perda d'animo.
Tu sai quanto grande può essere
il peso di una croce.
Non ci imputare il diventar deboli,
ma aiutaci a rialzarci
Rinnovami nella pazienza,
infondimi la tua forza nell’anima.
Allora mi rialzerò di nuovo,
accetterò il mio peso e andrò oltre.

Romano Guardini, prete, teologo, scrittore (1885 - 1968)

Eucaristia "memoriale"

Il memoriale non è solo ricordo, non fa riferimento unicamente al passato. Implica la presenza attiva di ciò che è ricordato: e così le meraviglie di Dio rivivono nell'oggi, perché Dio «si ricorda» di ciò che ha fatto e interviene nel presente. Ma anche la comunità, insieme a lui, «si ricorda»: e lo fa attivamente, partecipando a ciò che Dio ha fatto. I credenti, cioè, mostrano l'agire di Dio nel loro agire.

CEI, Eucaristia, comunione e comunità, 49

Eucaristia "memoriale" biblico

Questa "memoria" non va intesa nel debole senso della categoria occidentale, secondo la quale essa designa il movimento dal presente al passato per una sorta di dilatazione dello spirito ("extensio animi ad praeterita"), ma è in senso esattamente inverso il "memoriale" biblico, anamnesis, mnemosunon, ziccaron, azkarah, indicante il movimento che dal passato raggiunge il presente e grazie al quale, nella forza dello Spirito divino, l'evento salvifico unico e definitivo viene reso contemporaneo alla comunità celebrante, vivo ed efficace per essa. Nel memoriale eucaristico gli eventi della Pasqua non sono solo ricordati, ma — in e attraverso questo ricordo celebrante — sono resi presenti, attualizzati, per cui — senza nulla perdere della loro singolarità irripetibile, — raggiungono l'oggi concreto e lo contagiano della loro potenza, facendone un oggi di grazia, un'ora di salvezza per chiunque accolga il dono nella gratitudine della fede. Ed insieme, la memoria dell'evento salvifico fontale si offre carica della promessa in esso contenuta: il memoriale della Pasqua è allo stesso tempo memoriale della "patria", memoria anticipatrice della meta futura, sempre intravista e mai pienamente posseduta. Avviene così che nella celebrazione del memoriale eucaristico la Chiesa è generata ed espressa e cresce verso il suo compimento. L'Eucaristia edifica la Chiesa in Corpo di Cristo: e ciò perché è, nello Spirito, la memoria viva della sua origine, il memoriale del suo presente e la memoria anticipatrice del suo avvenire.

Bruno Forte, Corpus Christi, Ed. D'Auria, Napoli 1982, pp. 16-17

L'Eucaristia "memoria sovversiva"...

La Chiesa deve comprendersi e dimostrarsi co­me la testimone pubblica e la trasmetti trice di una memoria sovversiva di libertà in mezzo ai "sistemi" della nostra società protesa verso l'emancipazione. Questa tesi si fonda sulla memo­ria come forma fondamentale di espressione del­la fede cristiana e sulla portata centrale e peculia­re che in essa detiene la libertà. Nella fede noi cristiani attuiamo la memoria passionis, mortis et resurrectionis Jesu Christi; credendo che ci ricor­diamo del testamento del suo amore, nel quale il Regno di Dio appare in mezzo agli uomini pro­prio per il fatto che i potenti hanno incominciato ad essere abbattuti, che Gesù ha aderito al parti­to di coloro che non si mettono in vista, sono ra­diati ed oppressi proclamando così questo Regno di Dio che viene come potenza liberatrice di un amore assoluto. Questa memoria Jesu Christi non è un ricordo che dispensi illusoriamente dal­le audacie del futuro. Non è come una specie di controfigura borghese della speranza. Al contra­rio, in essa si attua precisamente una certa antici­pazione del futuro, appunto di un futuro per co­loro che sono senza speranza, per i falliti e gli op­pressi. E in questo modo si rivela come una me­moria sovversiva e liberatrice che minaccia e mette in discussione il nostro tempo, perché in essa noi evochiamo non un qualsiasi futuro aper­to, ma proprio questo futuro per dovere del qua­le ci costringe a trasformarci senza posa. Ma que­sta precisa memoria rompe l'incanto della co­scienza dominante. Essa si rapporta alla storia non soltanto come ad uno schermo di proiezione di interessi presenti. Essa mobilita la tradizione come tradizione sovversiva e quindi come poten­za critica liberatrice di fronte alla unidimensionalità della coscienza dominante e alla sicurezza di coloro la cui ora è da sempre scoccata (Gv 7,6).
Essa solleva continuamente il sospetto che le co­siddette "strutture di plausibilità di una società (P. Berger) non siano altro che dei contesti di ac­cecamento" (K. Marx). Essa inoltre si rifiuta di commisurare la rilevanza della sua critica con quanto "un vecchio uomo d'affari un po' inson­nolito dopo il pranzo" ritiene ragionevole e rile­vante, e che non di rado funge da criterio segreto di razionalità e di senso della realtà. La fede cri­stiana, secondo me, può e deve essere considera­ta come una tale memoria sovversiva, e la Chiesa in certo modo è la forma della sua manifestazio­ne pubblica.

G. Metz, L'avvenire della Chiesa, Bruxelles 1970, Brescia, Ed. Queriniana, 1970