mercoledì 26 novembre 2025

Avvicinarsi a Dio accostandosi all'uomo

Il Samaritano per avvicinarsi al poveraccio battuto ai margini si è avvicinato a Dio accostandosi all'uomo. Ha trovato il Dio invisibile, reso visibile, a portato di mano, nella persona dell'estraneo, del ferito, della vittima. Ha “visto” Dio vedendo il povero e provando compassione nei sui confronti.  

Il sacerdote e il levita, invece, hanno tirato dritto lungo il loro itinerario religioso, nell'illusione che la presenza di Dio fosse confinata esclusivamente nell'area del tempio. Non hanno capito che non esiste un cammino diretto per arrivare a Dio. Si arriva a Dio unicamente deviando in direzione del prossimo. Per arrivare sicuramente a Dio bisogna fermarsi di fronte a quell'uomo (non importa chi sia) che reclama attenzione, il riconoscimento della sua dignità e la quota di amore che gli spetta. Soltanto l'umanità, il fremito nelle viscere, la fitta avvertita dalle parti del cuore è “sinonimo” inequivocabile del divino. È il caso di farci accompagnare dal Samaritano, proposto come guida ed esempio da Gesù stesso, per compiere il pellegrinaggio al santuario dell'uomo. Pellegrinaggio che implica, letteralmente, un uscir fuori dal campo, dalla città, dal recinto delle abitudini devozionali.  

Con le pratiche religiose rischiamo di essere soltanto dei “buoni cristiani”. Con la pratica della misericordia, con i riti della tenerezza e della compassione, abbiamo la possibilità di diventare “cristiani buoni”, che è la cosa più utile per tutti. L'indulgenza più preziosa è quella che ci concede Cristo allorché riusciamo a “farci prossimo” a Lui negli innumerevoli suoi travestimenti da poverocristo. 

Sulle orme del Samaritano. Pellegrinaggio al santuario dell'uomo, Gribaudi, pp. 5-6. 

Alessandro Pronzato


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