domenica 30 novembre 2025

Due monaci



Due monaci pregano senza sosta, uno è corrucciato, l'altro sorride. 

Il primo domanda:

- Com'è possibile che io viva nell'angoscia e tu nella gioia se entrambi preghiamo per lo stesso numero di ore?

L'altro risponde:

- Perché tu preghi sempre per chiedere e io prego solo per ringraziare.


venerdì 28 novembre 2025

San Bonaventura: preghiere a Gesù

O dolcissimo Signore Gesù, ferisci anche me col soavissimo e salutare tuo amore, affinché l’anima mia si riposi nella serena e apostolica tua santissima carità. La mia anima ti brami e si purifichi nell’attesa del Paradiso, e non sospiri che di separarsi dal corpo per essere sempre con te.

Tu sei o Signore, il gaudio degli Angeli, la forza dei Santi, il nostro soavissimo pane quotidiano. Il mio cuore abbia sempre fame e sete di te, o Gesù, e si delizi nelle dolcezze del tuo amore. Te sempre cerchi come fonte della vita e della sapienza, come torrente della gioia che riempie la casa di Dio.

Tu solo sii la mia gloria! A Te io pensi, di Te parli, tutto operi a Tuo onore, a Te pervenga con umiltà e pace, con trasporto e diletto, con perseveranza e fervore, affinché in Te, mia fiducia, mia gioia, mia pace, io sempre viva con la mente e con il cuore. Amen


Trafiggi, o dolcissimo Signore Gesù, la parte più intima dell'anima mia con la soavissima e salutare ferita dell'amor tuo, con vera, pura, santissima, apostolica carità, affinché continuamente languisca e si strugga l'anima mia per l'amore e il desiderio di Te solo. Te brami, e venga meno presso i tuoi tabernacoli, e sospiri di essere sciolta (dai lacci dei corpo) e di essere con Te. Fa' che l'anima mia abbia fame di Te, pane degli Angeli, ristoro delle anime sante, pane nostro quotidiano, pane soprannaturale che hai ogni dolcezza ed ogni sapore e procuri la gioia più soave.

Di Te, che gli Angeli desiderano di contemplare incessantemente, abbia fame e si sazi il cuor mio, e della dolcezza dei tuo sapore sia riempita la parte più intima dell'anima mia: abbia ella sempre sete di Te, fonte di vita, fonte di saggezza e di scienza, sorgente dell'eterna luce, torrente di delizie, dovizia della casa di Dio.

Te sempre ambisca, Te cerchi, Te trovi, Te si prefigga come meta, a Te giunga, a Te pensi, di Te parli e tutte le cose faccia ad onore e gloria dei tuo nome con umiltà e con discernimento, con amore e con piacere, con facilità e con affetto, con perseveranza che duri fino alla fine.

E Tu solo sii sempre la mia speranza e la mia fede, la mia ricchezza e il mio diletto, la mia gioia, il mio gaudio, il mio riposo, la mia tranquillità, la mia pace, la mia soavità, il mio profumo, la mia dolcezza, il mio cibo, il mio ristoro, il mio rifugio, il mio aiuto, la mia scienza, la mia parte, il mio bene, il mio tesoro, nel quale fissi e fermi, con salde radici, rimangano la mente ed il cuor mio.


Gesù, Pane degli angeli, cibo degli eletti, nostro pane quotidiano, più di ogni altro nutriente e fragrante di dolcezza. Di te, che gli angeli contemplano. abbia sempre fame e si nutra l’anima mia. Il mio cuore abbia sempre sete di te, o mio Dio, sorgente di vita, fonte di sapienza e di scienza, origine d’eterna luce, inesauribile torrente di delizie, tesoro della casa di Dio.

Te sempre desideri il mio cuore, te cerchi, te aneli, te trovi, a te giunga, te mediti, di te parli, tutto operi a gloria tua. con umiltà e discrezione, con amore e piacere. con spontaneità e costanza.

Tu solo sii sempre la mia speranza, mia unica gioia e mia pace, tu mio riposo e mia serenità, tu mio rifugio e aiuto, tu mia eredità, mio bene e mio tesoro; in te sempre siano, fissi, sicuri e fermamente radicati il mio cuore e la mia mente.


O Cuore amatissimo di Gesù, perché ti sei fatto squarciare dalla lancia, se non per mostrarmi l'eccesso dell'amor tuo e per essere l'abitazione dell'anima mia? E quando entrerò io in Te e solennemente protesterò: “Questo è il mio eterno riposo; qui abiterò perché mi sono scelto io stesso questa dimora?”.

Gesù mio, introduci quanto prima quest'anima mia attraverso la ferita dell'aperto costato nel segreto del tuo amabilissimo e amantissimo Cuore, affinché essa si purifichi, si abbellisca e tutta si infiammi nella tua carità; in modo che, dimentica delle terrene sollecitudini, pensi solo ad amar Te, mio Dio crocifisso.


Canto alla croce

Ama la croce, luce e pace,
e per essa, ormai,
Cristo sia il tuo Signore! 
Tracciala su di te con la 
mano: essa ti tiene e tu la 
tieni con tutto il tuo essere.
 
Il cuore in croce, la croce nel cuore,
liberato da ogni bruttura,
calmo e sereno;
che ben forte la croce 
amatissima dalle tue labbra sia 
proclamata: lodata senza fine.

Nel riposo, nella fatica,
quando ridi e quando piangi, 
conserva ben stretta
quando vai, quando vieni,
nelle gioie, nei dolori 
la croce nel cuore!


O mio Gesù sofferente, tu sei davvero il mio maestro, nel quale sono nascosti tutti i tesori della celeste sapienza. Scoprimi, dunque, tutti questi tesori di sapienza e di salvezza, che sono racchiusi nella tua amara Passione e Morte: Fa' risplendere dentro di me, la luce che parte da tutte le tue piaghe, affinché d'ora innanzi non segua che la stella che manda i suoi raggi da queste tue piaghe, ed in essi riposi. Mio caro Gesù, ammorbidisci il duro mio cuore col vostro Sangue, affinché palpiti sempre d'amore per te, e raccogli nella piaga del tuo costato, tutti i miei pensieri, perduti finora dietro le cose mortali. Dammi una vera e sincera devozione della tua Passione, che è la medicina più efficace di tutte le malattie della mia povera anima, la morte di tutte le mie passioni e di tutti i miei peccati, la custodia di tutti i miei sensi contro le occasioni di peccato, l'alimento della vera devozione verso di te e del più puro amore fraterno, ed uno stimolo potentissimo al mio cuore a cercar solo le cose celesti. Fa', mio Gesù, che io consideri e senta veramente entro di me la tua Passione, e mi basta, poiché le tue piaghe provvedono l'anima mia di quanto essa può abbisognare e desiderare. 

giovedì 27 novembre 2025

I benefici del cristianesimo

Grandissimi furono in tutti i tempi i benefici che il clero e la religione cristiana apportarono all'umanità.

La carità, virtù assolutamente cristiana e sconosciuta agli antichi, è cominciata da Cristo. E per carità i suoi discepoli, gli Apostoli, si distinsero, conquistando i cuori. I primi cristiani, allevati a questa santa virtù, mettevano in comune i loro beni per soccorrere i bisognosi, i malati, i viandanti. E così cominciarono gli ospedali. Quando la Chiesa divenne piú ricca, fondò per i nostri mali, ospizi degni di essa; e da questo momento le opere di misericordia non ebbero piú fine: vi fu come un traboccamento di carità sui miserabili sino allora abbandonati senza conforto e senza soccorso dai felici del mondo.

Consacrare la vita a consolare i nostri dolori, a curare le nostre piaghe è il primo dei benefici che la Chiesa ha fatto alla povera e travagliata umanità. Il secondo è di illuminarci. Sono stati i preti che ci hanno guarito dall'ignoranza, e che da secoli e secoli si sono sepolti nella polvere delle scuole per levarci fuori dalla barbarie. Dicono che i preti non amano la luce della scienza. Quale ingratitudine! Sono stati essi che ce ne hanno aperte le fonti. Essi non hanno pensato ad altro che a farci partecipare alle scoperte che facevano, con pericolo della vita, nelle ruine della scienza greca e romana.

Il benedettino che sa tutto, il gesuita che conosce la scienza e il mondo, il dottore delle università medievali meritano forse meno riconoscenza degli umili fraticelli che si prodigavano nell'insegnamento gratuito dei poveri? Tutte le università europee furono fondate da principi cristiani o da vescovi o da preti; e i preti vi hanno insegnato per molti secoli. Nel 540 della nostra era San Benedetto fondò a Montecassino quel chiostro celebre che ebbe una triplice gloria, di convertire l'Europa, di lavorare le terre, di riaccendere la fiaccola spenta del sapere. E mentre gli ordini religiosi lavoravano all'educazione della gioventù, alla scoperta dei manoscritti, all'interpretazione delle antichità, i pontefici romani, prodigando onori e ricompense ai dotti, proteggevano la rinascita delle arti, della filosofia, delle lettere. Una grande gloria per la Chiesa è che un secolo sia stato chiamato, dal nome di un papa, il secolo di Leone X. Coloro che dipingono il cristianesimo come retrivo, come nemico dei lumi e del progresso, contraddicono a tutte le testimonianze storiche, che ci dicono che il progresso si è fatto anzi sul Vangelo. La Roma cristiana fu per il mondo odierno quel che la Roma pagana era stata per il mondo antico: il legame universale. Il padre spirituale, posto in mezzo ai popoli, univa da Roma in un solo popolo tutti i popoli della terra.

E dunque una cosa incontrovertibile che l'Europa debba al papato la sua civiltà, una parte, la piú ragguardevole e savia, delle sue leggi, e quasi tutte le scienze e le arti.

Dobbiamo anche al clero il rinnovamento dell'agricoltura in Europa. Dissodamento di terre, aperture di strade, ingrandimento di villaggi, costruzioni di edifici e fattorie, manifatture, commerci, leggi civili e politiche, tutto ci è venuto dalla Chiesa. I nostri padri erano dei barbari a cui la Chiesa ha dovuto insegnare ogni cosa, e sin l'arte di nutrirsi. La maggior parte dei lasciti e delle concessioni di terre fatte ai monasteri erano poderi selvaggi che i monaci dovettero bonificare e coltivare con le loro stesse mani. Foreste impraticabili, paludi malsane, vasti deserti, furono pian piano ridotti a terreni ricchi e fertilissimi. Montecassino, per esempio, non era che una squallida solitudine, seminata di spini e di sassi, quando San Benedetto ne fece il luogo del suo ritiro.

Dopo poco tempo, grazie al lavoro dei frati, quel deserto cambiava faccia, e la nuova abbadia divenne così ricca che nel 1057 potette difendersi da sola contro i Normanni che volevano saccheggiarla.

I monasteri, durante le barbarie medievali, erano i soli luoghi dove i viaggiatori potessero trovare i viveri e un rifugio contro le intemperie. Questa ospitalità era grandemente in onore presso i religiosi, e parecchi ordini, detti appunto ospitalieri, vi si consacravano espressamente. In questa specie di alberghi s'accoglievano con le stesse premure i re e i poveri, e si credeva di far molto onore ai principi che vi erano ospitati, proponendo loro di far qualche cosa in favore dei poveri che per caso si trovavano insieme con loro sotto lo stesso tetto. Fu così che il cardinale di Borbone servì a tavola, nell'abbadia di Roncisvalle, trecento pellegrini.

I monaci furono i primi che si consacrarono alle arti meccaniche e al commercio. I terziari di San Francesco facevano stoffe nel tempo stesso che curavano i malati e imparavano a leggere ai figli del povero. I Geronimiti in Spagna esercitavano parecchie manifatture. Quasi tutti i frati erano muratori, e costruivano da sè le loro chiese e i loro conventi. Essi istituirono le prime fiere. Facevano il vino; esportavano il grano; vendevano la cera, la pergamena, il lino, la seta, le oreficerie, le tappezzerie. Altri frati coltivavano le belle arti: erano pittori, scultori, architetti, musicisti.

François-René de Chateaubriand (1768 - 1848), scrittore, politico e diplomatico francese



mercoledì 26 novembre 2025

Avvicinarsi a Dio accostandosi all'uomo

Il Samaritano per avvicinarsi al poveraccio battuto ai margini si è avvicinato a Dio accostandosi all'uomo. Ha trovato il Dio invisibile, reso visibile, a portato di mano, nella persona dell'estraneo, del ferito, della vittima. Ha “visto” Dio vedendo il povero e provando compassione nei sui confronti.  

Il sacerdote e il levita, invece, hanno tirato dritto lungo il loro itinerario religioso, nell'illusione che la presenza di Dio fosse confinata esclusivamente nell'area del tempio. Non hanno capito che non esiste un cammino diretto per arrivare a Dio. Si arriva a Dio unicamente deviando in direzione del prossimo. Per arrivare sicuramente a Dio bisogna fermarsi di fronte a quell'uomo (non importa chi sia) che reclama attenzione, il riconoscimento della sua dignità e la quota di amore che gli spetta. Soltanto l'umanità, il fremito nelle viscere, la fitta avvertita dalle parti del cuore è “sinonimo” inequivocabile del divino. È il caso di farci accompagnare dal Samaritano, proposto come guida ed esempio da Gesù stesso, per compiere il pellegrinaggio al santuario dell'uomo. Pellegrinaggio che implica, letteralmente, un uscir fuori dal campo, dalla città, dal recinto delle abitudini devozionali.  

Con le pratiche religiose rischiamo di essere soltanto dei “buoni cristiani”. Con la pratica della misericordia, con i riti della tenerezza e della compassione, abbiamo la possibilità di diventare “cristiani buoni”, che è la cosa più utile per tutti. L'indulgenza più preziosa è quella che ci concede Cristo allorché riusciamo a “farci prossimo” a Lui negli innumerevoli suoi travestimenti da poverocristo. 

Sulle orme del Samaritano. Pellegrinaggio al santuario dell'uomo, Gribaudi, pp. 5-6. 

Alessandro Pronzato


Vicina di casa

Talvolta è facile, persino comodo, considerare un po' lontana Maria. Magari la si invoca, ma tenendola a distanza. Vista da vicino, Maria diventa un dono: è di conforto e di sostegno, di confronto e di esempio.

Maria, il tuo è un nome che non ci consente soltanto di proiettarti nelle vicinanze vertiginose di Dio, ma ti rende vicina a noi. Se permetti, Maria, ti consideriamo come nostra vicina di casa, di pianerottolo. È un nome, il tuo, che autorizza questo accostamento. Proprio grazie a questo nome familiare, che non mette soggezione, abolisce le distanze, bussiamo alla tua porta, ci affacciamo sulla soglia della tua abitazione. Non siamo curiosi. Vogliamo semplicemente dare un’occhiata. Cercare di capire. Sì, capire il segreto della tua pienezza. Farci spiegare da te che bisogna avere il coraggio di eliminare gli ingombri, sbarazzarci delle cianfrusaglie, liquidare le cose futili, fare spazio a lui, insomma. Maria, lasciaci sostare nella tua casa di Nazareth, perché ci rendiamo conto che le tue giornate sono uguali alle nostre, le tue ore identiche alle nostre, le tue occupazioni modeste come le nostre. E ci convinciamo che il capolavoro della vita lo si realizza durante le « piccole» ore della giornata, attraverso le occupazioni più comuni. Non esiste l’ora dei grandi avvenimenti. Gli avvenimenti decisivi «succedono» nel trascorrere monotono del tempo normale. Michelangelo ha costruito il David impiegando le stesse «piccole» ore che anche noi abbiamo a disposizione. E tu, molto prima, hai realizzato nel tuo corpo l’Opera ineguagliabile, hai custodito e lasciato crescere il Seme più fecondo, non durante ore particolarmente solenni, ma nel corso di quel tempo «ordinario» che Dio regala quotidianamente pure a noi.

Maria, siamo sicuri di non recarti fastidio se veniamo a bussare frequentemente alla tua porta, come si fa con quella vicina sempre disponibile. E come avviene con la vicina, noi osiamo chiederti ciò di cui abbiamo bisogno. E abbiamo bisogno di tutto. Maria, siamo a corto di speranza. Sprovvisti di luce. Carenti in fatto di fedeltà. Vuoti di semplicità. Abbiamo esaurito le scorte di pazienza, coraggio, coerenza, capacità di perdono, voglia di ricominciare. Ci ritroviamo, all’improvviso, senza pace. La gioia se n’è andata. Basta pronunciare il tuo nome. II tuo nome, Maria, «contiene» tutte quelle cose che ci mancano. E noi abbiamo imparato a pronun­ciarlo, così come si mastica un frutto saporito che non delude le attese, sazia la fame e la sete, fornisce le sostanze vitali. Ecco perché non possiamo non sentirti vicina.

Alessandro Pronzato

Trasformarci in dono

A Natale si usa fare dei doni. Montagne di regali, quintali di carta elegante, chilometri di filo dorato, biglietti di auguri grossi come lenzuoli. Crediamo di sdebitarci così verso le persone cui dobbiamo riconoscenza. Ma è troppo facile, troppo comodo. Come cristiani abbiamo il dovere, non di fare dei doni, ma di trasformarci in dono. Far sì che la nostra vita sia un dono senza riserve. Per tutti. Perché ciascuno di noi è debitore verso tutti gli altri. Soprattutto dobbiamo avere il coraggio di specchiarci in quelle tre righe di Luca: di trovare quella semplicità. Smontare il nostro Natale mastodontico e macchinoso. Per riscoprire quello autentico. Arricchirci di quella povertà.

 Vangeli scomodi

 Alessandro Pronzato

Ecco, sto alla porta e busso...

“Ecco, sto alla porta e busso...”
 Egli non viene né per onorare il suo nome
 né per salvare la sua dignità:
 viene per chi sta dietro la porta chiusa.
 E chi ci sta dietro la porta chiusa?
 Io ci sto: in tanti ci stanno; ci sta il mondo.
 Il quale mi sembra ancor più sprangato
 in questo Natale...

 Da secoli, non da decenni, Egli attende...
 Ma anche se tardasse un po', aspettatelo:
 Egli verrà e lo vedrete tutti e ne godrà il vostro cuore
 poiché Egli viene a portare la pace al suo popolo
 e a restituirgli la vita.

Primo Mazzolari (1890 - 1959), prete, scrittore e partigiano italiano

domenica 23 novembre 2025

Auguri ...scomodi

Carissimi, 

non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.

Io, invece, vi voglio infastidire.

Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.

Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!


Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.

Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.

Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.

Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.

I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.

I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.

Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.


don Tonino Bello

martedì 18 novembre 2025

Vieni, chiunque tu sia

Vieni, vieni, chiunque tu sia, vieni!

Sei un miscredente, un idolatra?… anche se non credi in nulla, Vieni!

La nostra casa non è un luogo di disperazione,

e anche se hai infranto mille volte le tue promesse,

vieni, ancora una volta vieni...


Mawlana Jalaluddin Rumi, poeta mistico del XIII secolo

domenica 9 novembre 2025

Come allevare figli delinquenti...

1. Dai a tuo figlio tutto ciò che chiede. Crederà di avere il diritto di ottenere tutto ciò che desidera.

2. Ridi quando tuo figlio dice parolacce. Crescerà pensando che la mancanza di rispetto è un divertimento.

3. Non sgridare mai tuo figlio per il suo comportamento. Crescerà pensando che non esistono regole nella società.

4. Raccogli tutto quello che tuo figlio mette in disordine. Crescerà credendo che gli altri debbono farsi carico delle sue responsabilità.

5. Permettigli di vedere qualsiasi programma alla TV. Crescerà credendo che non ci sono differenze tra essere bambino e essere adulto.

6. Dai a tuo figlio tutto il denaro che chiede. Crescerà pensando che ottenere denaro è facile e non esiterà a rubarlo per averlo.

7. Mettiti sempre dalla sua parte, contro i vicini, i maestri, la polizia. Crederà che ciò che fa va sempre bene, sono gli altri che sbagliano.

Seguendo queste istruzioni le garantiamo che suo figlio sarà un delinquente e terremo pronta una cella per lui.