«Gesù è ebreo e lo è per sempre»: questa affermazione è contenuta nel testo Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei e dell'ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa cattolica, edito nel 1985 dalla Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo, frutto della dichiarazione conciliare Nostra Aetate (che risale al lontano 1965).
Sono parole ovvie che emergono dopo duemila anni di storia tormentata, e che sotto l'apparenza di un'affermazione ovvia suscitano in realtà nuovi interrogativi.
Sembra quasi che venga appena sollevato il velo di un'antica rimozione tenace.
Del resto, chi si ricorda più del perché il capodanno arrivi otto giorni dopo Natale? Quanti ricordano, nel momento in cui brindano all'anno nuovo, che festeggiano la circoncisione di un bimbo ebreo? Fino a qualche tempo fa, almeno nel calendario era rimasta questa traccia, oggi non c'è più.
Conoscere le origini di questa storia può, forse, avvicinare uomini che credono di essere molto diversi.
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Gesù è ebreo, e lo è per sempre. Lo sanno tutti, anche se pochi sono in grado di spiegare tale affermazione, ovvia solo in apparenza. Per conoscere di Gesù - perennemente in bilico fra storia e mito, oggetto d'innumerevoli interpretazioni - e cogliere l'essenza del suo messaggio, non basta studiare il periodo in cui visse, il tempo travagliato che culminò nella guerra sanguinosa fra Ebrei e Romani. Occorre conoscere le origini del monoteismo e la storia del piccolo e antico popolo d'Israele, che ha coltivato l'idea del Dio unico per quattromila anni, duemila prima e duemila dopo la nascita del più popolare dei suoi figli. Di questa storia avvincente, profetismo e messianismo sono due pilastri essenziali, e solo grazie alla loro intensa luce ideale è possibile capire a fondo il messaggio dei Vangeli. La recente scoperta dei manoscritti del Mar Morto ha inoltre saputo suscitare nuove ipotesi e nuovi interrogativi, creando intorno all'uomo di Nazareth e al primo cristianesimo un'atmosfera d'intensa suggestione.
Gesù ebreo, Milano, Rusconi, 1995, 474 p.
Riccardo Calimani
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