Establishment, rivoluzione, emigrazione, compromesso: Gesù in un sistema di coordinate, i cui quattro punti di riferimento non hanno perso nemmeno oggi, in una situazione storica completamente diversa il loro significato. Il teologo non deve parlare solo astrattamente di condizionamenti sociali (un errore commesso sovente, in rapporto a Gesù, proprio da coloro che accentuano la significazione sociale del messaggio cristiano). Per questo era importante vedere, concretamente seppur brevemente, Gesù nel suo contesto sociale: vedere, insomma, come fu realmente. Né meno importante è vedere come Gesù è, come - pur nella sua estraneità - può ancor oggi incidere sul nostro contesto sociale. Una tale puntualizzazione sistematica evita il più possibile storicizzazioni inattuali e attualizzazioni astoriche. In chiave positiva: tiene presenti, al tempo stesso, la distanza nella storia e la rilevanza per la storia, riuscendo a isolare, nella massa delle grandezze variabili, alcune significative costanti.
Non è straordinario il risultato finora conseguito? Gesù, chiaramente, non si è lasciato inquadrare in nessuna categoria: non ha trovato posto né tra i potenti né tra i ribelli, né tra i moralizzatori né tra la gente tranquilla. Si è infatti rivelato un provocatore - verso destra e verso sinistra. Un provocatore che non aveva alle spalle nessun partito, in atteggiamento di perenne sfida in ogni direzione: «l'uomo che rompe tutti gli schemi ». Non un filosofo, non un politico, non un sacerdote e non un innovatore sociale. Un genio, un eroe, un santo? Oppure un riformatore? Ma non è egli più radicale di ogni riformatore? Un profeta? Ma può un profeta «ultimo», insuperabile essere soltanto un profeta? La tipologia consueta appare inadeguata. Gesù sembra avere qualcosa di tutti i più disparati tipi umani (specialmente, si direbbe, del profeta e del riformatore), senza identificarsi in particolare con nessuno di essi. Appartiene a un rango diverso: evidentemente più vicino a Dio di quanto non lo siano i sacerdoti. Più libero di fronte al mondo di quanto non lo siano gli asceti. Più morale dei moralisti. Più rivoluzionario dei rivoluzionari.
Difficile da comprendere, pressoché impenetrabile per amici e nemici, rivela profondità e ampiezze che agli altri mancano. Non si finisce mai di constatarlo: Gesù è diverso! Suscettibile di accostamentin nei particolari, nell'insieme il Gesù storico si dimostra assolutamente inconfondibile - oggi come allora.
Un risultato collaterale di questo capitolo consiste nell'aver fatto risaltare la superficialità di un allineamento di tutti i «fondatori di religioni», quasi che in definitiva li si potesse non solo confonder ma addirittura scambiare. Anche a prescindere dal fatto che Gesù di Nazaret non si propose di fondare una religione, dovrebbe essere chiaro a questo punto che il Gesù storico non si può confondere né con Mosè né con Buddha, e neppure con Confucio o con Maometto.
Per essere concisi: Gesù non fu un uomo educato presso una corte, come presumibilmente Mosè, né fu, come Buddha, il figlio di un monarca. Ma non fu neppure un dotto e un politico come Confucio, né un ricco commerciante come Maometto. Tanto più sbalorditiva risulta la persistente significatività di Gesù, in quanto la sua era un'origine insignificante. Il messaggio di Gesù è in effetti incommensurabilmente diverso
- dalla validità incondizionata di una legge scritta in continuo ampliamento (Mosè);
- dal ritiro ascetico sulla via di uno sprofondamento monastico entro una comunità organizzata in forma di ordine (Buddha);
- dalla conquista violentemente rivoluzionaria del mondo attraverso
la lotta contro gli infedeli e l'istituzione di stati teocratici (Maometto);
- dal rinnovamento della morale tradizionale e della società costituita, in armonia con un'eterna legge del mondo e nello spirito di un'etica aristocratica (Confucio).
È evidente che qui non si tratta soltanto di alcune possibilità più o meno casuali, ma di opzioni o posizioni fondamentali di enorme rilievo. Nello schema delle coordinate storiche di Gesù sembrano rispecchiarsi alcune di quelle universali posizioni religiose di fondo che, come tali o tramutatesi in posizioni di fondo secolarizzate, si sono tramandate fino ai giorni nostri.Alla verità delle altre religioni va dato giusto risalto e nuovo risalto, anche in ambito cristiano. Su questo punto non intendiamo smentirci. Il cristianesimo, in fondo, deve qualcosa non solo a Platone, Aristotele e alla Stoa, ma anche ai misteri ellenistici e alla religione di stato romana; e qualcosa, per poco che sia, deve all'India stessa, alla Cina e al Giappone. Il che non autorizza comunque, da parte di chi si richiama a Gesù, un rimescolamento di tutte le religioni. Trova qui conferma quanto si è detto poc'anzi. Le singole grandi figure non sono interscambiabili, e un solo uomo non può percorrere contemporaneamente tutte le loro vie. Vie che si chiamano: estinzione del mondo (Buddha), divenire del mondo (Confucio), dominio del mondo (Maometto), crisi del mondo (Gesù). Gesù di Nazaret non può fungere da sigillo per una religione onnicomprensiva, da etichetta per un più o meno vecchio (o più o meno nuovo) sincretismo.
[ Da: Essere cristiani, Cles, Ed. Mondadori, 1976, pp. 231 - 233 ]
Hans Küng
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