sabato 12 ottobre 2024

"Ho vissuto la mia vita felicemente con la voglia di fare bene..."


Era il 2017 quando Sammy Basso scriveva queste parole, con la richiesta specifica che fossero pronunciate solo nel momento della sua morte. Questa a lettera-testamento è stata letta dal vescovo di Vicenza, monsignor Giuliano Brugnotto, durante l'omelia del funerale. 

“Se state leggendo questo scritto allora non sono più tra il mondo dei vivi. Per lo meno non nel mondo dei vivi per come lo conosciamo. Scrivo questa lettera perché se c'è una cosa che mi ha sempre angosciato sono i funerali. Non che ci fosse qualcosa di male, nei funerali, dare l'ultimo saluto ai propri cari è una tra le cose più umane e più poetiche in assoluto. Tuttavia, ogni volta che pensavo a come sarebbe stato il mio funerale, ci sono sempre state due cose che non sopportavo: il non poter esserci e dire le ultime cose e il fatto di non potere consolare chi mi è caro. Oltre al fatto di non poter parteciparvi, ma questo è un altro discorso... E perciò, ecco che ho deciso di scrivere le mie ultime parole e ringrazio chiunque le stia leggendo. Non voglio lasciarvi altro che quello che ho vissuto e, visto che si tratta dell'ultima volta che ho la possibilità di dire la mia, dirò solo l'essenziale senza cose superflue o altro.

Voglio che sappiate innanzitutto che ho vissuto la mia vita felicemente, senza eccezioni, e l'ho vissuta da semplice uomo, con i momenti di gioia e i momenti difficili, con la voglia di fare bene, riuscendoci a volte e a volte fallendo miseramente. Fin da bambino, come ben sapete, la progeria ha segnato profondamente la mia vita, sebbene non fosse che una parte piccolissima di quello che sono, non posso negare che ha influenzato molto la mia vita quotidiana e, non ultime, le mie scelte.

Non so il perché e il come me ne andrò da questo mondo, sicuramente in molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia. Non ascoltate! Non c'è mai stata nessuna battaglia da combattere, c'è solo stata una vita da abbracciare per com'era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio.

Ho cercato di vivere più pienamente possibile, tuttavia ho fatto i miei sbagli, come ogni persona, come ogni peccatore. Sognavo di diventare una persona di cui si parlasse nei libri di scuola, una persona che fosse degna di essere ricordata ai posteri, una persona che, come i grandi del passato, quando la si nomina, lo si fa con reverenza. Non nego che, sebbene la mia intenzione era di essere un grande della storia per avere fatto del bene, una parte di questo desiderio era anche dovuto ad egoismo. L'egoismo di chi semplicemente vuole sentirsi di più degli altri. Ho lottato con ogni mia forza questo malsano desiderio, sapendo bene che Dio non ama chi fa le cose per sé, ma nonostante ciò non sempre ci sono riuscito. Mi rendo conto ora, mentre scrivo questa lettera, immaginando come sarà il mio ultimo momento nella Terra, che è il più stupido desiderio che si possa avere. La gloria personale, la grandezza, la fama, altro non sono che una cosa passeggera. L'amore che si crea nella vita invece è eterno, poiché Dio solo è eterno, e l'amore ci viene da Dio. Se c'è una cosa di cui mi non mi sono mai pentito, è quello di avere amato tante persone nella mia vita, e tanto. Eppur troppo poco. Chi mi conosce sa bene che non sono un tipo a cui piaccia dare consigli, ma questa è la mia ultima occasione... perciò ve ne prego amici miei, amate chi vi sta attorno, non dimenticatevi che i nostri compagni di viaggio non sono mai il mezzo ma il fine. Il mondo è buono se sappiamo dove guardare!

In molte cose, come vi ho già detto, sbagliavo! Per buona parte della mia vita ho pensato che non ci fossero eventi totalmente positivi o totalmente negativi, che dipendesse da noi vederne i lati belli o i lati oscuri. Certo, è una buona filosofia di vita, ma non è tutto! Un evento può essere negativo ed esserlo totalmente! Quello che spetta a noi non è nel trovarci qualcosa di positivo, quanto piuttosto di agire sulla retta via, sopportando e, per amore degli altri, trasformare un evento negativo in uno positivo. Non si tratta di trovare i lati positivi quanto piuttosto di crearli, ed è questa a mio parere, la facoltà più importante che ci è stata data da Dio, la facoltà che più di tutti ci rende umani.

Voglio farvi sapere che voglio bene a tutti voi e che è stato un piacere compiere la strada della mia vita al vostro fianco. Non vi dirò di non essere tristi, ma non siatelo troppo. Come ad ogni morte, ci sarà qualcuno tra i miei cari che piangerà per me, qualcuno che rimarrà incredulo, qualcuno che invece, magari senza sapere perché, avrà voglia di andare fuori con gli amici, stare insieme, ridere e scherzare, come se nulla fosse successo. Voglio esservi accanto in questo e farvi sapere che è normale. Per chi piangerà, sappiate che è normale essere tristi. Per chi vorrà fare festa, sappiate che è normale far festa. Piangete e festeggiate, fatelo anche in onore mio. Se vorrete ricordarmi invece, non sprecate troppo tempo in rituali vari, pregate, certo, ma prendete anche dei bicchieri, brindate alla mia e alla vostra salute, e siate allegri. Ho sempre amato stare in compagnia e perciò è così vorrei essere ricordato. Probabilmente però ci vorrà del tempo e, se voglio veramente consolare e partire da questo mondo in modo da non farvi stare male, non posso semplicemente dirvi che il tempo curerà ogni ferita. Anche perché non è vero. Perciò vi voglio parlare schiettamente del passo che io ho già compiuto e che tutti devono prima o poi compiere: la morte.

Anche a solo dirne il nome, a volte, la pelle rabbrividisce. Eppure è una cosa naturale, la cosa più naturale al mondo. Se vogliamo usare un paradosso la morte è la cosa più naturale della vita. Eppure ci fa paura! È normale, non c'è niente di male, anche Gesù ha avuto paura. È la paura dell'ignoto, perché non possiamo dire di averne avuto esperienza in passato. Pensiamo però alla morte in modo positivo: se lei non ci fosse probabilmente non concluderemo niente nella nostra vita, perché tanto, c'è sempre un domani. La morte invece ci fa sapere che non c'è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”!

Per un cristiano però la morte è anche altro! Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l'unico modo per vivere realmente, è l'unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l'unico modo per vedere finalmente il Suo Volto. E da cristiano ho affrontato la morte. Non volevo morire, non ero pronto per morire, ma ero preparato. L'unica cosa che mi dà malinconia è non poter esserci per vedere il mondo che cambia e che va avanti. Per il resto però, spero di essere stato in grado, nell'ultimo mio momento, di vedere la morte come la vedeva san Francesco, le cui parole mi hanno accompagnato tutta la vita. Spero di essere riuscito anch'io ad accogliere la morte come “Sorella Morte”, dalla quale nessun vivente può scappare.

Se in vita sono stato degno, se avrò portato la mia croce così come mi era stato chiesto di fare, ora sono dal Creatore. Ora sono dal Dio mio, dal Dio dei miei padri, nella sua Casa indistruttibile. Lui, il nostro Dio, l'unico vero Dio, è la causa prima e il fine di ogni cosa. Davanti alla morte nulla ha più senso se non Lui. Perciò, sebbene non c'è bisogno di dirlo, poiché Lui sa tutto, come ho ringraziato voi, voglio ringraziare anche Lui. Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede. Lui ha cambiato la mia vita, l'ha raccolta, ne ha fatto qualcosa di straordinario, e lo ha fatto nella semplicità della mia vita quotidiana.

Non stancatevi mai, fratelli miei, di servire Dio e di comportarvi secondo i suoi comandamenti, poiché nulla ha senso senza di Lui e perché ogni nostra azione verrà giudicata e decreterà chi continuerà a vivere in eterno e chi invece dovrà morire. Non sono di certo stato il più buono dei cristiani, sono stato anzi certamente un peccatore, ma ormai poco conta: quello che conta è che ho provato a fare del mio meglio e lo rifarei. Non stancatevi mai, fratelli miei, di portare la croce che Dio ha assegnato ad ognuno, e non abbiate paura di farvi aiutare nel portarla, come Gesù è stato aiutato da Simone di Cirene. E non rinunciate mai ad un rapporto pieno e confidenziale con Dio, accettate di buon grado la Sua Volontà, poiché è nostro dovere, ma non siate nemmeno passivi, e fate sentire forte la vostra voce, fate conoscere a Dio la vostra volontà, così come fece Giacobbe, che per il suo essersi dimostrato forte fu chiamato Israele: Colui che lotta con Dio.

Di sicuro, Dio, che è madre e padre, che nella persona di Gesù ha provato ogni umana debolezza e che nello Spirito Santo vive sempre in noi, che siamo il suo Tempio, apprezzerà i vostri sforzi e li terrà nel Suo Cuore.

Ora vi lascio, come vi ho detto non amo i funerali quando diventano troppo lunghi, e io breve non sono stato. Sappiate che non potrei mai immaginare la mia vita senza di voi, e se mi fosse data la possibilità di scegliere, avrei scelto ancora di crescere al vostro fianco. Sono contento che domani il sole spunterà ancora...

Famiglia mia, fratelli miei, amici miei e amore mio, Vi sono vicino e se mi è concesso, veglierò su di voi, vi voglio bene!

PS: State tranquilli, tutto questo è solo sonno arretrato...”

Sammy Basso


Sammy Basso (1 dicembre 1995 - 5 ottobre 2024) è stato un biologo e attivista italiano, noto per la sua battaglia contro la progeria, una rara malattia genetica che causa l'invecchiamento precoce. Nato a Schio, in provincia di Vicenza, Sammy ha vissuto a Tezze sul Brenta con la sua famiglia. Nonostante le sfide imposte dalla sua condizione, Sammy ha conseguito una laurea in Scienze Naturali all'Università di Padova, con una tesi sulle terapie per rallentare il decorso della progeria. Ha fondato l'Associazione Italiana Progeria Sammy Basso (A.I.Pro.Sa.B.) per promuovere la ricerca scientifica sulla malattia. Sammy è diventato una figura pubblica grazie alla sua partecipazione a programmi televisivi e alla sua documentazione di un viaggio lungo la Route 66 negli Stati Uniti, che ha condiviso attraverso un libro e una serie di episodi per Nat Geo People. La sua vita è stata un esempio di resilienza e determinazione, ispirando molti con il suo spirito indomito.

mercoledì 9 ottobre 2024

A che punto è la notte?


A che punto è la notte?

- ho chiesto alle ombre

che osavano violare il cupo silenzio.

A che punto è la notte?

- ho gridato alle stelle

e a una falce di luna.

Sperando nel vento

ho implorato:

A che punto è la notte?

Ma nulla ha tradito

il velluto di quiete.

Invece che vagare

per sentieri scoscesi

una preghiera è salita dal cuore:

Ave Maria,

il Signore è con te.

Con te è venuto il Figlio di Dio

e ha acceso il mio giorno.


Giovanni della Croce (1540 - 1591), al secolo Juan de Yepes Álvarez, santo, presbitero e poeta spagnolo, cofondatore dell'Ordine dei Carmelitani scalzi

lunedì 7 ottobre 2024

Un giorno ti dirò, figlio mio...

Un giorno ti dirò, figlio mio... 

che ti ho amato tanto da stressarti chiedendoti dove stessi andando e con chi, 

che ti ho amato tanto da preoccuparmi per la tua salute, 

che ti ho amato tanto da scegliere di farti arrabbiare, sperando che la lezione ti avrebbe portato futura felicità,

che ti ho amato tanto da essere super protettivo, 

che ti ho amato tanto da scusarti quando non eri rispettoso o educato, 

che ti ho amato tanto da scegliere di mettere me stesso all’ultimo posto, ogni giorno, 

che ti ho amato tanto da ignorare tutto quello che gli altri genitori facevano, se ciò poteva proteggerti, 

che ti ho amato tanto da starti accanto a ogni caduta, finché non hai imparato a camminare da solo, 

che ti ho amato tanto da rischiare di farmi odiare da te per delle decisioni prese nella speranza di star facendo il meglio per te. 

...e questa è stata la parte peggiore, figlio mio!

"Prendine una manciata!"


Il giovanissimo figlio del grande architetto Bramante, un giorno fu mandato dal padre a portare certi urgentissimi disegni al Papa Giulio II. Il Papa ne fu assai contento e, per premiarlo, aprì uno scrigno pieno di monete d’oro. Il pontefice gli disse: «Prendine quante ne stanno in una manciata!». Il bambino allungò la mano, ma poi si trattenne. Disse al Papa: «Santo Padre, datemene voi una manciata: voi avete le mani più grandi delle mie!»

Questo è ciò che facciamo quando terminiamo così le nostre preghiere al Padre: «Te lo chiediamo per Cristo, nostro Signore!».

martedì 1 ottobre 2024

Non esistono famiglie perfette


Non esistono famiglie perfette.

Esistono però famiglie vere,

quelle che si amano al di là di tutto,

al di là degli sbagli.

Quelle che si asciugano le lacrime.

Quelle che guardano avanti

e ripartono più forti di prima.

Quelle che lottano ogni giorno

per la propria serenità

e non si arrendono davanti

alle difficoltà della vita.

Perché la famiglia è il dono

più prezioso che esista e va difesa...

Sempre!


Giorgia Stella

Le chiavi del castello


Un giorno un Re dovette partire per un lungo viaggio e non volle lasciare incustodito il suo castello. Promise al primo che si fosse reso disponibile di dare le chiavi del castello per poter utilizzare tutte le stanze e viverci finché non fosse tornato. Un giovanotto si rese disponibile. Il re diede a lui un bel mazzo di chiavi, ma presto il giovane si accorse che nel mazzo mancava una chiave, quella del portone principale che il Re chiuse prima di partire. Il giovane quindi fu costretto a vivere per lungo tempo prigioniero nel castello. È vero, aveva accesso ad ogni stanza, ma non aveva la possibilità di uscire dal castello né di far entrare nessuno. Questo per lui divenne motivo di grande tristezza.

Possiamo avere tante chiavi nella nostra vita, ma senza la chiave principale, quella che ci fa uscire da noi stessi, dal nostro egoismo, dalla nostra pigrizia… senza quella chiave che si chiama Amore, resteremo prigionieri della nostra stessa vita.

Don Luca Murdaca, presbitero italiano

Credo in Dio e nell’uomo

Credo in Dio e credo nell'uomo

quale immagine di Dio.

Credo negli uomini, nel loro pensiero, 

nella loro sterminata fatica che ha fatto quello che sono.

Credo nella vita come gioia e come durata: 

non prestito effimero dominato dalla morte, ma dono definitivo.

Credo nella vita come possibilità illimitata di elevazione e di sublimazione.

Credo nella gioia: la gioia di ogni stagione, 

di ogni tappa, di ogni aurora, di ogni tramonto,

di ogni volta, di ogni raggio di luce

che parta dal cervello, dai sensi, dal cuore.

Credo nella famiglia del sangue,

nella famiglia prescelta per la mia attività e responsabilità.

Credo nella patria: la famiglia del mondo della tradizione,

della dolce parlata, della libertà.

Credo nella possibilità di una grande famiglia umana,

quale Cristo la volle: scambio di tutti i beni dello spirito

e delle mani nella pace.

Credo nella gioia dell'amicizia,

nella fedeltà e nella parola degli uomini.

Credo in me stesso

nelle capacità che Dio mi ha conferito,

perché possa sperimentare la più grande fra le gioie, 

che è quella del donare e del donarsi.

In questa fede voglio vivere,

per questa fede voglio lottare

e con questa fede voglio addormentarmi 

in attesa del grande gioioso risveglio.


Padre Giulio Bevilacqua (1881 - 1965), religioso della Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, cardinale e arcivescovo cattolico italiano