giovedì 6 febbraio 2025

Ovunque andiate Cristo vi segue

Cristo viene dove volete, dove vi piace, 
avendo preso dimora con voi: 
in casa vostra, nella fabbrica, all’osteria, in piazza.

Ovunque andiate Egli vi segue:
anzi vi ha già preceduto. Egli occupa
ogni cosa nostra, e ogni nostra abitazione
da quando si è fatto uomo per stare con noi.
Né occorre che v'inginocchiate. 

Continuate a lavorare: finite in pace il vostro bicchier di vino.
Non vi guarda male perchè bevete un bicchiere.
Era amico anche di quei che bevevano: e i morigerati, 
coloro che non si ubriacano perchè bevono quanto vogliono tutti i giorni, 
dicevano, intendendo togliergli il credito,
che Gesù era amico degli ubriaconi
e della gente di malaffare.
Se siete seduti, vi siede accanto:
se camminate, è pellegrino:
se lavorate, operaio:
se piangete, lo vedete piangere.

 Il compagno Cristo. Il Vangelo del reduce, 1945
Primo Mazzolari

Le montagne

I santi
sono le montagne
illuminate sin dal mattino. 
La loro morte avviene alla sera nello splendore. 
A loro è sufficiente essere per costringere l'uomo a guardarli. 

Là i fiumi hanno la loro sorgente. 
Dopo aver ricevuta la pioggia dal cielo, 
la ripartiscono a ciascuno. 
Come gli abeti danno l'assalto alle cime,
così le anime conquistate dai santi. 

I santi hanno raggiunto la vetta percorrendo un sentiero.
Conoscono questo sentiero stretto e duro.
Ma, dalla cima,
seguono con lo sguardo così tutti gli altri sentieri.
Possono, senza costringere alcuno a passare per lo stesso sentiero,
condurlo alla stessa cima.

Louis Joseph Lebret (1897-1966), presbitero domenicano, economista, sociologo e filosofo francese


Il passaggio si chiama Pasqua

Cristo aveva trovato lui l’immagine dicendo: “Io sono la porta”. La porta è una di qua e una di là. La terra, il visibile, il sensibile, il tempo, lo spazio è di qua; il cielo, l’invisibile, l’invisibile, l’eterno, l’infinito è al di là. Ma tutto è unito, conseguente, logico, vero. La porta che è il Cristo domina nello stesso tempo il di qua e il di là col suo amore che al di qua è crocifisso e al di là è glorioso. Per divenire immortali ed entrare nella gloria del Cristo Risorto ogni uomo deve passare quella porta e chi apre e chiude è il Signore come dice l’Apocalisse: “Se io apro nessuno chiude”. Il passaggio si chiama Pasqua e il primo a passare è stato il Cristo Signore. Difatti si dice: “Questa è la Pasqua del Signore”. Tutto il di qua della porta ha un significato, lo puoi capire solo in funzione e nello sviluppo dell’al di là. Senza questo rapporto, questa continuità non puoi afferrare il reale, consumi la tua vita senza vedere. Le cose che sono nel tempo senza un riferimento all’eterno non acquistano significato: sono come il nulla, foglie che seccano […]. 

La risurrezione di Cristo dà significato e vita ad ogni creatura creata dal Padre e realizzata in vista di Lui e per Lui. E anche per lei creatura ci sono due  volti: il volto crocifisso di qua, glorioso di là. Nessun uomo può sfuggire a questa realtà ed è per questo che la morte ha un volto doloroso nella realtà e glorioso nella speranza. Il passaggio è sempre una prova tremenda come il vedere che il mare si apre. Così fu per il Popolo di Dio, così è per noi. C’è sempre un’attesa dolorosa ed una luce improvvisa. L’attesa è tua, la luce è di Dio. Ed è gratuita. Non puoi mai dire che te la sei meritata… anzi! Nessun merito ha il potere di aprire la porta. È solo la gratuità dell’amore di Dio che può qualcosa su quella invalicabile serratura.

Io, Francesco

Carlo Carretto

lunedì 3 febbraio 2025

Aneddoti della vita di San Serapione

San Serapione il Sindonita è stato un monaco cristiano egiziano vissuto nel IV secolo ad Alessandria d'Egitto e successivamente a Roma. È chiamato "il Sindonita" poiché era solito vestirsi unicamente con un lenzuolo di lino spinato, chiamata  appunto "sindone". Viene venerato come santo dalla Chiesa ortodossa, copta e cattolica. Serapione viaggiò per tutta la zona del Mediterraneo, digiunando, predicando e donandosi agli altri fino alla morte. Per il bene delle anime era felice di non possedere nulla, neanche la propria libertà. 

Si narra che Serapione, camminando per le strade di Alessandria, avesse notato un uomo che, nonostante le basse temperature, mendicava nudo per la strada. Colpito dall'idea che, nel caso in cui questi fosse morto di freddo, sarebbe apparso come un omicida al cospetto del Signore decise di donargli la propria veste, rimanendo in tal modo nudo. Un suo discepolo, incontrandolo per strada, gli chiese allora chi gli avesse tolto l'abito. A tale domanda il santo indicò il Vangelo che portava con sé esclamando "è questo che mi ha svestito". Poco dopo, mentre si aggirava nudo per le vie di Alessandria vide due guardie che stavano per incarcerare un uomo per debiti. Avendo con sé solo il proprio Vangelo Serapione lo vendette e consegnò il ricavato al povero perché saldasse il proprio creditore. Di ritorno alla sua cella un suo discepolo, vedendolo in quello stato, gli chiese dove fosse finito il suo Vangelo. a quella domanda il santo rispose: "il Vangelo mi ripeteva in continuazione: Vendi tutto quello che possiedi e dallo ai poveri (Mt 19, 21). Ho ubbidito per ottenere la grazia divina" (1).

Si racconta che un filosofo greco, per testare la moralità di Serapione, gli avesse donato una moneta d'oro e l'avesse poi seguito per osservare l'uso che ne avrebbe fatto. Il santo, ricevuto il dono, diede la moneta a un mercante in cambio di una fetta di pane, non avendo nessun riguardo al valore della stessa.

Leggenda vuole che Serapione si fosse venduto come schiavo per ben tre volte: una volta per riscattare un giovane fatto prigioniero, un'altra per aiutare una vedova che soffriva la fame e la restante per convertire al cristianesimo un attore greco. In quest'ultimo caso ebbe un così grande successo che l'attore decise di farsi battezzare insieme a tutta la famiglia, donò la libertà al Santo e lo implorò di rimanere nella sua casa in qualità di guida spirituale, offrendogli anche uno stipendio senza tuttavia riuscire ad impedire che questi se ne andasse.

Serapione si preoccupava talmente delle necessità altrui che, quando un altro monaco che possedeva molti libri gli chiese una parola di saggezza, rispose: “Cosa devo dirti? Hai preso la sussistenza di vedove e orfani per metterla sui tuoi scaffali”.

Serapione capiva però che i beni materiali potevano essere usati anche per fare il bene. Una volta andò in un bordello e chiese una prostituta per la serata. Spiegandole che doveva finire di pregare prima di poter stare con lei, Serapione iniziò a pregare ad alta voce con il suo breviario, implorando il Signore di convertire quella donna. Mentre pregava, lo Spirito iniziò a muoversi nel cuore di lei. Alla fine della preghiera si era completamente convertita e alla fine divenne una donna di profonda preghiera e virtù (2).


(1) Lucio Coco e Alex Sivag, Le sante stolte della Chiesa russa, Roma, Città nuova editrice, 2006
(2) Dal sito www.aleteia.org




Preghiera per il popolo

Noi confessiamo te, o Dio che ami gli uomini,
e ti presentiamo la nostra debolezza,
pregandoti di esser tu la nostra forza.
Perdonando i peccati passati,
rimettici le colpe di un tempo,
fa’ di noi degli uomini nuovi.

Rendici tuoi servi, puri e senza macchia.
Ci consacriamo a te: ricevici, o Dio di verità,
ricevi il tuo popolo e cancella ogni sua colpa;
fallo vivere nella rettitudine e nell’innocenza.
Tutti siano in grado di essere annoverati tra gli angeli,
e tutti siano eletti e santi.

Ti preghiamo per quelli che hanno la fede
e hanno riconosciuto il Signore Gesù Cristo;
che essi siano confermati nella fede,
nella conoscenza e nella dottrina.

Ti preghiamo per questo popolo; verso tutti sii clemente,
manifestati e mostra la tua luce;
tutti riconoscano te, Padre increato,
e il tuo Figlio unico, Gesù Cristo.

Ti preghiamo per tutte le autorità; 
il loro governo sia pacifico
per la tranquillità della Chiesa cattolica.

Ti preghiamo, Dio delle misericordie,
per i liberi e per gli schiavi,
per gli uomini e per le donne,
i vecchi ed i fanciulli, 
i poveri ed i ricchi;
mostra a tutti la tua benevolenza, 
su tutti stendi la tua bontà;
di tutti abbi pietà e dirigi la loro strada verso di te.

Ti preghiamo per quelli che soffrono,
per i prigionieri e i bisognosi; fortificali tutti;
liberali dalle catene, dalla miseria; confortali tutti,
Tu che sei il sollievo e la consolazione.

Ti preghiamo per gli ammalati; concedi loro la salute,
la guarigione dai loro mali; concedi
loro una salute perfetta del corpo e dell’anima.

Tu sei il Salvatore ed il Benefattore;
Tu sei il Signore e il Re di tutti.
Ti abbiamo rivolto la nostra preghiera per tutti,
per mezzo del tuo Unico, Gesù Cristo;
per lui ti siano rese gloria e potenza nello Spirito Santo,
ora ed in tutti i secoli dei secoli.
Amen.

Eucologio, 5

Serapione di Thmuis (+ 362), vescovo, santo

giovedì 30 gennaio 2025

Benedizione nuziale

I

Fratelli e sorelle, invochiamo con fiducia il Signore, per ché effonda la sua grazia e la sua benedizione su questi sposi che celebrano in Cristo il loro Matrimonio: egli che li ha uniti nel patto santo [per la comunione al corpo e al sangue di Cristo] li confermi nel reciproco amore.

O Dio, con la tua onnipotenza
hai creato dal nulla tutte le cose
e nell’ordine primordiale dell’universo
hai formato l’uomo e la donna a tua immagine,
donandoli l’uno all’altro come sostegno inseparabile,
perché siano non più due,
ma una sola carne;
così hai insegnato che non è mai lecito separare
ciò che tu hai costituito in unità.

O Dio, in un mistero così grande 
hai consacrato l’unione degli sposi
e hai reso il patto coniugale 
sacramento di Cristo e della Chiesa.
 
O Dio, in te, la donna e l’uomo si uniscono,
e la prima comunità umana, la famiglia,
riceve in dono quella benedizione
che nulla poté cancellare,
né il peccato originale
né le acque del diluvio.
 
Guarda ora con bontà questi tuoi figli
che, uniti nel vincolo del Matrimonio,
chiedono l’aiuto della tua benedizione:
effondi su di loro la grazia dello Spirito Santo
perché, con la forza del tuo amore diffuso nei loro cuori,
rimangano fedeli al patto coniugale.
 
In questa tua figlia N.
dimori il dono dell’amore e della pace
e sappia imitare le donne sante lodate dalla Scrittura.
 
N., suo sposo,
viva con lei in piena comunione,
la riconosca partecipe dello stesso dono di grazia,
la onori come uguale nella dignità,
la ami sempre con quell’amore
con il quale Cristo ha amato la sua Chiesa. 

Ti preghiamo, Signore,
affinché questi tuoi figli rimangano uniti nella fede
 e nell’obbedienza ai tuoi comandamenti;
fedeli a un solo amore,
siano esemplari per integrità di vita;
sostenuti dalla forza del Vangelo,
diano a tutti buona testimonianza di Cristo.

[Sia feconda la loro unione,
diventino genitori saggi e forti 
e insieme possano vedere i figli dei loro figli].

E dopo una vita lunga e serena
giungano alla beatitudine eterna del regno dei cieli.
Per Cristo nostro Signore. Amen.


II 

Preghiamo il Signore per questi sposi, che all’inizio della vita matrimoniale si accostano all’altare perché [con la comunione al corpo e sangue di Cristo] siano confermati nel reciproco amore.
 
Padre santo, tu hai fatto l’uomo a tua immagine:
maschio e femmina li hai creati,
perché l’uomo e la donna,
uniti nel corpo e nello spirito,
fossero collaboratori della tua creazione.

O Dio, per rivelare il disegno del tuo amore hai voluto adombrare 
nella comunione di vita degli sposi
quel patto di alleanza che hai stabilito con il tuo popolo,
perché, nell’unione coniugale dei tuoi fedeli,
realizzata pienamente nel sacramento,
si manifesti il mistero nuziale di Cristo e della Chiesa.
 
O Dio, stendi la tua mano su N. e N.
ed effondi nei loro cuori la forza dello Spirito Santo.
Fa’, o Signore, che, nell’unione da te consacrata,
condividano i doni del tuo amore
e, diventando l’uno per l’altro segno della tua presenza,
siano un cuore solo e un’anima sola.

Dona loro, Signore,
di sostenere anche con le opere la casa che oggi edificano.
[Alla scuola del Vangelo preparino i loro figli a diventare membri della tua Chiesa].
 
Dona a questa sposa N. benedizione su benedizione:
perché, come moglie [e madre],
diffonda la gioia nella casa
e la illumini con generosità e dolcezza.
 
Guarda con paterna bontà N., suo sposo:
perché, forte della tua benedizione,
adempia con fedeltà la sua missione di marito [e di padre].
 
Padre santo, concedi a questi tuoi figli
che, uniti davanti a te come sposi, 
comunicano alla tua mensa, 
di partecipare insieme con gioia al banchetto del cielo.
Per Cristo nostro Signore. Amen.


III

Padre santo, creatore dell’universo,
che hai formato l’uomo e la donna a tua immagine
e hai voluto benedire la loro unione,
ti preghiamo umilmente per questi tuoi figli,
che oggi si uniscono con il sacramento nuziale.

Ti lodiamo, Signore, e ti benediciamo. 
Eterno è il tuo amore per noi

Scenda, o Signore, su questi sposi N. e N.
la ricchezza delle tue benedizioni,
e la forza del tuo Santo Spirito 
infiammi dall’alto i loro cuori,
perché nel dono reciproco dell’amore
allietino di figli la loro famiglia e la comunità ecclesiale.

Ti lodino, Signore, nella gioia,
ti cerchino nella sofferenza;
godano del tuo sostegno nella fatica
e del tuo conforto nella necessità;
ti preghino nella santa assemblea,
siano tuoi testimoni nel mondo.
 
Vivano a lungo nella prosperità e nella pace
e, con tutti gli amici che ora li circondano,
giungano alla felicità del tuo regno.
Per Cristo nostro Signore. Amen.


 IV

O Dio, Padre di ogni bontà,
nel tuo disegno d’amore hai creato l’uomo e la donna
perché, nella reciproca dedizione,
con tenerezza e fecondità vivessero lieti nella comunione.

Ti lodiamo, Signore, e ti benediciamo. 
Eterno è il tuo amore per noi.

Quando venne la pienezza dei tempi
hai mandato il tuo Figlio, nato da donna.

A Nazareth, 
gustando le gioie
e condividendo le fatiche di ogni famiglia umana,
è cresciuto in sapienza e grazia.
 
A Cana di Galilea,
cambiando l’acqua in vino,
è divenuto presenza di gioia nella vita degli sposi.
 
Nella croce, 
si è abbassato fin nell’estrema povertà 
dell’umana condizione,
e tu, o Padre, hai rivelato un amore 
sconosciuto ai nostri occhi,
un amore disposto a donarsi senza chiedere nulla in cambio.

Con l’effusione dello Spirito del Risorto
hai concesso alla Chiesa
di accogliere nel tempo la tua grazia
e di santificare i giorni di ogni uomo.

Ora, Padre, guarda N. e N.,
che si affidano a te:
trasfigura quest’opera che hai iniziato in loro
e rendila segno della tua carità.
 
Scenda la tua benedizione su questi sposi,
perché, segnati col fuoco dello Spirito,
diventino Vangelo vivo tra gli uomini.
[Siano guide sagge e forti dei figli
che allieteranno la loro famiglia e la comunità.]

Siano lieti nella speranza,
forti nella tribolazione,
perseveranti nella preghiera,
solleciti per le necessità dei fratelli,
premurosi nell’ospitalità.
Non rendano a nessuno male per male,
benedicano e non maledicano,
vivano a lungo e in pace con tutti.

Il loro amore, Padre,
sia seme del tuo regno.
Custodiscano nel cuore una profonda nostalgia di te
fino al giorno in cui potranno,
con i loro cari, lodare in eterno il tuo nome.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

Rituale romano, Rito del Matrimonio

martedì 28 gennaio 2025

Alla Vergine addolorata

Vergine addolorata, 
quale lingua può dire e quale intelletto giunge 
a comprendere l'immensità del tuo dolore?

Tu presente e partecipante alla passione del tuo Gesù, 
vedesti con i tuoi occhi quella carne benedetta e santissima, 
che tu verginalmente concepisti, che teneramente allattasti, 
che tanto dolcemente reclinasti nel tuo grembo e baciasti con amore, 
la vedesti, divelta dai colpi della flagellazione, 
perforata dalle punte delle spine, 
percossa con la canna, presa a schiaffi e a pugni.

La vedesti trapassata da chiodi, 
confitta sulla croce e quindi pendente sempre più dilaniata.
La vedesti esposta ad ogni beffa e, infine, abbeverata di fiele e aceto.

E vedesti anche l'anima del tuo Gesù! 
Con gli occhi della mente tu vedesti quella anima divinissima 
ricolma del fiele di ogni amarezza, ora scossa da spirituali fremiti, 
ora afflitta dallo spavento, ora agonizzante, ora conturbata, 
ora mestissima per la tristezza, in parte il senso vivissimo della sofferenza corporea, 
in parte per lo zelo fervente di riparare l'onore diviso leso dal peccato, 
in parte per la compassione verso di te, Madre dolcissima.

Guardando pietosamente a te, che stavi presso la croce, 
egli ti rivolse il dolce commiato: «Donna, ecco tuo figlio».

E così consolava l'anima tua angustiata, 
conoscendo che tu eri trafitta dalla spada della compassione, 
più fortemente che se fossi stata ferita nel tuo proprio corpo.

Maria, madre misericordiosissima, 
volgi lo sguardo alla veste sacratissima del tuo diletto Figlio, 
intessuta con arte dallo Spirito Santo nelle tue sacratissime membra, 
e implora per noi che ricorriamo a te il perdono, 
affinché siamo trovati degni di sfuggire l'eterna condanna.

Bonaventura da Bagnoregio (1221 – 1274), cardinale francescano, filosofo e teologo italiano, santo