mercoledì 20 novembre 2024

Questo è il sangue dei tuoi sudditi


Grazie ai mercanti napoletani la fama di santità di Francesco da Paola (1416 - 1507) raggiunse anche la Francia. Il re Luigi XI, gravemente ammalato, inviò in Calabria dei delegati con ricchi doni per convincere il Santo a recarsi in Francia e guarirlo. Inizialmente il santo rifiutò, ma un ordine del Papa Sisto IV lo costrinse a partire. Durante il viaggio, fu ospitato a Napoli, dove, accolto trionfalmente dal re Ferrante, gli fu offerto un vassoio di monete d’oro per la costruzione di un convento. Francesco rifiutò e prendendo in mano una delle monete la spezzò facendone uscire del sangue: «Questo è il sangue dei tuoi sudditi che tu opprimi e che grida vendetta al cospetto di Dio», esclamò il Santo.

domenica 17 novembre 2024

Senza umiltà non si può essere santi


L'umiltà è essenziale per la santità. Per convincersi della santità di qualcuno potrebbe esser sufficiente cogliere i tratti caritatevoli e apparentemente benevoli di atteggiamenti, parole e gesti anche quando insieme rivelano arroganza e superbia? Certamente no. In un episodio della sua vita, San Filippo Neri dimostra che la miglior prova della santità è l’umiltà...


In un convento di Roma viveva una monaca che godeva fama di grande santità. Correva voce fra il popolo che la religiosa, arricchita di doni celesti, conoscesse il futuro ed operasse prodigi meravigliosi.

Quando il Papa venne a conoscenza di questo, mandò Padre Filippo in quel convento, perché vedesse che cosa vi fosse di vero sulle virtù taumaturgiche della religiosa.

In quei giorni era piovuto molto e le strade erano tutte fangose, sicché Filippo arrivò al monastero con le scarpe tutte insudiciate di fango. Ivi chiese subito di parlare con la monaca creduta santa, la quale, appena scesa in parlatorio, con un profondo inchino, disse: “In che posso servirla?”.

Il Santo, che stava comodamente sdraiato sulla poltrona, senza neppure rispondere al saluto, le porse il suo piede dicendo: “Prima di tutto, reverenda madre, la pregherei di togliermi queste scarpe infangate e poi di pulirmele per bene”.

La monachella si tirò indietro inorridita e, con parole molto risentite, fece le sue rimostranze contro un modo di procedere così villano, dicendo: “Mi meraviglio come voi vi permettete di farmi simili proposte”; Filippo tacque e alzatosi tranquillamente uscì dal convento per ritornare a casa.

Presentatosi il giorno dopo dal Papa, per riferire sul risultato della sua missione, disse: “Beatissimo Padre, quella monaca certamente non è una santa e non fa miracoli, perché le manca la virtù fondamentale”.

San Filippo Neri,  Roma, Ed. Il Villaggio del fanciullo, 1986, pp. 106-107

Oreste Cerri (1909 - 1996), presbitero e scrittore italiano

sabato 16 novembre 2024

Chi è il Santo?

Santo sei tu quando aiuti un amico in difficoltà.

Santo sei tu quando sei felice se un amico è felice.

Santo sei tu quando sei fedele ai tuoi impegni.

Santo sei tu quando sai gioire per le cose belle che la vita di dona.

Santo sei tu quando rispondi con l'amore all'amore dei tuoi genitori, che ti amano più della loro stessa vita.

Santo sei tu quando sai essere te stesso e sai tirar fuori il meglio di te.

Santo sei tu quando non ti arrendi, anche se la vita non è sempre facile.

Santo sei tu quando sbagli, perché gli errori ci insegnano a non ripeterli e a diventare persone migliori.

Santo sei tu quando guardi al futuro con fiducia, perché la vita è bella e vale la pena di essere vissuta!

I santi "che stanno sul calendario" e che ricordiamo il 1° Novembre sono state persone come noi, con gli stessi pregi e gli stessi difetti, ma hanno scelto di vivere secondo il Vangelo, Cercando di realizzare nella propria vita la volontà del Padre, prendendo Gesù come modello e lasciandosi guidare dallo Spirito.

venerdì 15 novembre 2024

Le tre venute del Signore

Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca infatti tra le altre due che sono manifeste. Nella prima il Verbo fu visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini, quando, come egli stesso afferma, lo videro e lo odiarono. Nell'ultima venuta "ogni uomo vedrà la salvezza di Dio" (Lc 3, 6) e vedranno colui che trafissero (cfr. Gv 19, 37). Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi, e le loro anime ne sono salvate. Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nell'ultima verrà nella maestà della gloria. Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all'ultima: nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell'ultima si manifesterà come nostra vita, in questa è nostro riposo e nostra consolazione. Ma perché ad alcuno non sembrino per caso cose inventate quelle che stiamo dicendo di questa venuta intermedia, ascoltate lui: Se uno mi ama, dice conserverà la mia parola: e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui (cfr. Gv 14,23). Ma che cosa significa: Se uno mi ama, conserverà la mia parola? Ho letto infatti altrove: Chi teme Dio, opererà il bene (cfr. Sir 15, 1), ma di chi ama è detto qualcosa di più: che conserverà la parola di Dio. Dove si deve conservare? Senza dubbio nel cuore, come dice il Profeta: "Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato" (Salmo 118, 11). Poiché sono beati coloro che custodiscono la parola di Dio, tu custodiscila in modo che scenda nel profondo della tua anima e si trasfonda nei tuoi affetti e nei tuoi costumi. Nutriti di questo bene e ne trarrà delizia e forza la tua anima. Non dimenticare di cibarti del tuo pane, perché il tuo cuore non diventi arido e la tua anima sia ben nutrita del cibo sostanzioso. Se conserverai così la parola di Dio, non c'è dubbio che tu pure sarai conservato da essa. Verrà a te il Figlio con il Padre, verrà il grande Profeta che rinnoverà Gerusalemme e farà nuove tutte le cose. Questa sua venuta intermedia farà in modo che "come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste" (1 Cor 15, 49). Come il vecchio Adamo si diffuse per tutto l'uomo occupandolo interamente, così ora lo occupi interamente Cristo, che tutto l'ha creato, tutto l'ha redento e tutto lo glorificherà.

Discorso 5 sull'Avvento, 1-3; Opera omnia, Edit. cisterc. 4 [1966], 188-190

Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153), monaco cristiano, abate e teologo francese dell'ordine cistercense, santo

Se farai ciò che piace a Dio

È una pazzia estrema, per un solo giorno fortunato, aspettarsi che tutto l'anno sia tale; anzi, non solo è una pazzia, ma è frutto di un influsso diabolico decidere di attribuire ciò che avviene nella nostra vita non alla nostra diligenza e buona volontà, ma al corso di particolari giorni. Tutto l'anno sarà per te fausto, non se a capodanno ti ubriacherai, ma se a capodanno e in ciascun altro giorno farai ciò che piace a Dio.

Predica di Capodanno, 2, in AA. VV., La teologia dei Padri, a cura di Gaspare Mura, vol. III, Città Nuova, Roma 1976, p. 116

Giovanni Crisostomo, Vescovo, Santo (ca. 350-407)


mercoledì 13 novembre 2024

Amo perché amo, amo per amare

L'amore è sufficiente per se stesso, piace per se stesso e in ragione di sé. É se stesso merito e premio. L'amore non cerca ragioni, non cerca vantaggi all'infuori di Sé. Il suo vantaggio sta nell'esistere. Amo perché amo, amo per amare. Grande cosa è l'amore se si rifà al suo principio, se ricondotto alla sua origine, se riportato alla sua sorgente. Di là sempre prende alimento per continuare a scorrere. L'amore è il solo tra tutti i moti dell'anima, tra i sentimenti e gli affetti, con cui la creatura possa corrispondere al Creatore, anche se non alla pari; l'unico con il quale possa contraccambiare il prossimo e, in questo caso, certo alla pari. Quando Dio ama, altro non desidera che essere amato. Non per altro ama, se non per essere amato, sapendo che coloro che l'ameranno si beeranno di questo stesso amore. L'amore dello Sposo, anzi lo Sposo-amore cerca soltanto il ricambio dell'amore e la fedeltà. Sia perciò lecito all'amata di riamare. Perché la sposa, e la sposa dell'Amore non dovrebbe amare? Perché non dovrebbe essere amato l'Amore?

Giustamente, rinunziando a tutti gli altri suoi affetti, attende tutta e solo all'Amore, ella che nel ricambiare l'amore mira a uguagliarlo. Si obietterà, però, che, anche se la sposa si sarà tutta trasformata nell'Amore, non potrà mai raggiungere il livello della fonte perenne dell'amore. É certo che non potranno mai essere equiparati l'amante e l'Amore, l'anima e il Verbo, la sposa e lo Sposo, il Creatore e la creatura. La sorgente, infatti, dà sempre molto più di quanto basti all'assetato.

Ma che importa tutto questo? Cesserà forse e svanirà del tutto il desiderio della sposa che attende il momento delle nozze, cesserà la brama di chi sospira, l'ardore di chi ama, la fiducia di chi pregusta, perché non è capace di correre alla pari con un gigante, gareggiare in dolcezza col miele, in mitezza con l'agnello, in candore con il giglio, in splendore con il sole, in carità con colui che è l'Amore? No certo. Sebbene infatti la creatura ami meno, perché è inferiore, se tuttavia ama con tutta se stessa, non le resta nulla da aggiungere. Nulla manca dove c'è tutto. Perciò per lei amare così è aver celebrato le nozze, poiché non può amare così ed essere poco amata. Il matrimonio completo e perfetto sta nel consenso dei due, a meno che uno dubiti che l'anima sia amata dal Verbo, e prima e di più.

Discorsi sul Cantico dei Cantici, 83, 4-6; Opera omnia, ed. Cisterc. 2 [1958] 300-302

Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153), monaco cristiano, abate e teologo francese dell'ordine cistercense, santo

Il vero sapere

Non dimostro di sapere tante cose se non si sa il modo di saperle.

Vi sono, infatti, coloro che vogliono sapere soltanto per sapere: è curiosità.

Vi sono coloro che vogliono sapere per essere considerati sapienti: è vanità.

Vi sono coloro che vogliono sapere per vendere la loro scienza: è un turpe guadagno.

Vi sono coloro che vogliono sapere per edificare se stessi: è prudenza.

Vi sono, infine, coloro che vogliono sapere per edificare gli altri: è carità.

Sermoni sul Cantico dei Cantici, XXXVI, 3

É grande chi, colpito dalla sventura, non perde neanche un po' la sapienza; non meno grande è chi, baciato dalla fortuna, non se ne lascia illudere. Ma è più facile trovare chi ha saputo conservare la sapienza nella sfortuna, che chi non la perse nella buona sorte. Ritengo più meritevole di lode e più grande colui che nella prosperità non s'è lasciato andare nemmeno ad una risata eccessiva, ad un linguaggio altezzoso e a una cura esagerata per l'abbigliamento e per il corpo.

La considerazione, II,XII,21

Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153), monaco cristiano, abate e teologo francese dell'ordine cistercense, santo