mercoledì 29 marzo 2017

Che vale la vita se non per essere data?

Forse che il fine della vita è vivere?
Forse che i figli di Dio resteranno con piedi fermi su questa miserabile terra?
Non vivere ma morire e dare in letizia quel che abbiamo.
Qui sta la gioia, la libertà, la grazia, la giovinezza eterna!
Che vale la vita se non per essere data? E perché tormentarsi quando è così semplice obbedire?
L’annuncio a Maria (1912)
Paul Claudel (1868 – 1955), poeta, drammaturgo e diplomatico francese

sabato 25 marzo 2017

Preghiera a colei che intercede


Ma viene un giorno, viene un’ora.
Viene un momento (…) in cui bisogna fare decisamente
quel che è necessario fare.

Allora bisogna prendere il coraggio a due mani
e rivolgersi direttamente a colei che è al di sopra di tutto.
Essere coraggiosi. Per una volta.

Rivolgersi coraggiosamente a colei che è infinitamente bella.
Perché è infinitamente buona.

A colei che intercede.
La sola che possa parlare con l’autorità di una madre.
Rivolgersi coraggiosamente a colei che è infinitamente pura.
Perché lei è anche infinitamente dolce.

Perché è infinitamente dolce.
colei che è infinitamente nobile,
perché è anche infinitamente cortese.
Infinitamente accogliente.
(…)
A colei che è infinitamente ricca
Perché lei è anche infinitamente povera.
A  colei che è infinitamente alta.
Perché lei è anche infinitamente condiscendente.

A colei che è infinitamente grande.
Perché è anche infinitamente piccola.
Infinitamente umile.
Una giovane madre.

A colei che è infinitamente giovane.
Perché è anche infinitamente madre.
A colei che è infinitamente ritta.
Perché è anche infinitamente protesa.
A colei che è infinitamente gioiosa.
Perché è anche infinitamente dolorosa.
Settanta e sette volte settanta dolorosa.

A colei che è infinitamente commovente.
Perché è anche infinitamente commossa.
A colei che è tutta grandezza e fede perché è anche carità.
A colei che è tutta fede e carità perché è anche speranza.

Il portico del mistero della seconda virtù
Charles Peguy (1873 - 1914), scrittore e poeta francese


mercoledì 22 marzo 2017

Non esisto più e non ho più nulla da dare



L'anziano sciamano racconta una favola ai giovani:
«Un uomo stava seduto da solo immerso nel profondo della tristezza
e tutti gli animali si sedettero vicino a lui
e dissero: "Non ci piace vederti così triste:
chiedici tutto ciò che desideri e lo avrai".
L'uomo disse: "Voglio avere una buona vista".
L 'avvoltoio rispose: "Puoi avere la mia".
L'uomo disse: "Vorrei essere forte".
Il giaguaro disse: "Sarai forte come me".
Poi l'uomo disse: "Vorrei sapere i segreti della terra".
Il serpente rispose: "Te li mostrerò".
E così fece con tutti gli animali e, quando l'uomo ebbe tutti i doni che gli animali gli potevano dare, andò via.
Allora il gufo disse agli animali: "Ora l'uomo sa molte cose ed è capace di farne molte. All'improvviso sono spaventato".
Il cervo disse: "Ora l'uomo ha tutto ciò di cui ha bisogno. Ora la tristezza cesserà".
Il gufo rispose: "No, ho visto un buco nell'uomo, profondo come una fame che non potrà mai saziare. Questo è ciò che lo rende triste e lo spinge a desiderare. Lui continuerà a prendere e prendere, finchè un giorno la Terra dirà: "Non esisto più e non ho più nulla da dare"».

Dal film "Apocalypto" (2006) di Mel Gibson

domenica 12 marzo 2017

La fine della vita e l'inizio della sopravvivenza



Lettera del capo indiano Seathl al presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce

Nel 1854 il "Grande capo di Washington", il presidente degli Stati Uniti, si offrì di acquistare una parte del territorio indiano della tribù Duwamish, nell’odierno stato di Washington, e promise di istituirvi una "riserva" per il popolo indiano. 

La risposta del Capo Seathl è considerata la più bella è profonda dichiarazione mai fatta sulla tutela dell'ambiente.

Il Grande capo di Washington, ci informa che desidera comprare la nostra terra. Il Grande Capo ci ha anche assicurato circa la sua amica e benevolenza nei nostri confronti. Questo è gentile da parte sua, perché noi sappiamo che non necessita della nostra amicizia. Però rifletteremo sulla tua offerta, perché sappiamo che se non lo facciamo, l’uomo bianco verrà con le armi e si prenderà la nostra terra. Il Grande Capo in Washington, può confidare in quello che il Capo Seathl dice, con la stessa certezza con la quale i nostri fratelli bianchi, possono confidare nell'alternanza delle stagioni durante gli anni. La mia parola è come le stelle, esse non impallidiscono.

Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L'idea ci sembra strana. Se noi non possediamo la freschezza dell'aria, lo scintillio dell'acqua sotto il sole come è che voi potete acquistarli? Ogni parco di questa terra è sacro per il mio popolo. Ogni lucente ago di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma dei boschi ombrosi, ogni radura ogni ronzio di insetti è sacro nel ricordo e nell'esperienza del mio popolo. La linfa che cola negli alberi porta con sè il ricordo dell'uomo rosso. Noi siamo una parte della terra, e la terra fa parte di noi. I fiori profumati sono i nostri fratelli, il cavallo, la grande aquila sono i nostri fratelli, la cresta rocciosa, il verde dei prati, il calore dei pony e l'uomo appartengono tutti alla stessa famiglia. Quest'acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è solamente acqua, per noi è qualcosa di immensamente significativo: è il sangue dei nostri padri. 
I fiumi sono nostri fratelli, ci dissetano quando abbiamo sete. I fiumi sostengono le nostre canoe, sfamano i nostri figli. Se vi vendiamo le nostre terre, voi dovrete ricordarvi, e insegnarlo ai vostri figli, che i fiumi sono i nostri e i vostri fratelli e dovrete dimostrare per fiumi lo stesso affetto che dimostrerete ad un fratello. Sappiamo che l'uomo bianco non comprende i nostri costumi. Per lui una parte di terra è uguale all'altra, perchè è come uno straniero che arriva di notte e alloggia nel posto che più gli conviene. La terra non è suo fratello, anzi è suo nemico e quando l'ha conquistata va oltre, più lontano. 
Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come se fossero semplicemente delle cose da acquistare, prendere e vendere come si fa con i montoni o con le pietre preziose. Il suo appetito divorerà tutta la terra e a lui non resterà che il deserto. 
Non esiste un posto accessibile nelle città dell'uomo bianco. Non esiste un posto per vedere le foglie e i fiori sbocciare in primavera, o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse è perchè io sono un selvaggio e non posso capire. Il baccano sembra insultare le orecchie. E quale interesse può avere l'uomo a vivere senza ascoltare il rumore delle capre che succhiano l'erba o il chiacchierio delle rane, la notte, attorno ad uno stagno? 
Io sono un uomo rosso e non capisco. L'indiano preferisce il dolce suono del vento che slanciandosi come una freccia accarezza la faccia dello stagno, e preferisce l'odore del vento bagnato dalla pioggia mattutina, o profumato dal pino pieno di pigne. L'aria è preziosa per l'uomo rosso, giacchè tutte le cose respirano con la stessa aria: le bestie, gli alberi, gli uomini tutti respirano la stesa aria. L'uomo bianco non sembra far caso all'aria che respira. Come un uomo che impiega parecchi giorni a morire resta insensibile alle punture. Ma se noi vendiamo le nostre terre, voi dovrete ricordare che l'aria per noi è preziosa, che l'aria divide il suo spirito con tutti quelli che fa vivere. 
Il vento che ha dato il primo alito al Nostro Grande Padre è lo stesso che ha raccolto il suo ultimo respiro. E se noi vi vendiamo le nostre terre voi dovrete guardarle in modo diverso, tenerle per sacre e considerarle un posto in cui anche l'uomo bianco possa andare a gustare il vento reso dolce dai fiori del prato. Considereremo l'offerta di acquistare le nostre terre. 
Ma se decidiamo di accettare la proposta io porrò una condizione: l'uomo bianco dovrà rispettare le bestie che vivono su questa terra come se fossero suoi fratelli. Che cos'è l'uomo senza le bestie? 
Se tutte le bestie sparissero, l'uomo morirebbe di una grande solitudine nello spirito. Poichè ciò che accade alle bestie prima o poi accade anche all'uomo. Tutte le cose sono legate tra loro. Dovrete insegnare ai vostri figli che il suolo che essi calpestano è fatto dalle ceneri dei nostri padri. Affinchè i vostri figli rispettino questa terra, dite loro che essa è arricchita dalle vite della nostra gente. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri: la terra è la madre di tutti 
noi. Tutto ciò che di buono arriva dalla terra arriva anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi. Noi almeno sappiamo questo: la terra non appartiene all'uomo, bensì è l'uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo. Tutte le cose sono legate fra loro come il sangue che unisce i membri della stessa famiglia. Tutte le cose sono legate fra loro. Tutto ciò che si fa per la terra lo si fa per i suoi figli. Non è l'uomo che ha tessuto le trame della vita: egli ne è soltanto un filo. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a se stesso. C'è una cosa che noi sappiamo e che forse l'uomo bianco scoprirà presto: il nostro Dio è lo stesso vostro Dio. Voi forse pensate che adesso lo possedete come volete possedere le nostre terre ma non lo potete. Egli è il Dio dell'uomo e la sua pietà è uguale per tutti: tanto per l'uomo bianco quanto per l'uomo rosso. Questa terra per lui è preziosa. Dov'è finito il bosco? È scomparso. Dov'è finita l'aquila? È scomparsa. È la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza.

Forse capiremmo, se conoscessimo con che sogna l’uomo bianco, se sapessimo quali speranze trasmette ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali prospettive di futuro offre alla sua mente perché possa formare i desideri per il giorno di domani. Ma noi siamo selvaggi. I sogni dell’uomo bianco sono occulti per noi. E siccome sono occulti, dobbiamo scegliere il nostro camino.
Se acconsentissimo, sarebbe per garantire le riserve che ci prometteste. Là, forse, potremmo vivere i nostri ultimi giorni come noi desideriamo.
Dopo che l’ultimo pellerossa sia partito ed il suo ed il suo ricordo non sia più che l’ombra di una nuvola che passa sulle praterie, l’anima del mio popolo continuerà a vivere in queste foreste e spiagge perché noi le amiamo come un neonato ama il battito del cuore della sua mamma. Se ti venderemo la nostra terra, amala come noi la amavamo. Proteggila come noi la proteggiamo. Non ti scordare mai come era la terra quando ne prendesti possesso. E con tutta la tua fora ed il tuo potere, e tutto il tuo cuore, conservala per i tuoi figli. Una cosa sappiamo: il nostro Dio è lo stesso Dio: questa terra è amata da Lui. Neanche l’uomo bianco può evitare il nostro comune destino. 


mercoledì 8 marzo 2017

Essere Chiesa aperta sul mondo

Come Gesù discese dal cielo “per noi uomini e per la nostra salvezza”, così la Chiesa è stata stabilita per il mondo. Con la Chiesa tutti noi siamo un popolo sacerdotale, sacerdoti per il mondo... Siamo protesi verso il mondo in forza dei nostro battesimo.
Ma che cos'è questo mondo per noi, questo mondo che dobbiamo amare?
Il mondo è l'umanità che ci passa accanto, è il mondo della violenza, il mondo delle periferie, il mondo della droga, il mondo della cattiveria, il mondo dei sopruso, il mondo dello squallore, il mondo delle nostre strade invase dalla prostituzione e dalla delinquenza. il mondo dei lontani, di quelli che non hanno mai sentito parlare di Dio…; il mondo di coloro che non credono in Gesù Cristo, dei marocchini che vengono in mezzo a noi, dei terzomondiali, dei maomettani che invadono le nostre città, degli albanesi, di coloro che non son stati abituati a far riferimento all'Assoluto.
Questo è il mondo.
Il mondo che vediamo negli aeroporti, che ci troviamo accanto in aereo o in nave, sugli autobus, in una grande piazza, il mondo con il quale non ci intendiamo perchè parla un linguaggio completamente diverso dal nostro (non soltanto su un piano idiomatico), che ha strutture mentali completamente diverse.
Questo è il mondo.
Per questo mondo Dio ha trepidato e inviato in terra suo Figlio. Gesù la Chiesa l'ha stabilita per questo mondo. Siamo sacerdoti per il mondo in forza dei nostro battesimo, insieme, tutti, popolo di Dio. Una Chiesa che si allarga, che apre i cancelli e si spalanca sul mondo intero, che supera le sue barriere.
Una Chiesa che sa di dover essere il sale, di dover entrare e lasciarsi assorbire per dare sapore alla Storia e alla geografia del mondo.
Cirenei della gioia
Don Tonino Bello, vescovo italiano (1935 - 1993)

mercoledì 1 marzo 2017

Mia dilettissima compagna...


Lettera di Tertulliano a sua moglie

Mia dilettissima compagna...
condividiamo la stessa speranza,
lo stesso ideale, lo stesso modo di vivere,
lo stesso atteggiamento di servizio.
Ambedue fratelli e servi dello stesso Signore,
senza divisione nella carne e nello spirito,
insieme preghiamo, insieme ci inginocchiamo
e insieme facciamo digiuno. Istruiamoci l'un l'altro,
l'un l'altro esortiamoci, sosteniamoci a vicenda.
Insieme stiamo nella santa assemblea,
insieme alla mensa del Signore,
insieme nella prova,
nella persecuzione, nella gioia.
Nulla nascondiamo l'un l'altro,
non ci evitiamo l'un l'altro,
l'un l'altro non siamo di peso.
Volentieri facciamo visita agli ammalati,
volentieri assistiamo i bisognosi,
senza malavoglia facciamo elemosina
senza fretta partecipiamo al sacrificio,
senza sosta assolviamo ogni giorno i nostri impegni.
Ignoriamo i segni di croce furtivi,
rendiamo grazie senza reticenze,
benediciamo senza vergogna nella voce.
Salmi e inni recitiamo a voci alternate
Ed insieme gareggiamo
Nel cantare le lodi al nostro Dio.
Vedendo e sentendo questo,
Cristo gioisce e ci manda la sua pace.
Là dove sono i due sposi, ivi è anche Cristo.


Come sarò capace di esporre la felicità di quel matrimonio che la Chiesa unisce, l’offerta eucaristica conferma, la benedizione suggella, gli angeli annunciano e il Padre celeste ratifica? Quale giogo quello di due fedeli uniti in un’unica speranza, in un unico desiderio, in un’unica regola di vita, in un unico servizio! Entrambi sono figli dello stesso Padre, servi dello stesso Signore; non vi è nessuna divisione quanto allo spirito e quanto alla carne. Anzi, sono veramente due in una sola carne e dove la carne è unica, unico è lo spirito. Vedendo e sentendo questo, Cristo gioisce e ai due sposi manda la sua pace. Là dove sono i due ivi è anche Cristo.

Alla moglie / Ad uxorem, 2, 8 - 9

Tertulliano (155 ca. – 230 ca.), sacerdote e apologeta latino