«É giunta l’ora», dice l’evangelista Giovanni. Poche ore dopo Gesù sarà arrestato, poi giudicato e condannato. Un discepolo l'ha già tradito; gli altri stanno per abbandonarlo. Per raggiungere il loro spirito, ha appena lavato loro i piedi e in questo estremo gesto palesa a un tempo ciò che ha inteso fare e ciò che essi dovranno ripetere (cf Gv 13, 12 -15). Presi dallo smarrimento, dalla tristezza, ma rassegnati all’inevitabile separazione, i commensali dell'ultima cena chiedono: «Signore, dove vai?» (Gv 13, 36). «Non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?» (Gv 14, 5), si preoccupa Tommaso. È allora che Gesù pronuncia una delle parole più forti e sorprendenti: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6).
É una parola che colpisce, scandalizza persino l’intelligenza: un singolo uomo rivendica per se stesso ciò a cui aspira ognuno di noi, ciò verso cui tende ogni comunità umana, ciò che presiede all'organizzazione di ogni cosa, degli animali, dei vegetali, dei minerali, dell'intero universo. «Sono la verità»: sono ciò che permea ogni cosa e le dà senso e consistenza. «Sono l'alpha e l'omega» (Ap 21, 6), sono il Principio e la Fine di quanto esiste. «Io sono», e per mezzo di me, in me, ogni cosa è.
Cristo è sicuramente la Verità, a un duplice titolo.
L'evangelista Giovanni, nel prologo, ci ha ricordato che il Figlio presiede alla creazione del mondo: «Tutto è stato fatto per mezzo di lui» (Gv 1,3). É lui il principio di ogni realtà. É lui il principio organizzatore di tutto ciò che vediamo, è lui il senso delle cose della vita, ed è in lui che ne dobbiamo cercare la spiegazione. Quando Dio, nella sua sapienza, decise di creare il mondo esistente, la verità di ogni cosa aveva la sua verità ultima e integrale in quella "Parola" eterna che si sarebbe schiusa un giorno, in Palestina, sotto l'imperatore Augusto, per diventare l'uomo Gesù, abitante a Nazareth. Lui solo, di conseguenza, sarebbe stato in grado di enunciare l'essenza di ogni cosa, dell'uomo, di Dio. «Il Dio che si rivela dapprima come amore in un destino di sofferenza e di passione che abbraccia tutto il mondo si manifesta poi da sè come l'unica - autentica - verità di fronte al mondo intero, quel Dio è il Dio Trino della Chiesa cristiana. In seno a questa auto-manifestazione di Dio, Cristo in quanto Figlio del Padre si designa come "la Verità" poiché ha rivelato l'essenza più profonda di Dio che ha creato il mondo, e invia il suo Spirito e quello del Padre che ha fatto conoscere ciò al mondo intero» ( H. Urs Von Balthasar).
Cristo è verità anche come Parola del Padre che viene a suggellare la salvezza. Dio l'ha invialo come unico mediatore: per mezzo di lui, ci assicura la Scrittura, «tutti gli uomini sono salvali e giungono alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4 -5). Il Verbo resta così l'ultima parola dell'alleanza che i sapienti avevano presentito e i profeti annunciato.
Principio e Parola, tali sono i titoli attribuiti al Cristo, che si riassumono in un solo termine: Logos, che si potrebbe esattamente tradurre con Ragione. Cristo è la Ragione di Dio, e dunque è il fondamento, il riferimento e la misura della ragione umana, fatta a sua immagine. Quella Ragione non è solo astratta, come abitualmente ce la raffiguriamo, ma concreta e persino carnale: Cristo si presenta come la Verità nel momento in cui condivide il pane e porge il calice: «Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue» (Mc 14, 22). La Parola di Dio si è fatta uomo. La Ragione divina si è incarnata.
Il compito dei discepoli, di conseguenza, non conosce incertezza alcuna: essi devono andare alla Ragione tramite la loro ragione, verso Cristo tramite la loro propria intelligenza. Perché la Ragione di Dio si dà per essere scoperta, sperimentata, ruminata, trasmessa, amata e, infine, adorata.
Corso di teologia morale fondamentale. 4, p. 41 - 43
Jean-Luis Brugès, domenicano, vescovo e teologo francese
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