sabato 22 ottobre 2011

I due angeli

Due angeli viaggiatori si fermarono per passare la notte nella casa di una ricca famiglia.
Era una famiglia di persone molto avare che si rifiutarono di far dormire i due angeli nella camera degli ospiti. Infatti concessero agli angeli solo un piccolo spazio fuori, nel duro e freddo pavimento del pergolato davanti alla casa. Mentre si preparavano come potevano un letto per terra, il più vecchio degli angeli vide un buco nel muro e lo riparò. Quando l'angelo giovane gli chiese il perché, lui rispose soltanto: "le cose non sono sempre quello che sembrano".

La notte dopo la coppia di angeli cercò riparo alla casa di una povera ma molto ospitale famiglia, dove furono accolti da un contadino e sua moglie. Dopo aver diviso con gli angeli il seppur poco cibo che avevano, i contadini cedettero agli angeli i propri letti, dove finalmente i viaggiatori si poterono riposare comodamente.

Quando il sole sorse, la mattina dopo, gli angeli trovarono l'uomo e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, la sola loro fonte di sostentamento, giaceva morta nel campo. Il giovane angelo ne fu infuriato e chiese al più vecchio come avesse potuto lasciare accadere una cosa del genere. "Al primo uomo, che pure aveva tutto, hai fatto un favore:" - lo accusò - "questa famiglia seppure aveva pochissimo è stata pronta a dividere tutto e tu hai lasciato la mucca morire!".

"Le cose non sono sempre quello che sembrano:" - replicò l'angelo - "quando eravamo nel cortile della villa ho notato che c'era dell'oro nascosto nel muro e che si poteva scoprire grazie a quel piccolo buco. Siccome quell'uomo era così avaro e ossessionato dal denaro io ho riparato quel buco, così non avrebbe trovato anche quella ricchezza."

"Poi la notte scorsa quando dormimmo nel letto del contadino l'angelo della morte venne per sua moglie.
Io invece di lei gli ho dato la mucca. Le cose non sono sempre quello che sembrano. "

Questo è precisamente ciò che succede nella vita. Le cose non sembrano andare come invece crediamo dovessero andare …ma siamo sicuri che l’alternativa sarebbe stata la migliore?


Le cose non sono sempre quello che sembrano!

Il bello di ogni stagione


Un uomo aveva quattro figli. Egli desiderava che i suoi figli imparassero a non ...giudicare le cose in fretta, per questo, invitò ognuno di loro a fare un viaggio, per osservare un albero, che era piantato in un luogo lontano. Il primo figlio andò là in Inverno, il secondo in Primavera, il terzo in Estate, e il quarto, in Autunno. Quando l'ultimo rientrò, li riunì, e chiese loro di descrivere quello che avevano visto.

Il primo figlio disse che l'albero era brutto, torto e piegato.

Il secondo figlio disse invece che l'albero era ricoperto di gemme verdi e promesse di vita.

Il terzo figlio era in disaccordo; disse che era coperto di fiori, che avevano un profumo tanto dolce, ed erano tanto belli da fargli dire che fossero la cosa più bella che avesse mai visto.

L'ultimo figlio era in disaccordo con tutti gli altri; disse che l'albero era carico di frutta, vita e promesse.

L'uomo allora spiegò ai suoi figli che tutte le risposte erano esatte poiché ognuno aveva visto solo una stagione della vita dell'albero. Egli disse che non si può giudicare un albero, o una persona, per una sola stagione, e che la loro essenza, il piacere, l'allegria e l'amore che vengono da quella vita può essere misurato solo alla fine, quando tutte le stagioni sono complete.

Se rinunci all'inverno perderai la promessa della primavera, la ricchezza dell'estate, la bellezza dell'Autunno. Non lasciare che il dolore di una stagione distrugga la gioia di ciò che verrà dopo. Non giudicare la tua vita in una stagione difficile. Persevera attraverso le difficoltà, e sicuramente tempi migliori verranno quando meno te lo aspetti!

Vivi ogni tua stagione con gioia.

martedì 18 ottobre 2011

Quel filo dall'alto...

Era una bella mattina di settembre. Tutti i prati brillavano di rugiada, e i "fili della Vergine", lucidi come fossero seta, ondulavano nell'aria. Venivano da lontano e andavano lontano.



Uno di quei fili approdò in cima ad un albero, e l'areonauta, un ragnolino nero e giallo, lasciò la sua leggera navicella e si posò sul più resistente suolo del fogliame.

Ma quel luogo non gli andava a genio; e, presa una risoluzione improvvisa, venne direttamente a posarsi su di una grande siepe spinosa. Qui c'erano rami e germogli in abbondanza per tesservi una tela. E il ragno si mise subito al lavoro, lasciando che il filo lungo dal quale era disceso, reggesse la punta superiore della tela. Era una tela bella e grande. Aveva qualcosa di particolare, quella tela; si sarebbe detto si stendesse nel vuoto senza che fosse possibile vedere ciò che sosteneva il suo orlo superiore. Perché ci vogliono occhi buoni per scorgere un filo di ragno. Vennero giornate, e giornate passarono. Le mosche cominciavano a scarseggiare e il ragno si vide costretto ad allargare la sua tela per poterne acchiappare di più. In grazia di quel filo dall'alto, potè slargare i suoi agguati oltre ogni aspettazione. Ingrandì la sua tela in altezza e larghezza, e la sottile rete si stese ben presto su tutta la siepe. Quando nelle mattinate umide d'ottobre pendeva coperta di goccioline scintillanti, pareva un tulle ricamato di perle. Il ragno era orgoglioso del suo lavoro. Non era ormai più quel ragnetto povero che si dondolava per aria attaccato ad un filo, senza un soldo in tasca, per modo di dire, e senz'altro di bene al mondo che le proprie glandole filamentose. Adesso era un ragno grande e grosso, ben provvisto, e possedeva la tela più grande di tutta quella siepe.

Una mattina si svegliò di umore terribilmente strano. Durante la notte era gelato un po', e non c'era neanche il più piccolo raggio di sole per rallegrare la terra; nemmeno la più piccola mosca ronzava per l'aria. Il ragno rimase affamato e disoccupato tutto quel santo giorno d'autunno. Per ammazzare il tempo, fece un giro sulla sua tela, per vedere se mai ci fosse bisogno di rassettarla; Tirò ogni filo, badando che fossero tutti ben fermi. Ma benché avesse trovato tutto in regola, pure seguitò ad essere di pessimo umore.

Gira e rigira, finì col notare, al lembo esterno della sua rete, un filo che gli pareva affatto nuovo. Tutti gli altri fili si dirigevano qua e là, e il ragno conosceva ogni ramoscello a cui erano attaccati; ma quel filo "inesplicabile" non andava da nessuna parte e allora bisognava concludere che andava su diritto nell'aria.

Il ragno si rizzò sulle zampe e si mise a guardare in su con tutti i suoi occhi, ma non gli riuscì di capire dove andava a finire quel filo. Pareva se ne andasse nelle nuvole.

Quanto più guardava fisso senza poter arrivare a nulla, tanto più si arrabbiava. Aveva dimenticato che, in un sereno giorno di settembre, lui stesso era sceso giù giù per quel filo. E neppure si ricordò quanto utile gli fosse stato, proprio quel filo, per tessere e poi allargare la sua tela.

Il ragno s'era dimenticato di tutto ciò; e si limitò a pensare che c'era lì uno stupido filo buono a nulla, che non si attaccava ragionevolmente a nessuna parte, ma che soltanto andava su nel vuoto. Abbasso questo filo - disse il ragno. E con un solo colpo di dente lo troncò nel mezzo.

Nello stesso momento; la tela cedette: tutta quella rete così artisticamente fabbricata, crollò; e quando l'insetto tornò in sé, si trovò a giacere sulle foglie della siepe spinosa, con la testa ravvolta nella sua tela diventata un piccolo umido cencio. Era bastato un solo istante per distruggere tutta la magnificenza della sua casa, e soltanto perchè non aveva capitò l'utilità di quel "filo dall'alto".
da: Parabole (Ed. Paoline)
J. Joergensen

martedì 11 ottobre 2011

Concedimi

Per regolare la vita con sapienza

Concedimi, o Dio misericordioso,
di desiderare con ardore ciò che tu approvi,
di ricercarlo con prudenza,
di riconoscerlo secondo verità,
di compierlo in modo perfetto, a lode e gloria del tuo nome.

Metti ordine nella mia vita,
fammi conoscere ciò che vuoi che io faccia,
concedimi di compierlo come si deve
e come è utile alla salvezza della mia anima.

Che io cammini verso di te, Signore,
seguendo una strada sicura, diritta, praticabile
e capace di condurre alla meta,
una strada che non si smarrisca fra il benessere o fra le difficoltà.

Che io ti renda grazie quando le cose vanno bene,
e nelle avversità conservi la pazienza,
senza esaltarmi nella prosperità
e senza abbattermi nei momenti più duri.

Che io mi stanchi di ogni gioia in cui tu non sei presente,
che non desideri nulla all'infuori di te.
Ogni lavoro da compiere per te mi sia gradito, Signore,
e insopportabile senza di te ogni riposo.

Donami di rivolgere spesso il mio cuore a te,
e quando cedo alla debolezza,
fa' che riconosca la mia colpa con dolore,
e col fermo proposito di correggermi.

Signore, mio Dio,
donami un cuore vigile, 
che nessun pensiero curioso trascini lontano da te;
un cuore nobile che nessun indegno attaccamento degradi;
un cuore retto che nessuna intenzione equivoca possa sviare;
un cuore fermo che resista ad ogni avversità;
un cuore libero che nessuna passione violenta possa soggiogare.

Concedimi, Signore mio Dio,
un'intelligenza che ti conosca,
uno zelo che ti cerchi,
una sapienza che ti trovi,
una vita che ti piaccia,
una perseveranza che ti attenda con fiducia,
e una fiducia che alla fine arrivi a possederti.

Tommaso d'Aquino (1225 - 1274), santo, sacerdote domenicano, teologo e filosofo italiano

Non dire mai: "Mai"

Non dire mai: "Io",
di' invece: "Noi".

Non dire mai: "Mio",
di' invece: "Nostro".

Non dire mai: "Tocca a lui",
di' invece: "Incomincio io".

Non dire mai: "Non posso",
di' invece: "Eccomi".

Non dire mai: "Vattene!",
di' invece: "Vieni!".

Non dire mai: "Domani",
di' invece: "Oggi".

Non dire mai: "Morte",
di' invece: "Vita".

Non dire mai: "Mai"...

Charles S. Lawrence, ufficiale statunitense (1892 - 1970)

lunedì 10 ottobre 2011

La preghiera del "come"

O Gesù, mite e umile di cuore,
nel tuo amore che nulla disprezza,
guarda la nostra miseria,
perdona senza misura,
nella tua compassione infinita,
e accetta la nostra umile preghiera
come hai accettato dalla vedova la povera offerta.

Gesù, a immagine dei bambini,
tuoi preferiti, trasformami.

Gesù, come i pastori sbigottiti,
attirami verso di Te.

Gesù, come il cieco nato, toccami,
che io ti veda.

Gesù, come il paralitico, guariscimi
affinché io cammini con Te.

Gesù, come la cananea che ti supplicava,
esaudiscimi.

Gesù, come Maria che ti ascoltava,
parlami di Te.

Gesù, come su Pietro che ti ha rinnegato,
fissa il tuo sguardo su di me.

Gesù, come Maria Maddalena che ti ha molto amato,
perdonami.

Gesù, come Zaccheo,
chiamami e vieni da me.

Gesù, come la figlia di Giairo,
rialzami.

Gesù, come la Samaritana,
trasformami.

Gesù, come Giovanni, il tuo discepolo prediletto,
fammi rimanere in Te.

Gesù, al termine di questa vita, come al buon ladrone, ridimmi:
"Oggi, sarai con me in paradiso!"

Amen

Inno Akatistos a Gesù dolcissimo