La gentilezza ci consente di allentare le continue difficoltà della vita, di essere aperti agli stati d'animo e alla sensibilità degli altri, di interpretare le richieste di aiuto che giungano non tanto dalle parole quanto dagli sguardi e dai volti degli altri: familiari o sconosciuti.
La gentilezza è un fare e un rifare leggera la vita, ferita continuamente dalla indifferenza e dalla noncuranza, dall'egoismo e dalla idolatria del successo, e salvata dalla gentilezza nella quale confluiscono in fondo, timidezza e fragilità, tenerezza e generosità, mitezza e compassione, altruismo e sacrificio, carità e speranza.
Ma la gentilezza è un ponte anche perché ci fa uscire dai confini del nostro io, della nostra soggettività, e ci fa partecipare della interiorità, della soggettività, degli altri; creando invisibili alleanze, invisibili comunità di destino, che allentano la morsa della solitudine, e della disperazione, aprendo i cuori ad una diversa speranza e così ad una diversa forma di vita.
La dignità ferita
Eugenio Borgna, psichiatra e saggista italiano
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