giovedì 9 ottobre 2025

Aforismi Italia e italiani

Se un americano non sa una cosa, paga per saperla.
Se un inglese non sa una cosa, si accende la pipa. 
Se un francese non sa una cosa, fa finta di saperla. 
Se un tedesco non sa una cosa, la impara. 
Se uno spagnolo non sa una cosa, chiede che gli sia spiegata.
Se un irlandese non sa una cosa, ci beve sopra.
Se uno svizzero non sa una cosa, ci scommette sopra.
Se un portoghese non sa una cosa, ti sfida a chi ha ragione.
Se un greco non sa una cosa, non sa di non saperla. 
Se un italiano non sa una cosa, la insegna.

Italiani, un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori. (Benito Mussolini, Discorso del 2 ottobre 1935)

Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello! (Dante Alighieri,  Divina Commedia, Purgatorio, canto VI, 76-78)

Questo popolo di santi, di poeti, di navigatori, di nipoti, di cognati… (Ennio Flaiano)

L’italiano ha un solo vero nemico: l’arbitro di calcio, perché emette un giudizio. (Ennio Flaiano)

L’Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere sulle strade, ancora truffe al forestiero, si presenti come vuole. Onestà tedesca ovunque cercherai invano, c’è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina; ognuno pensa per sé, è vano, dell’altro diffida, e i capi dello stato, pure loro, pensano solo per sé. (Johann Wolfgang von Goethe)

L’italiano non lavora, fatica. (Leo Longanesi)

L’italiano non s’organizza: s’arrangia. (Roberto Gervaso)

Gli Italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre. (Winston Churchill)


lunedì 6 ottobre 2025

La candela che non voleva bruciare

Questo non si era mai visto: una candela che rifiuta di accendersi. Tutte le candele dell’armadio inorridirono. Una candela che non voleva accendersi era una cosa inaudita!

Mancavano pochi giorni a Natale e tutte le candele erano eccitate all’idea di essere protagoniste della festa, con la luce, il profumo, la bellezza che irradiavano e comunicavano a tutti. Eccetto quella giovane candela rossa e dorata che ripeteva ostinatamente:

«No e poi no! Io non voglio bruciare. Quando veniamo accesi, in un attimo ci consumiamo. Io voglio rimanere così come sono: elegante, bella e soprattutto intera».

«Se non bruci è come se fossi già morta senza essere vissuta», replicò un grosso cero, che aveva già visto due Natali. «Tu sei fatta di cera e stoppino, ma questo è niente. Quando bruci sei veramente tu e sei completamente felice».

«No, grazie tante», rispose la candela rossa. «Ammetto che il buio, il freddo e la solitudine sono orribili, ma è sempre meglio che soffrire per una fiamma che brucia».

«La vita non è fatta di parole e non si può capire con le parole, bisogna passarci dentro», continuò il cero. «Solo chi impegna il proprio essere cambia il mondo e allo stesso tempo cambia se stesso. Se lasci che la solitudine, buio e freddo avanzino, avvolgeranno il mondo».

«Vuoi dire che noi serviamo a combattere il freddo, le tenebre e la solitudine?».

«Certo», ribadì il cero. «Ci consumiamo e perdiamo eleganza e colori, ma diventiamo utili e stimati. Siamo i cavalieri della luce».

«Ma ci consumiamo e perdiamo forma e colore».

«Sì, ma siamo più forti della notte e del gelo del mondo», concluse il cero.

Così anche la candela rossa e dorata si lasciò accendere. Brillò nella notte con tutto il suo cuore e trasformò in luce la sua bellezza, come se dovesse sconfiggere da sola tutto il freddo e il buio del mondo. La cera e lo stoppino si consumarono piano piano, ma la luce della candela continuò a splendere a lungo negli occhi e nel cuore degli uomini per i quali era bruciata.

Bruno Ferrero