mercoledì 31 gennaio 2024

Il posto giusto


Un padre disse a sua figlia: "Ti sei laureata con il massimo dei voti, ecco un'auto che ho acquistato tempo fa: ha un bel po' di anni. Ma prima che te la dia, portala nel parcheggio delle auto usate in centro, dì loro che voglio venderla e prova a vedere quanto ti offrono."

La figlia andò al parcheggio delle auto usate, tornò da suo padre e disse: "Mi hanno offerto 1.000 dollari perché sembra molto logora".

Il padre disse: "Portala al banco dei pegni".

La figlia andò al banco dei pegni, tornò da suo padre e disse: "Il banco dei pegni offre 100 dollari perché è un'auto molto vecchia".

Il padre chiese allora a sua figlia di andare in un club automobilistico e mostrare loro l'auto..

La figlia porto l'auto al club, tornata disse a suo padre: "Alcune persone nel club hanno offerto 100.000 dollari per il fatto che è una Nissan Skyline R34, un'auto iconica e ricercata da molti".

Il padre concluse dicendo: "Volevo che tu sapessi che il posto giusto ti valorizza nel modo giusto. Se non sei valutata, non essere arrabbiata, significa che sei nel posto sbagliato. Chi conosce il tuo valore è chi ti apprezza. Non stare mai in un posto dove nessuno considera il tuo valore".

martedì 30 gennaio 2024

Pace - Gianni Rodari

Promemoria

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare
preparare la tavola,
a mezzogiorno.

Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.

Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.


Dopo la pioggia 

Dopo la pioggia viene il sereno
brilla in cielo l’arcobaleno:
è come un ponte imbandierato
e il sole vi passa, festeggiato.

É bello guardare a naso in su
le sue bandiere rosse e blu.

Però lo si vede – questo è il male –
soltanto dopo il temporale.

Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?

Un arcobaleno senza tempesta
questa sì che sarebbe festa.

Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.


Filastrocca corta e matta

Filastrocca corta e matta:
il porto vuole sposare la porta;
la viola studia il violino;
il mulo dice: “Mio figlio è il mulino”;
la mela dice: “Mio nonno è il melone”;
il matto vuole essere un mattone.

E il più matto della terra
sapete che vuole?
Fare la guerra!


Filastrocca in tutte le lingue

Filastrocca dimmi «sì»,
in francese dimmi «oui»,
in tedesco dimmi «ja»,
ed in russo dimmi «da».

Ogni uccello ha la sua canzone,
ha la sua lingua ogni nazione.

Ma le voci del lavoro
fan dappertutto lo stesso coro:
senti la falce e il rastrello,
il piccone ed il martello,
dal mattino fino alla sera,
di qua e di là dalla frontiera,
in tutte le lingue della terra
cantano insieme «Pace non guerra».

(pubblicata con lo pseudonimo di Lino Picco)


Il cielo è di tutti

Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.

È mio, quando lo guardo.
È del vecchio, del bambino,
del re, dell’ortolano,
del poeta, dello spazzino.

Non c’è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.

Il cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.

Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.

Spiegatemi voi dunque,
in prosa o in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la Terra è tutta a pezzetti?


Gianni Rodari (1920 – 1980), scrittore e pedagogista italiano

Pace - Bertold Brecht

I bambini giocano alla guerra

I bambini giocano alla guerra.
É raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.

É la guerra.

C’è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.

Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.

E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.


La guerra che verrà

La guerra che verrà non è la prima. 
Prima ci sono state altre guerre.

Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.

Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. 

Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente egualmente.


Quando la guerra comincia

Forse i vostri fratelli si trasformeranno
e i loro volti saranno irriconoscibili.
Ma voi dovete rimanere eguali.

Andranno in guerra, 
non come ad un massacro,
ad un serio lavoro. 
Tutto avranno dimenticato.
Ma voi nulla dovete dimenticare.

Vi verseranno grappa nella gola come a tutti gli altri.
Ma voi dovete rimanere lucidi.


Sul muro c'era scritto

Sul muro c'era scritto col gesso:
vogliono la guerra.
Chi l'ha scritto
è già caduto.


Ecco gli elmi dei vinti

Ecco gli elmi dei vinti, 
abbandonati, in piedi, di traverso e capovolti.

E il giorno amaro in cui voi siete stati vinti 
non è quando ve li hanno tolti,
ma fu quel primo giorno in cui 
ve li siete infilati senza altri commenti,
quando vi siete messi sull'attenti
e avete cominciato a dire sì.


Eppure noi sappiamo

Eppure sappiamo:
anche l'odio verso la bassezza
distorce i tratti del viso.
Anche l'ira per le ingiustizie
rende la voce rauca.

Ah, noi che volevamo preparare il terreno per la gentilezza
noi non potevamo essere gentili.
Ma voi, quando sarà venuto il momento
in cui l'uomo sarà amico dell'uomo,
ricordateci con indulgenza.


Generale 

Generale, il tuo carro armato
è una macchina potente
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta 
e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.

Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.


Chi sta in alto dice pace e guerra

Sono di essenza diversa.
La loro pace e la loro guerra
son come vento e tempesta.

La guerra cresce dalla loro pace
come il figlio dalla madre.
Ha in faccia
i suoi lineamenti orridi.

La loro guerra uccide
quel che alla loro pace
è sopravvissuto.


Quelli che stanno in alto 

Quelli che stanno in alto
si sono riuniti in una stanza.

Uomo della strada
lascia ogni speranza.

I governi
firmano patti di non aggressione.

Uomo qualsiasi,
firma il tuo testamento.


Mio fratello aviatore 

Mio fratello era aviatore
un giorno ricevette la cartolina.
Fece i bagagli e andò via,
lungo la rotta del sud.

Mio fratello è un conquistatore.
Il popolo nostro ha bisogno di spazio. 
E prendersi terre su terre,
da noi, è un vecchio sogno.

E lo spazio che si è conquistato
è sui monti del Guadarrama.
È lungo un metro e ottanta
e di profondità uno e cinquanta…


Al momento di marciare 

Al momento di marciare molti non sanno
che alla loro testa marcia il nemico.

La voce che li comanda
è la voce del loro nemico.
E chi parla del nemico
è lui stesso il nemico.


Quando chi sta in alto parla di pace 

Quando chi sta in alto parla di pace
la gente comune sa
che ci sarà la guerra.

Quando chi sta in alto maledice la guerra
le cartoline precetto sono già compilate.

Bertholt Brecht (1898 - 1956), drammaturgo, poeta e regista tedesco


Tra 100 anni


Ci avete mai pensato?

Tra 100 anni, per esempio, nel 2124, saremo tutti sepolti con i nostri parenti e amici.

Degli estranei vivranno nelle nostre case, che abbiamo faticato tanto per costruire o acquistare, e possederanno tutto quello che abbiamo oggi. Tutte le nostre proprietà saranno di sconosciuti, che non sono ancora nati, compreso quell'auto per cui abbiamo speso una fortuna: probabilmente sarà in un ferro vecchio o, nella migliore delle ipotesi, sarà nelle mani di qualche collezionista sconosciuto.

I nostri discendenti poco o quasi nessuno sapranno chi eravamo, né si ricorderanno di noi. Quanti di noi conoscono il padre di nostro nonno?

Dopo la nostra morte saremo ricordati per qualche anno, poi solo un ritratto sulla libreria di qualcuno e, qualche anno dopo, la nostra storia, le nostre foto, le nostre gesta andranno nel bidone dell'oblio della storia: non saremo nemmeno dei ricordi.

Forse, se un giorno ci fermassimo a riflettere su tutto questo, capiremmo quanto fosse ignorante e debole il sogno di ottenere tutto. Avere sempre di più, senza aver tempo per ciò che vale davvero la pena in questa vita... 

Se solo potessimo pensarci, sicuramente i nostri approcci, i nostri pensieri cambierebbero: saremmo altre persone.

Cambieremmo tutto questo per vivere e goderci quelle passeggiate che non abbiamo mai fatto, quegli abbracci non dati, quei baci ai figli e ai nostri amori, gli scherzi che non abbiamo avuto tempo di fare. 

Questi sarebbero sicuramente i momenti migliori da ricordare: ci riempirebbero la vita di gioia piuttosto che sprecarla con avidità o apatia giorno dopo giorno!

C'è ancora tempo per noi. Pensateci!

domenica 28 gennaio 2024

Aforismi Stupidità


"Quando mai uno stupido è stato innocuo? Lo stupido più innocuo trova sempre un'eco favorevole nel cuore e nel cervello dei suoi contemporanei che sono almeno stupidi quanto lui: e sono sempre parecchi. Inutile poi aggiungere che niente è più pericoloso di uno stupido che afferra un'idea, il che succede con una frequenza preoccupante. Se uno stupido afferra un'idea, è fatto: su quella costruirà un sistema e obbligherà gli altri a condividerlo. (Ennio Flaiano, Diario Notturno)

C'è e c'è sempre stato, un culto dell'ignoranza. Il ceppo dell'anti-intellettualismo è stato un filo costante intessuto attraverso la vita politica e culturale, alimentato dalla falsa convinzione che la democrazia significhi che la mia ignoranza valga quanto la tua conoscenza. (Isaac Asimov, A cult of ignorance, Newsweek, 21/01/1980)

I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. (Umberto Eco)

Quando muori non sai che sei morto, non soffri tu, soffrono gli altri. 
Succede lo stesso quando sei stupido.

I dieci bambini più felici del mondo


1. Il bambino svegliato da due baci: quello di mamma e quello di papà.

2. Il bambino sudato per aver tanto giocato.

3. Il bambino che si sente raccontare fiabe.

4. Il bambino che non è schiacciato da mille cose da fare.

5. Il bambino abbracciato, senza essere soffocato.

6. Il bambino che qualche volta può andare in bicicletta, da solo, con il papà o la mamma.

7. Il bambino che non sente sempre e solo le parole "mangiare", "bere", "avere", "piacere", ma anche "sacrificio", "dovere", "amore", "Dio".

8. Il bambino che quando cade può gridare indifferentemente "mamma" o "papà".

9. Il bambino che può accarezzare un gattino, toccare la neve, giocare con l'acqua.

10. Il bambino che non è costretto a dimostrare di essere un genio.

Il successo è...

A 3 ANNI: Non farsi la pipi addosso.

A 6 ANNI: Ricordare cosa hai fatto durante il giorno.

A 12 ANNI: Avere tanti amici.

A 18 ANNI: Avere la patente di guida.

A 20 ANNI: Avere una vita sessuale attiva.

A 35 ANNI: Avere tanti soldi.


A 50 ANNI: Avere tantissimi soldi.

A 65 ANNI: Avere una vita sessuale attiva.

A 70 ANNI: Avere la patente di guida.

A 75 ANNI: Avere tanti amici.

A 80 ANNI: Ricordare cosa hai fatto durante il giorno.

A 85 ANNI: Non farsi la pipi addosso.

Sei vecchio quando...

SEI VECCHIO non quando hai una certa età,

ma quando hai solo vecchi pensieri.

SEI VECCHIO quando ricordi solo i torti subiti

dimenticando le gioie che hai gustato, 

e i doni che la vita ti ha sempre regalato.

SEI VECCHIO quando ti danno fastidio i bambini che giocano e corrono

oppure gli innamorati che si baciano.

SEI VECCHIO quando continui a dire che ci vogliono delle regole severe 

e hai cancellato dalla tua vita la fantasia, il rischio, la poesia, la musica.

SEI VECCHIO quando non gusti più il calore del sole, 

il cielo azzurro, la freschezza dell'acqua, il profumo dei fiori.

SEI VECCHIO quando pensi che per te ormai il tempo è finito 

e con quello la speranza, il divertimento e l'amore.

SEI VECCHIO quando pensi alla morte come al calar giù nella tomba, 

invece che come al salire alto verso il cielo.


Se invece AMI, SPERI, e RIDI ancora, 

allora Dio allieta la tua giovinezza, anche se hai novant'anni!

venerdì 26 gennaio 2024

La gentilezza è fondamentale

La gentilezza ci consente di allentare le continue difficoltà della vita, di essere aperti agli stati d'animo e alla sensibilità degli altri, di interpretare le richieste di aiuto che giungano non tanto dalle parole quanto dagli sguardi e dai volti degli altri: familiari o sconosciuti. 

La gentilezza è un fare e un rifare leggera la vita, ferita continuamente dalla indifferenza e dalla noncuranza, dall'egoismo e dalla idolatria del successo, e salvata dalla gentilezza nella quale confluiscono in fondo, timidezza e fragilità, tenerezza e generosità, mitezza e compassione, altruismo e sacrificio, carità e speranza. 

Ma la gentilezza è un ponte anche perché ci fa uscire dai confini del nostro io, della nostra soggettività, e ci fa partecipare della interiorità, della soggettività, degli altri; creando invisibili alleanze, invisibili comunità di destino, che allentano la morsa della solitudine, e della disperazione, aprendo i cuori ad una diversa speranza e così ad una diversa forma di vita.

La dignità ferita 

Eugenio Borgna, psichiatra e saggista italiano

Il prete oggi

Il prete è la sentinella dello Spirito.

Le anime lo assediano.

Senza famiglia è nell'intimo di molte famiglie.

Gli uomini se ne vanno da loro con qualcosa di loro e li dimenticano.

I peccati altrui sono la gruma della loro anima.

Dalla mattina alla sera se ne stanno tra la miseria che attende la grazia e la grazia che invade la miseria.

Ma per triste che sia, basta che egli si raccolga e nel profondo scorgerà il fulgore del Sacramento, lievito di una gioia che nessuno potrà mai comprendere.

Il prete oggi

Ernesto Balducci (1922 – 1992), presbitero, editore, scrittore e intellettuale italiano

martedì 23 gennaio 2024

A voi che non trovate pace

A voi, per i quali il fardello più pesante che dovete trascinare siete voi stessi. 

A voi, che non sapete accettarvi e vi crogiolate nelle fantasie di un vivere diverso.

A voi, che fareste pazzie per tornare indietro nel tempo e dare un’altra piega all’esistenza.

A voi, che ripercorrete il passato per riesaminare mille volte gli snodi fatali delle scelte che oggi rifiutate.

A voi, che avete il corpo qui, ma l’anima ce l’avete altrove.

A voi, che avete imparato tutte le astuzie del «bluff» perché sapete che anche gli altri si sono accorti della vostra perenne scontentezza, ma non volete farla pesare su nessuno e la mascherate con un sorriso quando, invece, dentro vi sentite morire.

A voi, che trovate sempre da brontolare su tutto e non ve ne va mai a genio una, e non c’è bicchiere d’acqua limpida che non abbia il suo fondiglio di detriti.

A tutti voi voglio ripetere: non abbiate paura…. perché la vostra inquietudine interiore… non sarà più sete di «cose altre», ma bisogno di quel «totalmente Altro» che, solo, può estinguere ogni ansia di felicità.

Vi auguro che stasera, prima di andare a dormire, abbiate la forza di ripetere con gioia le parole di Agostino, vostro caposcuola: «Signore, tu ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».

Don Tonino Bello

mercoledì 17 gennaio 2024

I motivi per non andare a messa e per ...non lavarsi più

In una parrocchia americana, il parroco, decisamente seccato dalle scuse addotte dai parrocchiani nel corso degli anni per non andare a messa, inserì questo curioso decalogo nel bollettino domenicale:

I dieci motivi per cui non mi lavo mai:

1. Sono stato obbligato quando ero piccolo.

2. Le persone che si lavano sono ipocriti: pensano di essere più puliti degli altri.

3. Ci sono così tanti tipi di sapone che non so decidere quale sia il migliore.

4. Ero abituato a lavarmi, poi ho cominciato ad annoiarmi ed ho smesso.

5. Mi lavo solo in occasioni particolari, come Natale e Pasqua.

6. Nessuno dei miei amici si lava.

7. Comincerò a lavarmi quando sarò più vecchio e più sporco.

8. Non riesco a trovare il tempo.

9. Il bagno non è mai caldo abbastanza in inverno o fresco a sufficienza in estate.

10. I produttori di sapone cercano solo i tuoi soldi.

Decalogo della tenerezza

1. Poiché la tenerezza è possibile, non c'è nessuna ragione per starne senza.

2. Parlatevi un po' ogni giorno.

3. Crescete insieme, continuamente.

4. Stimatevi: gli unici che apprezzano uno zerbino sono quelli che hanno le scarpe sporche.

5. Siate compassionevoli.

6. Siate gentili: l'amore non ammette le cattive maniere.

7. Scoprite il lato buono e bello delle persone, anche quando fanno di tutto per nasconderlo.

8. Non temete i dissapori e i litigi: solo i morti e gli indifferenti non litigano mai.

9. Non fatevi coinvolgere dalle piccole irritazioni e meschinità quotidiane.

10. Continuate a ridere: tiene in esercizio il cuore e protegge da disturbi cardiaci.

Beatitudini del bambino

Beato quel bambino che la prima cosa che vede nella vita è una mamma che gli sorride e lo bacia.

Beato quel bambino che in casa riceve più attenzioni dell’auto pulita.

Beato quel bambino che è circondato da tante persone e non da tanti giocattoli.

Beato quel bambino che potrà giocare in cortile il tempo che vuole e stare meno davanti alla tv.

Beato quel bambino che non è obbligato a imparare a leggere a tre anni; a ballare a quattro; a suonare a cinque; a essere campione a sei.

Beato quel bambino che può vivere e giocare e crescere da bambino.

Beato quel bambino che la sera prima di addormentarsi sente dire dalla mamma: amore mio ti affido a Dio e al tuo angelo custode.

Beatitudini del papà

Beato il papà che chiama alla vita e sa donare la vita per i figli.

Beato il papà che non teme di essere tenero e affettuoso.

Beato il papà che sa giocare con i figli e perdere tempo con loro.

Beato il papà per il quale i figli contano più degli hobby e della partita.

Beato il papà che sa ascoltare e dialogare anche quando è stanco.

Beato il papà che dà sicurezza con la sua presenza e il suo amore.

Beato il papà che sa pregare con i figli e confrontare la vita con il Vangelo.

Beato il papà convinto che un sorriso vale più di un rimprovero, uno scherzo più di una critica, un abbraccio più di una predica.

Beato il papà che cresce insieme ai figli e li aiuta a diventare se stessi.

Beato il papà che sa capire e perdonare gli sbagli dei figli e riconoscere i propri.

Beato il papà che non sommerge i figli di cose, ma li educa alla sobrietà e alla condivisione. 

Beato il papà che non si ritiene perfetto e sa ironizzare sui propri limiti.

Beato il papà che cammina con i figli verso orizzonti sconfinati aperti all'uomo, al mondo, all'eternità.

lunedì 15 gennaio 2024

Aforismi Paradiso

Vedi anche: #Defunti

Non affliggerti per chi muore. Quale assurdo: credere in un paradiso eterno e poi compatire chi ci va! (Giovanni Crisostomo)

Aforismi Giustizia sociale

Non c'è speranza nell'uomo se non nell'amore che uccide l'odio, nella carità che uccide cupidigie, e rancori, e ingiustizie. I potenti rammentino che la felicità non nasce dalla ricchezza né dal potere, ma dal piacere di donare. La morte è rimorso per chi non ha saputo aprirsi, in vita, alla compassione. (Fabrizio De André)

Sconfiggere la povertà non è un atto di carità, è un atto di correttezza. (Nelson Mandela)

Anche le gambe di un grillo sfamano chi si vuol bene, ma per chi è egoista non basta un elefante. (Proverbio nigeriano)

È dell’inferno dei poveri che è fatto il paradiso dei ricchi. (Victor Hugo)

Vuoi onorare il corpo di Cristo?

Adorna il tempio, ma non trascurare i poveri

Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto: «Questo è il mio corpo», confermando il fatto con la parola, ha detto anche: Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare (Cf Mt 25, 42), e: Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli tra questi, non l’avete fatto neppure a me (Cf Mt 25, 45). Il corpo di Cristo che sta sull’altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura.

Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. Infatti l’onore più gradito che possiamo rendere a colui che vogliamo venerare è quello che lui stesso vuole, non quello escogitato da noi. Anche Pietro credeva di onorarlo impedendo a lui di lavargli i piedi. Questo non era onore, ma vera scortesia. Così anche tu rendigli quell’onore che egli ha comandato, fa’ che i poveri beneficino delle tue ricchezze. Dio non ha bisogno di vasi d’oro, ma di anime d’oro.

Con questo non intendo certo proibirvi di fare doni alla chiesa. No. Ma vi scongiuro di elargire, con questi e prima di questi, l’elemosina. Dio infatti accetta i doni alla sua casa terrena, ma gradisce molto di più il soccorso dato ai poveri.

Nel primo caso ne ricava vantaggio solo chi offre, nel secondo invece anche chi riceve. Là il dono potrebbe essere occasione di ostentazione; qui invece è elemosina e amore. Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d’oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia l’affamato, e solo in seguito orna l’altare con quello che rimane. Gli offrirai un calice d’oro e non gli darai un bicchiere d’acqua? Che bisogno c’è di adornare con veli d’oro il suo altare, se poi non gli offri il vestito necessario? Che guadagno ne ricava egli? Dimmi: se vedessi uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d’oro solo la sua mensa, credi che ti ringrazierebbe o piuttosto non si infurierebbe contro di te? E se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo fai in suo onore, non si riterrebbe forse di essere beffeggiato e insultato in modo atroce?

Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bisognoso di un tetto. Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell’edificio sacro. Attacchi catene d’argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando lui è incatenato in carcere. Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, perché questo sia fatto prima di quello. Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò mentre adorni l’ambiente del culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questi è un tempio vivo più prezioso di quello.

Omelie sul vangelo di Matteo (50, 3-4; PG 58, 508-509)

Giovanni Crisostomo, Vescovo, Santo (ca. 350-407)


Aforismi Giustizia sociale - Padri della Chiesa

Aiuta il tuo prossimo debole in ciò che tu puoi e meriterai di essere aiutato dall'Onnipotente in ciò che tu non puoi. (Agostino di Ippona)

Il superfluo dei ricchi è il necessario dei poveri: si possiede la cosa di altri quando si possiede il superfluo. (Agostino di Ippona)

Quando desideri fare elemosina e il pensiero ti mette in dubbio se non sia meglio il non farla, esamina il tuo pensiero e se ti accorgi che il dubbio nasce dall'avarizia, dà un po' di più di quanto avevi intenzione di dare. (Barsanofio di Gaza, Lettere ascetiche)

Il pane che a voi sopravanza è il pane dell'affamato; la tunica appesa al vostro armadio è la tunica di colui che è nudo; le scarpe che voi non portate sono le scarpe di chi è scalzo; il denaro che voi tenete nascosto è il denaro del povero; le opere di carità che voi non compite sono altrettante ingiustizie che voi compite. (San Basilio Magno, Omelia VI in Luca, XII, 18: PG XXXI, col. 275)

Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra, cioè nei poveri. Non onorare Cristo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre. Colui che ha detto: "Questo è il mio Corpo", ha detto anche: "Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare".  (San Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo)

Vuoi onorare il corpo di Cristo? Dopo averlo onorato in chiesa, non disprezzarlo quando è coperto di stracci fuori della porta della chiesa. Colui che ha detto "questo è il mio corpo" ha detto anche "questa è la mia fame". Che importa che la mensa del Signore scintilli di calici d'oro, mentre lui muore di fame? Che senso ha offrirgli porpora e oro, e rifiutargli un bicchiere d'acqua? Rendi bella la casa del Signore, ma non disprezzare il mendicante, perché il tempio di carne di questo fratello è più prezioso del tempio di pietre.  (San Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo)

Dio accoglie anche i doni che fate alla Chiesa, ma gradisce assai di più quelli che fate ai poveri. (San Giovanni Crisostomo)

Niente può renderti imitatore di Cristo, come il prenderti cura del prossimo. Anche se tu digiunassi e dormissi per terra, ma poi non ti prendi cura del prossimo, tu non hai fatto niente di grande e resti lontano dal Modello. (San Giovanni Crisostomo)

Il corpo di Cristo è contenuto in vasi splendidi e preziosi e intanto le membra di Cristo rimangono nella miseria. (San Giovanni Crisostomo)


Andiamo fino a Betlemme

Andiamo fino a Betlemme.

Come i pastori.

L’importante è muoversi.

E se invece di un Dio glorioso

ci imbattiamo nella fragilità di un bambino

non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso.

Il volto degli oppressi,

la solitudine degli infelici,

l’amarezza di tutti gli uomini della Terra

sono il luogo dove Egli continua

a vivere in clandestinità.

A noi il compito di cercarlo.

Mettiamoci in cammino senza paura.

Don Tonino Bello


So che tu mi troverai

 Mantengo la mia anima in pace e in silenzio

come un bimbo stretto al seno di sua madre (Salmo 131)


So che tu mi troverai.

Gesù regale, risplendi nelle tenebre,

fiaccola di vita.

Della tua presenza vibri il silenzio,

il mondo non sia più una tomba vuota!

I due Adami si identificano nella luce,

nei sepolcri non ci sono più morti.

Cristo è risuscitato dai morti,

con la morte schiaccia la morte.

A chi è nel sepolcro,

egli reca la vita.

Via Crucis

Bartholomeos I 


domenica 14 gennaio 2024

Non è mai troppo tardi

Per quel che vale: 
non è mai troppo tardi 
o, nel mio caso, troppo presto 
per essere chi vuoi essere. 
Non c'è limite di tempo, fermati quando vuoi. 
Puoi cambiare o rimanere come sei, 
non ci sono regole per questa cosa. 
Possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio, 
spero che tu faccia del tuo meglio. 
E spero che tu possa vedere cose sorprendenti. 
Spero che tu possa avere emozioni sempre nuove. 
Spero che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi,
Spero che tu possa essere orgogliosa della tua vita 
e se ti accorgi di non esserlo, 
spero che tu abbia il coraggio di ricominciare tutto da capo.

Il curioso caso di Benjamin Button (1922)

Francis Scott Fitzgerald (1896 – 1940), scrittore e sceneggiatore statunitense 

Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.

I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell’irato Poseidone incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta;
più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio;
senza di lei, mai ti saresti messo sulla via.
Nulla di più ha da darti.

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare
.


Konstantinos Kavafis (1863 – 1933), poeta e giornalista greco 

giovedì 11 gennaio 2024

Lo specchio

Il problema dell'identità implica il rapporto con un oggetto meraviglioso, magico: lo specchio. Psicologi, filosofi e scrittori hanno tutti insistito sull'importanza di poter rimirare la nostra immagine e lo "stadio dello specchio" di Lacan o il mito di Narciso sono noti a tutti. Nel suo magnifico libro intitolato La specie umana, Robert Antelme descrive con sobrietà e commozione come, nei campi di sterminio tedeschi, i prigionieri stessero per ore in fila la domenica, per poter vedere, anche solo per qualche secondo, la propria immagine riflessa in un pezzetto di specchio, un volto che, il più delle volte, stentavano a riconoscere:

"René possiede un pezzo di specchio trovato a Buchenwald dopo il bombardamento di agosto. Evita di mostrarlo perché immediatamente gli si fanno tutti intorno chiedendoglielo in prestito.

Vogliono potersi guardare.

Era di domenica, ero seduto sul mio pagliericcio (lo specchio in mano). Facevo con calma. Non ho verificato quale fosse il mio colorito, se giallo oppure grigiastro, né in che stato fossero i denti, o il naso... Di colpo mi sono trovato di fronte una faccia. Me n'ero dimenticato.

Quella domenica la mia faccia era nello specchio. Non era bella, non era brutta, semplicemente abbagliante. Mi aveva seguito e ora la ritrovavo lì, senza occupazione ma, in tutti i casi, lei. Sola, tentava di esprimere qualcosa che qui non si poteva cogliere. Era chiusa in un miraggio che balenava da questo pezzo di vetro.

Non si era così, qui. Si poteva essere così solo nello specchio, soli, e ciò che i compagni attendevano con tanta ansia, era proprio questo brandello di solitudine scintillante dove si inabissavano le SS e tutto il resto. Ma bisognava cedere lo specchio, passarlo a qualcuno accanto, che lo stava aspettando, avido. Facevamo la coda per quello squarcio di solitudine e quando lo avevi in mano, gli altri ti assillavano per il loro turno".

Così giovane e già ebreo. Umorismo Yiddish, Casale Monferrato, Ed. Piemme, 2002 3 ed., 45 - 46

M.A. Ouakin - D. Rotnemer

mercoledì 10 gennaio 2024

Ode alla pace

Sia pace per le aurore che verranno,
pace per il ponte, pace per il vino,
pace per le parole che mi frugano
più dentro e che dal mio sangue risalgono
legando terra e amori con l’antico canto;

e sia pace per le città all’alba
quando si sveglia il pane,
pace al libro come sigillo d’aria,
e pace per le ceneri di questi
morti e di questi altri ancora;

e sia pace sopra l’oscuro ferro di Brooklin, 
al portalettere che entra di casa in casa come il giorno,
pace per il regista che grida al megafono rivolto ai convolvoli,
pace per la mia mano destra che brama soltanto scrivere il nome Rosario,
pace per il boliviano segreto come pietra
nel fondo di uno stagno, pace perché tu possa sposarti;

e sia pace per tutte le segherie del Bio-Bio,
per il cuore lacerato della Spagna,
sia pace per il piccolo Museo di Wyoming, 
dove la più dolce cosa è un cuscino con un cuore ricamato,
pace per il fornaio ed i suoi amori,
pace per la farina, pace per tutto il grano che deve nascere, 
pace per ogni amore che cerca schermi di foglie,
pace per tutti i vivi,
per tutte le terre e le acque.

Ed ora qui vi saluto,
torno alla mia casa, ai miei sogni,
ritorno alla Patagonia, dove
il vento fa vibrare le stalle
e spruzza ghiaccio l’oceano. 

Non sono che un poeta
e vi amo tutti, e vago per il mondo
che amo: nella mia patria i minatori
conoscono le carceri e i soldati
danno ordini ai giudici.

Ma io amo anche le radici
del mio piccolo gelido paese.
Se dovessi morire mille volte,
io là vorrei morire:
se dovessi mille volte nascere,
là vorrei nascere,
vicino all’araucaria selvaggia,
al forte vento che soffia dal Sud.

Nessuno pensi a me.
Pensiamo a tutta la terra, battendo
dolcemente le nocche sulla tavola.
Io non voglio che il sangue
torni ad inzuppare il pane, i legumi, la musica:
ed io voglio che vengano con me
la ragazza, il minatore, l’avvocato, 
il marinaio, il fabbricante di bambole
e che escano a bere con me il vino più rosso.

Io qui non vengo a risolvere nulla.
Sono venuto solo per cantare
e per farti cantare con me.

 Pablo Neruda

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi:
ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi (1919 – 1987), chimico, scrittore e partigiano italiano

La fanciulla celeste


In una certa tribù dell'Africa occidentale si racconta la leggenda della Fanciulla celeste. 

Un giorno la gente della tribù si accorse che le mucche davano meno latte di quanto fossero solite produrre. Non riuscivano a capire perché. Un giovane si offrì di restare in piedi tutta la notte per scoprire cosa poteva essere successo. Dopo parecchie ore di attesa al buio, nascosto in un cespuglio, egli vide qualcosa di meraviglioso. Una giovane fanciulla di straordinaria bellezza discese dal cielo sulla terra a cavallo di un raggio lunare, portando un grande secchio. Costei munse le vacche, riempì il suo secchio e risali in cielo. L'uomo non riusciva a credere ai propri occhi. La notte successiva, nel luogo dove stavano le mucche, egli sistemò una trappola e, quando la fanciulla scese a mungere gli animali, la fece scattare e catturò la giovane. 

«Chi sei?», le chiese.

Lei gli spiegò che era una Fanciulla celeste, appartenente a una tribù che viveva in cielo e non possedeva fonti di sostentamento. Il suo compito era di recarsi nottetempo sulla terra a trovare cibo. Lo supplicò di liberarla dalla rete e gli disse che avrebbe esaudito qualunque sua richiesta. L'uomo replicò che l'avrebbe lasciata solamente se avesse acconsentito a sposarlo.

«Ti sposerò», disse la fanciulla, «ma prima devi lasciarmi andare a casa per tre giorni a prepararmi. Poi tornerò e sarò tua moglie».

Egli acconsentì.

Tre giorni dopo lei ritornò, portando con sé una scatola. «Sarò tua moglie e ti farò molto felice», gli disse, «ma devi promettermi che non guarderai mai dentro questa scatola». Vissero molto felici per parecchie settimane. Ma un certo giorno, mentre sua moglie era fuori, l'uomo fu sopraffatto dalla curiosità e apri la scatola. Dentro non vide nulla. Quando la donna tornò, si accorse che suo marito la guardava stranamente e disse: «Hai guardato dentro la scatola, vero?»

«Sì, e non c'era nulla», rispose l'uomo. 

«Non posso più vivere con te».

«Perché?» chiese l'uomo. «Cosa c'è di così terribile nel fatto di aver sbirciato in una scatola vuota?»

«Non ti lascio perché hai aperto la scatola. Pensavo che probabilmente l'avresti fatto. Ti lascio perché hai detto che era vuota. Non era vuota; era piena di cielo. Conteneva la luce e l'aria e i profumi della mia casa nel cielo. Quando sono tornata a casa per l'ultima volta, ho riempito la scatola con tutto ciò che era prezioso per me per rammentare da dove sono venuta. Come posso essere tua moglie se ciò che è più prezioso per me è per te vacuità?»

*   *   *

Ci sono cose sono molto importanti e preziose nella nostra vita: le relazioni, gli ideali, le certezze, i valori sui quali vogliamo fondare e orientare le nostre scelte, il nostro pensare ed agire. Bisogna cercarli, custodirli, lasciare che orientino la nostra vita, affinché non rimanga una triste e insignificante ...scatola vuota!


“Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo. 

(Antoine De Saint-Exupery, Il piccolo principe)


martedì 9 gennaio 2024

Sentinelle della pace

E se, nonostante tutto ciò, dovesse scoppiare la guerra?* E se questa guerra venisse dichiarata e condotta a dispetto del diritto internazionale e di ogni principio morale?

In questa ipotesi deprecabilissima – che speriamo sempre non si verifichi dovremmo forse perdere la fiducia e abbandonarci alla delusione perché tutti i tentativi di scongiurare la guerra sono falliti e la nostra stessa preghiera sembra non essere stata esaudita?

No, carissimi! Anche in questa gravissima e inaccettabile situazione, dovremmo continuare ad essere “sentinelle della pace”! Proprio in tempo di guerra, infatti, la missione delle sentinelle si fa più preziosa e necessaria.

(17 Marzo 2003)
Carlo Maria Martini (1927 – 2012), cardinale, arcivescovo cattolico, biblista e teologo italiano


*) La Seconda guerra del Golfo. Il conflitto iniziò alcuni giorni dopo, il 20 Marzo 2003. 

La pace è cammino

A dir il vero, noi non siamo molto abituati a legare il termine «pace» a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire: «Quell’uomo si affatica in pace», «lotta in pace», «strappa la vita con i denti in pace». Più consuete nel nostro linguaggio sono, invece, le espressioni: «Sta seduto in pace», «sta leggendo in pace», «medita in pace» e, ovviamente, «riposa in pace».

La pace, insomma, ci richiama più la vestaglia da camera, che lo zaino del viandante. Più il conforto del salotto, che i pericoli della strada. Più il caminetto, che l’officina brulicante di problemi. Più il silenzio del deserto, che il traffico della metropoli. Più la penombra raccolta di una chiesa, che una riunione di sindacato. Più il mistero della notte, che i rumori del meriggio.

Occorre, forse, una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un «dato», ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.

La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. 

Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio.

Rifiuta la tentazione del godimento.

Non tollera atteggiamenti sedentari. 

Non annulla la conflittualità. 

Non ha molto da spartire con la banale «vita pacifica». 

Non elide i contrasti. 

Espone al rischio di ingenerosi ostracismi. 

Postula la radicale disponibilità a «perdere la pace» per poterla raggiungere.

Dal deserto del digiuno e della tentazione fino al monte Calvario (salvo una piccola sosta sulla cima del Tabor), la pace passa attraverso tutte le strade scoscese della Quaresima. E quando arriva ai primi tornanti del Calvario, non cerca deviazioni di comodo, ma vi si inerpica fino alla croce. 

Sì, la pace, prima che traguardo, è cammino. 

E per giunta, cammino in salita. 

Vuol dire, allora, che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi. 

I suoi percorsi preferenziali e i suoi tempi tecnici. 

I suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. 

Forse anche le sue soste.

Se è così, occorrono attese pazienti.

E sarà beato, perché operatore di pace, 

non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito, 

ma chi parte. 

Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista, 

anche se mai - su questa terra, s’intende - pienamente raggiunta.

(1989)

Don Tonino Bello

Preghiera per ottenere il vero spirito del sacerdozio di Cristo

Signore Gesù Cristo, figlio del Dio vivente, parola eterna del Padre, sommo sacerdote di tutti gli uomini.

Ti ringraziamo perché ci hai voluto preparare al tuo sacerdozio. 

Riconosciamo che tu hai scelto noi, non noi te. 

Riconosciamo di essere indegni e deboli e incapaci, se la tua grazia non ci aiuta, di seguire la tua chiamata. Eppure tu ci hai disposti e preparati. Dobbiamo essere tuoi testimoni. 

Ti ringraziamo perché ci hai fatto i messaggeri di un alto decreto. Dobbiamo proclamare la tua verità. 

Ti celebriamo, parola di verità eterna. Dobbiamo rinnovare il tuo sacrificio. Amministrare la tua grazia. 

Ti benediciamo bontà del Padre diventata uomo e ti diciamo grazie, solo grazie, perché li hai chiamati nel tuo santuario, al tuo altare, nella tua missione sacerdotale. Anche per noi parlasti, quando venisti nel mondo. Ecco che vengo anch'io, per fare la tua volontà, mi hai preparato un corpo.

[…] Anche a noi era rivolto quanto dicesti agli apostoli: Non vacilli il vostro cuore; perché siete tanto paurosi, uomini di poca fede, ecco io vi ho scelti affinché andiate e portiate frutto; il discepolo non è superiore al maestro; chi non abbandona tutto, non può essere mio discepolo. 

[…] Tu ci mandi per le vie degli uomini, spesso interminabili, faticose e squallide per il nostro cuore debole e impaziente. Perciò ti preghiamo: donaci il tuo Santo Spirito, donaci in questo pellegrinaggio sempre nuovo lo spirito del tuo sacerdozio, lo spirito del timore di Dio, lo spirito della contrizione, dell'umiltà, del casto timore di offendere la santità di Dio attraverso il peccato, lo spirito della fede e dell'amore alla preghiera, lo spirito della purezza e della temperanza sciente e coraggiosa, lo spirito della scienza e della sapienza, dell'amore fraterno e dell'unità che non conosce invidia e litigio, della gioia e della fiducia, della magnanimità e della cordialità, lo spirito dell’obbedienza, della pazienza e dell'amore alla tua croce santa. Concedici di aver Dio tuo Padre davanti agli occhi in questo cammino, di camminare alla sua santa presenza, di lavorare con onestà a purificare i nostri cuori, di esercitare tra di noi la solidarietà dei fratelli, di portare l'uno i pesi dell'altro e adempiere così la tua legge.

Fa’ che ogni giorno ti rassomigliamo di più, eterna Sapienza divina, lavorando e lottando con fedeltà, continuità, altruismo. 

[…] Tu ci guardi e il tuo occhio penetra la nostra coscienza e il tuo amore arriva sino ai nostri cuori. E dici: Sarete miei amici, se farete quanto vi ho comandato (Gv 15, 14). Noi osiamo, con umiltà e fiducia, alzare a te il nostro sguardo e dire: con la tua grazia, saremo e faremo quel che tu vuoi che siamo e facciamo. Amen.

Karl Rahner 

domenica 7 gennaio 2024

Aforismi Rosario

La preghiera del Rosario rivoluzionerà il mondo intero: rivoluzione di benessere e di pace. Propone per la meditazione dei misteri un nuovo punto di vista; il Rosario del mondo missionario. Ognuna delle cinque decine è di color diverso: rappresentano i cinque Continenti nella visio­ne missionaria. (Fulton J. Sheen)

Il Rosario sollecita le nostre dita, le nostre labbra, il nostro cuore in una vasta sinfonia di preghiere, e, per questo motivo, è la più grande pre­ghiera che sia mai stata composta dall'uomo. (Fulton J. Sheen)

Il Rosario è una continuazione di Ave Maria, con le quali si possono battere, vincere, distruggere tutti i demoni dell'inferno." (San Giovanni Bosco)

Una sola "Ave Maria" ben detta fa tremare l'inferno. (San Giovanni Maria Vianney)

Il Rosario è la mia preghiera prediletta. (Giovanni Paolo II)

Il Rosario di Maria adunque viene assunto a elevazione di grande pre­ghiera pubblica e universale in faccia ai bisogni ordinari e straordinari della Chiesa santa, delle nazioni e del mondo intero. (Giovanni XXIII)

Con il Rosario le mani si congiungono: quelle innocenti dei bambini, quelle tremanti dei vecchi, quelle robuste dei lavoratori: dalle varie par­ti del mondo s'innalza come una vera salmodia che, in certo qual mo­do, può ben stare accanto all’Ufficio Divino recitato dai monaci. (Giovanni XXIII)

Il Rosario bisogna recitarlo bene: non con il solo movimento delle lab­bra, ma con l'anima aperta alla contemplazione dei misteri più espressi­vi della vita di Gesù e di Maria. (Giovanni XXIII)


Come il bambino non si stanca mai di ripetere "mamma", così il cristiano ripete sempre lo stesso saluto a Maria (Jean Baptiste Lacordaire)

Il santo Rosario è un'arma potente. Impiegala con fiducia e ti meravi­glierai del risultato. (Josemaría Escrivá de Balaguer)

Per il potere che il Padre ha dato in questi ultimi tempi al Rosario, non c'è problema personale, nè familiare, nè nazionale, nè internazionale, che non si possa risolvere con il Rosario. (Lucia di Fatima)

Il Rosario è l'arma più potente con cui possiamo difenderci in campo di battaglia. (Lucia di Fatima)

Quella corona che prima consideravo dei noccioli infilati come il tesbih che i musulmani sgranano per tener occupate le dita, divenne per me il santissimo Rosario, che non recito tutti i giorni, ma al quale ricorro quando ho bisogno di consiglio e di conforto. (Pitigrilli)

Dopo la S. Messa, la devozione al Rosario ha fatto scendere nelle anime più grazie che tutte le altre devozioni, e con le sue "Ave Maria" compie più miracoli di ogni altra preghiera. (San Vincenzo De' Paoli)

Tutto abbiamo in Cristo e tutto è Cristo per noi

Omnia Christus est nobis! 

Se desideri medicare le tue ferite, Egli è Medico. 

Se bruci di febbre, Egli è la Sorgente ristoratrice. 

Se sei oppresso dall'iniquità, Egli è la Giustizia. 

Se hai bisogno d’aiuto, Egli è la Forza. 

Se temi la morte, Egli è la Vita. 

Se desideri il cielo, Egli è la Via. 

Se fuggi le tenebre, Egli è la Luce. 

Se cerchi il cibo, Egli è il Nutrimento. 


Gustate, dunque, e vedete quanto è buono il Signore;

felice l’uomo che spera in lui. (Salmo 34,9) 

La verginità, 16,99

Ambrogio da Milano (ca. 340 - 397), vescovo, teologo, scrittore e santo 


Continuerò a credere

Sliman Mansour, artista palestinese, Hope (Speranza)

Continuerò a credere,
anche se tutti perdono la speranza.

Continuerò ad amare,
anche se gli altri distillano odio.

Continuerò a costruire,
anche se gli altri distruggono.

Continuerò a parlare di pace,
anche nel bel mezzo di una guerra.

Continuerò a illuminare,
anche in mezzo alle tenebre.

Continuerò a seminare,
anche se gli altri calpestano il raccolto. 

E continuerò a gridare,
anche se gli altri tacciono.

E disegnerò sorrisi 
sui volti in lacrime. 

E porterò sollievo,
quando si vedrà il dolore.

E offrirò motivi di gioia
dove c'è solo tristezza.

Inviterò a camminare 
colui che ha deciso di fermarsi;

E tenderò le braccia 
a coloro che si sentono esausti.

Abbè Pierre


 

venerdì 5 gennaio 2024

Il cammello e il dromedario


Una volta un dromedario,
incontrando un cammello,
gli disse: – Ti compiango,
carissimo fratello;
saresti un dromedario
magnifico anche tu
se solo non avessi quella brutta gobba in più.


Il cammello gli rispose:
– Mi hai rubato la parola.
É una sfortuna per te
avere una gobba sola.
Ti manca poco ad essere
un cammello perfetto:
con te la natura
ha sbagliato per difetto.

La bizzarra querela
durò tutto una mattina.
In un canto ad ascoltare
stava un vecchio beduino
e tra sé, intanto, pensava:
– Poveretti tutti e due,
ognun trova belle
soltanto le gobbe sue.

Così spesso ragiona
al mondo tanta gente
che trova sbagliato
ciò che è solo differente!

La Grammatica della Fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie (1973)

Gianni Rodari (1920 - 1980), scrittore, pedagogista, giornalista e poeta italiano