martedì 15 febbraio 2022

Tienimi quel posto, Dio


Tienimi l’ultimo posto, Dio.
Quello che non dà troppo nell’occhio,
in fondo alla tavola,
più vicino ai camerieri che ai festeggiati.
Perché non so stare con le persone importanti.
Non so vincere.
Non sono capace a far festa come gli altri.

Tienimi l’ultimo posto, Dio.
Quello che nessuno chiede.
Giù, in fondo al bus sgangherato
che trasporta i pendolari della misericordia
ogni giorno dal peccato al perdono.

Tienimi l’ultimo posto, Dio.
Quello in fondo alla fila.
Aspetterò il mio turno
e non protesterò se qualche prepotente
mi passerà davanti.

Tienimi l’ultimo posto, Dio.
Per me sarà perfetto
perché sarai Tu a sceglierlo.

Sarò a mio agio
e non dovrò vergognarmi di tutti i miei errori.
Sarà il mio posto.
Sarà il posto di quelli come me.

Di quelli che arrivano ultimi,
e quasi sempre in ritardo,
ma arrivano,
cascasse il mondo.

Tienimi quel posto, Dio mio.

Eric Pearlman, poeta e scrittore statunitense

martedì 8 febbraio 2022

Il funerale della volpe

(particolare dei mosaici del pavimento della Basilica di San Marco - Venezia)

Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. - È morta, è morta - gridarono le galline. - Facciamole il funerale. Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portavano i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline. La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po’ di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi. Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro: - È morta, è morta! Facciamole il funerale. Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco. Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano in Francia. Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutto il corteo. La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta. E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.

Morale: Una cosa, solo perché è già accaduta, non è detto che non accadrà di nuovo. La storia lo insegna, ma gli uomini preferiscono fare i polli.

Il libro degli errori (1964)

Gianni Rodari

...finché i ragazzi saranno allegri, innocenti e senza cuore


E mentre guardate Wendy, potete vedere i suoi capelli diventare bianchi, e lei farsi di nuovo piccina, perché tutto questo accadde molto tempo fa. Ora anche Jane è una donna qualunque, con una figlia che si chiama Margherita: e ogni primavera, meno quando se ne dimentica, Peter viene a prendere Margherita per condurla al Paese-che-non-c’è, dove lei gli racconta ciò che sa di lui, e lui ascolta seriamente. Quando Margherita crescerà avrà una figlia, che sarà a sua volta la mamma di Peter; e così via, per sempre, finché i ragazzi saranno allegri, innocenti e senza cuore.

Peter Pan e Wendy (1904)

James Matthew Barrie (1860 - 1937), scrittore e drammaturgo britannico

giovedì 3 febbraio 2022

Ciascuno di noi è un tesoro inestimabile


Eschine desiderava che Socrate lo prendesse come discepolo, ma, essendo povero, non poteva portargli alcun dono. «Io - disse - non ti posso dare altro che la mia persona». «E ti par poco?- rispose Socrate - Vieni alla mia scuola e ti mostrerò che tesoro inestimabile è ciascuno di noi».

martedì 1 febbraio 2022

L'umanità ai tempi della pandemia



Manzoni non l’aveva vista, la peste, ma aveva studiato documenti su documenti. E allora descrive la follia, la psicosi, le teorie assurde sulla sua origine, sui rimedi. Descrive la scena di uno straniero (un “turista”) a Milano che tocca un muro del duomo e viene linciato dalla folla perché accusato di spargere il morbo. Ma c’è una cosa che Manzoni descrive bene, soprattutto, e che riprende da Boccaccio: il momento di prova, di discrimine, tra umanità e inumanità. Boccaccio sì che l’aveva vista, la peste. Aveva visto amici, persone amate, parenti, anche suo padre morire. 

E Boccaccio ci spiega che l’effetto più terribile della peste era la distruzione del vivere civile. Perché il vicino iniziava a odiare il vicino, il fratello iniziava a odiare il fratello, e persino i figli abbandonavano i genitori. La peste metteva gli uomini l’uno contro l’altro. Lui rispondeva col Decameron, il più grande inno alla vita e alla buona civiltà. 

Manzoni rispondeva con la fede e la cultura, che non evitano i guai ma, diceva, insegnavano come affrontarli. 

In generale, entrambi rispondevano in modo simile: invitando a essere uomini, a restare umani, quando il mondo impazzisce.

Errico Buonanno, giornalista e scrittore italiano