Se mi fosse richiesto da qualcuno, che non conosco bene intimamente, il segno migliore per sapere quanto potrebbe inoltrarsi nella vita spirituale e quanto grandi cose potrebbe compiere per il Signore, cercherei di capire fino a che punto egli possieda la virtù della speranza; e per speranza intendo la convinzione pratica che Dio non solamente è molto buono, ma molto buono con me.
Quello che ci trattiene nella vita spirituale è la mancanza di speranza, la poca confidenza. Ognuno potrebbe diventar santo, se volesse soltanto credere che Dio vuol farne un santo.
Ciò che sorprende è che certuni, essendo buoni come sono, non siano molto migliori. La ragione di ciò è la scarsa speranza. Siamo così terribilmente incoerenti! Crediamo che, una mattina dopo l’altra, Dio ci dia il suo Corpo e il suo Sangue nell’Eucarestia, e che più tardi, nella giornata, quando andiamo a Lui per chiedergli una piccola grazia, Egli ce la rifiuti. C’è qualcosa di più assurdo ed illogico?
Se volete sapere quale grado avete raggiunto nella vita spirituale, guardate che cosa sperate. Una piccola grazia o grazie immense?
Se voi dite: “Dio è stato così meravigliosamente buono con me, che io spero di arrivare a sopportare la tale umiliazione per amor suo, o di vincere il carattere orribile, in modo che i miei nemici, invece di chiamarmi un demonio, possano pensare che io sia divenuto un angelo”, allora voi avete la speranza e siete molto vicini a Dio.
Perché domandargli piccole cose? Vi darebbe più volentieri ciò che è magnifico, che ciò che è meschino. La differenza tra un santo e una persona qualunque è che il santo ha di Dio idee molto più larghe.
Se voi dite: “Ho sprecato tanti anni della mia vita e adesso è troppo tardi, non posso far niente per il Signore”, non vi accorgete che così intendete male la sua potenza e il suo amore infinito?
Abbiamo concetti così irriverenti e indegni del buon Dio! Lo chiamiamo Padre, e poi lo trattiamo come uno straniero e quasi come un nemico.
Lo so, molti di noi si trascinano a fatica e quando ascoltano la dottrina che vado esponendo, dicono: “Non è fatta per quelli come me”.
Un santo e un’altra persona qualsiasi commettono – supponiamo – la stessa colpa. Il santo n’è subito addoloratissimo, ma si comporta come prima, senza turbamenti e rilassamenti nella sua condotta; l’altro si allontana e si tiene in disparte, impegolato dalla diffidenza.
“È troppo tardi, dicono alcuni, perché non ho cominciato cinquant’anni fa?”. Il tempo non conta per il Signore. Forse che il padre del figliol prodigo gli disse di rimanere in penitenza, per alcuni anni di servizio, e poi lo avrebbe ripreso con sé? Lo accolse invece, sull’istante, lo rivestì della veste migliore e ne festeggiò il ritorno.
Allargate i vostri pensieri intorno al Signore: Egli non cessa mai di amarvi.
Parole d’incoraggiamento, 1952
Padre Daniel Considine (1849- 1922), presbitero gesuita irlandese