Se analizziamo i primi passi dei grandi santi scopriremo sempre un passaggio previo: un risveglio. L’uomo arriva a convincersi che tutta la realtà è effimera e transitoria e che non esiste nulla che possegga validità assoluta, tranne Dio.
Ogni adesione a Dio, se è piena, nasconde una ricerca inconscia di trascendenza e di eternità. In ogni passo decisivo verso l’infinito palpita un desiderio di liberazione dall’oppressione del limite e, in questo modo, la conversione si trasforma in una suprema liberazione dall’angoscia.
L’uomo nel risveglio diventa saggio: sa che è pazzia assolutizzare ciò che è relativo e relativizzare l’assoluto.
Sa che siamo per natura cercatori di orizzonti eterni e che le realtà umane possono solo offrire prospettive anguste che opprimono le nostre ansie di trascendenza.
Solo Dio vale la pena perché solo Lui offre reali possibilità di canalizzazione degli impulsi ancestrali e profondi del cuore umano.
Nei castelli fondati sopra il denaro, il potere, la gloria, non può entrare Dio. Nella vita, quando tutto va liscio, l’uomo tende a fare di se stesso il centro. Questa è una grande disgrazia perché allora entra in lui la paura di perdere tutto, vive angosciato e si sente infelice. Per l’uomo uscire dalla stabilità significa salvarsi.
La conversione è quasi sempre un cammino di ricerca nella quale l’uomo va sperimentando alternativamente “la dolcezza di Dio” ed il fascino delle creature, fino a quando progressivamente queste si decantano e si afferma e conferma la “presenza”.
Nella conquista della libertà ci sono oscillazioni. Non sempre lo spirito può mantenere lo stesso livello d’animo. Quando non si appoggia su Dio, istintivamente, l’uomo si inchina verso se stesso, e in questo caso, appare il verme della insicurezza.
Possedendo Dio ottenne tutto, però per possedere Dio dovette spogliarsi di tutto.
La vera predica di Francesco erano la sua persona e la sua vita. C’erano calore e convinzione nelle sue parole perché parlava solo di ciò che aveva sperimentato.
L’apostolato per Francesco era: il perdono delle offese, la gioia nelle tribolazioni, pregare per i persecutori, aver pazienza nei maltrattamenti, ricambiare il male con il bene, non turbarsi per le calunnie, non maledire chi ci maledice.
Quando Francesco ebbe la crisi sentiva che il cumulo dei suoi peccati era maggiore della misericordia di Dio. Non avrebbe dovuto fissare l’attenzione sulla sua vita dissipata, sui suoi peccati passati, ma nell'inesauribile pietà di Dio. Non guardare se stessi ma guardare l’Altro. Bisogna uscire, cioè dimenticarsi di se stessi e ricordarsi dell’Altro. Il Signore ci dice: “perché ti preoccupi, perché c’è bisogno di soffrire tanto? Credi in me, spera in me. Fa il salto, vieni verso di me. A te manca solamente di metterti nelle mie mani. Il resto lo farò io”.
Nella sua notte oscura dello spirito, Francesco si domandava: dove si trova la volontà di Dio? Dio dove si trova? Dio si può trovare, sì o no?
L’oscurità è completa. Non si vede nulla o non c’è nulla?
Francesco pensava: “Il Signore mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo vangelo. E se non fosse stato il Signore? Se fosse stata la mia voce? Avendo fallito sui campi di battaglia e nella società, non potrei essermi appoggiato ad una chimera, ad una proiezione di me stesso obbedendo alle leggi della compensazione?”.
“Accettami così come sono”.
Chiara a Francesco [quando Francesco era in crisi per stabilire la “regola” dell’ordine]: “Se guardi Dio ciò che tanto ti preoccupa ti sembrerà insignificante. Liberati da te stesso e fa’il salto mortale: Dio c’è e basta!”
A Natale diceva: “Figli miei, un bambino è una creatura indifesa e quindi inoffensiva. Vive nel cuore profondo della gratuità. Ha bisogno di ricevere tutto. Non guadagna e non gli si deve nulla. Riceve ogni cosa gratuitamente. Viene anche amato gratuitamente. Così siamo noi nelle mani di Dio. Che gioia. Dio è nostra “madre”.
“La vita è lotta e nella lotta nasce il conflitto. Non si deve aver paura perché ciò è inevitabile. Ciò che importa è riconciliarsi. È il primo obbligo di ogni giorno.
“Durante tutta la mia vita non ho fatto altro che amare”.
Il nostro fratello di Assisi. Storia di una esperienza di Dio, 2012
Ignacio Larrañaga (1928-2013), scrittore e presbitero francescano spagnolo