lunedì 25 gennaio 2021

Guarda la stella, invoca Maria!

Tu che nello scorrere del tempo 
ti accorgi di ondeggiare tra burrasche e tempeste,
più che camminare sulla terra ferma,
non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella,
se non vuoi essere sopraffatto dalle tempeste!

Se insorgono i venti delle tentazioni 
e se vai a sbattere sugli scogli delle tribolazioni, 
guarda la stella, invoca Maria! 

Se i flutti dell’orgoglio, dell’ambizione, 
della calunnia e dell’invidia ti sballottano di qua e di là, 
guarda la stella, invoca Maria! 

Se l’ira, l’avarizia, l’attrattiva della carne 
sconquassano la piccola nave che è la tua anima, 
guarda la stella, invoca Maria!

Se sei turbato per l’enormità dei tuoi peccati, 
confuso per le turpitudini della tua coscienza, 
terrorizzato al terribile pensiero del giudizio, 
se stai per precipitare nel baratro della tristezza 
e nell’abisso della disperazione, 
rivolgi la mente a Maria!

Nei pericoli, nelle angustie, nei dubbi, 
rivolgi la mente a Maria, invoca Maria. 

Seguendo Lei non devierai, 
invocandola non sarai preda nella disperazione, 
rivolgendo il pensiero a lei non ti smarrirai. 

Se ti lascerai sostenere da Lei non cadrai, 
se da Lei ti farai proteggere non temerai, 
se da Lei ti lascerai condurre non ti stancherai,
se Lei ti sarà propizia giungerai alla meta.


Respice stella, voca Mariam

O quisquis te intelligis in huius saeculi profluvio 
magis inter procellas et tempestates fluctuare, 
quam per terram ambulare ne avertas 
oculos a fulgore huius sideris, 
si non vis obrui procellis.

Si insurgant venti tentationum, 
si incurras scopulos tribulationum, 
respice stellam, voca Mariam. 

Si iactaris superbiae undis si ambitionis, 
si detractionis, si aemulationis 
respice stellam, voca Mariam. 

Si iracundia, aut avaritia aut carnis illecebra 
naviculam concusserint mentis, 
respice stellam, voca Mariam.

Si criminum immanitate turbatus, 
conscientiae foeditate confusus, 
iudicii horrore perterritus, 
barathro incipias absorberi tristitiae 
desperationis abisso cogita Mariam.

In periculis, in angustiis, in rebus dubiis 
Mariam cogita, Mariam invoca. 

Ipsam sequens non devias, 
Ipsam rogans non desperas, 
Ipsam cogitans, non erras 
Ipsa tenente, non corruis, 
Ipsa protegente, non metuis, 
Ipsa duce, non fatigaris, 
Ipsa propitia, pervenis. 

Omelie in lode alla Vergine Madre 2,17

Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153), monaco cristiano, abate e teologo francese dell'ordine cistercense, santo


Conservami un cuore di fanciullo

Santa Maria, Madre di Dio
conservami un cuore di fanciullo
puro e limpido come acqua di sorgente.

Ottienimi un cuore semplice,
che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze;
un cuore magnanimo nel donarsi,
facile alla compassione,
un cuore fedele e generoso
che non dimentichi alcun bene
e non serbi rancore di alcun male

Formami un cuore dolce e umile,
che ami senza esigere di essere riamato,
contento di scomparire in altri cuori,
sacrificandosi davanti al Tuo divin Figlio;
un cuore grande e indomabile
così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere
e nessuna indifferenza lo possa stancare;
un cuore tormentato dalla Gloria di Cristo,
ferito dal Suo amore,
con una piaga che non si rimargini
se non in cielo.

Léonce de Grandmaison (1868 – 1927), presbitero e teologo francese

sabato 23 gennaio 2021

Ascoltavo la pioggia


Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quale fragile ardore
sillabava e moriva.

L’infinito tendeva
ori e stralci di rosso
profumando le pietre
di strade lontane.

Mi abitavano i sogni
odorosi di muschio
quando il fiume impetuoso
scompigliava l’oceano.

Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quanti nastri di strade
annodavano il cuore.

E la pioggia piangeva
asciugandosi al vento
sopra tetti spioventi
di desolati paesi.

Alda Merini (1931 - 2009), poetessa e scrittrice italiana

lunedì 18 gennaio 2021

Dare un senso alla vita


George Gray

Ho osservato tante volte
il marmo che mi hanno scolpito -
una nave alla fonda con la vela ammainata.
In realtà non rappresenta il mio approdo
ma la mia vita.
Perché l'amore mi fu offerto ma fuggii le sue lusinghe;
il dolore bussò alla mia porta ma ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma paventai i rischi.
Eppure bramavo sempre di dare un senso alla vita.
Ora so che bisogna alzare le vele
e farsi portare dai venti della sorte
dovunque spingano la nave.
Dare un senso alla vita può sfociare in follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vago desiderio:
è una nave che desidera il mare ardentemente ma ha paura.
Antologia di Spoon River (1915)

Edgar Lee Masters (1868 - 1950), poeta, scrittore e avvocato statunitense

martedì 12 gennaio 2021

Il Nome di Maria


Tacita un giorno a non so qual pendice
Salia d’un fabbro nazaren la sposa;
Salia non vista alla magion felice
D’una pregnante annosa;

E detto: “Salve” a lei, che in reverenti
Accoglienze onorò l’inaspettata,
Dio lodando, sclamò: Tutte le genti
Mi chiameran beata.

Deh! con che scherno udito avria i lontani
Presagi allor l’età superba! Oh tardo
Nostro consiglio! oh degl’intenti umani
Antiveder bugiardo!

Noi testimoni che alla tua parola
Ubbidiente l’avvenir rispose,
Noi serbati all’amor, nati alla scola
Delle celesti cose,

Noi sappiamo, o Maria, ch’Ei solo attenne
L’alta promessa che da Te s’udia,
Ei che in cor la ti pose: a noi solenne
È il nome tuo, Maria.

A noi Madre di Dio quel nome sona:
Salve beata! che s’agguagli ad esso
Qual fu mai nome di mortal persona,
O che gli vegna appresso?

Salve beata! in quale età scortese
Quel sì caro a ridir nome si tacque?
In qual dal padre il figlio non l’apprese?
Quai monti mai, quali acque

Non l’udiro invocar? La terra antica
Non porta sola i templi tuoi, ma quella
Che il Genovese divinò, nutrica
I tuoi cultori anch’ella.

In che lande selvagge, oltre quei mari
Di sì barbaro nome fior si coglie,
Che non conosca de’ tuoi miti altari
Le benedette soglie?

O Vergine, o Signora, o Tuttasanta,
Che bei nomi ti serba ogni loquela!
Più d’un popol superbo esser si vanta
In tua gentil tutela.

Te, quando sorge, e quando cade il die,
E quando il sole a mezzo corso il parte,
Saluta il bronzo, che le turbe pie
Invita ad onorarte.

Nelle paure della veglia bruna,
Te noma il fanciulletto; a Te, tremante,
Quando ingrossa ruggendo la fortuna,
Ricorre il navigante.

La femminetta nel tuo sen regale
La sua spregiata lacrima depone,
E a Te beata, della sua immortale
Alma gli affanni espone;

A Te che i preghi ascolti e le querele,
Non come suole il mondo, né degl’imi
E de’ grandi il dolor col suo crudele
Discernimento estimi.

Tu pur, beata, un dì provasti il pianto,
Né il dì verrà che d’oblianza il copra:
Anco ogni giorno se ne parla; e tanto
Secol vi corse sopra.

Anco ogni giorno se ne parla e plora
In mille parti; d’ogni tuo contento
Teco la terra si rallegra ancora,
Come di fresco evento.

Tanto d’ogni laudato esser la prima
Di Dio la Madre ancor quaggiù dovea;
Tanto piacque al Signor di porre in cima
Questa fanciulla ebrea.

O prole d’Israello, o nell’estremo
Caduta, o da sì lunga ira contrita,
Non è Costei, che in onor tanto avemo,
Di vostra fede uscita?

Non è Davidde il ceppo suo? Con Lei
Era il pensier de’ vostri antiqui vati,
Quando annunziaro i verginal trofei
Sopra l’inferno alzati.

Deh! a Lei volgete finalmente i preghi,
Ch’Ella vi salvi, Ella che salva i suoi;
E non sia gente né tribù che neghi
Lieta cantar con noi:

Salve, o degnata del secondo nome,
O Rosa, o Stella ai periglianti scampo,
Inclita come il sol, terribil come
Oste schierata in campo.
Inni sacri (1812)

Alessandro Manzoni (1785 – 1873), scrittore, poeta e drammaturgo italiano