giovedì 30 luglio 2020

Più ami, più aumenterà la tua fede in Dio

 

Nel romanzo "I fratelli Karamazov" di Dostoevskij, una donna alla ricerca della fede dialoga con un santo monaco. 

Questa – disse lo starec – questa è l’antica “Rachele che piange i suoi figli e non può consolarsi perché essi non sono più”; tale è la sorte assegnata sulla terra a voi madri. E tu non consolarti, non occorre che tu ti consoli, piangi pure; ma ogni volta che piangi, ricordati che il tuo bambino è uno degli angeli di Dio, che di là ti guarda e ti vede, gioisce delle tue lacrime e le indica al Signore Iddio. E ancora a lungo durerà questo tuo sublime pianto di madre, ma alla fine si trasformerà in una quieta gioia, e le tue amare lacrime non saranno più che lacrime di dolce tenerezza e di purificazione del cuore che laveranno la tua anima dal peccato.

Come, come riconquistare la fede? Del resto, io ho creduto soltanto quando ero bambina, meccanicamente, senza pensare a nulla… Ma come, come averne una dimostrazione? Per chiedervi questo sono venuta a inginocchiarmi davanti a voi… Se io perdo anche quest’occasione, nessuno più mi risponderà per tutta la vita! Come dimostrarlo, come convincersi? Oh, me infelice! Mi guardo attorno e vedo che per tutti, o quasi per tutti, la cosa è indifferente; nessuno oggi se ne dà pensiero e io, da sola, non riesco a sopportare questa angoscia. È una cosa che uccide, una cosa che uccide! Senza dubbio una cosa che uccide. Quanto a dimostrare, non si può dimostrare nulla; convincersi sì è possibile. Come? In che modo?

Con l’esperienza dell’amore attivo. Cercate di amare i vostri simili attivamente e senza posa. A mano a mano che progredirete nell’amore, vi persuaderete anche dell’esistenza di Dio e dell’immortalità dell’anima. E se, nell’amore per il prossimo arriverete all’abnegazione, allora crederete senza più alcun dubbio, e nessun dubbio penetrerà mai più la vostra anima. È cosa sperimentata, sicura.

L’amore attivo? Ecco un altro problema, e che problema! Vedete: io amo tanto l’umanità che, vi assicuro, a volte sogno di abbandonare tutto, tutto ciò che ho, di lasciare Lise e di farmi suora di carità. Chiudo gli occhi, penso e sogno, e in quei momenti sento in me una forza invincibile. Nessuna ferita, nessuna piaga purulenta potrebbe spaventarmi. Io le laverei e le benderei con le mie mani, farei da infermiera a quei sofferenti, pronta anche a baciarle, quelle piaghe…

È già molto ed è già una gran bella cosa che il vostro spirito sogni questo e non altro. Ma sì, sì… senza farlo di proposito, voi compirete certamente qualche buona azione.

Già ma potrei durare a lungo in una simile esistenza? – continuò la dama con calore e quasi con esaltazione. – Ecco il problema più importante, il più tormentoso dei miei problemi. Io chiudo gli occhi e mi chiedo: potrai camminare a lungo su questa strada? E se il malato a cui lavi le piaghe non ti ripagasse subito con la sua gratitudine ma, al contrario, ti tormentasse con i suoi capricci, senza notare e senza nemmeno notare la tua opera umanitaria? Se si mettesse a inveire contro di te, a comportarsi in modo grossolano e magari addirittura si lagnasse con qualche superiore, come spesso accade a coloro che soffrono molto, che faresti allora? Persisterebbe il tuo amore o no? E, figuratevi, io ho già risposto con un tremito al quesito: se c’è una cosa che può raggelare il mio amore “attivo” per l’umanità, questa è unicamente la ingratitudine. In una parola, io lavoro per mercede ed esigo delle lodi e dell’amore in cambio del mio amore. Diversamente non sono capace di amare nessuno!

Era in preda a un vero accesso di autoflagellazione e, quando ebbe finito guardò lo starec con provocante risolutezza.

Queste sono le precise parole che molto tempo fa mi diceva un medico – osservò lo starec  – era una uomo già maturo e di indiscutibile intelligenza. Parlava con la vostra stessa sincerità, scherzando, sì, ma con amarezza. Io, diceva, amo l’umanità, però sono stupito di me stesso: quanto più amo l’umanità in generale, tanto meno amo gli uomini in particolare, cioè presi separatamente come singoli individui. Spesso nei miei sogni, diceva, sono giunto a concepire progetti appassionati a servizio dell’umanità, e per gli uomini sarei forse davvero salito sulla croce, se ciò fosse stato in qualche modo necessario; ma con tutto questo non sono capace di vivere con qualcuno nella stessa camera per due giorni. Lo so per esperienza. Appena qualcuno mi è vicino, ecco che la sua personalità opprime il mio amor proprio e soffoca la mia libertà. In sole ventiquattro ore posso odiare i migliori uomini di questo mondo: uno perché si trattiene troppo a lungo a tavola, l’altro perché è raffreddato e non fa che soffiarsi il naso. Io, diceva, divento nemico degli uomini non appena mi trovo a contatto con loro. In compenso, però, mi è sempre accaduto che, quanto più odiavo gli uomini in particolare, tanto più si faceva ardente il mio amore per l’umanità.

Ma che fare dunque? Che fare in un caso simile? Ci si deve abbandonare alla disperazione?

No, perché è già sufficiente che ne proviate dolore. Fate ciò che potete, e ve ne sarà tenuto conto. E voi avete già fatto molto, visto che siete riuscita a leggere dentro di voi così sinceramente e profondamente.

I fratelli Karamazov (1880)

Fedor Michajlovic Dostoevskij (1821 - 1881), scrittore e filosofo russo
 

mercoledì 29 luglio 2020

Il mondo appare diverso da quassù


«Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi.
Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva.
Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo: ci dovete provare.
Ecco: quando leggete, non considerate soltanto l’autore.
Considerate quello che voi pensate.
Figlioli dovete combattere per trovare la vostra voce.
Più tardi cominciate a farlo, più alto è il rischio di non trovarla affatto!
Thoreau dice: "Molti uomini hanno vita di quieta disperazione", non vi rassegnate a questo. Ribellatevi! Non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno! Osate cambiare, cercate nuove strade».

Prof. John Keating (Robin Williams) nel film “L'attimo fuggente” (1989) di Peter Weir 

mercoledì 22 luglio 2020

Che belle mele che hai!


Un giorno una mamma, rientrando a casa dal lavoro, trovò la sua bambina con due mele nelle sue piccole manine. Le guardava, le annusava, se le stava godendo prima di mangiarle, pregustando la loro dolcezza e morbidezza.

La mamma si avvicinò e, sorridendo, disse alla figlioletta:
«Che belle mele che hai! Me ne daresti una, per favore?»

La bimba guardò le sue due mele, una era rossa e l’altra gialla. Dubitò per un attimo, guardandole entrambe, e finalmente morse quella rossa, l’assaporò per bene, e poi morse anche quella gialla, con la stessa calma e compiacenza.
La mamma sentì il sorriso sul suo volto congelarsi; si chiedeva perché e da quando sua figlia fosse diventata così insensibile, e perché le stesse facendo questo dispetto.
Ma cercò tuttavia di non rivelare la sua delusione.

In quello stesso momento, la bambina le porse una delle due mele dicendo:
«Tieni mammina, questa è quella più dolce».

La mamma prese la mela e abbracciò la sua bambina perché non vedesse che aveva le lacrime agli occhi. Insieme si sedettero a mangiare le mele.

Poi, quando la bambina fu concentrata su altro, la mamma scrisse un piccolo pensiero nel suo taccuino per non dimenticare:
“Non importa chi sei, come hai vissuto, cosa credi di aver visto o sentito, quanta esperienza e conoscenza pensi di avere: non dare mai giudizi affrettati, dai agli altri l'opportunità di spiegarsi. Non fermarti alle apparenze: quello che percepisci può essere o non essere la realtà.”

Il sasso


La persona distratta vi è inciampata.
Quella violenta, l’ha usato come arma.
L’imprenditore l’ha usato per costruire.
Il contadino stanco, invece, come sedia.
Per i bambini è un giocattolo.
Con un sasso Davide uccise Golia
e Michelangelo ne fece la più bella scultura.

In ogni caso, la differenza non l’ha fatta il sasso, ma l’uomo.

Non esiste sasso nel tuo cammino
 che tu non possa sfruttare per la tua crescita.

martedì 21 luglio 2020

Quanto è grande Dio?


Un bambino chiese al padre: “Papà, quanto è grande Dio?”.
Guardando il cielo il padre avvistò un aereo e chiese al figlio: “Che dimensione ha quell’aereo?”.
Il ragazzo rispose: “É piccolo, papà, quasi non si vede!”.
Allora il padre lo portò in un aeroporto e, guardando la pista, si trovarono di fronte ad un aereo. Il padre ridomandò: “Ed ora, che dimensioni ha questo aereo?”.
Il ragazzo rispose: “Papà, questo è enorme!”.
A questo punto il padre gli disse: “Così è Dio! La Sua dimensione dipende dalla distanza tra te e Lui! Più gli stai vicino, più Lui sarà grande nella tua vita!”.

giovedì 2 luglio 2020

Ognuno dà ciò che ha nel cuore


Un giorno un uomo ricco consegnò un cesto di spazzatura ad un uomo povero.
L’uomo povero gli sorrise e se ne andò col cesto, poi lo svuotò, lo lavò e lo riempì di fiori bellissimi.
Ritornò dall'uomo ricco e glielo diede.
L’uomo ricco si stupì e gli disse:
«Perché mi hai donato fiori bellissimi se io ti ho dato la spazzatura?».
E l’uomo povero disse:
«Ogni persona dà ciò che ha nel cuore».

Cantico di un anziano



  • Benedetti quelli che mi guardano con simpatia.
  • Benedetti quelli che comprendono il mio camminare stanco.
  • Benedetti quelli che parlano a voce alta per minimizzare la mia sordità.
  • Benedetti quelli che stringono con calore le mie mani tremanti.
  • Benedetti quelli che si interessano della mia giovinezza.
  • Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi già tante volte ripetuti.
  • Benedetti quelli che comprendono il mio bisogno di affetto.
  • Benedetti quelli che mi regalano frammenti del loro tempo.
  • Benedetti quelli che si ricordano della mia solitudine.
  • Benedetti quelli che mi sono vicini nella sofferenza.
  • Benedetti quelli che rallegrano la mia vita con il loro umorismo.
Grazie per ogni sorriso!