Vieni pure, mia morte!
vieni: ti attendo.
Ora non mi fai più paura.
Ti considero non più nemica.
Ti considero sorella.
Ti guardo in faccia.
Ora ti capisco.
E mentre tu procedi verso di me, dico a te,
pensando a chi ti tiene con forza nella sua
mano potente: "Fa’ di me ciò che ti piace".
Te lo dico nel profondo.
Te lo dico nella verità.
Te lo dico con amore:
"Fa’ di me ciò che ti piace".
Abituami a questo estremo abbandono.
Abituami a questo esame mai finito,
a questo bacio mai maturo,
a questa moneta mai donata,
a questo dialogo mai chiuso.
Abituami a poco alla volta, distribuendo la
mia morte in ogni giorno come cenere
o sabbia, onde "non viva di solo pane" (Cf Mt 4,4).
Mettimela nella casa come "mancanza di qualcosa",
onde non mi adagi nella limitatezza del visibile.
Mettimela come insicurezza nelle mie sicurezze,
onde mi stabilisca sicuro solo in Colui che è l'Assoluto.
Mettimela come richiamo nel mezzo della mie feste,
onde io mi abitui ad essere solo,
come in quell'istante in cui sarò solo con te.
Quando morì, mio padre mi chiese di essergli vicino.
Aveva in me confidenza e ci volevamo bene.
Dio mi concesse la grazia di trascorrere accanto a lui l'ultima notte.
Gli tenevo la mano seduto accanto
e sentivo nella pressione delle sue dita ciò che voleva dirmi.
Era come se volesse appoggiarsi a me,
ma guardava fisso davanti a sè.
Di più in più era solo.
Nell'abbandonare la terra verso la frontiera dell'invisibile
era solo.
Nessuno lo poteva aiutare.
Era solo.
Sì, si muore veramente soli.
Tutti gli aiuti vengono meno.
Si è soli con Dio.
Nel passaggio, solo la mano di Dio
ti può prendere per mano.
Io avevo ritirato la mia.
Solo a Dio si può dire ora:"Fa’ di me ciò che ti piace",
perchè è l'unico che essendo Dio
non può venire meno alla nostra speranza.
Padre mio mi abbandono a te, Ed. Città Nuova, Roma, 1975, p. 56 - 57
Carlo Carretto (1910 – 1988), religioso dei Piccoli Fratelli del Vangelo e scrittore italiano