sabato 31 dicembre 2016

Perchè odio il capodanno



Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.
Dicono che la cronologia è l’ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch’essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell’età moderna.
E sono diventati così invadenti e così fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 o il 1492 siano come montagne che l’umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa il film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore.
Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca.
Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell’immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d’inventario dai nostri sciocchissimi antenati.
 “Avanti!”, 1 gennaio 1916

Antonio Gramsci (1891 – 1937), politico, filosofo, giornalista, linguista e critico letterario italiano

giovedì 29 dicembre 2016

Vorrei che ognuno di noi avesse quattro chiavi

Vorrei che ognuno di noi avesse quattro chiavi.

Una chiave per la porta che dà sul retro:
il Signore viene, dove e come non lo sappiamo.
Viene in coloro che non ardiscono accostarsi alla grande porta maestra.

Una chiave per la porta che dà verso l'interno:
il Signore ci è più intimo del più profondo dell'anima nostra.
Da lì egli entra nella casa della nostra vita.

Una chiave per la porta di comunicazione che è stata murata,
ricoperta con l'intonaco, quella che dà su ciò che ci sta accanto:
in coloro che ci sono più prossimi, che sono anche coloro che più ci sono estranei,
il Signore bussa alla nostra porta.

Una chiave per la porta principale, il portale:
su quella soglia Gesù, con Maria e Giuseppe furono respinti.
Non esitiamo a lasciarlo decisamente entrare nella nostra vita, nel nostro mondo!
Sapremo essere, oggi, la sua Betlemme?
La porta del Natale

Klaus Hemmerle (1929-1994), vescovo, teologo e filosofo tedesco

giovedì 8 dicembre 2016

Salve, Regina, Mater misericordiae


Ti salutiamo, Regina,
madre misericordiosa: 
tu sei la nostra vita, 
la nostra serenità, 
la nostra speranza. 

Noi, figli di Eva 
lontani dalla nostra patria, 
ci rivolgiamo a te e da questa terra di dolore 
a te volgiamo il nostro sguardo 
segnato dalla sofferenza e dalle lacrime.

Tu, nostra difesa, 
guardaci con pietà e, 
dopo il nostro pellegrinaggio terreno, 
presentaci a Gesù, tuo figlio.   

Tu sei benevola, tu sei pietosa, 
tu sei amorevole, Vergine Maria!

F. P.