giovedì 18 febbraio 2016

Aforismi Bello

La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva... 
La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla, e ogni mente percepisce una diversa bellezza. (David Hume, Sulla regola del gusto, 1757)

La bellezza, è un enigma.
La bellezza salverà il mondo. (Fëdor Dostoevskij, L'idiota, 1869)

L'umanità ha perduto la sua dignità. Ma l'arte l'ha salvata e conservata in pietre piene di significato. (Friedrich Schiller)

Chi sa vedere le cose belle è perché ha la bellezza dentro di sé. (Gustav Klimt)

Ogni bello piace, ma non tutto ciò che piace è bello. (Pasquale Galluppi, Elementi di filosofia, 1820/37)

L'occhio non vedrebbe mai il sole se non fosse già simile al sole, né un'anima vedrebbe il bello se non fosse bella. (Plotino)

ὀ μὲν γὰρ κάλος ὄσσον ἴδην πέλεται [κάλος] , ὀ δὲ κἅγαθος αὔτικα καὶ κάλος ἔσσεται.
Chi è bello a vedersi è bello, ma chi è buono, presto sarà pure bello. (Saffo)

Pulchrum est quod visum placet (Tommaso D'Aquino, Sum.Theol. I, 5, 4 ad 1).

mercoledì 17 febbraio 2016

Prima di tutto l'uomo

Non vivere su questa terra come un estraneo
o come un turista nella natura.
Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre:
credi al grano, alla terra, al mare
ma prima di tutto credi all’uomo.
Ama le nuvole, le macchine, i libri
ma prima di tutto ama l’uomo.
Senti la tristezza del ramo che secca,
dell’astro che si spegne dell’animale ferito che rantola
ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell’uomo.
Ti diano gioia tutti i beni della terra:
l’ombra e la luce ti diano gioia
le quattro stagioni ti diano gioia,
ma soprattutto, a piene mani, ti dia gioia l’uomo.
Ultime lettere al figlio
Nazim Hikmet (1902-1963), poeta turco




Prima di tutto l'uomo
«Non vivere su questa terra come un estraneo o come un turista nella natura. Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre: credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto credi all'uomo. Ama le nuvole, le macchine, i libri, ma prima di tutto ama l'uomo. Senti la tristezza del ramo che secca, dell'astro che si spegne, dell'animale ferito che rantola, ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo». S'intitola Ultime lettere al figlio ed è il testamento che il poeta turco Nazim Hikmet (1902-1963) indirizza alle giovani generazioni. L'autore alle spalle aveva un'esistenza molto travagliata, condannato nel 1938 a 28 anni di carcere per la sua opposizione al regime di Kemal Atatürk, il padre della Turchia moderna, e riparato nel 1950 in Unione Sovietica ove morirà come esule. Le sue sono parole e immagini molto trasparenti, ritmate da quella frase fondamentale: «Prima di tutto l'uomo». Una lezione sempre necessaria perché, se è vero che è affascinante la natura, stupenda la cultura, drammatica la morte, ben più alta è l'esperienza dell'umanità. Purtroppo non di rado accade che ci si commuova di più per un animale ferito che non per un uomo ucciso in guerra. Bisogna amare tutto il creato, ma saper conservare una scala di valori e di impegni. In questa luce ci sembra utile riproporre un passo del filosofo Kant che abbiamo già avuto occasione di citare: «Agisci in modo da trattare l'umanità, così nella tua persona come nella persona di ogni altro, sempre come un fine e mai semplicemente come un mezzo». È una lezione umana radicale, che è elevata a livelli ancor più alti nell'impegno cristiano dell'amore.
Gianfranco Ravasi 
Mattutino, in Avvenire 24 Ottobre 2010

lunedì 15 febbraio 2016

Aforismi Desiderio

È nella natura del desiderio di non poter essere soddisfatto, e la maggior parte degli uomini vive solo per soddisfarlo. (Aristotele, Politica)

Dei desideri alcuni sono naturali e necessari, altri naturali e non necessari, altri né naturali né necessari, ma nati solo da vana opinione. (Epicuro)

Non rovinare quello che hai desiderando ciò che non hai. Ricorda che ciò che ora hai un tempo era tra le cose che speravi di avere. (Epicuro)

Non si desidera ciò che è facile ottenere. (Ovidio)

Al desiderio niente piace di più di ciò che non è lecito. (Publilio Siro)

sabato 13 febbraio 2016

Aforismi Male

Sappi che il male fisico è inevitabile al corpo, essendo materiale e corruttibile. In casi di malattia, l’anima che ha raggiunto la conoscenza, invece di lamentarsi con Dio perchè ha siffattamente costruito il corpo, mostra graziosamente coraggio e pazienza. (Sant'Antonio abate, I 170 testi della vita santa)

Causa del male è l’ignoranza del meglio. (Democrito, fr. 83)

Il male non è una sostanza esistente in atto, è l'assenza del bene; come la tenebra è mancanza di luce. (Evagrio pontico, Ad Anatolio)

L'unica cosa che serve perché il male trionfi, è che gli uomini buoni non facciano nulla. (Edmund Burke)

Il cielo era così luminoso e c’erano così tante stelle che, dopo averlo contemplato, non si poteva non chiedersi come così tante persone malvagie potessero vivere sotto un cielo simile. (Fëdor Dostoevskij)

Il male è così malvagio da farci pensare che il bene sia solo un caso; ma il bene è così buono da darci la certezza che dev'esserci una spiegazione per il male. (Gilbert Keith Chesterton, L'uomo che fu Giovedì

Non si può asciugare l’acqua con l’acqua, non si può spegnere il fuoco con il fuoco, quindi non si può combattere il male con il male. (Lev Tolstoj)

Quando i malvagi fanno lega tra loro per costituire una forza, è necessario che gli onesti facciano altrettanto.
When the wicked form analliance amongst them to establish a power it is necessary that theones do the same. (Lev Tolstoj)

Non ho paura delle urla dei violenti, ma del silenzio degli onesti. 
In the end, we will remember not the words of our enemies, but the silence of our friends. 
The ultimate tragedy is not the oppression and cruelty by the bad people, but the silence over that by the good people. (Martin Luther King)

[Giove]: oh, come i mortali accusano gli dèi; ché dicono che da noi vengono i mali; mentre essi stessi per i loro propri misfatti subiscono sventure oltre misura. (Omero, Odissea 1,32ss)

Come dice S. Agostino: «Dio, essendo sommamente buono, non permetterebbe in nessun modo che nelle sue opere ci fosse del male, se non fosse tanto potente e tanto buono, da saper trarre il bene anche dal male». Sicché appartiene all'infinita bontà di Dio il permettere che vi siano dei mali per trarne dei beni. (San Tommaso D'Aquino, Summa teologica, I, q. 2, a. 3)

Il male non è soltanto di chi lo fa: è anche di chi, potendo impedire che lo si faccia, non lo impedisce. (Tucidide, La guerra del Peloponneso)

Gli uomini producono il male come le api producono il miele. (William Golding) 

La pace come cammino

A dire il vero non siamo molto abituati a
legare il termine pace a concetti dinamici.
Raramente sentiamo dire:
"Quell'uomo si affatica in pace",
"lotta in pace",
"strappa la vita coi denti in pace"...
Più consuete, nel nostro linguaggio,
sono invece le espressioni:
"Sta seduto in pace",
"sta leggendo in pace",
"medita in pace" e,
ovviamente, "riposa in pace".
La pace, insomma, ci richiama più la vestaglia
da camera che lo zaino del viandante.
Più il comfort del salotto che i pericoli della strada.
Più il caminetto che l'officina brulicante di problemi.
Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli.
Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato.
Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.
Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire
che la pace non è un dato, ma una conquista.
Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.
Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.
La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.
Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio.
Rifiuta la tentazione del godimento.
Non tollera atteggiamenti sedentari.
Non annulla la conflittualità.
Non ha molto da spartire con la banale "vita pacifica".
Sì, la pace prima che traguardo, è cammino.
E, per giunta, cammino in salita.
Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi,
i suoi percorsi preferenziali ed i suoi tempi tecnici,
i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste.
Se è così, occorrono attese pazienti.
E sarà beato, perché operatore di pace,
non chi pretende di trovarsi all'arrivo senza essere mai partito, ma chi parte.
Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista,
anche se mai - su questa terra s'intende - pienamente raggiunta.
Alla finestra della speranza, 2013
Don Tonino Bello, vescovo italiano (1935 - 1993)

lunedì 8 febbraio 2016

“Siamo tenuti a lodare sempre il Signore”


Parafrasi del Padre nostro

O santissimo Padre nostro: creatore, redentore, consolatore e salvatore nostro,

che sei nei cieli: negli angeli e nei santi, e li illumini alla conoscenza, perché tu, Signore, sei luce; li infiammi all’amore, perché tu, Signore, sei amore; poni in loro la tua dimora e li riempi di beatitudine, perché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene.

Sia santificato il tuo nome: si faccia luminosa in noi la conoscenza di te, perché possiamo conoscere qual è l’ampiezza dei tuoi benefici, l’estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi.

Venga il tuo regno: affinché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, dove la visione di te è senza veli, l’amore di te è perfetto, la comunione con te è beata, il godimento di te senza fine.

Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, indirizzando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e i sensi dell’anima e del corpo in offerta di lode al tuo amore e non per altro; e affinché amiamo i nostri prossimi come noi stessi, attirando tutti secondo le nostre forze al tuo amore, godendo dei beni altrui come fossero nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando alcuna offesa a nessuno.

Il nostro pane quotidiano: il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: in memoria e comprensione e venerazione dell’amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì.

E rimetti a noi i nostri debiti: per la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l’intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti.

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: e quello che noi non rimettiamo pienamente, tu, Signore, fa’ che pienamente perdoniamo, cosicché , per amor tuo, amiamo sinceramente i nemici e devotamente intercediamo per loro presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento in ogni cosa.

E non ci indurre in tentazione: nascosta o manifesta, improvvisa o persistente.

Ma liberaci dal male: passato, presente e futuro.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

Lodi di Dio Altissimo
Tu sei santo, Signore, solo Dio, che compi meraviglie.
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo,
Tu sei onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra.
Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dèi,
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene,
Signore Dio vivo e vero.
Tu sei amore e carità, Tu sei sapienza,
Tu sei umiltà, Tu sei pazienza,
Tu sei bellezza, Tu sei sicurezza, Tu sei quiete.
Tu sei gaudio e letizia, Tu sei nostra speranza,
Tu sei giustizia e temperanza,
Tu sei tutto, ricchezza nostra a sufficienza.
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine.
Tu sei protettore, Tu sei custode e difensore,
Tu sei fortezza, Tu sei refrigerio.
Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede,
Tu sei la nostra carità, Tu sei tutta la nostra dolcezza,
Tu sei la nostra vita eterna
grande e ammirabile Signore,
Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.

Preghiera davanti al Crocifisso
Altissimo glorioso Dio,
illumina le tenebre del cuore mio.
E dammi fede retta,
speranza certa e carità perfetta,
senno e conoscimento, Signore,
che io faccia il tuo santo e verace comandamento. Amen.

Onnipotente, eterno Iddio
Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio
concedi a noi miseri di fare, per tuo amore,
ciò che sappiamo che tu vuoi,
e di volere sempre ciò che a te piace,
affinché, interiormente purificati,
interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo,
possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto,
il Signore nostro Gesù Cristo,
e con l’aiuto della tua sola grazia giungere a te, o Altissimo,
che nella Trinità perfetta e nell’Unità semplice
vivi e regni e sei glorificato,
Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Saluto alla Beata Vergine Maria
Ave, Signora, santa regina
santa genitrice di Dio, Maria
che sei vergine fatta Chiesa.
ed eletta dal santissimo Padre celeste,
che ti ha consacrata
insieme col santissimo suo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo Paraclito;
tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Ave, suo palazzo,
ave, suo tabernacolo,
ave, sua casa.
Ave, suo vestimento,
ave sua ancella,
ave sua Madre.

Francesco d'Assisi (1181/2 – 1226), santo francescano e poeta italiano

domenica 7 febbraio 2016

Disporre del tempo che ci è dato


Avrei tanto desiderato che tutto ciò non fosse accaduto ai miei giorni! - esclamò Frodo.
Anch'io - annuì Gandalf - come d'altronde tutti coloro che vivono questi avvenimenti. Ma non tocca a noi scegliere. Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato.

Il signore degli anelli, Bompiani, Milano, 2004, p. 87 - 88
John Ronald Reuel Tolkien (1892 – 1973)

sabato 6 febbraio 2016

Noi non possiamo scrutare il segreto di Dio...



In un luogo come questo vengono meno le parole, in fondo può restare soltanto uno sbigottito silenzio – un silenzio che è un interiore grido verso Dio: Perché, Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo? È in questo atteggiamento di silenzio che ci inchiniamo profondamente nel nostro intimo davanti alla innumerevole schiera di coloro che qui hanno sofferto e sono stati messi a morte; questo silenzio, tuttavia, diventa poi domanda ad alta voce di perdono e di riconciliazione, un grido al Dio vivente di non permettere mai più una simile cosa […].
Quante domande ci si impongono in questo luogo! Sempre di nuovo emerge la domanda: Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male? […]
Noi non possiamo scrutare il segreto di Dio – vediamo soltanto frammenti e ci sbagliamo se vogliamo farci giudici di Dio e della storia. Non difenderemmo, in tal caso, l'uomo, ma contribuiremmo solo alla sua distruzione. No – in definitiva, dobbiamo rimanere con l'umile ma insistente grido verso Dio: Svégliati! Non dimenticare la tua creatura, l'uomo! E il nostro grido verso Dio deve al contempo essere un grido che penetra il nostro stesso cuore, affinché si svegli in noi la nascosta presenza di Dio – affinché quel suo potere che Egli ha depositato nei nostri cuori non venga coperto e soffocato in noi dal fango dell'egoismo, della paura degli uomini, dell'indifferenza e dell'opportunismo. Emettiamo questo grido davanti a Dio, rivolgiamolo allo stesso nostro cuore, proprio in questa nostra ora presente, nella quale incombono nuove sventure, nella quale sembrano emergere nuovamente dai cuori degli uomini tutte le forze oscure: da una parte, l'abuso del nome di Dio per la giustificazione di una violenza cieca contro persone innocenti; dall'altra, il cinismo che non conosce Dio e che schernisce la fede in Lui. Noi gridiamo verso Dio, affinché spinga gli uomini a ravvedersi, così che riconoscano che la violenza non crea la pace, ma solo suscita altra violenza – una spirale di distruzioni, in cui tutti in fin dei conti possono essere soltanto perdenti. Il Dio, nel quale noi crediamo, è un Dio della ragione – di una ragione, però, che certamente non è una neutrale matematica dell'universo, ma che è una cosa sola con l'amore, col bene. Noi preghiamo Dio e gridiamo verso gli uomini, affinché questa ragione, la ragione dell'amore e del riconoscimento della forza della riconciliazione e della pace prevalga sulle minacce circostanti dell'irrazionalità o di una ragione falsa, staccata da Dio […].
In fondo, quei criminali violenti, con l'annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell'umanità che restano validi in eterno. Se questo popolo, semplicemente con la sua esistenza, costituisce una testimonianza di quel Dio che ha parlato all'uomo e lo prende in carico, allora quel Dio doveva finalmente essere morto e il dominio appartenere soltanto all’uomo – a loro stessi che si ritenevano i forti che avevano saputo impadronirsi del mondo. Con la distruzione di Israele, con la Shoa, volevano, in fin dei conti, strappare anche la radice, su cui si basa la fede cristiana, sostituendola definitivamente con la fede fatta da sé, la fede nel dominio dell'uomo, del forte […].
L'umanità ha attraversato a Auschwitz-Birkenau una "valle oscura". Perciò vorrei, proprio in questo luogo, concludere con una preghiera di fiducia – con un Salmo d'Israele che, insieme, è una preghiera della cristianità: "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza … Abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni" (Sal 23, 1-4. 6).

Discorso in visita ad Auschwitz-Birkenau, 28 Maggio 2006

Benedetto XVI

Per il discorso completo:

www.vatican.va

Lettera di San Tommaso d'Aquino a uno studente

«Carissimo in Cristo, Giovanni,
giacché mi hai chiesto in che modo tu debba applicarti allo studio per acquistare il tesoro della scienza, ecco in proposito il mio consiglio.
Non voler entrare subito in mare ma arrivaci attraverso i ruscelli, perché è dalle cose più facili che bisogna pervenire alle più difficili.
Questo dunque è l'avviso mio che ti servirà di regola.
Voglio che tu sia tardo a parlare e restio a scendere in parlatorio.
Abbi purità di coscienza.
Non tralasciare di attendere alla preghiera.
Sii amante della tua cella.
Mostrati amabile con tutti.
Non essere per nulla curioso dei fatti altrui.
Non essere troppo familiare con nessuno, perché la familiarità eccessiva genera disprezzo e dà occasione di trascurare lo studio.
Non t'intromettere in nessun modo ne discorsi e nei fatti secolari.
Non divagare su tutto.
Non lasciar d'imitare gli esempi dei santi e dei buoni.
Non guardare chi è colui che parla, ma tieni a mente tutto ciò che di buono egli dice.
Procura di comprendere ciò che leggi ed ascolti.
Certìficati delle cose dubbie e studiati di riporre nello scrigno della memoria tutto quello che ti sarà possibile.
Non cercare infine cose superiori alla tua capacità.
Seguendo queste norme, metterai fronde e produrrai utili frutti nella vigna del Signore, in tutti i giorni di tua vita.
Mettendo in pratica questi insegnamenti potrai raggiungere la mèta alla quale tu aspiri.
Stai bene».

I consigli di San Tommaso d'Aquino a chi studia sono quindi di:
1. Progredire gradualmente nelle difficoltà, procedendo con ordine – per acquistare la scienza di qualcosa infatti occorre conoscerne i termini e gli elementi – e apprendendo il metodo con l’affidarsi a un buon maestro: l’ingordigia famelica porta all'indigestione. 2. Fare silenzio: è l’attitudine contemplativa del filosofo, una specie di abitudine alla perfezione e alla bellezza. 3. Avere una coscienza pura cioè serena. 4. Coltivare la preghiera. Occorre chiedere a Dio la lucidità del nostro microcosmo perché rispecchi in sé il cosmo. 5. Saper vivere in solitudine. 6. Avere un comportamento amabile con il prossimo. Qualità quasi indispensabile per la comunicazione con gli altri. 7. Bandire la vana curiosità. Le chiacchiere sono inutili e dannose: sciupano il senso di nobiltà del giudizio filosofico e la bellezza dei rapporti. 8. Evitare l’eccessiva familiarità con gli altri. Degenerazione dell’amicizia è trattare gli altri come ciò di cui disporre. 9. Distaccarsi dalle vicende altrui, cioè, non “ficcanasare”! 10. Evitare la dispersione. I tuttologi sono quelli che pretendono di sapere tutto, i filosofi, invece, sono contemplativi dialettici dell’intero. 11. Imitare i buoni esempi: il contatto con uno spirito superiore eleva lo spirito del discepolo. 12. Evitare i pregiudizi: il pregiudizio fa perdere la possibilità di arricchirsi. 13. Comprendere ciò che si apprende. La filosofia non è erudizione, ma cultura, cioè perfezionamento. La ragione discorre per capire. 14. Dissipare i dubbi. Il dubbio è funzionale: non ci si può adagiare in esso. 15. Arricchire il tesoro della memoria. Esercitare tecnicamente la memoria: a. Associare concetti astratti a immagini. b. Disporre in ordine ciò che si vuol memorizzare. c. Avere passione per ciò che si vuole memorizzare. d. Ripetizione meditativa della stessa materia. e. Scrivere ciò che si intende memorizzare. 16. Evitare la presunzione: ci vuole umiltà!
L'intelligenza della fede, Ed. Studio Domenicano, 2012
Giuseppe Barzaghi