mercoledì 27 marzo 2024

Perché piangi madre?


Come una pecora che vede il suo agnello condotto al macello (Is 53,7), 
consumata dal dolore, Maria seguiva con le altre donne: 

«Dove vai, figlio mio? Perché finisce così la tua breve vita? 
Ci sono altre nozze a Cana, è là che vai per fare del vino con l’acqua? 
Posso accompagnarti, figlio mio, o meglio aspettarti? 
Dimmi una parola, Verbo, non passare in silenzio davanti a me, 
tu che sei mio figlio e mio Dio.

Vai a una morte ingiusta e nessuno condivide il tuo dolore. 
Pietro non è con te, lui che diceva: “Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò” (Mt 26,35). 
Ti ha abbandonato Tommaso che diceva: “Andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv 11,16). 
E pure gli altri, i più vicini, che devono giudicare le dodici tribù (Mt 19,28), 
dove sono adesso? Non ne resta che uno solo; ma tu, tutto solo figlio mio, tu muori per tutti. 
É la tua ricompensa per aver salvato tutti gli uomini e averli serviti, figlio mio e Dio mio».

Volgendosi a Maria, colui che da lei era nato, disse: «Perché piangi, madre?
Non dovrei soffrire? non dovrei morire? 
Come potrei salvare Adamo? Non dovrei scendere nella tomba? 
Come potrei riportare alla vita coloro che sono morti? 
Perché piangi? Di’ piuttosto: 
“É per sua volontà che soffre, mio figlio e mio Dio”

Vergine saggia, non divenire simile alle stolte (Mt 25,1ss);
tu sei nella sala delle nozze, non fare come se fossi fuori… 
Non piangere dunque, di’ piuttosto: 
“Abbi pietà di Adamo, sii misericordioso verso Eva, 
tu, figlio mio e Dio mio”.

Sta’ certa, madre, per prima mi vedrai risorgere dalla tomba. 
Verrò a mostrarti da quali mali ho riscattato Adamo, quali sudori ho versato per lui. 
Ai miei amici ne rivelerò i segni che mostrerò nelle mie mani. 
Allora tu vedrai Eva viva come una volta e griderai di gioia: 
“Ha salvato i miei progenitori, mio figlio e mio Dio!”».

Inno 25, Maria sotto la croce

Romano il Melode (490 ca - 556 ca), diacono cristiano, poeta e compositore di inni bizantino, santo



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