Ritengo utile, perciò, richiamare qui le qualità di un vero dialogo. Esse si applicano, innanzitutto, al dialogo tra le persone; ma penso anche e soprattutto al dialogo tra i gruppi sociali, tra le forze politiche in una nazione, tra gli Stati in seno alla comunità internazionale. […]
Il dialogo è un elemento centrale e indispensabile del pensiero etico degli uomini, chiunque essi siano. Sotto l'aspetto di uno scambio, di una comunicazione tra gli esseri umani, quale permette il linguaggio, esso è in realtà una ricerca comune.
Fondamentalmente, esso suppone la ricerca di ciò che è vero, buono e giusto per ogni uomo, per ogni gruppo e ogni società, sia nella parte con cui si è solidali, sia in quella che si presenta come avversa.
Esso dunque esige, in via preliminare, l'apertura e l'accoglienza: che ogni parte esponga i propri elementi, ma ascolti anche l'esposizione della situazione così come è descritta dall'altra parte, la recepisca sinceramente con i veri problemi suoi propri, i suoi diritti, le ingiustizie di cui ha coscienza, le soluzioni ragionevoli che propone. Come potrebbe stabilirsi la pace, se una delle parti non si è neppure data pensiero di considerare le condizioni di esistenza dell'altra?
Il dialogare suppone, dunque, che ciascuno accetti questa differenza e questa specificità dell'altro, prenda bene la misura di ciò che lo separa dall'altro, e che l'assuma col rischio di tensione che ne risulta, senza rinunciare per viltà o per costrizione a ciò che sa essere vero e giusto, ciò che sfocerebbe in un compromesso zoppicante e, inversamente, senza pretendere di ridurre l'altro ad un oggetto, ma stimandolo come soggetto intelligente, libero e responsabile.
Il dialogo, nello stesso tempo, è la ricerca di ciò che è e resta comune agli uomini, anche in mezzo alle tensioni, opposizioni e conflitti. In questo senso, vuol dite fare dell'altro il proprio prossimo. Vuol dire accettare il suo contributo, e condividere con lui la responsabilità di fronte alla verità e alla giustizia. Vuol dire proporre e studiare tutte le possibili formule di onesta conciliazione, sapendo congiungere alla giusta difesa degli interessi e dell'onore della parte, che si rappresenta, la non meno giusta comprensione e il rispetto delle ragioni dell'altra parte, come pure le esigenze del bene generale comune ad entrambe.
Del resto, non è forse sempre più evidente che tutti i popoli della terra si trovano in una situazione di interdipendenza vicendevole sul piano economico, politico e culturale? Chi pretendesse di sottrarsi a questa solidarietà non tarderebbe a soffrirne egli stesso.
Dal messaggio per la Giornata mondiale della pace (1 gennaio 1983): "Il dialogo per la pace una sfida per il nostro tempo"
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