giovedì 27 aprile 2017

Il cavallo, il bue, il cane e l'uomo

Quando Zeus creò l'uomo, gli diede un'esistenza fugace. L'uomo però, usando la propria intelligenza, quando cominciò l'inverno si costruì una casa e lì viveva. Un giorno che ci fu molto freddo e pioveva, il cavallo, non potendo più resistere, arrivò di corsa alla casa dell'uomo e lo pregò di metterlo al riparo. Gli rispose che lo avrebbe fatto soltanto a condizione che esso gli donasse una parte dei suoi anni. Il cavallo accettò volentieri e, dopo non molto, arrivò anche il bue, che non poteva neanche lui resistere al gelo. E poiché l'uomo gli disse, come già al cavallo, che non lo avrebbe ospitato, se prima non gli avesse ceduto un certo numero di anni della sua vita, esso pure, donatagliene una parte, fu accettato. Da ultimo arrivò il cane, intirizzito dal freddo, e, ceduta una parte della sua esistenza, ottenne un riparo.
Ecco perché gli uomini durante il tempo che era stato loro assegnato da Zeus sono puri e buoni; quando vivono gli anni che erano del cavallo diventano fieri e vanagloriosi; quando arrivano agli anni del bue diventano autoritari e quando poi concludono la vita con gli anni del cane, sono rabbiosi e abbaiano continuamente. Ecco una favola che ben si adatta ad un vecchio collerico e brontolone.

Esopo (620 a.C. circa – 564 a.C.), scrittore greco



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