giovedì 26 febbraio 2009

L'abisso invoca l'abisso

O Dio, che abiti una luce inaccessibile,
Dio nascosto, che nessun occhio corporeo è capace di vedere,
nessun intelletto creato è capace di comprendere
e nessuna lingua umana o angelica è in grado di esprimere;
te, incomprensibile Dio, io cerco.
Invoco te, o Dio ineffabile,
qualunque cosa tu sia, te che sei ovunque.
Io so bene che cosa somma tu sei, se pur sei cosa;
o piuttosto d'ogni cosa tu sei causa, se pur sei causa.
Perché io non trovo un nome
da poter dare alla tua ineffabile maestà.
Tu dunque, o Dio, che sei tutto ciò che è in te,
tu che sei la tua sapienza, la tua bontà,
la tua potenza, la somma tua felicità,
essendo misericordioso, che cos'altro tu sei se non la tua misericordia?
Ecco quindi che la mia miseria sta davanti a te,
o Dio, che sei misericordia.
E tu, misericordia, che cosa farai?
Certo l'opera tua, non potendo tu scostarti dalla tua natura.
E qual è l'opera tua?
Togliere la miseria, risollevare gli uomini miseri.
Abbi dunque misericordia di me:
Miserere mei, Domine.
Togli, o Dio, o misericordia la mia miseria;
togli i miei peccati, che sono la mia somma miseria:
solleva questo misero, manifesta in me la tua opera,
esercita in me la tua virtù.
«L'abisso invoca l'abisso»:
l'abisso della mia miseria invoca l'abisso della tua misericordia,
l'abisso dei peccati invoca l'abisso delle grazie.
Ma l'abisso della misericordia
è più grande dell'abisso della miseria.
Perciò l'abisso colmi l'abisso,
l'abisso della misericordia colmi l'abisso della miseria.
Abbi misericordia di me, o Dio,
secondo la tua grande misericordia.

Fra' Girolamo Savonarola, 1452 -1498, servo di Dio

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