Per tutti la vita è un ritorno a casa, commessi viaggiatori, segretari, minatori, apicoltori, mangiatori di spade. Per tutti. Tutti i cuori irrequieti del mondo. Cercano tutti la strada di casa. È difficile descrivere che cosa provassi allora: immaginate di camminare per giorni in un turbine di neve, senza neppure accorgerti di camminare in tondo. La pesantezza delle gambe nei cumuli, le vostre grida che scompaiono nel vento. Con la sensazione di essere piccoli... e immensamente lontani da casa. Casa. Il dizionario la descrive sia come un luogo di origine, sia come uno scopo o una destinazione e la bufera? La bufera era tutta nella mia mente o come dice dante il divino poeta, nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita. Alla fine ho ritrovato la diritta via ma nel posto più improbabile.
Signore, può definire la parola cura?
Certo.. definiamo cura l’attenzione data ad un paziente che richiede un intervento medico. Lei ha pazienti in cura signor Adams?
Io convivo con numerose persone che vanno e vengono liberamente alle quali offro il mio modesto aiuto.
Signor Adams, ammette o non ammette di prestare cure a pazienti nel suo ranch?
E qualunque persona venga al ranch è anche un medico.
Come ha detto?
Ogni persona che venga al ranch e necessiti di un aiuto fisico o mentale in qualunque forma è un paziente, ma nello stesso tempo, ogni persona che venga al ranch e si incarichi di prendersi cura degli altri che sia cucinare per loro, lavarli o anche semplicemente ascoltarli, ecco che diventa un medico. Uso il termine in senso lato, signori, ma un medico non è qualcuno che aiuta qualcun altro? Quando il termine medico ha preso un eccezione referenziale? A che punto della storia un medico è diventato più di un fidato e dotto amico che visitava e curava gli infermi? Voi mi chiedete se esercito la medicina... se questo significa aprire la porta a chi ha bisogno, a chi è sofferente... accudirlo, ascoltarlo e mettergli un panno freddo in fronte, finché la febbre non si abbassa, se è questo fare il medico, se è questo curare un paziente allora mi dichiaro colpevole, signori.
Ha considerato le implicazioni del suo modo di agire?se uno dei suoi pazienti morisse?
Cos’ha la morte che non va? Di cosa abbiamo così mortalmente paura? Perché non trattare la morte con un po’ di umanità e dignità e decenza e, Dio non voglia, perfino di umorismo? Signori, il vero nemico non è la morte. Vogliamo combattere le malattie? Combattiamo la più terribile di tutte: l’indifferenza.
Nelle vostre aule ho assistito a disquisizioni sul transfert e la distanza professionale. Il transfert è inevitabile, signore. Ogni essere umano ha un impatto su di un altro. Perché vogliamo evitarlo in un rapporto paziente-medico? È sbagliato quello che insegnate nelle vostre lezioni, la missione di un medico non deve essere solo prevenire la morte ma anche migliorare la qualità della vita. Ecco perché se si cura una malattia si vince o si perde… se si cura una persona vi garantisco che, in quel caso, si vince qualunque esito abbia la terapia. Qui vedo oggi un’aula piena di studenti di medicina. Non lasciatevi anestetizzare, non lasciatevi intorpidire di fronte al miracolo della vita. Vivete sempre con stupore il glorioso meccanismo del corpo umano. Questo deve essere il fulcro dei vostri studi e non la caccia ai voti che non vi daranno alcuna idea di che tipo di medico potrete diventare.
E non aspettate di essere in corsia per acquistare la vostra umanità, sviluppate subito la capacità di comunicare. Parlate con gli estranei, con gli amici, con chi sbaglia numero... con chi vi capita! E coltivate l’amicizia di quelle stupende persone che vedete in fondo all’aula, infermiere che possono insegnarvi, stando con la gente tutti i giorni, tra sangue e merda e hanno un patrimonio di conoscenza da dividere con voi e così fate con quei professori che non sono morti dal cuore in su. Condividete la compassione che hanno, fatevi contagiare.
Signore io voglio fare il medico con tutto il mio cuore. Io volevo diventare medico per assistere il mio prossimo, e per questo motivo ho perso tutto, però così ho anche guadagnato tutto: ho condiviso le vite dei pazienti e del personale dell’ospedale, abbiamo riso insieme e pianto insieme. Questo è ciò che voglio fare nella mia vita. E Dio mi sia testimone, comunque decidiate oggi, signori, guarderò ancora con fiducia il mio scopo: diventare il miglior medico che il mondo abbia mai visto. Voi avete la facoltà di impedire che io mi laurei, potete impedirmi di ottenere il titolo, il camice bianco, ma non potete controllare il mio spirito, non potete impedirmi di apprendere, non potete impedirmi di studiare. A voi la scelta: avermi come collega di lavoro, passionale, oppure avermi come voce fuori dal coro, sincera e determinata. In entrambi i casi verrò forse considerato una spina, ma vi prometto una cosa: sarò una spina che non riuscirete a togliere.
...
Molto bene, e adesso? che cosa vuoi da me? Si potrei farlo, lo sai che tu che non mi fermeresti, quindi rispondimi ti prego.. dimmi che cosa stai facendo... va bene, analizziamo la logica, tu crei l’uomo, l’uomo sopporta dolori ed enormi sofferenze, l’uomo alla fine muore. Avresti potuto anche lavorarci sopra un po’ di più prima di passare direttamente alla creazione. Hai riposato il settimo giorno, potevi dedicare quel settimo giorno alla compassione. Sai che ti dico? Non ne vale la pena.
Robin Williams / Hunter "Patch" Adams nel film Patch Adams del 1998 diretto da Tom Shadyac
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