sabato 6 febbraio 2016

Lettera di San Tommaso d'Aquino a uno studente

«Carissimo in Cristo, Giovanni,
giacché mi hai chiesto in che modo tu debba applicarti allo studio per acquistare il tesoro della scienza, ecco in proposito il mio consiglio.
Non voler entrare subito in mare ma arrivaci attraverso i ruscelli, perché è dalle cose più facili che bisogna pervenire alle più difficili.
Questo dunque è l'avviso mio che ti servirà di regola.
Voglio che tu sia tardo a parlare e restio a scendere in parlatorio.
Abbi purità di coscienza.
Non tralasciare di attendere alla preghiera.
Sii amante della tua cella.
Mostrati amabile con tutti.
Non essere per nulla curioso dei fatti altrui.
Non essere troppo familiare con nessuno, perché la familiarità eccessiva genera disprezzo e dà occasione di trascurare lo studio.
Non t'intromettere in nessun modo ne discorsi e nei fatti secolari.
Non divagare su tutto.
Non lasciar d'imitare gli esempi dei santi e dei buoni.
Non guardare chi è colui che parla, ma tieni a mente tutto ciò che di buono egli dice.
Procura di comprendere ciò che leggi ed ascolti.
Certìficati delle cose dubbie e studiati di riporre nello scrigno della memoria tutto quello che ti sarà possibile.
Non cercare infine cose superiori alla tua capacità.
Seguendo queste norme, metterai fronde e produrrai utili frutti nella vigna del Signore, in tutti i giorni di tua vita.
Mettendo in pratica questi insegnamenti potrai raggiungere la mèta alla quale tu aspiri.
Stai bene».

I consigli di San Tommaso d'Aquino a chi studia sono quindi di:
1. Progredire gradualmente nelle difficoltà, procedendo con ordine – per acquistare la scienza di qualcosa infatti occorre conoscerne i termini e gli elementi – e apprendendo il metodo con l’affidarsi a un buon maestro: l’ingordigia famelica porta all'indigestione. 2. Fare silenzio: è l’attitudine contemplativa del filosofo, una specie di abitudine alla perfezione e alla bellezza. 3. Avere una coscienza pura cioè serena. 4. Coltivare la preghiera. Occorre chiedere a Dio la lucidità del nostro microcosmo perché rispecchi in sé il cosmo. 5. Saper vivere in solitudine. 6. Avere un comportamento amabile con il prossimo. Qualità quasi indispensabile per la comunicazione con gli altri. 7. Bandire la vana curiosità. Le chiacchiere sono inutili e dannose: sciupano il senso di nobiltà del giudizio filosofico e la bellezza dei rapporti. 8. Evitare l’eccessiva familiarità con gli altri. Degenerazione dell’amicizia è trattare gli altri come ciò di cui disporre. 9. Distaccarsi dalle vicende altrui, cioè, non “ficcanasare”! 10. Evitare la dispersione. I tuttologi sono quelli che pretendono di sapere tutto, i filosofi, invece, sono contemplativi dialettici dell’intero. 11. Imitare i buoni esempi: il contatto con uno spirito superiore eleva lo spirito del discepolo. 12. Evitare i pregiudizi: il pregiudizio fa perdere la possibilità di arricchirsi. 13. Comprendere ciò che si apprende. La filosofia non è erudizione, ma cultura, cioè perfezionamento. La ragione discorre per capire. 14. Dissipare i dubbi. Il dubbio è funzionale: non ci si può adagiare in esso. 15. Arricchire il tesoro della memoria. Esercitare tecnicamente la memoria: a. Associare concetti astratti a immagini. b. Disporre in ordine ciò che si vuol memorizzare. c. Avere passione per ciò che si vuole memorizzare. d. Ripetizione meditativa della stessa materia. e. Scrivere ciò che si intende memorizzare. 16. Evitare la presunzione: ci vuole umiltà!
L'intelligenza della fede, Ed. Studio Domenicano, 2012
Giuseppe Barzaghi

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