lunedì 31 marzo 2025

Che ogni mattino sia per me mattino di Pasqua

Signore, 
che nessun nuovo mattino 
venga ad illuminare la mia vita,
senza che il mio pensiero si volga alla tua resurrezione
e senza che in ispirito io vada, coi miei poveri profumi,
verso il sepolcro vuoto dell’orto!

Che ogni mattino sia per me mattino di Pasqua!
E che ogni giorno, ogni risveglio, arrecandomi la gioia di Pasqua,
mi arrechi anche la conversione più profonda,
quella che mi permetterà di rivolgermi 
dalla tua immagine di ieri a quella di oggi!

Che sappia, in ogni situazione e in ogni persona, 
conoscerti come vuoi essere conosciuto oggi,
non quale mi sembrasti ieri, ma quale ti mostri a me adesso.
Che ognuno dei miei risvegli sia un risveglio alla tua presenza vera,
un incontro Pasquale con Cristo nell’orto, questo Cristo talvolta inatteso.

Che ogni episodio della giornata sia un momento 
in cui io ti senta chiamarmi per nome, come chiamasti Maria!
Concedimi allora di voltarmi verso di te.
Concedimi con una parola sola, 
ma con tutto il cuore, di rispondere: “Maestro!”.

E sostieni con la forza della tua Parola la fatica 
e la gioia di essere mandato da te ai miei fratelli.
Amen

Giovanni Moioli (1931 – 1984), presbitero e teologo italiano


venerdì 21 marzo 2025

La preghiera è luce per l'anima

La preghiera, o dialogo con Dio, è un bene sommo. È, infatti, una comunione intima con Dio. Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l'anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera. Deve essere, però, una preghiera non fatta per abitudine, ma che proceda dal cuore. Non deve essere circoscritta a determinati tempi od ore, ma fiorire continuamente, notte e giorno.

Non bisogna infatti innalzare il nostro animo a Dio solamente quando attendiamo con tutto lo spirito alla preghiera. Occorre che, anche quando siamo occupati in altre faccende, sia nella cura verso i poveri, sia nelle altre attività, impreziosite magari dalla generosità verso il prossimo, abbiamo il desiderio e il ricordo di Dio, perché, insaporito dall'amore divino, come da sale, tutto diventi cibo gustosissimo al Signore dell'universo. Possiamo godere continuamente di questo vantaggio, anzi per tutta la vita, se a questo tipo di preghiera dedichiamo il più possibile del nostro tempo.

La preghiera è luce dell'anima, vera conoscenza di Dio, mediatrice tra Dio e l'uomo. L'anima, elevata per mezzo suo in alto fino al cielo, abbraccia il Signore con amplessi ineffabili. Come il bambino, che piangendo grida alla madre, l'anima cerca ardentemente il latte divino, brama che i propri desideri vengano esauditi e riceve doni superiori ad ogni essere visibile.

La preghiera funge da augusta messaggera dinanzi a Dio, e nel medesimo tempo rende felice l'anima perché appaga le sue aspirazioni. Parlo, però, della preghiera autentica e non delle sole parole. 

Essa è un desiderare Dio, un amore ineffabile che non proviene dagli uomini, ma è prodotto dalla grazia divina. Di essa l'Apostolo dice: Non sappiamo pregare come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili (cfr. Rm 8, 26b). Se il Signore dà a qualcuno tale modo di pregare, è una ricchezza da valorizzare, è un cibo celeste che sazia l'anima; chi l'ha gustato si accende di desiderio celeste per il Signore, come di un fuoco ardentissimo che infiamma la sua anima.

Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà mediante la pratica della preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia. Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della sua presenza.

 Omelia 6 sulla preghiera; PG 64, 462-466

Giovanni Crisostomo, vescovo

venerdì 7 marzo 2025

Aforismi Croce

Nella Passione, la Croce ha cessato di essere simbolo di castigo, per divenire segno di vittoria. La Croce è l'emblema del Redentore: in quo est salus, vita et resurrectio nostra: lì è la nostra salvezza, la nostra vita, la nostra risurrezione. (San Josemaría Escrivá)